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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Neon Genesis Evangelion (Shin Seiki Evangelion)
Titolo Fanfic: GENESI
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: sataneji galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 27/05/2005 07:51:14

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È UN CAP UNICO...
- Capitolo 1° -




GENESI


Luce.

Fu la prima cosa di cui mi resi conto.
Riuscii a distinguerla dall'oscurità.
Mi colpì, accecandomi, infilandosi nella mia testa come una lama rovente.
Sono vivo.
In seguito fu il tempo.
Era il primo giorno. Di cosa, non ne avevo idea, ma avevo l'assoluta certezza che fosse il primo.
fu rapido, e subito le tenebre abbracciarono di nuovo il mio corpo, come se fossi la sua progenie.

Era il secondo giorno.
Lo capii distintamente, non appena la luce si diffuse opaca sul mio viso, attraversando morbidamente
la teca trasparente che mi conteneva.
Vedevo.
Potevo vedere, e non solo percepire luce e ombra.
Vedevo figure oblunghe, bianche, completamente bianche, eccetto una parte situata in alto, nuda
rosea, viscida.
Le vedevo, e loro vedevano me.
le vedevo usare un oggetto simile a loro, ma piccolo e immobile, su una strana tavola, anch'essa
bianca.
Poi, di nuovo il buio.

Il terzo giorno capii.
Capii qualcosa, anche se poco.
Qualcosa o qualcuno stava spingendo nella mia mente dei pensieri.
Compresi, non senza meraviglia, di essere simile a quelle figure bianche, ed ebbi per la prima volta
un primordiale concetto di me stesso.
Compresi la differenza tra un uomo e una donna, compresi di essere una donna.
Arrivarci fu intenso e pesante come un macigno.
Pensavo e continuai a farlo anche quando l'oscurità mi rapì. Mi ponevo domande,mi interrogavo
sul senso della mia esistenza.
Chi ero?
Cosa ci facevo lì?
Dov'ero?
Quando?
Perché?
Le domande fluivano come un fiume in piena, eppure non riuscivo ad ottenere nessuna risposta.

Il quarto giorno vidi immagini diverse dagli uomini bianchi, vidi cose che capii essere penne, fogli,
vestiti, lampadine, liquido amniotico, collegamento celebrale, teca contenimento cavie.
Compresi di essere una "cavia", anche se per quanto mi sforzassi quella parola rimaneva un mistero.
In compenso vidi e capii molte altre cose insieme.
Organi, stomaci, denti, capelli, ossa, sangue, mani, piedi, braccia.

Il quinto giorno arrivò. Continuavo a capire, e anche se non lo volevo, ora conoscevo
il mio nome: Rei, zero.
Ero la prima di una serie di esseri umani ricreati artificialmente, ed ero rinchiusa in una teca di un laboratorio
situato al centro di una cosa chiamata Neo Tokyo 3.
Era la prima volta che usavo quelle parole, e fui sorpresa di conoscerne il significato perfettamente.
Nuove sfumature si diramarono nella tavolozza delle mie percezioni, ed ora ero in grado di distinguere
dettagli altrimenti ignoti. Notai per la prima volta che gli uomini in bianco possedevano tutti una strana foglia
rossa sul loro vestito, anche se non riuscivo a distinguere le lettere che vi erano stampate sotto.

Il sesto giorno mi istallarono delle immagini che chiamai "ricordi".
Uomini, donne, bambini.
Sorridenti, felici, che si abbracciavano baciavano e accarezzavano.
Erano vivi.
Altre immagini, altri uomini che però piangevano e urlavano e uccidevano e stupravano.
Erano sia vivi che morti.
A quella vista ebbi come un tremito.
Conobbi i sentimenti.
Li conbbi tutti, dall'amore che travolge all'odio furioso all'indifferenza gelida, eppure provai
uno solo di quei molteplici e mutevoli stati d'animo, la paura.
Paura.
Di cosa avevo paura?

