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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ELANOR (2)
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: elanor82 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/05/2005 21:28:45

versione definitiva!!! nn è vietata ai minori ma attenzione più in là potranno esserci scene un po` violente e qualche scena d`amore!! buona lettura
 
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CAP. 1, CAP. 2
- Capitolo 1° -

Ecco qua la nuova versione di Elanor (quella di prima faceva pietà) Non è cambiata poi molto ma ho aggiunto e aggiustato dei pezzi e ora ne sono davvero molto più contenta!!!
Spero che qualcuno abbia voglia di leggerla (vi preeeeegoooo!!!!!).
Commentate, commentate, commentate, e vi chiedo umilmente perdono per gli errori di grammatica!!!!
BACIOTTI ELA
Presto finirò di scrivere gli altri capitoli!!!
GIURO

Ringrazio tutte quelle persone che leggeranno tutto ciò.


Capitolo1
L’INIZIO, LA FINE E DI NUOVO L’INIZIO.


Un tempo, migliaia e migliaia di secoli fa, la terra era governata da forze soprannaturali: magia bianca e nera, spiriti buoni e maligni vivevano a stretto contatto con gli esseri umani che, grazie a loro erano entrati in possesso di poteri magici tramite unioni più o meno lecite.
Alcuni uomini (e donne), professavano la magia bianca, ed erano esseri umani dal cuore puro e nobile, altri invece erano solo uomini (e donne) corrotti dalle promesse di potere assoluto e ricchezza che gli venivano offerti dagli spiriti maligni in cambio dei loro servigi.
Quest’ultimi aspiravano al controllo sull’intero universo, alla distruzione del bene, al caos totale come unica politica ed infine alla totale soppressione degli esseri umani, tutti considerati creature inferiori e utilizzati solo come strumenti per raggiungere il fine prestabilito.
Lo scopo delle forze del bene, al contrario, era la salvezza e la pace tra tutti i popoli dell’umanità che risultava essere litigiosa e violenta.
Tanto preoccupati per il futuro dell’universo e delle sue creature, quanto decisi a bloccare l’avanzata di quell’esercito maligno, che oramai stava prendendo una posizione molto forte, le forze del bene e gli uomini loro alleati, riuscirono dopo molte ricerche ed altrettante perdite, a trovare un solo ed unico modo per distruggere il male: imprigionare gli spiriti e le forze magiche in una dimensione parallela e deserta, in modo che gli uomini perdessero i loro poteri e riuscissero a non distruggersi con questi.
Purtroppo questa soluzione implicava anche la reclusione degli spiriti buoni, che vollero sacrificarsi per il bene dell’umanità, nonostante molti dubbi, poiché era chiaro a tutti che alla fine, con poteri o senza, i popoli umani si sarebbero fatti la guerra e si sarebbero distrutti, ma non solo, avrebbero distrutto anche la natura che li circondava e che gli permetteva di vivere.

Da allora gli esseri umani, restarono privi d’ogni potere (benigno o maligno che fosse), e con il tempo si perse ogni prova dell’esistenza della magia, al punto che le generazioni successive pensarono che tutto quello che i vecchi immortalavano su pagine di libri, o narravano, altro non erano che storie, miti e leggende da raccontare ai bambini prima di addormentarsi.
Essi cominciarono a cercare un modo che potesse semplificare la loro vita, per guarire dalle malattie che l’infliggevano e per migliorare il loro tenore di vita che in quel tempo era tanto simile a quello degli animali.

Nacquero così la Scienza e la Tecnologia.

