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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: NON SARÀ UN ADDIO
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: mya-kitsune galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 14/09/2002 15:09:47 (ultimo inserimento: 02/10/02)

intanto x ki nn lo sapesse sono io la famosa mya ke collabora con aya ^_- ho già pubblicatoun campione e una sorellama vi consiglio di leggere questa!
 
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MOTOKO ``KOKÒ`` KOMATSU
- Capitolo 1° -

Mya: ah, eccoci di nuovo qui con un’altra avventura della mia eterna serie di Slam Dunk. Altro che storia infinita! Comunque questa volta vi scorterò nelle più recondite emozioni di un personaggio molto importante nella storia di Slam Dunk.
Hana: Io? Oh, grazie! Un’altra non me lo sarei mai aspettato!
Mya: Ø_Ø No. Il nostro introverso Kaede Rukawa! Credo che in questa fic io abbia esposto il mio lato più malinconico e nostalgico… Bè, che c’è da sghignazzare? Potrei licenziarvi da un momento all’altro! Non ci metto tanto a cambiarvi con quelli di Generation Basket! Ma ora bando alle ciance, altrimenti finirei per raccontarvi tutto!
Ospite: e io?
Mya: Ah, già scusa tanto caro! Mi stavo dimenticando dell’ospite di oggi: per questa ffc mi serviva una persona di tatto e sensibile: Hisashi Mitsui!
Mitchi: grazie, modestamente…u_u!
Ryota: quello sarebbe sensibile e di tatto? Ma se era un teppista?9_9
Mya: Ma che dici? >_<Il mio Mitchi è molto emotivo, vuoi metterlo in dubbio? E poi in ogni caso decido io, sciò!

