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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: DragonBall Z
Titolo Fanfic: ASPETTANDO LA PRIMAVERA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Yaoi
Autore: flamia galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/06/2005 22:17:01

piccolo x gohan ^//////^ niente yaoi, sono un po` di shounen ai... good reading!!!
 
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ASPETTANDO LA PRIMAVERA
- Capitolo 1° -

Aspettando la primavera


Dunque, in attesa della traduzione accurata di “Esule Errante”…ecco a voi, di nuovo da Fanfiction.net, una bella yaoi come io comando!!! Oh, cominciavano a mancarmi…^___^ Cioè, più che altro è una shounen-ai, data l’assenza di scene di sesso… La parola a Summerstarr, l’autrice!


Disclaimer: Dragon Ball Z non mi appartiene. Non denunciatemi. Yaoi.


Aspettando la primavera

Stava nevicando. Lacrime di polvere bianca fluttuavano fino a terra e su varie altre superfici, come se avessero avuto tutto il tempo del mondo. Uno spesso strato aveva già coperto il terreno. I bambini si godevano il giorno di neve. La primavera stava arrivando. Presto, ci sarebbe stata solo pioggia.

Gohan camminava energicamente, la testa bassa e gli occhi lontani. Non sapeva dove stava andando, sapeva solo che doveva andarsene. Era stanco, le sue ossa erano stanche, la sua anima era stanca, la sua vita era stanca. Aveva provato ad essere tutto quello che gli altri volevano che fosse: un bravo figlio, un bravo studente, un bravo marito, un bravo padre. Ma tutto questo cominciava a straziargli i nervi.

Lui non era suo padre. Non era una specie di eroe che ritornava continuamente dalla morte. Lui era Gohan, ma non sapeva più chi era.

Si ritrovò fuori dalla città. Nel mezzo del nulla. Rimase lì, dove si era fermato, e si guardò attorno. Conosceva quel posto. Gli ci volle un istante per localizzarlo, ma conosceva quel posto.

Era la cascata di Piccolo. Solo, sembrava che non fosse più di Piccolo. Gli alberi erano nudi, eccetto che per la neve. C’era una casa lì vicino, con le luci accese e invitante. L’acqua continuava a scrosciare, ma non sembrava così accogliente senza Piccolo.

“Dove potrebbe essere?” sussurrò Gohan, la sua voce che formava una soffice colonna di foschia.

Piccolo era la sua costante. Il suo intimo. La sua stabilità. Il suo… tutto. Piccolo era ciò che lui considerava ideale. Forte e saggio. Nobile, capace di fare quello che doveva essere fatto, anche se non gli piaceva.

Gohan aveva cercato di essere così. Era stato forte, e se non saggio almeno intelligente. Ma sapeva che non avrebbe mai potuto essere nobile neanche solo a metà. Non era così buono. Era egoista. Lo sapeva, e lo ammetteva.

Si sedette su un masso lì vicino, incurante del freddo e di quanto fosse infradiciato. “Finirà mai questo inverno infernale?”

Gli mancava il calore del sole d’estate. Gohan chiuse gli occhi, ricordando com’era immergersi nel calore e nell’aria e nella luce, come essere avvolto da un attacco poco potente di ki durante una lotta amichevole. Gli mancava il distendersi nell’erba verde, semplicemente rilassandosi. Verde, come Piccolo. Era passato tanto tempo, troppo, dall’ultima volta che aveva visto il Namecciano.

Faceva male. Era una di quelle situazioni in cui non importava cosa facesse; era una causa persa. Ogni volta che vedeva quel guerriero più forte, si ricordava di tutto quello a cui aveva rinunciato per fare felici gli altri. Di nuovo, allontanandosi, si era lasciato andare ai ricordi. Ma, come si dice, la lontananza rafforza l’amore. Lacrime calde gli scorsero sul volto, e lasciò che la disperazione lo invadesse.

Più Gohan riposava sul masso, più si sentiva riluttante ad andarsene. Il sole tramontò in lontananza, ma Gohan non se ne accorse. I suoi pensieri erano torpidi, ma lui sapeva di stare pensando a Piccolo. Alla primavera. E a quanto erano simili.