Nell’arco di secoli e secoli, gli uomini seppero inventare oggetti utili per la vita quotidiana, e metodi di guarigione che portavano loro salute e benessere.
Purtroppo la scienza e la tecnologia furono utilizzate anche per scopi poco nobili. Anche la terra stessa, come avevano presagito gli spiriti buoni, ne risentì.
Furono abbattute intere foreste per far sorgere immense città, gli uomini avvelenarono i mari, i cieli e i campi, portando la “madre terra” a soffrire di una lunga ed inesorabile malattia, che alla fine avrebbe portato alla morte del globo terrestre.
Gli esseri umani cominciarono, a distruggersi a vicenda per riuscire a conquistare nuove terre, arricchirsi sempre di più, o soltanto per dimostrare quanto forti e onnipotenti fossero, scoppiarono guerre, si sperimentarono terribili virus su intere popolazioni o le sterminarono solo perché non avevano gli stessi ideali, religioni, opinioni di persone crudeli, pazze, e affamate di fama che salivano al potere grazie alla politica del terrore e della menzogna.

Ci fu un uomo in particolare, esso era malvagio ed estremamente spietato, non si faceva problemi ad uccidere a sangue freddo chiunque volesse, o chiunque si mettesse davanti alla sua strada. Quest’uomo non credendo che le storie sulla magia fossero solo leggende, cercò, e trovò le prove di quello che accadde secoli prima.
La prospettiva di diventare un potentissimo mago e riuscire a sottomettere chi voleva, non solo con la tecnologia e la scienza, ma anche con la magia, fece nascere in lui la brama di liberare gli spiriti del male.

Dopo anni e anni di ricerche vi riuscì.

Quell’uomo venne posseduto dal più potente demone che potesse esistere, che trovò in lui un perfetto alleato, in quanto seppur umano era crudele quanto pochi.

Purtroppo la lunga prigionia, debilitò gli spiriti benigni che, durante la permanenza nell’altra dimensione, usarono molta, forse troppa energia, per creare un campo di forza che impedì ai demoni di liberarsi.
Gli spiriti maligni, approfittando della situazione, cominciarono a fare razzie d’ogni genere, uccisero, distrussero ciò che poterono, comandati dall’essere nato dall’unione tra l’uomo fautore della liberazione degli spiriti, e dal potente demone…questa creatura venne chiamata “Il Generale”…l’Armata delle Tenebre, ricominciò la sua avanzata.

Le grandi città furono distrutte, lasciando al loro posto rovine e disperazione, la scienza e la tecnologia ben presto risultarono inutili contro quegl’esseri. I pochi umani sopravvissuti a quel massacro, donarono parte della loro energia vitale alle forze del bene che attinse potere (anche se poco) dalla poca natura rimasta viva…si diede così inizio ad una lunga battaglia
Questo non servì a distruggere quell’esercito oscuro…no…ma riuscì ad indebolirlo e per parecchio tempo il male si assopì nell’attesa di ricominciare la sua opera di distruzione.

Passarono anni, non so ben dire quanti, ma la natura era ricominciata a rinforzarsi aiutata dalle forze del bene, gli esseri umani si moltiplicarono, quasi scordarono gli insegnamenti della scienza, ma vivevano bene, in pace (o quasi) con la natura, e con gli spiriti, molti avevano acquistato poteri, ed insegnavano ad altri come usarli. E tutto sotto l’occhio vigile delle creature magiche.
Qua ha inizio la mia storia, una storia che come tante è già stata raccontata, una storia di magie, incantesimi, amori, e dolori, ma soprattutto la storia di…

…ELANOR…

_______________________________________________


Capitolo 2
IL RITROVAMENTO


Nonostante Elanor mise tutto l’impegno che poteva per non far cigolare il cancello della casa, questo emise, al suo tocco, un terribile stridio.

“Dannato cancello, giuro che appena becco Jim e Sonny gli faccio passare un brutto quarto d’ora, avrò detto almeno quaranta volte di dare l’olio ai cardini, ma loro…no, macchè…da una parte gli entra e dall’altra gli esce!!!” disse fra i denti “Spero solo che non abbia svegliato Bat!”

Neanche fece in tempo a finire la frase che nella foschia mattutina ecco spuntare un bestione bianco, tutto pelo e ciccia, che correva verso di lei abbaiando felice…era Bat!

