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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Fumetti e Cartoni non giapponesi
Dalla Serie: X-Men
Titolo Fanfic: L`APOCALISSE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: wustawak galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/06/2005 18:42:58 (ultimo inserimento: 22/07/05)

parla del rapporto tra rogue e logan e di molto altro!
 
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IL MIO MONDO NEI TUOI OCCHI
- Capitolo 1° -

Ciao a tutti! Dopo aver lavorato a lungo a questa fanfic, finalmente mi sono decisa a pubblicarla! Per capirla pienamente bisognerebbe almeno aver visto i due film, comunque anche se non l’avete fatto è abbastanza una cosa a sé, e quindi discretamente comprensibile. Spero proprio che vi piaccia, a me sembra niente male! Comunque l’ultima parola spetta a voi... leggete!

Capitolo 1°
Il mio mondo nei tuoi occhi

“Rogue!”
“Mm... Logan...”. La ragazzina si stiracchiò pigramente, socchiudendo gli occhi per mettere meglio a fuoco la sagoma che le stava davanti, il cui contorno indistinto le sembrava particolarmente familiare. Era davvero lui? si domandò dubbiosa.
“Shh...”. Le stava intimando il silenzio... sì, doveva essere lui per forza! Non poteva, non doveva essere un sogno!
“Logan! Che ci fai tu qui?”. La sua voce era tremante, quasi impaurita, come se avesse timore che l’uomo le sparisse da davanti agli occhi.
“Shh... vuoi chiudere il becco, ragazzina?”. Poteva sentire nitido il suo fiato sul viso... se fosse stato un sogno non sarebbe stato così verosimile, no?
“Che ci fai tu qui? Non dovresti essere con Ciclope in Russia?” ripeté Marie, questa volta a bassa voce, in modo da non svegliare la sua compagna di stanza, Kitty. Era come nei suoi sogni più segreti... lui, lei, uno sull’altra, nel buio quasi totale della sua camera. Certo, avere una mutante capace di rendersi intangibile che russava rumorosamente ad un paio di metri di distanza guastava un po’ l’atmosfera, tuttavia era già più di quanto Rogue non avesse mai sperato di sperare.
Una brezza leggera le mosse impercettibilmente i capelli. La candida ciocca sulla fronte, ricordo della sua prima avventura con Logan, sfuggì al rigido controllo delle forcine, frapponendosi tra il suo sguardo e il fisico muscoloso dell’uomo. Il canadese gliela scostò gentilmente, guardandola intensamente negli occhi. La ragazzina sorrise timidamente; ben presto, però, arricciò il naso sgomenta: le stava toccando la pelle, e senza protezioni!
“Logan, no!” bisbigliò, spaventata. Gli aveva già fatto del male, non una sola volta, ma due... non voleva che accadesse per la terza!
“Zitta, ragazzina.” disse lui, sicuro, senza accennare a scostarsi. Rogue chiuse gli occhi e strinse i denti, preparandosi alla scarica che, ne era sicura, da lì a poco l’avrebbe percorsa, seguita dai ricordi dell’uomo. Il dolore, l’angoscia, la paura... aveva già provato quelle emozioni, circa due anni prima, e non voleva provarle ancora!
Invece, al contrario delle sue aspettative, non successe nulla. Marie aprì titubante un occhio, poi anche l’altro: la mano di Logan le stava carezzando il volto, senza che questi ne sembrasse turbato nel farlo.
“M-ma... come fai a farlo?”
“A fare cosa, ragazzina? Questo?”. Le afferrò saldamente una mano, e gliel’appoggiò sul torace nudo. L’unica sensazione che la giovane mutante provò fu un gradevole calore affluirle alle gote: doveva essere arrossita violentemente. Poteva sentire il battito del cuore di lui sotto le dita, per una volta senza i guanti, quelle fastidiose protezioni che la rendeva diversa e la isolavano dagli altri, a dividerla dalla pelle ruvida di Logan.
“Ti senti bene?”
“Mai stato meglio, ragazzina...”. Improvvisamente le labbra calde del canadese si impossessarono delle sue. Era come l’aveva sempre immaginato: irruente, selvaggio... ma allo stesso tempo dolce, e tenero. Le mani, quelle stesse mani che Rogue aveva visto capaci di dispensare morte con la stessa facilità con cui lei avrebbe potuto appiccicare un francobollo, ora la stavano carezzando amorevolmente, con una dolcezza che lei fino ad allora aveva potuto solo immaginare.
“E tu?” disse Logan all’improvviso, scostandosi dalla ragazza. A Marie ci volle qualche secondo per rispondere.
“Io cosa, scusa?” rispose, affannata, desiderando ardentemente che Logan tornasse ad abbracciarla come poco prima.
“Stai bene?” le sussurrò, con voce roca.
“Oh, sì...” mormorò lei, rossa in volto.
“Stai bene Rogue?” ripeté, questa volta urlando e scuotendola vigorosamente. La voce del canadese era diventata di punto in bianco stranamente stridula e acuta.
“Logan, che cosa ti sta succedendo?” balbettò Marie, confusa. Ma non fece nemmeno in tempo a finire la frase che si svegliò bruscamente.


“Tutto bene, Rogue?” domandò Kitty, preoccupata, non appena vide che l’amica si stava destando dal suo bellissimo sogno.
“Mm?” mugolò la ragazzina, assonnata, sfregandosi gli occhi “Che diavolo succede?”
“E’ da mezz’ora che tento di svegliarti, sembravi caduta in coma! E dire che di solito sei tu che svegli me!” le rispose.
“Non è suonata la sveglia?” chiese Marie, a metà tra l’assonnato e il perplesso.
“Sì, ma si vede che tu non l’hai sentita.” disse Kitty “Fatto sta che siamo in ritardo di più di mezz’ora. Se Pete è già passato in sala da pranzo, possiamo dire addio alla colazione! Senza contare che arriveremo sicuramente in ritardo per la lezione di Xavier, e sai che non è famoso per la sua gentilezza con i ritardatari!”.
Rogue, barcollando, si diresse verso il bagno. Si sciacquò il volto con acqua fredda, cercando inutilmente di scuotersi di dosso il sonno e, soprattutto, di riacquistare un contegno dignitoso. Aveva ancora il cuore che batteva forte per il sogno appena fatto... sembrava così reale!
“Meno male che Samuel è passato a darci la sveglia, altrimenti ci saremmo svegliate a mezzogiorno!”
Ma come faceva ad essere di così buon umore a quell’ora, si domandò Rogue stupita, guardando con la coda dell’occhio la propria compagna di stanza.
“Certo, avrei preferito che fosse venuto Pete... non trovi che sia carino?”
Sì, non era male, pensò la ragazzina lavandosi i denti... non certo come un canadese di sua conoscenza, ma ugualmente accettabile.
“A proposito... lo sapevi che stanotte, verso le due, sono ritornati Mr. Summers e Mr. Logan?”
Rogue non realizzò immediatamente quello che Kitty le aveva detto. Quando finalmente, ci arrivò, il sonno di colpo sparì e al suo posto sopravvenne una grande agitazione.
“Eh? Cos’hai detto?” biascicò, con lo spazzolino ancora in bocca, catapultandosi fuori dal bagno.
“Ho detto che Ciclope e Wolverine sono tornati stanotte. Samuel ha la camera che dà sul campetto da basket, e alle due ha sentito il Blackbird che atterrava.”
Rogue, a quella notizia, ci impiegò circa dieci secondi a finire di lavarsi i denti, e altrettanti a vestirsi. Agguantò in fretta e furia la propria borsa dei libri e, dopo aver detto a Kitty che doveva fare una cosa prima di andare in classe, si fiondò giù dalle scale, diretta alla mensa. A quell’ora c’erano solamente alcuni ritardatari e seduto in fondo alla stanza, intento a leggere il Times, Scott.
“Oh, ciao Rogue. Mi stavo giusto chiedendo come mai oggi non fossi scesa per fare colazione.” disse Ciclope non appena vide la giovane mutante. Rogue avanzò titubante verso di lui, temendo una ramanzina a causa del proprio ritardo, ma Scott si affrettò a rassicurarla:
“Oh, non ti preoccupare, oggi l’insegnante che è in me si è preso una vacanza. La missione in Russia è stata davvero massacrante, non so se a causa di Omega Red che ha tentato a più riprese di ammazzarmi o perché mi sono dovuto sorbire Logan per due mesi. Credo di aver dormito di più stanotte che durante tutto il mio soggiorno a Mosca!” esclamò, sorseggiando il proprio caffè.
Marie sorrise senza nemmeno accorgersene, al solo pensiero del burbero canadese.
“Sì, in effetti ha il sonno molto agitato!” affermò, memore di quando, in preda ad uno dei suoi incubi, le aveva affondato i propri letali artigli nel petto; solo assorbendo i suoi poteri era riuscita a sopravvivere. Era strano, ma... nonostante avesse rischiato di morire, quella notte, era uno dei ricordi più dolci che aveva... Logan che gridava, terrorizzato all’idea che lei morisse... quando l’aveva toccato aveva letto nella sua mente, nella sua anima: aveva letto la paura. Ed essere causa di paura in un uomo che non ne aveva avuta nemmeno davanti a nemici del calibro di Magneto, Sabretooth, Mystica o Deathstrike, le procurava una piacevole sensazione.
“Non fai colazione?” le chiese Scott, notando che Rogue continuava a rimanere in piedi guardandosi intorno, alla ricerca di una ribelle chioma corvina a lei tanto nota.
“Oh? Ah! Ehm... sì, certo, sono qui apposta... cioè, io...”
“La lezione di Xavier incominciava cinque minuti fa, se non sbaglio.” disse Ciclope, severamente.
“Oh, cavolo!” bofonchiò Rogue guardando l’orologio “Devo andare! Ciao Scott, ci vediamo e... uhm... ecco, potresti salutare Logan da parte mia?”
“Certo, lo farò, se si alza prima di mezzogiorno, cosa di cui dubito. Altrimenti puoi farlo tu stessa, a pranzo.”
“Beh... grazie Scott!” disse Rogue, correndo via.
L’uomo si sistemò gli occhiali e sorrise.
“Cosa ci trovi in quel selvaggio proprio non lo capirò mai!” mormorò tra sé e sé.