Tremò mentre si cadeva addormentato.

Si svegliò lentamente. La testa gli doleva. Il suo intero corpo gli doleva. Poteva sentire un fuoco crepitare lì vicino, e il profumo di qualcosa che cuoceva. Aveva freddo, però. Molto freddo. Mugugnò mentre cercava di alzarsi, ma era incapace di muoversi. Gohan aprì gli occhi, battendo le palpebre per assestare la vista.

Era avvolto da una spessa coperta, premuta contro un corpo caldo dietro a lui. Un caldo corpo d’uomo. Spostandosi, si accorse che, sotto le coperte, era nudo. Pensò che forse avrebbe dovuto avere paura, ma non ne aveva. Si sentiva rilassato. Si sentiva…salvo.

Un istante dopo, scoprì perché. Si era girato sulla schiena, e si scoprì a fissare i suoi sogni passati. “Piccolo?”

“Sì.” disse Piccolo mentre fissava l’uomo più basso e più fragile di lui.

Gohan si guardò attorno e seppe che erano dentro a una casa. Lo-sapeva. Arrossì lievemente, ma non per imbarazzo. Era per piacere. Piccolo aveva fatto scorrere le sue mani verdi lungo tutto il suo corpo. Peccato che fosse stato incosciente nel frattempo. “Dove siamo?”

“Siamo a casa mia.”

“Questo non è il Santuario.”

“No. Questa è la MIA casa. Io vivo qui. Solo.” disse Piccolo mentre avvolgeva stretto Gohan nella spessa coperta. “In caso te lo stessi chiedendo, non è molto lontana dalla cascata. Dove ti ho trovato.”

“È la tua casa?” chiese Gohan, lottando per sedersi.

“Sì.” disse Piccolo mentre ritornava con una ciotola fumante di stufato.

“Quando ti ci sei trasferito?” chiese Gohan mentre prendeva la ciotola offerta.

“L’autunno scorso.”

“Ah. Poco dopo che è morta la mamma. E quando ho divorziato da Videl.”

“Sì.” disse Piccolo. Si sedette vicino all’uomo più giovane, notando che mentre lo faceva Gohan metteva via la ciotola, con ancora tutto il suo contenuto, e si chinava su sé stesso.

“Lo sapevi?” chiese Gohan, sentendo provenire più calore dal Namecciano che dal fuoco o dal cibo.

“Sì. Lo sapevo.” disse Piccolo mentre avvolgeva le braccia attorno all’altro. Sapeva un sacco di cose. Come il fatto che Gohan avesse sposato Videl solo per compiacere i suoi genitori. Come il fatto che Gohan lo amasse, ma non sapesse come dirglielo. Come il fatto che lui amava il mezzo Saiyan con il suo intero essere. “So molte cose. Ma non so perché eri fuori nel mezzo della notte, a cercare di ucciderti per ipotermia.”

Gohan girò il viso contro la pelle verde del Namecciano. Voleva dire così tante cose. Voleva pregare Piccolo di perdonarlo. Voleva ammettere il suo amore. Ma come dirlo? “Io…stavo aspettando la primavera.”

Piccolo gli baciò la sommità della testa. Fuori, si poteva sentire la neve mutarsi in pioggia.



Nota della traduttrice

Flamia: O////////O
Piccolo: Flamia?
Flamia: O////////O
Gohan: Flamia? Che succede…?
Piccolo: AAAAAAGHH!!!! Chi ha scritto sta roba?!?!?!?! o___O
Gohan: Cosa…oh, cacchio!!!! O////////o
Flamia: >////////< WWWAAAAAAAAAAA SIETE CARINISSIMIIIIIIII!!!!!!!
Piccolo&Gohan: CHE COSAAAAAAAAA????????? >///////////////////////////////<
Flamia: Ooooh, che dooooolciiiiiiii… ma scusate… voi ve lo vedete Piccolo che cucina? O_o
Piccolo: =/////////////////= Apriti terra, per favore…


 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
erin96 - Voto: 08/11/10 21:55
hahahhhahahha!!!!! bella la parte 'Nota della traduttrice'...Però, Piccolo che cucina...va beh, lasciamo perdere. Eccellente! La storia merita eccellente (10).
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