Non Sarà Un Addio…

Varcò l’alto cancello sommerso da una folta siepe, imbacuccandosi fra le pieghe della sciarpa, socchiudendo gli occhi a causa delle piccole parti di terreno che venivano sollevate dalle foglie che danzavano sulle onde del forte vento. Guardò l’alto edificio di cemento, quale era la scuola elementare di Kanagawa e poi alzò le pieghe della manica del giubbotto per vedere l’orologio. Le 4. Ancora mezz’ora prima della fine delle lezioni. Era solita venire in anticipo a prendere il fratellino da scuola, perché amava stare da sola, ad ammirare la pace rasserenante della natura. Non le piaceva la gente. Si sedette su una panchina, i cui spigoli erano molto sgretolati, osservando il cielo di settembre. Socchiuse gli occhi e lasciò che il vento l’accarezzasse, anche se in quella stagione dell’anno era piuttosto forte. Lei era di per sé una persona melanconica, ma l’autunno portava sempre in lei una nota della nostalgia per ricordi non vissuti, ma sognati in terre fantastiche lontane dalla realtà. Quando riaprì gli occhi notò senza sorpresa una figura dall’altra parte del cortile, un ragazzo appoggiato sul tronco di un albero e con una bicicletta buttata qualche metro più in là. Ogni pomeriggio lo vedeva nella stessa posizione, senza mai riuscire a cogliere i tratti del suo viso. Alle volte lo trovava già lì, altre volte arrivava qualche minuto dopo di lei. Volse il viso senza interesse verso il cancello e notò che già qualche gruppo di mamme cominciavano ad agglomerarsi sull’entrata, spettegolando su quella che aveva lasciato lui, si era portata via il bambino…ecc. “Tsk.” Sospirò Motoko Komatsu, guardando altrove disgustata. Odiava le chiacchiere. Odiava i cicalecci. Odiava i pettegolezzi. Odiava la massa. Odiava la gente. E dato che ci siamo odiava anche il suo nome, perché accostato al cognome formava quel “kokò”, così poco onomatopeico. [Mhm, simpatica la tipa! ND Mitchi - Eh già! Ma aspetta a giudicare la gente! Le apparenze ingannano. D’altronde tu che sei così caruccio per fuori, dentro sei un depravato. Ma don’t worry: mi piacciono i depravati… *ç* ND Mya] Bè dopotutto non era una delle sue giornate più belle. [Ecco. capisci? Capita! ND Mya] Non c’era un motivo specifico. Era così e basta. La campanella suonò. La massa discorrente si avviò verso l’uscita della scuola, accogliendo con caldi abbracci i propri figlioli. Davanti a quei baci affettuosi Motoko provò una fitta. I suoi genitori erano morti quando aveva dieci anni, in un incidente stradale, mentre tornavano da una festa con alcuni amici intimi. Adesso lei e il fratello Fuji vivevano con la nonna materna. Aspettò che il gruppo delle mamme e parenti vari si allontanassero, come faceva usualmente per evitare spintoni. Notò che non era l’unica: ancora quel ragazzo sull’albero. “Ma siamo sicuri che sia vivo? Sembra che neanche respiri!” borbottò Motoko mentre una ciocca color biondo cenere le scivolava sul naso, infastidendola. Borbottando si avvicinò all’edificio, vedendo con la coda dell’occhio che l’organismo semi-vivente era ancora accasciato sull’albero. “Su, vieni Fuji, andiamo a casa!” disse , prendendo per mano il fratellino e carezzandogli i capelli arruffati. “No Momo. Yasu mi ha invitato da lui. I suoi gli hanno appena comprato una tenda da campeggio, così la metteremo in giardino e ci racconteremo le storie dell’orrore! Brrr!Posso? Eh, posso?” disse Fuji, tutto esaltato. La sorella Momo, come la chiamava lui, non seppe dire di no, dopotutto come si poteva pretendere che un bambino di nove anni preferisse stare in casa con la sorella e la nonna! Salutò il cugino di Yasu [Era sempre lui che lo veniva a prendere a scuola… e sempre in ritardo Ø_Ø Pfù, questi maschi irresponsabili! ND Mya] che la chiamava gesticolando col braccio. Un bel ragazzo, ma si dava troppe arie. E poi era un tale rompiballe! Andava anche lui al Kainan con lei, e per grazia della Grande Volontà del Cielo non erano nella stessa classe. Cosa ci faceva un soggetto simile al Kainan, che era una scuola prestigiosa? Lei almeno aveva intenzione di andare all’università! Forse si era iscritto già con l’idea di entrare nella squadra di basket… la più valida in assoluto, questo era certo. Infatti lui ci giocava nella squadra di basket. Capirai. Tutto tempo perso e sottratto allo studio. Bè anche lei organizzava il suo tempo libero… Certo ma non era la stessa cosa: come si può solo osare paragonare quel complesso di armonia e sintonia nei movimenti quale è la danza con quello sgraziato “basket”? Roba da americani. Ma in fondo pensandoci bene sarebbe stata una disgrazia per l’umanità se quel baskettaro si fosse messo a ballare…
-Ma che razza di pensieri mi vengono in mente? Oh… Arriva. 9_9 –
Notò con dispiacere che le si stava avvicinando, mentre i due pargoli si arrampicavano sugli alberi,e si rincorrevano fra le siepi del cortile della scuola. L’unica cosa che gli piaceva di lui erano i capelli neri, lunghetti e raccolti ogni volta in una fascetta diversa.“Ciao Kiyota. Fuji mi ha detto…” “Sì, Komatsu. E sei invitata anche tu! La tenda è spaziosa, potremo trascorrere una piacevole serata da lupi. Eh? E poi… chiamami Nobu ^_-” Disse il rookie numero uno della prefettura… cioè come lui si definisce, è chiaro, guardandola fisso negli occhi. [Scusa, come sarebbe a dire come lui si definisce? Non è forse vero?>_< ND Nobu – Ahem! Devo ribadirlo in ogni fic, che L’AUTRICE QUI SONO IO?! Caro Mitchi, che sei lì da qualche giorno sulla poltrona dell’ospite a panciollare, renditi utile e butta fuori quello lì -_< ND Mya - Okay, Lady Autrice, tirerò il mio nascosto istinto animale! ND Mitchi – Che poi non è così nascosto ND Mya – Ah il piacere del triturare ossa!ND Mitchi – Cosa? Non osare deturpare il mio protetto, infame lurido animale >O< ND Aya – Rieccola. La mia eterna compagna e collega. Mi basta che vi mettiate d’accordo e mi facciate continuare, ok? ND Mya] Imbarazzata Motoko non seppe affrontare l’ammaliante sguardo del ragazzo e distolse lo sguardo altrove. Vide che una bambina aveva raggiunto il ragazzo dell’albero, e lo tirava per le gambe, mentre lui stiracchiandosi l’accomodava nel cestino della bicicletta. Di lui Komatsu poté notare solamente la zazzera arruffata di capelli neri spuntare dalla sciarpa e la notevole statura. In due parole uno spilungone con una criniera incolta nera nera. Per un attimo anche lui volse lo sguardo verso Motoko, e lei che aveva una vista molto acuta e indagatrice, vide che aveva veramente dei begli occhi. Poi lui volse le spalle e montò sulla bici, col sorcetto che sembrava scomparire nel cestino. “Koma? Allora?” la chiamò Nobu svolazzandole la mano davanti agli occhi. “Mh? No, preferisco chiamarti Kiyota. [Odiava le confidenze ND Mya – E te pareva… ND Mitchi] Ah… No…non credo, sai mia nonna non sta bene, e devo andare a prepararle qualcosa per stasera.” Mentì la ragazza. Non aveva per niente voglia di passare la notte con quel sfrontato di Nobunaga Kiyota. Non c’era da aspettarsi niente di buono da quei tipi. “E dai Komatsu…” “Mhm ...adesso comincia” pensò lei appoggiandosi alla magnolia dietro di lei. Kiyota era un tipo a dir poco insistente. Era testardo, non sapeva accettare un no. Motoko sospirò senza ascoltare le sue vane chiacchiere. “Lo sai anche tu che non puoi dirmi di no, Komatsu…” sussurrò Nobu appoggiando le braccia sul tronco dell’albero e avvicinando il suo viso a quello della ragazza. Motoko poteva sentire il respiro caldo e regolare di lui. Kiyota era un tipo che alle ragazze bene o male piaceva: gli occhi di un nocciola molto scuro, dal taglio forte, il fisico atletico (anche s non molto alto), la bocca grande, il naso dritto, regolare. Ormai sapeva di piacergli, ma sapeva anche che se Kiyota voleva una cosa sapeva prendersela. La disgraziata, capitombolata fra gli amori passeggeri e passionali di Kiyota, si guardò attorno disorientata…

