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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: FREDDE CATENE
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: darkhorus galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/06/2005 16:58:15

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UNICO
- Capitolo 1° -

Una notte come tante, una notte senza colori, motivazioni, emozioni.
Mi avventuro per le strade di una citta che ormai niente ha da trasmettere,
niente di nuovo ha da proporre. Bande di bambine e di bambini che giocano a fare gli adulti,
Decine di persone che si perdono in un bicchiere, in un rumore, nell'annullamento dei loro pensieri,
vago e cerco in mezzo a tutto questo e niente vi trovo, ne una luce nel profondo del loro sguardo,
compensata e sostituita dal luccichio degli strass e degli accessori con cui questi poppanti si adornano il corpo, senza stile, senza identità senza personalità. Un bicchiere, un vestito ed un luogo, questo fa di loro secondo il sistema degli adulti. Ed allora perchè non riesco a vedere altro che dei ragazzini spaventati dalla vita, dalla solitudine, dalla morte, infilata la testa fra le ginocchia aspettano chi una mano li porga per portarli fuori da un mondo pieno d'ombra.
Ma chi sono io per giudicare, per raccontare un mondo che lentamente sta crollando, in fondo sono solo un'ombra che si aggira per i vicoli per le strade. Adoro questo freddo che mi disintegra le membra, nel congelamento riesco ancora a sentire un calore fisico che è andato perso all'interno della mia anima... Qui al buio riesco a sentirmi a mio agio, niente da cui difendermi, niente con cui lottare, solo qui posso riflettere e pensare sul stato attuale di un'esistenza che stranamente reagisce al dolore. Muore qualcuno, soffre un altro, rabbia, tristezza, malinconia, poche ore e tutto svanisce... Incapacità di soffrire... Solo ad un paio d'esseri e riconosciuta questa capacità, immaginari o reali che siano, divinità e morti. E qui sono ancora fermo incapace di vedere se le mie membra risplendano o cadano a pezzi, Se nessuno mi può fermare o se ero fermo ancor prima che ritornassi ad essere ciò che ero. Una gabbia, spesse sbarre ne delimitano il perimetro, arruginite, graffiate, piegate e strappate, i muri segnati da solchi lasciati da unghie, cosparsi da schizzi di sangue, due buchi considerevoli lasciati sui muri, irregolari, coperti di muffa ed innumiditi dalle infiltrazioni... Non vi sono finestre, solo una piccola figura rannicchiata su se stessa, deperita ed innoqua, con il volto nascosto tra mani e ginocchia, sembra dormire, ma potrebbe essere morto. Una voce... Guarda fuori. Mi avvio per le scale, per le porte, per i grandi saloni, caratteristici di un imponente fortezza, ma proggettati quasi per impedire l'uscita agli occupanti anzichè l'entrata agli assediatori. Il portone principale è aperto, anche se sarebbe meglio dire sradicato, spazzato via. Mi lancio fuori, sotto la pioggia, il cielo è arrabbiato e sembra voler colpire con tutto ciò di cui è capace la terra. Sul terreno fangoso vi sono due grandi solchi che alternano impronte, molto piccole simili a quelle del bambino che giaceva dentro la cella... Le seguo, correndo, volando... arrivato in prossimità d'una biforcazione della strada, sotto un albero spoglio, vedo una figura nera, sembra non badare alla pioggia, ne tanto meno alle due grosse catene che lo vincolano ad altrettanti blocchi di pietra. I capelli bagnati gli nascondono il volto, curvo sotto la pioggia continua ad avanzare lentamente trascinandosi dietro i suoi due macigni fino ad arrivare davanti al crocevia. è indeciso e fermo osserva, prima a destra, poi a sinistra... Da una di quelle strade giunge un cavaliere, bianco, con l'armatura scintillante e dal destriero imperioso. Lo carica a spada sguainata, lo punta lo sfida. Come si avvicina, con la stessa facilità con cui un bambino gingilla con un yo-yo, un blocco di pietra vola verso il paladino, facendolo stramazzare a terra morto. Continua a piovere, la spada però è andata a segno. L'ombra la guarda appena e ricomincia a camminare, proprio per la via da cui la minaccia era arrivata, le sue catene, i suoi due macigni ed una spada conficcata su una spalla. Viene estratta e lanciata a lato della strada. Un fulmine cade, squarciando la notte, rivelando uno spettacolo raccapricciante, decine e decine di cadaveri costeggiano il sentiero, irrigandolo di rosso sangue, caldo fluido che ricopre le membra del nero bambino, cicatrici ferite ricoprono il suo corpo che vomita nero sangue. Non vengono curate o nascoste, perchè segno di errori e di sconfitte, ma nemmeno sfoggiate come medaglie degne dei più grandi combattenti. Sono li lo ricoprono e basta. Una domanda urlata lacera la notte:" Immortale incapace di arrestarsi, o morto dentro in attesa solo della morte fisica?" Non trovo una risposta, guardo in alto e tremo... mi guardo i polsi... Le catene i blocchi di pietra mi trascinano verso il terreno, le forze mi vengono a mancare, il mio corpo brucia, la mia essenza è nera. Sono già morto? Non posso trovare una risposta, intermittente luce nera compare e scompare alle mie spalle... Vorrei rifelttere, ma una nuova figura compare sulla mia strada, mi sbarra il cammino, non posso far altro che liberare la strada. Un passo davanti all'altro, un cadavere affinaco ad un altro, solo questo in attesa della naturale risposta, che mi verrà data solo quando sarò al lato di una strada, morto e dissolto o nell'anima ancora esistente...

Niente vi è che per natura duri per sempre nel tempo...

 
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