L’appellativo Bat deriva da Batuffolo, si, perché se ora il cagnone era davvero enorme, quando arrivò nella casa degli orfani di Rosetown sembrava proprio un batuffolo di cotone bianco, e così fu chiamato! E ora dopo due anni il giovane e forte cane, oltre ad essere il divertimento degli ospiti di Villa Beth, aveva sviluppato un udito finissimo, ad ogni movimento, era pronto a scattare all’attacco. Se la persona che creava un qualsiasi rumore sospetto era uno dei suoi padroni, lui gli andava incontro scodinzolando felice in cerca di coccole facendo le feste, ma se solo si accorgeva che la suddetta persona non faceva parte dell’elenco d’individui che era ben impresso nella sua memoria da cane da guardia…beh…diciamo che non era accolto in modo tanto festoso.
Come tutte le mattine, quando sentiva Elanor uscire per la sua “passeggiata mattutina”, le andò subito incontro, cominciò a saltare dalla gioia e a guardarla con occhi imploranti che supplicavano di portarlo con lei! Come tutte le mattine, la ragazza, piuttosto che fargli svegliare tutti con i suoi latrati, lo portò con se.

Elanor, diciottenne da poco più di tre mesi, fu la prima ospite di Villa Beth.
Fu proprio per la promessa fatta ai genitori della ragazza, in punto di morte (Prendersi cura della bambina fino a quando ce ne sarebbe stato bisogno), che un uomo di nome Maximilian, detto Max, entrò in possesso di numerosi ettari di terreno, in un luogo alquanto solitario. In una porzione di quest’area vi costruì quella che fu chiamata “Villa Beth”, la casa degli orfani di Rosetown…quel che rimaneva del terreno, non erano altro che un grandissimo bosco che Maximilian decise di lasciare intatto, un campo che fungeva da orto e adiacente a questo, un grande prato per far pascolare gli animali che condividevano la vita di tutti i giorni con lui ed i bambini che dimoravano nella fattoria. Bambini senza nessuno, che Max toglieva dalla strada e chissà che fine avrebbero fatto se fossero rimasti lì dove li aveva trovati.

