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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: TORA
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: sakka galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 01/06/2005 21:31:37

il mondo verrà totalmente sconvolto dall`apocalittica apparizione di una calamità vivente.......
 
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TORA
- Capitolo 1° -

Un'altra Fic per gli amanti dell'horror!!! è lunga solo un capitolo...ma...chissa forse farò anche un seguito (uh,uh). La dedico a tutti coloro che fino adesso hanno commentato Madness (giusto un po' di tempo fa) e specialmente a quelli appassionati del genere! Buona lettura!! ^o^/

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Tora, il caos strisciante...Io, che sono l'ultimo, parlerò al vuoto in ascolto....
Non ricordo quando tutto ebbe inizio, forse mesi fa. La tensione era al massimo, spaventosa: a un periodo di sconvolgimenti politici e sociali si aggiungeva la strana, indefinibile sensazione d'un orrendo pericolo fisico. Un pericolo enorme, che gravava su tutto, come lo si può concepire negli incubi più angosciosi. Ricordo che la gente andava in giro con facce pallide e preoccupate, bisbigliando avvertimenti o profezie che nessuno osava poi ripetere consapevolmente o soltanto ammettere di aver udito. La terra era oppressa da un mostruoso senso di colpa e dagli abissi fra le stelle soffiavano gelide correnti che favevano rabbrividire gli uomini nei luoghi bui e solitari.
Il corso delle stagioni aveva subìto un'alterazione catastrofica: il tepore dell'autunno indugiava ad andarsene e sentivamo che il mondo, forse l'universo, si era sottratto al controllo degli dèi o delle forze conosciute ed era passato sotto il dominio di entità inimmaginabili.
Fu in un simile momento che, in Egitto, fece la sua comparsa Tora. Nessuno sapeva chi fosse, ma apparteneva all'antica stirpe e aveva i lineamenti di un faraone. La gente si inginocchiava al suo passaggio senza sapere perchè; diceva di essere uscito dal buio di ventisette secoli e di aver udito messaggi che non venivano dal nostro pianeta. Olivastro, snello e sinistro, Tora venne nei paesi sviluppati e si diede alla ricerca di strani oggetti di vetro e metallo, che poi conbinava in strumenti fantastici. Parlava molto di scienza, di elettricità e psicologia e dava tali dimostrazioni di potenza da lasciare ammutoliti quelli che vi assistevano. La sua fama dilagava: gli uomini consigliavano gli uni agli altri di vederlo, ma poi avevano paura. Dove arrivava Tora era la fine della tranquillità e di notte risuonavano grida da incubo. Le urla generate dai sogni non erano mai state, prima d'allora, un problema pubblico, e gli uomini che avevano a cuore la sorte delle cose avrebbero voluto che si potesse proibire alla gente di dormire dopo la mezzanotte; era quella l'ora in cui le urla della città risuonavano più orribilmente sotto la luna pallida; e la luna splendeva sulle verdi acque che scorrevano sotto i ponti e sulle antiche guglie sbrecciate, nello sfondo d'un cielo malato.

Ricordo quando Tora arrivò nella mia città, una grande, vecchia e terribile città di crimini infiniti. Un amico mi aveva parlato di lui - del fascino sottile e irresistibile delle sue rivelazioni - e il desiderio di scoprire i suoi famigerati misteri m'ossessionava. Il mio amico sosteneva che fossero tremendi, ben al di là delle mie più fantastiche supposizioni, e aggiunse che le immagini proiettate sullo schermo, nella sala buia dove Tora teneva le sue conferenze, corrispondevano a profezie che lui soltanto osava fare, e che nella successione dei fotogrammi venisse rubato agli uomini ciò che mai prima era stato rubato loro: ciò che soltanto negli occhi è percepibile. Seppi che in altri paesi si mormorava che chi aveva conosciuto Tora fosse in grado di vedere cose che agli altri erano nascoste....