“Perché piangi Dami?” disse Rukawa affettuosamente, sistemandole la gonnellina che le si era stropicciata [Eh sì! Anche Rukawa ha i suoi lati affettivi, e molto positivi! Ma spesso ci si vergogna di averli…ND Mya - Sigh…snif! Comincio già a commuovermi…voglio la mia mamma!!ND Mitchi - Visto? Ve lo dicevo! Also the hard men cry! ND Mya – No comment. ND Tutti] “Kaede…?” “Sì, dimmi!” “Snif…Ho lasciato le mie penne a scuola…così non potrò fare i compiti e domani il maestro mi darà una bacchettata sulle mani!” disse Dami, la piccola bambina affidata alle mani di Rukawa, con gli azzurri occhioni lucidi e strofinandosi il nasino con la manica. “Su, non fare così…Allora facciamo così: io ti lascio qui, tanto basta che giri là sulla curva, e vai a casa della zia; io intanto ti vado a prendere le penne a scuola. Speriamo che non l’abbiano già chiusa.” Disse Rukawa sorridendole. Dami per lui era come una sorellina, ed era l’unica persona con cui Rukawa comunicava con più di tre monosillabi, o per lo meno fosse gentile. All’inizio aveva deciso di occuparsi di un bambino per rimediare una palanchetta di soldi da baby sitter. Ma poi con il passare del tempo lui piacque sempre di più a Dami, quella mocciosetta viziatella e capricciosa, ma così cariiina! ^_^ E di conseguenza anche il duro Rukawa si era affezionato a lei. “Grazie Kaede!” esclamò la bambina coi codini biondi, buttando le braccia al collo di Rukawa. [Che ovviamente si era abbassato! Ehm…Mitsui? ND Mya - Snif...ND Mitchi - (ha un fazzoletto sul viso e mi fa segno con le braccia di lasciare stare e andare via… andateli a capire quelli che vengono dalla strada! ND Mya)]
Ru inforcò la bicicletta e frettolosamente [Attenzione! Questo genere di azione spedita per lui è memorabile! ND Mya] si avviò verso la scuola. Arrivato davanti al cancello, per fortuna ancora aperto, scaraventò il mezzo addosso alla ringhiera. C’erano ancora alcuni bambini nel cortile, gruppetti sparsi qua e là, che si rincorrevano o giocavano con la palla. Di solito quelli erano i bambini che si fermavano là perché a casa non avevano nessuno ad aspettarli. L’occhio di Rukawa cadde su due figure all’ombra di un’alta magnolia. Rallentò l’andatura. C’era quella ragazza…sì, quella che era sempre lì…a volte era anche prima di lui…Era graziosa. Ma con quel muso sempre duro… il broncio la deturpava! [Parla lui… ND Mya] Gli sembrava di averla già vista in giro per Kanagawa. Lì allo Shohoku, forse? No, non era possibile… se veniva a prendere il bambino a quella scuola probabilmente abitava in quel quartiere, e quindi doveva frequentare il Kainan. Una di quelle persone che incroci sempre ma non conosci mai. Inclinò leggermente la testa e la guardò attentamente: i capelli biondo cenere erano lisci e le arrivavano alle spalle. Le due ciocche davanti erano raccolte all’indietro da una molletta color ferro bruciato. Non era alta, anzi, ma era molto ben fatta! Era esile e snella, e poteva notare gli occhi grigi anche da quella distanza. Quella ragazza aveva come un che…di melanconico. Solo dopo due lunghi minuti di occhiate vide che non era sola: era sovrastata da quel cretino di… “Umpfh… Kiyota. Il cretino n° 1 del Kainan” digrignò fra i denti Rukawa. Serrò i pugni e, dimentico delle penne della piccola Dami, avanzò a gran passi verso la coppia.