Il settimo giorno riuscii a muovere leggermente un braccio. Poi l'altro, poi una gamba, ed infine mi resi
conto di poter muovere il mio corpo con la mia volontà.
Mi accorsi che dall'altra parte della teca c'era un uomo in bianco, e il suo sguardo era intriso di paura.
Paura.
Provai ad avvicinare il braccio a lui, ma sbattei contro la teca.
Fu un pò doloroso, ma riprovai con tutta la forza. Questa volta il braccio oltrepassò la teca con facilità,
circondato da una cascata di piccoli vetri taglienti.
Provai altro dolore.
La mia mano era ormai prossima al volto dell'uomo, e lessi nel suo sguardo il terrore che provava nei
miei confronti.
Paura.
Perchè aveva paura?
Perchè anch'io ne avevo?
Eravamo uguali, pensai.
Conoscevamo tanti sentimenti, eppure provavamo solo ed unicamente paura.
Lentamente, la mia mano raggiunse il collo tremante dell'uomo in bianco. Era caldo e umido e si contorceva.
L'uomo urlò, e ciò mi fece male, in un punto che non potevo nè vedere nè toccare.
Desideravo la smettesse, e cominciai a stringere.
Cominciai a stringere.
A stringere.
Stringere.
Uccidere.
- M...Mu...ri...Muo..ri!!
Parlai. Quella fu la mia prima parola, e mi sorpresi del tono rauco e grave della mia voce.
Continuai a stringere, ripetendo quella parola ossessivamente.
- Muori.
All'improvviso, l'uomo smise di muoversi. La faccia era paonazza, e negli occhi iniettati di sangue riuscivo
ancora a leggere il terrore che aveva provato.
Lasciai la sua gola, e il suo corpo cadde rovinosamente a terra, adagiandosi sui cocci di vetro.
Provai a fare un passo. Poi un altro. Al terzo, qualcosa mi trattenne.
Il cavo cerebrale.
Lo strappai via con la mano, e provai molto dolore, anche se una volta vista l'estremità del cavo, molto simile
a una trivella, non provai più molto dolore.
Decisi che dovevo uscire da quel posto. Sapevo dove andare, ma questa volta non me ne sorpresi.
Mentre camminavo, notai che c'erano altre teche, con dentro altri esseri umani, ognuno con il mio stesso nome.
Rei Ayanami.
Sono Rei Ayanami.
Vedendomi riflessa in una teca, mi resi conto del mio aspetto. mi resi conto di essere nuda, e provai lo strano
impulso di coprire il petto e la fessura che avevo tra le gambe.
Tornai indietro, e presi i vestiti dall'uomo in binaco che giaceva ormai esanime.
Lessi la scritta sotto la foglia a voce alta.
- Nerv.
Non appena ebbi finito di pronunciare quella parola, delle luci rosse cominciarono a urlare lampeggiando come impazzite,
seguite da una voce metallica.
-...Allarme grado 1 cavia n.0563 si è liberata probabile errore trasmissione dati priorità assoluta eliminare ripeto...
Provai il forte desiderio di uscire fuori da quell'informe miscuglio di cemento e vetro.
Non seppi spigarmi il perché, ma mi abbandonai a quell'istintivo desiderio, come se ne avessi concepito l'intenzione da
molto tempo.
Feci qualche passo, ma non appena vidi altri uomini in bianco provai l'irrefrenabile impulso di scomparire dalla loro vista.
Paura.
Era la paura che comandava i miei passi. Era la paura che mi aveva fatto uccidere quell'uomo.
Era la paura che manovrava quegli uomini come fossero burattini in mano a un manovratore pazzo.
Riuscii ad evitare che mi vedessero, ma ormai era solo questione di tempo.
Prima o poi mi avrebbero trovata.
Mi avrebbero picchiata, minacciata, rinchiusa dentro una teca, come una mummia dentro un sarcofago.
Avevo paura.
Loro avevano paura.
Loro mi odiavano, e per questo anch'io li odiavo.
Come può un mondo intero essere mosso solamente da odio e paura? Come mai non è ancora amdato distrutto?
Perchè si tenta di mascherare la vera essenza del mondo con bugie e falsi nomi?
Probabilmente per lo stesso motivo per cui io esisto e vivo.
Allora, perché esisto?
Per provare paura.
Ma in fondo, cos'è la paura?

Silenzio. il silenzio cadde improvviso, ovattando tutto ciò che toccava.
Si sentiva solamente rumore ritmato di scarpe che battevano il terreno.
Il suono si faceva sempre più vicino, sempre più vicino, finchè non mi raggiunse.
Alzai lo sguardo per fissare l'uomo che avevo davanti.
Era diverso dagli altri. Era vestito di nero, e una strana barba circondava uno sguardo di un freddo pungente.
Sembrava portasse gli occhiali per contenere quel freddo.
Stranamente, non appena lo vidi provai la curiosa sensazione di conoscerlo da tempo.
Distolse lo sguardo da me, e lo rivolse alle sue spalle. Dietro di lui, intravidi un'altra me stessa. il suo sguardo era simile
a quello di quell'uomo.
- Questa copia è inutile. Sbarazzatevene. Rei, seguimi.
- Si.
Si allontanò, e l'altra me stessa lo seguì docilmente, come un cane seguirebbe il poprio padrone.
al suo posto vennero degli uomini con delle armi. Me le puntarono contro, e fecero fuoco senza esitare.
Non potevo fuggire. Non potevo vivere, non ne avevo il diritto.
Ebbi solo il tempo per un'ultimo pensiero.
Ho davvero paura in questo momento?
Ho davvero paura di morire?
...

Fine.


Bene, spero vi piaccia, anche perchè questo racconto è stato il frutto di una notte insonne,
e non era neppure nato come una fanfiction, ma si sa, una cosa tira l'altra, la protagonista
si chiamava Rei e così è diventata una fanfiction si Evangelion.
Cmq, è solo una versione "beta", infatti ho intenzione di riscriverla e migliorarla il prima
possibile, quindi se trovate errori o incongruenze, fatemelo sapere, sarò ben felice di accogliere
le vostre critiche.

SataNeji




 
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