Nell'autunno sempre più caldo mi spinsi nella notte tra la folla che andava a vedere Tora; mi spinsi nella notte soffocante e salii scalinate interminabili, entrando nella sala stracolma di gente. Sullo schermo vidi esseri incappucciati che si aggiravano tra cumoli di rovine, volti maligni e gialli che sbirciavano dietro monumenti caduti; vidi il mondo lottare contro la tenebra, contro il flagello della distruzione che si abbatteva dallo spazio esterno. Lo vidi girare sempre più veloce, impazzito, sfrenato, intorno al sole che s'oscurava e raffreddava, poi la luce che sfarfallava sullo schermo e nella sala, si addensò follemente sugli spettatori e i capelli della gente si rizzarono, mentre ombre grottesche e apparse all'improvviso si acquattavano sulle nostre teste.
Io, che mi credevo più freddo e meno emozionato degli altri, insinuai con un brivido che eravamo di fronte a un'impostura e che il fenomeno era dovuto all' "elettricità statica"; Tora allora ci condusse allora tutti fuori, giù per scale vertiginose e nelle strade afose e deserte di mezzanotte.

Urlai che non avevo paura, che mai avrei avuto paura, e altri gridarono con me per darsi coraggio...

Giurammo che la città era sempre la stessa, che era ancora un posto per i vivi, e quando le luci cominciarono a spegnersi maledicemmo la compagnia elettrica e ridemmo delle maschere che erano diventate le nostre facce.
Poi ci accorgemmo che dalla luna verdastra scendeva "qualcosa", e quando ogni luce fu spenta e non rimase che il suo fioco chiarore, ci dividemmo inconsciamente in tante curiose formazioni e ci avviammo verso una meta che avevamo l'impressione di conoscere, anche se non osavamo pensarci. Camminando notammo che la pavimentazione era distrutta e solo una traccia di metallo arrugginito indicava il vecchio percorso del tram. Un poco più avanti un tram si era rovesciato su un fianco, malconcio e senza vetri.
Ci dividemmo in gruppi più piccoli, ognuno dei quali trascinato in una direzione diversa. Uno scomparve alla mia sinistra, in una via angusta, lasciandosi alle spalle l'eco di un gemito di terrore; un altro fu inghiottito da un'entrata della metropolitana sommersa fra le erbacce e ci lasciò con una risata folle. Il mio gruppo, invece, fu attratto verso l'aperta campagna e nelle ossa ci si insinuò un gelo del tutto estraneo a quell'autunno torrido. Scivolando nella cupa brughiera vedemmo intorno a noi il biancore infernale della neve, da cui la luna traeva maligni luccichii.
Neve intatta, inspiegabile, spinta dal vento in un'unica direzione, verso un abisso reso ancora più nero, per contrasto, dalle sue pareti scintilanti.

Ora il mio gruppo sembrava l'unico rimasto e, come in un sogno, sprofondò nel baratro...Io ero l'ultimo.

Indugiando, mi trattenni sull'orlo dell'abisso perchè il riflesso verde sulla neve mi agghiacciava e man mano che i miei compagni scomparivano mi pareva di udire un lamento inquietante. Ma ormai non potevo indugiare oltre: come chiamato da quelli che mi avevano preceduto, spinto dalle tremende raffiche di neve, inorridito e tremante per un attimo volteggiai sul cieco vortice......poi precipitai.
Solo gli dèi potrebbero stabilire se fossi ancora lucido o in preda a muto delirio; io non sono che lo spettro di un'ombra che vortica ciecamente oltre le mezzanotti popolate di fantasmi d'un creato putrescente, un cimitero universale dominato dal silenzio e dalla desolazione. La fine giunse col suo arrivo, con le sue false profezie, con le sue blasfeme abominazioni, con i suoi discorsi ammaliatori. Ci ha portato via tutto......e per questo ti odio.....TORA.....


FINE

bè, che ne dite? Fatemi sapere con i vostri commenti!!!!!!!
So che può sembrare strano, ma per scrivere questa Fic ho impiegato molto tempo, quasi due mesi!! (che pena, vero?) Per ultima cosa vorrei ringraziare e salutare rekishi, che mi ha fatto conoscere il sito e "invogliato" a scrivere e pablo metal (siamo una triade inseparabile dove una passa il tempo a scrivere.....si....diciamo minchiate mooolto ma mooolto deliranti, ma che vi consiglio vivamente di leggere, un altro cerca di scrivere qualcosa di più intelligente un po' per compensare e l'ultimo....beh....si limita a leggere..). Scusa reki spero di non averti fatto troppa paura.....VI VOGLIO BENEEEEEEE!!!!!!! ciauzzz ^_^




 
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