“No, Kiyota…Ti prego lasciami stare!” “Oh…non fare la difficile! Dimmi non ti piaccio?” Motoko sospirò, cercando di spingere via quello sbruffone. E poi scusa non era già fidanzato? Povera ragazza… ma come aveva potuto mettersi con uno che ad ogni angolo ci provava con una ragazza diversa? Cercò con lo sguardo il fratello; niente, partito con l’amico! Si guardò attorno e… poche cose la stupivano ma: “Questa è bella! Che ci fa ancora qui quel tipo?” Bè, in quel momento nessuno era indesiderato, e anche se lo conosceva solamente di vista, sperò con tutto il cuore che si dirigesse verso di loro. “E dai Koma, che ti chiedo mai?” disse sempre più insistente e sfacciato Nobunaga. “Adesso basta! Lasciami stare!” esclamò spazientita Motoko, cercando invano di scuoterlo di dosso. “Nobunaga Kiyota!” l’interpellato si girò sorpreso e si ritrovò di fronte a 187 cm di uomo in nero. “Ma chi è, Matrix?” Motoko alzò gli occhi dall’alto in basso, come si guardano i grattacieli, con la bocca semi-aperta. “No, non può essere!” balbettò Kiyota. Poi cambiò espressione, assumendone una assai maliziosa: “Kaede Rukawa…Bene bene. Si può sapere che vuoi da me? Vuoi che ti insegni a palleggiare come si deve, pivello?” Motoko guardò prima l’uno poi l’altro, senza capire. “Ma non farmi ridere, pagliaccio. Vattela a prendere con Sakuragi, dato che siete così intimi… E lasciala in pace.” Kiyota assunse un’espressione minacciosa e spinse via la ragazza. “Guardalo…Hai fatto proprio una faccina angelica…Ma scommetto che sei rimasto bastardo dentro, vero? Mi ricordo bene sai… Io non dimentico. Avanzi una battuta. Sei venuto a regolare i conti?” “No, sono venuto per evitare che tu rovinassi la vita ad un’altra ragazza.” Disse Rukawa, con un espressione per niente serena
“Oh, già… Poverina, dopo due anni e mezzo si ripresenta perché gli ho portato via la ragazza… Mi fai pena, Rukawa. Impara a fare l’uomo.”
“Non voglio che un’altra ragazza debba soffrire. Yuriko… Non sono incazzato perché tu me l’ hai portata via. L’ hai lasciata tre giorni dopo, e per sua sorella, per giunta!”
“Me le hai già date quella volta. E da vile per giunta: il mio polso era rotto. Ora, Rukawa ti ripresenti così? Allora mi prenderò la mia rivincita!” sbraitò Kiyota, con il forno della bocca esteso al massimo.
“Non volevo la sfida. Hai già una ragazza, per una volta tientela stretta, e trattala come si deve.” [Gnam! Il sapore della lotta combattuta! Non manca mai!ND Mya - Già, quella volta su “Un campione e una sorella” nessuno è uscito indenne! ND Mitchi - In particolare tu, si vedono gli effetti! ND Ryota - Snif…Autrice mi prende in giro! ND Mitchi - Su, è il mio protetto lasciatelo stare! Poverino lui, è ancora in sindrome post-trauma! ND Mya]
“Ma fatti i cazzi tuoi! Merda, adesso ti vorresti mettere a fare il santone?” urlò Kiyota. Era a dir poco stupito di essersi ritrovato fra i piedi lo spilungone dello Shohoku. Certo, ora non aveva paura come l’ultima volta che si erano visti. Ora era cresciuto, e per Dio gliel’avrebbe fatta pagare! In fondo che aveva fatto per meritare di essere umiliato davanti alla scuola, davanti a tutti? Gli aveva solo ciavato la ragazza, Yuriko, alle sue spalle! Al tempo era solo un novellino, non ne sapeva niente di risse… Bè, non l’aveva massacrato, ma per essere stata la prima volta che le prendeva seriamente… era stato traumatico! Rukawa guardò per un attimo la ragazza, poi con un solo gesto le fece segno di andare. Motoko non seppe resistere al fascino ammaliante di Rukawa [E chi è? Silvan?ND Tutti-tranne-Rukawa-perché-dorme-mica-per-altro] e corse via fuori dal cancello, fuori dalla scuola, fuori dalla gente, fuori dal mondo. Corse via, corse piangendo, non sapeva neanche lei perché, era stufa di vivere, di annoiarsi, di fare quello che non le piaceva. Sapeva dove andare. Imboccò un sentiero infangato, attraversò un prato, un filare di alberi e poi, davanti al canale che scorreva placido si fermò. Là sembrava che il tempo non passasse mai, che l’uomo non avesse mai toccato la pace del posto. Si distese lungo l’argine scosceso. Sfiorò la superficie immota dell’acqua. Sospirò. “Come sono stupida” si disse. Quel posto la faceva sempre ragionare. Gli uccelli cinguettavano fra gli alberi del filare appena attraversato. Sarebbe stato il momento di dover preoccuparsi per il piccolo Fuji? Naaa, tanto doveva andare dall’amico…