Sedici anni trascorsero dall’edificazione di Villa Beth (che prendeva il nome da Elisabeth, la madre d’Elanor), bambini e bambine diventarono giovani uomini e giovani donne in quella tenuta, e tutti, prima o poi se ne andarono lasciando parte del loro cuore in quel luogo, tutti tranne Elanor.
Max era l’unico legame che le rimaneva, il migliore amico dei suoi genitori, il suo tutore lui l’aveva cresciuta dopo la loro morte e lei sarebbe stata lì ad aiutarlo, e a prendere il suo posto una volta che lui non sarebbe più stato in grado di dirigere Villa Beth.
Nel tempo in cui si svolge questa storia, gli abitanti della casa degli orfani, erano in tutto otto, nove con Bat: Mike, 17 anni; occhi nero pece, capelli castani che scendevano mossi appena sopra le spalle, carnagione ambrata, fisico imponente, temprato dalle avversità che aveva dovuto attraversare nella sua vita. Max l’aveva trovato quando il ragazzo aveva dieci anni, e da cinque lavorava come uno schiavo in una cava di rena, dovendo sopportare soprusi di ogni genere nei suoi confronti. In quella miniera, ce l’aveva sbattuto suo padre, sotto “suggerimento” della sua donna, sposata poco dopo la morte di sua madre, avvenuta per una malattia misteriosa, quando Mike aveva due anni e per i tre anni successivi aveva subito cattiverie di ogni genere da quella donna, mentre suo padre era troppo impegnato a sperperare tutti i soldi della famiglia nel gioco, e nel bere, per potersene accorgere (sempre che gliene fregasse qualcosa). A dispetto di quella vita, da animale (anzi peggio), Mike era diventato un ragazzo forte, non solo fisicamente, il suo cuore era rimasto limpido e semplice, avrebbe dato tutto per un amico. Appena entrato a “Villa Beth”, aveva dato tutto l’aiuto possibile, con gli animali, con l’orto e con i lavori di manutenzione della casa, sembrava non stancarsi mai.
C’era anche Monique 15 anni, occhi verde bosco, era alta per una ragazza della sua età, il suo viso era gioviale e un bel rosa colorava le sue guance i suoi capelli erano color del grano e cascavano lisci fino al fondo schiena, timidissima e molto dolce. I genitori di Monique, erano fornitori di farine e cereali, e spesso facevano visita, insieme alla loro bambina (che allora aveva due anni), a Max e Elanor con il loro carro, trainato da un bellissimo stallone marrone. Fu proprio quello splendido animale a decretare la fine dei due consorti. Un giorno, in prossimità della “fattoria”, il cavallo s’imbizzarì, facendo perdere il controllo del carro, il padre e la madre di Monique morirono in quell’incidente, la bimba si salvò, perché il corpo di sua madre le fece da scudo. Da quel giorno Max la prese con se, visto che non aveva nessun altro parente in grado di occuparsi di lei.
A pochi mesi dalla loro nascita, arrivarono Jim e Sonny. Gemelli, due caschetti biondissimi facevano da cornice a due sguardi color grigio, vivaci e furbi come faine. Li avevano condotti lì degli zii, questi avevano detto che i loro genitori erano scomparsi nel nulla, e che loro non potevano occuparsi anche di loro visto che sua zia, sorella gemella della madre dei fratellini era rimasta gravida per quattro volte, e che tutte e quattro le volte erano stati parti gemellari (diciamo un vizio di famiglia). I due gemelli si dimostrarono da subito due vere pesti, ne combinavano di tutti i colori assieme, facendo dispetti a chiunque e quando vedevano Elanor arrabbiata (il che per merito loro succedeva spesso), se la filavano, per via delle sue ramanzine colossali, ma in fondo erano buoni, e sapevano farsi perdonare sempre.
Gemma e Erick, lei 3, lui 2 anni, entrambi avevano avuto la stessa sorte, abbandonati nella notte, da madri sventurate, a poche ore dalla propria nascita, davanti al cancello di Villa Beth, con un biglietto che chiedeva di prendersi cura del neonato. Ora come ora erano i più piccoli e i più coccolati da tutti.
Max, il fondatore di Villa Beth, era un bell’uomo, molto alto, aveva superato sicuramente e abbondantemente la cinquantina, ma nonostante questo il suo corpo era agile e forte, i capelli erano ben curati e brizzolati, gli occhi castani dalla forma leggermente allungata, che sembravano esprimere tutta la gentilezza e l’intelligenza di quell’uomo, così saggio a volte, da sembrare antico come il mondo.
Infine c’era Elanor, lunghi capelli color cioccolata che gli arrivavano alla vita, occhi verdi come la giada, il suo viso come quello di Monique aveva un delicato colorito roseo, in lei c’era qualcosa di speciale, tutti glielo dicevano, ma a quelle affermazioni, faceva spallucce e diceva che lei era come tutti gli altri, ne più ne meno.

La giovane donna aveva un abitudine, da sempre per quanto poteva ricordarsi, di alzarsi con le prime luci dell’alba e camminare nel bosco, ogni volta che il tempo lo permetteva, quando ancora il sole non s’era alzato, ma una fioca luce cominciava a spandersi nell’aria, fino a raggiungere il lago che segnava il confine nord-est del loro appezzamento, e sulle rive di quel lago aspettava il sole, respirando l’aria satura di rugiada, immersa nei suoi pensieri.
Quella mattina uscita dal cancello insieme a Bat, avvertì uno strano brivido lungo la schiena, una strana sensazione che le diceva che sarebbe successo qualcosa quel giorno, ma subito si scrollo dalla mente quel pensiero, dandosi della stupida, incolpando il freddo che cominciava ad arrivare alle porte dell’autunno, si accorse che anche Bat era piuttosto agitato, ma si sforzò di non farci caso e continuarono a camminare inoltrandosi nel bosco.

