torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Ranma 1/2
Titolo Fanfic: SHE IS MINE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: amelia-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/06/2005 17:56:41 (ultimo inserimento: 15/06/05)

-
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
UNO
- Capitolo 1° -

Aveva appeso l’orologio da taschino allo specchietto retrovisore. Lo voltò con mano tremante: le 2.55, cinque minuti al termine delle lezioni. Cercò di controllare la crescente eccitazione. Era abituato a tenersi tutto dentro, ma di solito erano emozioni negative e dolorose. Quella sensazione invece era completamente diversa. Era piacevole.
Si era meritato quel momento, non nutriva il minimo dubbio. Per tutti quegli anni era stato paziente, aspettando il momento giusto. Ora il suo sogno si sarebbe finalmente realizzato.
Finalmente le visioni che si erano agitate nella sua mente, rendendolo felice per pochi brevi istanti, avrebbero preso corpo. Quella volta il sogno non sarebbe andato in frantumi.
Le sue fantasie si spinsero oltre: immaginò Akane già al suo fianco. Gli pareva di sentirne la pelle fresca e vellutata sotto le dita. Ma non era una semplice evocazione: era una sensazione che ricordava fin troppo bene. Lo tormentava e nello stesso tempo gli forniva un motivo per respirare e vivere.
Si chinò ad aprire il cassetto portaoggetti sul cruscotto e ne tolse la camicetta bianca e rosa che vi era riposta, premette il volto nella morbida seta, respirando la deliziosa fragranza di Akane .
Il suono della campanella lo riscosse dalle sue fantasticherie e rimise in fretta la camicia nel cassettino e lo richiuse.
Scrutava ogni viso col fiato mozzo, poi la vide. Appoggiata a un pilastro della scuola, i capelli corti blu notte erano scompigliati dal vento, le guance rosee e gli occhi profondi erano illuminati dal sole. Era inconfondibile.
Miwako era bella come sua madre Akane, anche se aveva solo 13 anni.
Finalmente l’attesa della ragazzina era finita, il fratello gemello Arashi infatti era appena uscito e ora si stavano dirigendo entrambi verso il vialetto.
Si stavano avvicinando all’auto, il finestrino della Ford blu si abbassò.
“Aspettate!” i ragazzini si fermarono “Miwako e Arashi Saotome?”
La bambina sorrise, ma il fratello fece un passo indietro prendendola per mano.
“Non aver paura figliolo” sollevò le mani dallo sterzo con gesto rassicurante. Non si era mai sentito così deliziosamente vivo, almeno non negli ultimi anni.
“Sono della polizia di Yama. Vostra madre mi ha chiesto di venirvi a prendere” parlando aveva estratto dal portafoglio una tessera di identificazione e il distintivo.
Arashi era titubante e non lasciava andare la mano della sorella “perché l’ha mandata?”
“C’è stato un incidente al centro commerciale ma non preoccupatevi vostra madre si rimetterà presto” Miwako spaventata chiese altre notizie e l’uomo la rassicurò dicendole che si trattava solo di contusioni e che li avrebbe portati subito da lei al Memorial Hospital.
Il ragazzo non era ancora molto convinto ma alla fine cedette al pensiero della madre e così salirono entrambi in macchina.


Akane spense le luci e diede un’ultima occhiata al locale sul retro adibito a salone di bellezza, prima di chiudere la porta e avviarsi verso la cucina. Erano le 3.10 e i gemelli sarebbero arrivati a minuti così nell’attesa cominciò a rimettere in ordine nelle varie stanze. Finite le pulizie si accorse che erano già le 3.20. Ma insomma dov’erano?


Da quando l’auto aveva imboccato la statale, tre chilometri indietro, Arashi era sbiancato, aveva capito benissimo che non erano diretti all’ospedale, sapeva che doveva dar retta al suo istinto e ora si stava maledicendo per non averlo fatto. Strinse a se Miwako che come lui aveva compreso la situazione. L’uomo lanciando di continuo occhiate nello specchietto retrovisore si accorse della reazione dei gemelli “Che succede ragazzi?”chiese con aria non curante.
La ragazzina scoppiò “Succede che questa non è la strada per l’ospedale!!dove ci sta portando?”
L’uomo non rispose subito, per evitare di confondersi e dire la cosa sbagliata. “Stiamo andando a casa mia” spiegò finalmente.
“Ci riporti a casa!Vogliamo tornare subito a casa.”
“Non cominciate ad agitarvi voi due” li ammonì “Ve l’ho già detto e ripetuto: non c’è motivo di avere paura. Vostra madre sarà presto con noi, e allora capirete tutto.”
“di cosa sta parlando?” domandò Arashi.
“Non posso dirvi altro per adesso. Dovrete pazientare.” L’uomo sentì i muscoli rilassarsi. Era stato perfetto, deciso, ma non troppo aspro. A volte non c’era scelta con i ragazzi: si doveva usare la mano pesante proprio per il loro bene.
Guardò di nuovo nello specchietto: sedevano appiccicati l’uno all’altra, così vicini che era impossibile stabilire dove cominciava un corpo e finiva l’altro. Gli dispiacque di averli atterriti a quel modo, ma non poteva aggiungere altro al momento.
I ragazzi occorreva trattarli in maniera speciale, la maggior parte delle persone non lo capiva, ma lui sì. A tempo debito avrebbero apprezzato quanto stava facendo. Un giorno lo avrebbero ringraziato di averli portati via..


