- Capitolo 1° -
Ci sono sere in cui non sai cosa fare, quelle sere in cui ti senti un po’ scazzata e, in realtà, di cose da fare ne avresti davvero tante, ma non ne hai voglia: hai i compiti da finire (e“impegnati perché la scuola è importante”), un film in televisione che tanto se lo perdi è uguale perché fra meno di un mese lo ritrasmetteranno su un’altra rete, saresti voluta uscire, ma “questa casa non è un albergo”.
Allora ti ritrovi davanti al computer, dopo un’ora passata su Internet, e provi a capire quali sono le cose per cui vale la pena di vivere, ma non le cose importanti, non la pace nel mondo, non una società più giusta; le cose semplici, quelle di ogni giorno, quelle che quando le vivi ti rendono felice e tu non sai neanche il perché...
Il primo sorso della birra ghiacciata durante le calde sere d'estate, che quando la mandi giù ti senti rinascere; andare in giro in motorino con un amico in primavera, con l’aria fresca che ti scompiglia i capelli e le vostre risate che riecheggiano nell’aria nonostante il rumore del traffico, con il tipo della macchina accanto che vi guarda scandalizzato; leggere il giornale la domenica mattina su una panchina al parco, con una sigaretta accesa, il freddo che ti congela le dita e la testa che pulsa piena di tutte quelle notizie; le passeggiate lungo il mare d'inverno, l’acqua gelata con le onde che s’infrangono sugli scogli e gli spruzzi che ti arrivano sul viso.
Un amico/a che ti guarda negli occhi e sa cosa pensi e sai cosa pensa, tanto lo sai che le parole non servono; quando qualcuno ti dice "vengo a casa tua e cucino per te", che magari non ti va di metterti ai fornelli dopo sei ore di scuola, ma del solito panino sei proprio stanca; gli abbracci da dietro all'improvviso, quelli che non ti aspetti e che ti fanno trasalire, ma quanto sono piacevoli; gli amici ubriachi, che quando li guardi rimpiangi di non riuscire ad ubriacarti perché loro sembrano tanto allegri, ma quant’è divertente il giorno dopo prenderli in giro, quando non ricordano nulla; bersi una birra con il miglior amico in una di quelle serate fatte a posta per le confidenze; andare a rimorchiare con la migliore amica, che tanto poi con quelli non ci combini niente, ma i complimenti fanno bene all’orgoglio.
Il buio al cinema, che ti trasporta dentro il film e tu senti che, in qualche modo, ne fai parte; l'odore della pelle dei bambini, pura e semplice, quasi immacolata; fare la doccia da sola e in radio passano la tua canzone preferita del momento, iniziare a cantarla, stonata e noncurante, tanto chi ti sente? Solo i vicini, e che t’importa? Fare la doccia in "compagnia", con il bagnoschiuma che scivola sulla pelle e tu ti senti bellissima.
Il vino, quel vino frizzante che dopo un bicchiere ti dà alla testa e ogni cosa ti sembra più allegra e ti fa ridere.
I fianchi maschili, quelli belli che ammiri “da lontano” sulle riviste; la complicità femminile, quella incomprensibile al resto del mondo. I tuoi genitori quando ti chiedono scusa, che, oddio, mi sembra un miracolo, per una volta ho ragione io; una cena divertente e senza liti con i propri genitori, I film di Almodovar, quelli che quando li guardi non puoi fare a meno di piangere. La biancheria acquistata col 50% di sconto, tanto costa poco e poi può tornare utile... Le bettole dove fanno musica jazz dal vivo, che tanto di quella musica non ci capisci nulla, ma è tanto bella. Ballare e sudare, quando il ritmo ti prende e anche se non conosci i passi te ne freghi, basta che ti muovi.
Nuotare tra i pesci tropicali solo nei sogni, perché tanto quei viaggi ora non puoi permetterteli e non sai se mai potrai, mangiare il pesce al ristorante, sperando che non ti prenda qualche strano tipo di epatite.
Superare una vecchia e antipatica signora impellicciata che ti “gambizza” con le sue buste della spesa, credendo di averne il diritto solo perché tu sei giovane e allora devi stare zitta e subire i tuoi stinchi doloranti dopo il suo passaggio tanto “devi portare rispetto”, allora guai a protestare, altrimenti sei la solita ragazza maleducata; andare in giro vestita in modo assurdo, con orgoglio, con le unghie dei piedi con lo smalto rosso scuro, anche se nessuno le vede, tu lo sai di averle. Il giornalaio che ti chiede come stai, che ti considera una persona intelligente e con te ci si mette anche a parlare, che bello, non per tutti “giovane” vuol dire “demente” e “delinquente”; battere retoricamente il tuo avversario di fede politica opposta e non capire come ci sei riuscita, ma per una volta ce l’hai fatta.
L'odore del caffè la mattina, che tanto il caffè ti fa schifo, ma l’odore é buonissimo; lo zucchero filato, quello che si scioglie in bocca e ti lascia le dita appiccicose.
Vincere il derby, quando ormai sembrava impossibile e invece manca poco allo scudetto; riuscire a scattare una bella foto, una di quelle foto che quando la riguardi rivivi quei momenti e piangi, perché ormai fanno parte del passato; scrivere un buon racconto breve dove riesci finalmente a riversare tutto quanto quello che hai dentro; riuscire a fare un decente tiro a biliardo, che neanche gli amici capiscono come hai fatto e pensano che in realtà non è vero che non sai giocare e non riescono a capire che è solo fortuna; andare in altalena, come quando eri piccola, urlando”più forte!” a quel disgraziato di turno che ti spinge e che ormai non ce la fa più perché tu vuoi andare in alto, fin quasi a volare.
Intanto si è fatto dopo il termine e tu non hai fatto nulla di quello che volevi e dovevi fare, ma ti senti meglio, neanche tu sai perché
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