Rogue irruppe nell’aula in fretta e furia, attirando su di sé gli sguardi di tutti i suoi compagni di classe, nonché quello severo di Xavier, che stava dietro alla cattedra al fianco di altri due bizzarri individui.
“Rogue...” cominciò, venendo immediatamente interrotto dalle scuse con le quali la ragazzina lo inondò. Il potente telepate sospirò, scuotendo la testa.
“Per questa volta sorvolerò sulla faccenda, considerando anche il fatto che avevamo appena cominciato e che questa è la prima volta che arrivi in ritardo. Ma che non si verifichi più una cosa simile, sono stato abbastanza chiaro?”
La giovane mutante annuì, prendendo velocemente posto tra Kitty e Bobby. La sua attenzione fu immediatamente attratta dalle due persone al fianco di Xavier, il cui aspetto era tutt’altro che ordinario. Il primo, alto, biondo, elegante e di bell’aspetto, non differiva di molto da un comune essere umano, tranne che per le candide ali da colombo che fuoriuscivano dalle apposite fessure sulla costosa giacca Armani fatta su misura. Il secondo, invece, aveva aspetto e movenze scimmiesche, ma l’aspetto animalesco era notevolmente mitigato dagli occhiali e dal camice bianco da scienziato che indossava, senza contare l’espressione calma e controllata dipinta sul suo volto.
“Ragazzi, come vi stavo giusto dicendo prima dell’arrivo della vostra compagna, con l’aumento di allievi nel nostro Istituto si è verificata la necessità di nuovo personale docente. Ormai io, Mr. Summers e Ms. Munroe non siamo più sufficienti per condurlo efficacemente, nonostante la collaborazione di Mr. Logan, e così ho deciso di richiedere l’aiuto di due tra i miei più vecchi allievi, Warren Worthington III, detto Arcangelo” il biondo fece un lieve inchino “e Hank ‘Bestia’ McCoy.”
“Piacere di conoscervi, ragazzi.” disse Hank, gentilmente.
“Mr. Worthington insegnerà inglese e storia, mentre Mr. McCoy scienze e matematica. Vi sarà possibile conoscerli meglio nel corso delle prossime giornate, ora non voglio rubare ulteriore tempo allo svolgimento regolare delle lezioni. Domande? No? Bene, cominciamo subito.”
Il professore scortò Warren ed Hank fino alla porta, poi si accinse a incominciare la spiegazione. Kitty si sporse verso Rogue.
“Aumento di allievi?” disse sottovoce “Ma se è da quasi due anni che non arriva più nessuno!”
“Non so che dirti, sembra strano anche a me.” sussurrò Rogue.
“Beh, comunque... come mai sei arrivata in ritardo?” ridacchiò l’amica, maliziosa.
“Sono andata a fare colazione!” sbottò Rogue, seccata.
“Oh, e dimmi... cosa c’era di buono?”
“Non lo so, non ho fatto in tempo!” mentì la ragazzina.
“Beh, certo, come ho fatto a non pensarci prima! Ovviamente il ritorno di un artigliato canadese allergico ai rasoi non c’entra nulla, vero?” insinuò Kitty.
Rogue storse il naso: era davvero così prevedibile?
“Proprio nulla!” disse ostinata, venendo tuttavia interrotta da Xavier.
“Rogue, Kitty! Se avete qualcosa da dire relativo alla lezione fatelo davanti a tutti gli altri, se invece non riguarda ciò di cui stiamo parlando siete pregate di rimandare alla fine della lezione.”
“Certo professore, ci scusi.” disse Kitty.
Come ogni volta che si aspetta qualcosa che si desidera molto, il tempo sembrava non passare mai per Marie. Le lezioni le parvero interminabili, e quando finalmente la campanella segnalò la fine delle lezioni, fu una delle prime a schizzare verso la porta. Ma Xavier la richiamò proprio mentre era sul punto di oltrepassare la soglia:
“Aspetta un secondo, Rogue. Ho bisogno di parlarti.”
La ragazzina si bloccò di colpo, lanciando un’occhiata perplessa a Kitty, che da parte sua alzò le spalle, ignara.
“Ci vediamo giù in mensa, okay?” le bisbigliò.
“Okay!” le rispose l’amica, sistemandosi velocemente i capelli e accingendosi ad ascoltare ciò che il professore aveva da dirle. Questi aspettò finché l’aula non fu completamente vuota.
“Rogue...” iniziò, fissando la cattedra, ma la ragazzina lo interruppe.
“La prego, professore... io... ecco, io avrei una cosa molto importante da fare. Ecco, è davvero urgente.”
Xavier non dovette leggere nella mente della giovane mutante per capire a che cosa alludesse. Sorrise, comprensivo.
“Certo, capisco perfettamente. Dopotutto, alla tua età, due mesi sono un sacco di tempo!”
Marie arrossì violentemente: era inutile che si sforzasse, i suoi sentimenti erano come un libro aperto per la gente!
“Con una faccia come la mia è meglio che mi tenga alla larga dai casinò, vero?” rise.
“Vai.” la esortò Xavier “Se per te va bene, ti aspetto verso le due nel mio ufficio.”
“La ringrazio, professore!” esclamò Rogue, raggiante, correndo fuori dall’aula. Percorse le scale veloce come un razzo, impaziente di arrivare in sala da pranzo... sfortunatamente, non aveva tenuto conto che, in fondo alle scale, avrebbe potuto esserci qualcuno. E infatti cadde rovinosamente a terra, travolgendo la sfortunata ragazza dai capelli corvini che si era trovata a passare in quel momento sulla sua strada.
“Ahia!” si lamentò, massaggiandosi il fondoschiena dolorante per la caduta “Che botta!”
“Se ogni tanto guardassi dove vai, forse eviteresti di far male a te stessa e agli altri!” proruppe l’altra ragazza, seccata per l’incidente.
“S-scusa, mi dispiace un sacco! Non l’ho fatto apposta!” balbettò Rogue, imbarazzata, chinandosi a raccogliere i libri che erano caduti dalla sacca della giovane mutante. Questa glieli strappò scortesemente di mano, irritata.
“Ehi! Volevo soltanto aiutarti!” protestò Marie.
“Vuoi aiutarmi? Girami al largo, allora. Ah, sì, un’altra cosa: guarda dove vai, la prossima volta!”
Rogue arricciò il naso, furiosa. Stava per ribattere a tono, quando qualcuno le tese la mano e l’aiutò a tirarsi su.
“Non te la prendere, mia sorella Wanda è sempre così aggressiva! Dovrebbe bere meno caffè, secondo me. Comunque, piacere di conoscerti. Il mio nome è Pietro, ma gli amici possono chiamarmi Quicksilver.”