Akane si era cambiata e ora si stava osservando allo specchio. Cominciò a spazzolarsi i lunghi capelli vigorosamente, nella sua immagine riflessa riusciva ancora a scorgere qualche traccia della ragazza, che a 16 anni, era combattiva, orgogliosa, detestava gli uomini e amava le arti marziali.
Ora a 32 anni ripensava di rado a quei tempi, ma non si pentiva mai della sua inaspettata scelta professionale, aveva preso la decisione giusta.
Stava ritornando con la mente ai suoi 5 anni di felicità trascorsi con Ranma, in quel periodo la sua vita era stata scossa da novità, avventure, persone incredibili e folli, aveva superato ogni prova con lui, insieme si sentivano invincibili. Ma dopo appena 1 anno di matrimonio, il 3 settembre 2004, Ranma venne ucciso in combattimento da un colpo scorretto dell’avversario sleale. Dal quel giorno Akane odiò le arti marziali che l’avevano privata della felicità e dell’uomo più importante della sua vita e si rifiutò di insegnarle ai figli, nonostante le pressioni di Soun e Genma. Al contrario Miwako e Arashi rivelarono un talento innato per la corsa e diventarono presto ottimi velocisti.
Naturalmente Akane rifiutò di portare avanti la palestra Tendo, che rimase nelle mani di Soun.
Akane fuggì da tutto e da tutti e si trasferì a Yama, un piccolo paese a nord di Tokyo, seguì un corso per estetiste e aprì un salone di bellezza modesto, ma che le garantiva una vita normale e assolutamente sicura, lontana dai pericoli delle arti marziali.
Tornava a Nerima solo durante le vacanze estive, per qualche breve visita alle sorelle e ai suoceri, non trovava giusto che Genma e Nodoka perdessero anche i nipotini oltre che all’unico figlio.
Pensò che Ranma sarebbe stato un padre meraviglioso, purtroppo non vide mai i bambini, perché nacquero il 5 giugno 2005.
Tornata alla realtà, guardò fuori dalla finestra e di nuovo l’orologio, erano già le 3.45. I ragazzi tornavano sempre subito a casa dopo scuola, ma oggi avevano mezz’ora di ritardo e per la prima volta! Non era da loro fermarsi lungo il tragitto senza avvisare, specialmente Arashi, che era il più giudizioso, non lo avrebbe mai fatto.
Akane tornò in cucina e prese l’agenda degli indirizzi..


Intanto l’auto aveva abbandonato la statale e aveva preso una strada sterrata. Arashi notò che le montagne circostanti erano molto simili a quelle che vedeva dalla finestra quando erano dai nonni a Nerima, quindi immaginò che stessero andando verso sud.
Niente case, niente auto, nessuno in giro. Completamente deserto.
Miwako si accorse di una stazione di servizio abbandonata lungo la strada e la fece notare al fratello. Poco distante c’era una cabina telefonica.
L’uomo al volante fermò la macchina e si voltò verso di loro.
“Ora vado a chiamare la mamma, così non starà in pensiero.”
Miwako pretese di parlarle ma venne subito zittita con la promessa che avrebbero avuto tutto il tempo per parlare insieme molto presto.
Rimase nella cabina per pochi minuti, poi ripresero il viaggio.


Akane aveva telefonato a tutti i loro amici, alla scuola, all’ospedale…e infine alla polizia.
Aveva appena riattaccato, quando il telefono squillò, lei sobbalzò e portò rapidamente la cornetta all’orecchio.
“Sono Hiro”disse una voce.
“Mi scusi che numero sta cercando?”
“spero che tu non abbia già chiamato la polizia”
Akane si sentì girare la testa poi domandò: “Chi parla?”
“Hiro”
“Hiro chi?”
“Akane, ho i bambini…i nostri bambini”
Lei serrò le dita all’apparecchio “è uno scherzo!Chi parla?”
“Non ricordi? Dovevi saperlo che sarei tornato..”
“Ricordarmi?di che sta parlando?chi parla?”
“Il papà dei bambini”
Akane lasciò cadere la cornetta, di colpo aveva compreso chi era quell’Hiro!
Si appoggiò alla parete, ma potè ugualmente sentire “Akane!Tutto bene?Rispondi!”
Si premette le tempie, perché quella voce non si fermava?
“Akane ricorda…ho i bambini”
Dopo qualche istante raccolse la cornetta con uno sforzo sovraumano.
“perché sta facendo tutto questo?”
“Ti amo..non ho mai smesso di farlo. E anche i bambini. Voglio prendermi cura della mia famiglia.”
“La prego..la prego li riporti indietro.”
Silenzio
“Mi ha sentito?Li rivoglio indietro subito!”
“Alzare la voce non servirà a niente, ora ascolta li sto conducendo a casa, nella loro nuova casa.. con me.”
Lei deglutì “Cosa vuole?me lo dica!”
“Che tu venga qui. Per stare insieme a noi.”
“Verrò” era una voce sconosciuta che parlava per lei, la sua quella vera non avrebbe mai accettato di incontrare quell’uomo.
“Nessuno deve sapere niente Akane, non un’anima e se non farai ciò che ti ho ordinato li porterò via così lontano che non li ritroverai mai più”
Lei non rispose.
“Devi capire. Non voglio farvi del male, voglio solo dare a te e ai bambini una famiglia. Adesso devo andare. Devo portare i gemelli a casa”
“Aspetti non se ne vada..Aspetti!”
“Non stare in pena, ti richiamerò alle 9, cerca di rilassarti.”
La comunicazione venne interrotta. Akane corse in bagno, dopo qualche minuto finalmente smise di vomitare e dolorosamente si rimise in piedi. Una parte della sua vita rimasta sepolta così a lungo ora riaffiorava a ondate violente quanto i conati di vomito.
L’uomo che l’aveva violentata…il padre dei suoi bambini.




 
Continua nel capitolo:


 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: