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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: BLOODBERRY JAM
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: snowrain galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/06/2005 16:44:40

la prendo come una `sentimentale-romantica` ma state attenti, è shonen ai! ^__-
 
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EYES ONLY FOR...
- Capitolo 1° -

Veloci e sgargianti immagini correvano veloci davanti ai miei occhi cristallini, quasi stessero fuggendo da qualcosa, lì oltre il finestrino. Stavo seduto in 'quasi' perfetto silenzio, dato che il rumore del mio mastichio di una big boubble si udiva non poco in quell'ambiente ristretto. Tenevo fra le braccia il mio abnorme quanto disastrato zaino verde militare targato 'Nike' ricoperto di scritte bianche sbavate di cancellino. Sentivo quella befana della signora Arch chiamare l'appello con la sua orrenda voce sibillante da vipera. Stavamo per arrivare, finalmente. L'incubo era finito, e stavo avvicinandomi al sogno... Guardai con finta noncuranza il display del mio oramai decadente cellulare. Sul wallpaper figuravano due sorrisi identici. Due ragazzi con lo stesso identico viso. Carnagione diafana e lineamenti fini e delicati, grandi occhi azzurro limpido come l'acqua e lisci capelli color del miele. Le labbra fini e rosee di entrambi tirate in un tiepido sorriso. Le figure abbracciate l'una con l'altra. Sorrisi alla vista del ragazzo di destra. Mio fratello gemello Jam dolce, appunto, come la marmellata. 'Sto tornando da te, amore mio...'
-...Skin Benjamin...- tuonò la signora Arch fissandomi, come se mi volesse divorare, da sotto i suoi assurdi occhialoni tondi. Non le risposi nemmeno. Presi il mio zaino e scesi velocemente dal bus.
Ecco, ero arrivato. Adesso ero libero. Libero... solo per quel minuto che passava dallo scendere dal veicolo e aprire il cancello di casa. E così accadde. Ma era felice comunque. Svoltai l'angolo per immettermi nella mia via, aprii il cancelletto con uno stridio orribile e, varcandolo, giunsi nel vialetto che portava alla porta di casa. Evidentemente il cigolio del metallo aveva fatto il giusto fracasso che ci voleva affinchè le finissime orecchie di mia madre potessero captarlo. Ed eccola lì appostata come un avvoltoio davanti alla porta, a fissarmi con disprezzo coi suoi occhi di ghiaccio. Si aggiunseso al suo sguardo anche gli occhi bruni di papà.
Non li degnai nemmeno di uno sguardo. Non mi andava di stare in continuazione sotto il loro giudizio, ancora.
Avevano avuto quello che volevano, ero andato a finire al riformatorio militare per colpa loro, e adesso, cosa volevano ancora da me??! Stavo giungendo all'esasperazione.
Ad un tratto da dietro le loro imponenti figure ne vidi una più piccolina e gracile. Sorrisi, correndo come un matto verso di essa e gettandomi al suo collo, incurante degli altri due.
-Jaaaaammm!!!- strillai stringendolo forte a me.
-B..bentornato Skin...- mi salutò con la stessa voce tremolante, che conoscevo, di quando era imbarazzato. Quanto, quanto mi era stramaledettissimamente mancato!! Ma adesso era di nuovo fra le mie braccia...
Lui era l'unico che amassi veramente in quella famiglia. Mamma e papà si beccavano continuamente, stavano insieme solo perchè portavano al dito lo stesso anello. Erano entrambi arcigni e sarcastici e dettavano leggi in continuazione. Ma lui... lo amavo più di me stesso. Mi era sempre stato accanto, in qualunque momento della mia esistenza, donandomi tutta la dolcezza che avrei dovuto ricevere da altri, e invece tutto quello che ho, tutto quello che so... è merito suo. Era mio fratello, lo sapevo bene, ma non potevo fare a meno di guardarlo con occhi diversi, con gli occhi di un bambino innamorato, era così che lo guardavo... chissà se se ne era mai accorto? Di certo i miei si. Altrimenti non avrebbero architettato il piano del riformatorio. Era al fine di allontanarmi da lui.
Avevano forse paura che potessi fargli del male? Non lo toccherei neanche con un fiore se lui non volesse. O almeno questo era quello che credevo...
Comunque rubare il videogioco di Final Fantasy VII non mi sembra un buon motivo per spedirmi al riformatorio, neanche se prima avevo rubato anche il DVD di Resident Evil e avevo marinato per 3 mesi di fila la scuola senza dirlo a nessuno. ...Forse non ho più scuse. Forse me lo sono meritato davvero... Ma sono sicuro che l'abbiano fatto anche per allontanarmi da Jam.
-Lascia andare tuo fratello, Skin, è ora di cena- mi disse fredda e impassibile la mamma, fissandomi con quanto più odio possa passare attraverso l'anima.
La ignorai prendendo il mio dolce fratellino (si fa per dire visto che eravamo gemelli...) per mano e accompagnandolo alla lunga tavolata, troppo grande, secondo me, per sole quattro persone.
Le domestiche ci servirono in gran fretta ma in quell'immensa sala da pranzo, che più riempivano e più a me sembrava vuota, regnava un silenzio inquietante.
Chissà se capirò mai la ragione per cui i miei mi odiavano tanto. No, è sicuramente impossibile comprenderla, perchè non esiste.