La ragazza spalancò gli occhi, terrorizzata: per un momento le era parso di vedere davanti a lei Magneto. Quegli occhi grigio-azzurro che la fissavano, quei capelli bianchi... erano identici a quelli del potente signore del magnetismo, ne era sicura! Le era sembrato, anche se solo per un breve istante, di essere ritornata a quell’agghiacciante notte di due anni fa, a Liberty Island, quando aveva rischiato la vita per la riuscita del folle piano di quel sinistro mutante. Si riscosse immediatamente: nonostante l’evidente somiglianza con Erik Lehnsherr, era altresì lampante che il ragazzo non poteva essere lui. Innanzitutto, era troppo giovane: lui e la sorella dimostravano l’età di Rogue, o forse erano maggiori di un paio di anni, noi di più. Inoltre questo Pietro – o Quicksilver, come le aveva detto di chiamarlo – non indossava quel ridicolo elmetto rosso o quello strano abito nero che nella sua memoria lo rendeva simile ad un diavolo, ma un paio di jeans, una felpa bianca ed un giubbotto anch’esso di jeans.
“Piacere, Rogue.” disse dopo qualche attimo di esitazione, tendendo la mano guantata verso il ragazzo, che gliela strinse immediatamente.
“Rogue? Un nome bizzarro.” commentò Wanda, che nel frattempo si era alzata e aveva raccolto i propri libri.
“Beh, anche Quicksilver se è per questo. Se non sono indiscreta... perché ti fai chiamare così?”
Pietro sorrise. Il suo polso si mosse impercettibilmente, facendo apparire dal nulla una rosa.
“Dicono che io sia veloce come il mercurio*, ma è una balla... sono molto più veloce!” esclamò, porgendo il fiore alla ragazza. Superato l’iniziale imbarazzo, Marie tentò di dire qualcosa che avesse un senso compiuto:
“Siete nuovi di qui, vero? Non vi avevo mai visti da queste parti.” fu il meglio che riuscì a tirar fuori.
“Sì, proprio così. Siamo arrivati questa mattina, ci hanno dato un passaggio Mr. Worthington e Mr. McCoy. Veniamo dalla Polonia.” le rispose Pietro. Rogue si mosse nervosamente prima su un piede, poi sull’altro, agitata: quello sguardo di ghiaccio la metteva decisamente a disagio. Era come se dietro quegli occhi limpidi si nascondesse qualcosa... qualcosa che non era in grado di spiegarsi.
“Beh, allora... io vado. Magari ci vediamo in giro...” balbettò imbarazza, dirigendosi velocemente verso la mensa. Non appena fu sparita oltre la porta che dava alla sala da pranzo, Wanda abbozzò un sorriso.
“E così... quella sarebbe la piccola Rogue di cui ci ha parlato tanto.”
“Già. Non mi aveva detto che era così carina! Potrei farci un pensierino!” ridacchiò Pietro, malizioso, passandosi una mano tra i capelli albini.
La sorella lo guardò con aria di scherno.
“Non è niente di speciale!” affermò, storcendo il naso altezzosamente “E comunque vedi di non affezionarti troppo a lei. Primo: se la sfiori con un dito cadi in coma, e nonostante io creda che in preda alle convulsioni con la bava alla bocca saresti molto più affascinante di quanto tu non sia adesso, sei essenziale alla riuscita del nostro piano. Secondo: dopo quello che nostro padre ha in serbo per lei, dubito che sarà facile iniziare una relazione con lei, per il semplice fatto che sarà morta e sepolta. Ha già fallito una volta... e sai bene che uno come lui non commette mai lo stesso errore due volte di fila.”
Questa volta fu il turno di Pietro di storcere il naso.
“Parla a bassa voce! I braccialetti che ci hanno dato ci schermano dalla telepatia di Xavier, ma non dalle orecchie indiscrete di qualche impiccione!”
Se ne andarono via ridendo, ignari del fatto che qualcuno, celato nell’ombra, aveva udito ogni loro singola parola.