“Te l’ ho già detto Kiyota. Non voglio fare rissa. Non adesso. Non qui.” Disse Rukawa, con un tono flemmatico… o per meglio dire senza tono.
“Ah, ho capito reciti la parte del buono. Ma non è finita qui. Prima o poi ci rincontreremo. E allora ti pentirai di avrmi conosciuto…” disse Kiyota, con un sorrisino malizioso per niente rassicurante.
Magari non l’avessi mai conosciuto “Ahah. Ciao ciao.”
Nobunaga, ancora deciso a provocare Rukawa, per potersi quindi trovare faccia a faccia in uno scontro senza regole, sputò sul manubrio della bici che l’altro stava raccattando dalla ringhiera. Rukawa lo squadrò con uno sguardo che non prometteva niente di buono, pulì la bicicletta con una fogliolina raccolta da terra, montò a partì a rallenting. “Urghh! >< Io quello lì lo ODIO! Uffffff, conta fino a 10…” disse Kiyota, mentre si mordeva insistentemente le nocche delle mani, diventate bianche, da tanto stringeva i pugni. Cercò di contare fino a 10, come gli aveva consigliato di fare il suo psicanalista, ogni volta che avvertiva la crisi di nervi salire. Diceva che così il sangue circolava più lentamente e di conseguenza il cervello riceveva più ossigeno, in modo da rasserenare la persona in questione. Pfù, psicanalisti… Caso mai era lui che doveva farsi curare! Come si chiama la sindrome di quelli che sparano cazzate a raffica? Mhm, doveva domandarlo al Sakuragi prima o poi, che lui di balle se ne intende. 874 numerini dopo il povero Nobunaga si decise che, anche se i nervi erano proprio appena sotto la pelle, la crisi era solo di 4° grado, solo passeggera! “A proposito, dov’è la Komatsu?” disse fra sé, mentre si guardava intorno. “Motoko? … MOTOKO! O mio Budda, quello stronso l’ ha fatta evacuare veramente! Urrrgh!” Ecco, tutto il lavoro di 5 mesi dello psicanalista andato in fumo in 5 minuti. A meno che non fosse piovuto dal cielo un super-cannone gigante, il poveraccio sarebbe caduto dritto dritto tra le braccia delle Furie. Scrutò il cielo per mezzo minuto aspettando il mega-spinello, ma non vedendolo arrivare piantò le unghie nella corteccia della magnolia e cominciò con le testate.