Jam era visibilmente a disagio. Era un ragazzo molto allegro, dolce e vivace, non gli era mai piaciuta l'atmosfera tesa che si respirava in casa. Chissà come avrebbe voluto che fosse la nostra famiglia. Io avevo già un'idea di come l'avessi desiderata: solo io e lui. Nessun altro, non avrei voluto assolutamente nessun altro.
Per sdrammatizzare mi schiarii la voce ed iniziai con un falsissimo sorriso. -Allora! Ehm... spero vi siate trovati bene in mia assenza!- Questo era ovvio. Ed era ovvia anche la risposta.
-Magnificamente- rispose seccamente la mamma, seduta su una sottospecie di 'trono' dalle oramai opache decorazioni, a capotavola.
Jam sembrò ancora più a disagio dopo la risposta della mamma. Cavolo! Dannata madre! Ma non capisce?!
-Ah... lo immaginavo...- risposi ancora, affondando il cucchiaio d'argendo nella minestra, abbassando lo sguardo. -Non ho fame, vado in camera mia a sistemarmi.- aggiunsi sovrastato dal rumore del massiccio legno scuro della sedia sul pavimento di candido marmo. Nessuno obbiettò. Sorrisi sarcastico pensando che una madre normale avrebbe detto al figlio che il digiuno gli avrebbe fatto male. Ma i miei non erano affatto genitori normali... A cominciare dal loro conto in banca. Venivano entrambi da famiglie straricche e il loro matrimonio era stato già programmato bell'e fatto fin dai loro 5 anni, presumo... Che schifo! Non si può più sposare neanche chi diamine si vuole! Comunque mio padre era un importante regista cinematografico e mia madre una presentatrice telegiornalistica. Ecco spiegata la sua faccia impassibile... Erano piuttosto giovani, ma la loro bellezza fisica era decisamente buttata sotto i piedi dal loro carattere di merda... Ma cambiamo discorso, non mi piace parlare dei miei.
Entrai in camera notando che tutto era a posto come se per sei mesi non vi fosse entrata neanche un'anima. Tirai un sospiro di sollievo: 'Meno male!'.
Avanzai verso la scrivania, lasciando scorrere due dita sul bordo di plastica blu. Vidi sopra il mio libro di storie horror di Poe il mio lettore Mp3. Lo presi, mettendomi le cuffie e alzando il volume al massimo, premendo 'play'. 'Knife of romance', soundtrack del mio anime preferito, tuonò dalle cuffie. Era il cd che Jam mi aveva regalato per il Natale dell'anno precedente. Lo tenevo caro come se fosse stato fatto d'oro. Oltretutto erano anche belle musiche. Mi lasciai cullare da quella melodia dalle tinte rock, chiudendo gli occhi e abbandonandomi sulla poltrona girevole dagli ispidi cuscini blu. Dopo qualche minuto sobbalzai al tatto di una mano sulla mia spalla. Mi voltai di scatto trovando Jam. Aveva sul viso un'espressione piuttosto preoccupata.
Zittii il lettore premendo, forse un pò troppo forte, il tasto 'stop', poi fissai mio fratello negli occhi, sorridendogli. -Hai bisogno di qualcosa, piccolo?-. In fondo potevo chiamarlo 'piccolo' perchè era il gemello più piccolo, tra i due!
Jam si lasciò cadere sul letto, levandosi dai piedi le sue ciabatte preferite dalla testa di coniglio. Non gli ho mai detto quanto odiassi quelle scarpe...
Vidi che annuiva.
-Qualcosa non va?- chiesi ancora avvicinandomi a lui e sedendogli accanto sul copriletto blu. Se non si fosse ancora capito io adoro il blu!
Jam si mise comodo, sdraiandosi e appoggiando la testa sulle mie gambe. -Beh..- sussurrò come se avesse remore a parlare -.. mi chiedevo se ti fossi trovato bene... lì- concluse.
Gli accarezzai i capelli. Non potevo certo dirgli espressamente che avrei preferito di gran lunga farmi rapire e castrare dagli alieni piuttosto che andare in accademia... quindi mi limitai a sbuffare. -Non molto... una volta hanno tentato di adescarmi in bagno...- risposi con noncuranza.
-Cooooossaaa??!!- esclamò lui fissandomi con gli occhioni d'acqua sbarrati.
Gli sorrisi tiepidamente accarezzandogli una guancia. -Scherzavo- mentii. Parve rassicurarsi. -Ma... volevo dirti un'altra cosa...- continuò abbassando lo sguardo. -Ecco... Eerie...- lo interruppi bruscamente. -Eerie?! Chi diamine- e pronunciai quest'ultima parola con un tono acidissimo -è Eerie??!-.
Jam chiuse gli occhi e sospirò. -Mi sono innamorato.- rispose tutto d'un fiato.
Avete presente il dolore che si sente ad essere investiti in pieno da un trattore alla massima velocità? E' lo stesso dolore che provai io in quel momento. Sentii il petto riempirsi di pugnalate. 10, 100, 1000...
Fissai mio fratello con disapprovazione. -Eerie è un brutto nome- fu la sola cosa che riuscii a dirgli in quel momento. In realtà avrei voluto urlargli contro che stava facendo crollare ad uno ad uno tutti i castelli di sabbia che avevo costruito così faticosamente nel fantomatico mondo della mia mente. Ma rimasi in silenzio a guardarlo mentre mi rimproverava.
-Perchè, Skin?! Perchè tra tutte le ragazze di cui mi innamoro non te ne piace mai neanche una?!- mi disse a voce alta.
'Perchè?! Te lo dico io perchè! Perchè ti amo ma non posso dirtelo!!' pensai. Ma non risposi nulla. O almeno non a parole.
Gli presi delicatamente le mani tra le mie, chinandomi a sfiorarle con le labbra, poi lo feci alzare dal letto e lo accompagnai fino alla porta. Mi costava tanto buttarlo fuori in quel modo ma se rimaneva ancora un secondo davanti a me avrei finito per violentarlo. Ma non volevo fargli del male.
Lo lasciai fuori in corridoio e, senza neanche dirgli una parola, chiusi la porta.

 
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