Marie guardò intorno alla ricerca di Logan: al tavolo dei professori non c’era nessuno, e nemmeno nelle cucine. Stava per andare a vedere al piano di sopra, quando una voce gioviale dall’inconfondibile accento russo richiamò la sua attenzione.
“Ciao Rogue! Vuoi pranzare con noi? Ti abbiamo tenuto un posto libero!”
Pete, dannazione! Solitamente avrebbe accettato volentieri l’offerta di unirsi ai suoi amici per il pranzo, ma oggi doveva assolutamente trovare Logan: sembrava che tutti gli abitanti dello Xavier’s Institute si fossero messi d’accordo per impedirle di salutare l’artigliato canadese! Rimuginò qualche secondo se accettare o meno l’invito del ragazzo, per paura di mostrarsi scortese, ma ci pensò Kitty a decidere per lei, sospingendola bruscamente da dietro verso una sedia.
“Ehi! Un po’ di delicatezza non guasterebbe affatto, sai?”
“Andiamo, Rogue! Cosa c’è di meglio che pranzare con i propri amici? Oh, già, dimenticavo, il tuo tenebroso Wolverine ha appena fatto ritorno e tu vorresti passare un po’ di tempo con lui! Ho fatto centro, non è vero?”
Marie arrossì violentemente.
“Ma no, che dici!” balbettò imbarazzata, non potendo non cogliere un’ombra accigliata negli occhi di Bobby. Bobby... erano passati ormai sei mesi da quando si erano lasciati. Oddio... lasciati era una parola un po’ grossa, considerato il fatto che non potevano toccarsi senza che lui cadesse a terra svenuto. Però aveva preferito ufficializzare la loro rottura, non poteva continuare a vivere nella menzogna e la verità era una sola: lei era innamorata di Logan, del suo Wolverine, di quel canadese burbero, dai modi bruschi, che però quando voleva sapeva mostrarsi gentile, premuroso e dolce. Erano ancora buoni amici lei e Bobby, certo, ma a volte le sembrava che l’Uomo Ghiaccio non fosse poi così freddo nei suoi confronti.
“Ti piace Mr. Logan?” esclamò Pete ingenuamente, guadagnandosi così un amichevole scappellotto da parte di Sam.
“Certo che no, idiota, gli piace Xavier! Ma cos’hai davanti agli occhi, le fette di salame?”
Le guance della giovane mutante stavano rapidamente raggiungendo tonalità di rosso mai viste in natura, quando all’improvviso scorse in mezzo a Scott e ad Ororo una chioma corvina ancora più arruffata di quanto non ricordasse. Scattò in piedi con una velocità che avrebbe fatto invidia a Pietro.
“LOGAN!”
Il canadese, udendo il proprio nome, alzò il capo e, non appena vide Marie corrergli incontro, sorrise. Venne travolto con violenza dall’impeto dell’abbraccio di Rogue.
“Fai piano, ragazzina!” le disse, stringendola dolcemente tra le braccia.
“Scusa, Logan.” mormorò la giovane mutante con voce rotta, scostandosi leggermente da lui “E’ che... mi sei mancato così tanto in questi due mesi!”
Una lacrima traditrice le colò lungo una gota, manifestando tutta la sua commozione.
“Perché piangi, ragazzina?”
Le dita guantate di Logan sfiorarono il viso di Rogue, intercettando la goccia salata ormai prossima al mento.
“Non piangere... fai un bel sorriso, invece. Mi piace quando sorridi. Voglio vedere solamente volti allegri intorno a me!”
La sua voce roca... le era mancata quella voce, le era mancata tantissimo!
“A quanto pare dovremo aspettare per finire quel discorso che avevamo cominciato, Wolverine. La tua più grande fan ti reclama!” osservò Ororo, divertita.
Senza neanche accorgersene Marie si ritrovò a trascinare via il canadese verso un tavolo libero, implorandolo di raccontargli del suo viaggio.
< Perché devi essere così... così maledettamente perfetto, Logan? Non sarei così perdutamente innamorata di te se tu fossi solo un belloccio dall’aria tenebrosa... Ma io ho visto cosa c’è dietro la tua scontrosità, dietro la tua ruvidezza: ho visto il tuo cuore. Sei dolce, sensibile, intelligente... e soprattutto sei generoso e altruista. Accettasti di prenderti cura di me pur non conoscendomi... mi desti una mano quella lontana sera di due anni fa. Avresti potuto abbandonarmi in mezzo alla neve, in fondo non mi conoscevi affatto... ma non l’hai fatto, Logan. Non l’hai fatto... E mi promettesti che ti saresti preso cura di me. A Libery Island mantenesti quella promessa, rischiando la tua vita per salvare la mia. Prima di allora ero già infatuata di me, ma quel giorno... quel giorno capii che eri tu la mia anima gemella. Quando ti guardai negli occhi, prima che tu svenissi, quando lessi nei tuoi pensieri, capii di essermi innamorata di te. E da allora, ogni volta che il mio sguardo si posa su di te, mi innamoro ancora, sempre di più. Il mio cuore batte forte, all’unisono con il tuo. Ti amo, Logan, perché ogni volta che ti guardo, vedo il mio mondo nei tuoi occhi. >


CONTINUA...



(*): per chi non lo sapesse, Quicksilver vuol dire mercurio, in inglese!

Allora? Vi è piaciuta? Spero proprio di sì... commentate, okay?
Ciauz!
 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (2 voti, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
vegetabrief40 - Voto: 28/08/12 18:01
ti prego continuala è bellissimaaa!!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

Rif.Capitolo: 3
mary90 - Voto:
01/12/09 23:08
aaaah!!! Continua!!!! Attenta però agli errori grammaticali!
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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