Tutto, intorno a lei, sembrava addormentato ed era avvolto da una leggera nebbiolina, un filo di vento accarezzava le chiome degli alberi quasi ingiallite. Elanor adorava quell’atmosfera, ogni odore, ogni rumore, ogni colore, ogni piccolo dettaglio della natura che la circondava le faceva palpitare l’anima…ma, più di tutto, era con il lago che sentiva una vera simbiosi, un’unione tra lei e quelle limpide acque in cui si era tuffata innumerevoli volte.
Non vedeva l’ora di raggiungere il “suo” lago, ma ad un certo punto Bat, che si era leggermente allontanato da lei cominciò a comportarsi in un modo strano, abbaiava, quasi ringhiava contro qualcosa.

“Ma cosa avrà Bat stamattina?!” pensò, mentre il brivido che aveva avvertito poco prima si rifece spazio lungo la sua schiena, corse verso il cane.

In un angolo del bosco, tra le radici di un grande albero, Elanor intravide una figura...inerte...quando si rese conto di ciò che aveva di fronte trattenne a stento un grido, spaventata da quello che le si prostrava davanti agli occhi .
Era un giovane uomo ed era completamente ricoperto di fango e sangue, e quel sangue usciva dalle numerose ferite che gli ricoprivano completamente il corpo.
Dopo un primo momento di paura, Elanor prese coraggio e gli si avvicinò, non capiva come fosse arrivato lì, non poteva essere arrivato dal fiume, conciato a quel modo non sarebbe riuscito a fare più di un passo, e il resto del terreno era recintato perché a Max non piacevano gli sconosciuti e gli dava fastidio che entrassero nella tenuta senza permesso, il più delle volte per cacciare di frodo le creature che abitavano quel luogo…quello che Elanor non capiva, era come avesse fatto a ridursi così.
Pregò che quello strano giovane non fosse morto, ma mentre avvicinava la sua mano al collo dell’uomo per accettarsi se fosse vivo o meno, quello si svegliò di soprassalto per qualche secondo, guardando la ragazza con occhi sbarrati e respirando a fatica.

“Mo-Mor-Morcehton!” esclamò prima di riperdere i sensi.

“Sta delirando! Mio Dio ha la febbre altissima” disse Elanor tra se e se mentre passava una mano sulla fronte sporca di sangue del giovane “E ora cosa faccio e come faccio?!” pensò. Aveva indubbiamente bisogno di cure, non sarebbe riuscita a portarlo di peso fino alla casa, ma non si sentiva neanche di lasciarlo solo, ma non poteva farne a meno. Si tolse il mantello che le copriva le spalle e glielo appoggiò sul corpo in un tentativo di ripararlo dal freddo, disse a Bat di restare con lui e corse verso Villa Beth.

Arrivata di corsa alla casa si diresse verso la camera di Maximilian, chiamandolo a gran voce, inciampando su parecchi mobili della cucina, che dall’entrata posteriore della casa, portava al primo piano dove erano sistemate alcune camere da letto, e svegliando tutti gli altri.

“Ma che cavolo sta succedendo Elanor!?!” esclamò seccato Sonny, spettinatissimo e pittuosto assonnato, uscendo dalla sua camera infastidito per l’insolita sveglia.

“Ti pare il caso di cominciare a fare l’isterica di prima mattina!?!”Spuntò fuori Jim , spettinato, assonnato e seccato anche lui.

Elanor non li sentì neppure, piombò in camera di Max, decisa a svegliarlo. Appena in grado di capire qualcosa, l’uomo, le disse di quietarsi e di spiegarli tutto quello che era successo.

Ancora affannata per la corsa pazzesca, spiegò tutto, non sapeva più che fare, era incredibilmente preoccupata senza quasi vederne il motivo. Max cercò di calmarla, anche se il suo viso nascondeva una strana preoccupazione, soprattutto dal momento in cui Elanor pronunciò il nome che il ragazzo aveva articolato in quel momento di coscienza.
A quel punto tutti i ragazzi presenti a “Villa Beth” erano completamente svegli.
Max, Elanor e Mike, attaccarono una carrucola che fungesse da barella, ad un cavallo e si avviarono verso il luogo del ritrovamento.

 
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