***Pausa***
Mya: Ciao Carissimi Lettori Dipendenti Di FFC, volevo zompare drasticamente all’interno della mia fic,
Tutti: Ma se lo fai già ogni tre righe, gli romperai anche le palle a ‘sti qua che vogliono leggere! –Già tentano il suicidio facendolo-
Mya: >_< ... innanzitutto per salutarvi, ma anche per chiedervi come sta andando^^ E’ ancora all’inizio, ed è meglio che io non stia qui troppo sennò so come finisce… Cioè vi anticiperei tutto! Ecco, già adesso mi sta uscendo dalla tastiera l’informazione che ho già in serbo per voi una bella sorpresina sorpresuccia. Aya lo sa già, perché a lei non sono riuscita a non dirglielo! Uff, un conto è scrivere un conto è parlare… e io a volte proprio non riesco a stare zitta é.è!
Tutti: Eh, già!
Mya: A voi ci penso dopo…
Nobu: Aspetti, aspetti Autrice! Sono qui per lagnarmi!
Mya: E te pareva… 9.9
Nobu: In due parole: fa merda! Cioè, Rukawa sarebbe un buono che fa tutta la parte, il paladino delle pulzelle indifese e così innocente ed ingenuo da farsi fregare la ragazza, da me ovviamente. Ah, anche con un polso rotto riesco a fare conquiste… che volete sono il n° 1! Comunque invece su “Un campione e una sorella” è un fratello bastardo sia dentro che fuori, e rigorista irreversibile. Come la mettiamo?
Mya: Diciamo che non sopporti la parte che ti ho assegnato.
Nobu: Già.
Mya: Tientela e taci.
Rukawa: Tagliamo che prendo il sonno =_=
Mya: Sono proprio una ragazza in carriera sfortunata, se devo essere costretta ad avere i dipendenti che mi prendono continuamente per il culo… ;_; Sigh, sob, Sendino mio consolami tu!


Tutti: Ok, siccome l’Autrice ci e vi ha abbandonati, chiudiamo noi il collegamento. Grazie a tutti e buon proseguimento!!!



 
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