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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: ...UHM....BOHH...
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: velechan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/05/2005 19:10:19 (ultimo inserimento: 25/05/05)

leggete e scoprirete!!!!commenti please...
 
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PART ONE
- Capitolo 1° -

Diciamo che è una storia con riferimenti al passato.. Ci sono parti del narratore esterno e parti di diario..La storia sarebbe ambientata nel 2007, ma questo Diario lei lo tiene solo nel 2011 o qualcosa di simile...

Part One

"Era un giorno tranquillo, normale come tutti. O almeno per gli altri. Giulia stava seduta sul pavimento, con una maglietta nera e bianca che le arrivava fino ai fianchi, dei pantaloni che fungevano quasi da mutande (per quanto fossero o sembrassero erano comunque pantaloni), neri, e dei calzini di lana pesanti, bianchi, nonostante il periodo caldo e afoso. Era estate, Giugno. Lei era lì in casa, stava leggendo. Leggeva "Il nome della rosa" che le era stato consigliato da alcuni amici, o meglio, da alcuni genitori di amici. Non era neanche alla cinquantesima pagina che chiuse il libro e lo ripose poco delicatamente nella scatole che stavano per essere chiuse. L'unica cosa che era rimaso in quella casa era solo la poltrona, anche se mezza smontata pure quella. Sapeva che oggi sarebbe stato tutt'un altro giorno, non sarebbe andato tutto come sempre. C'erano mucchi di scatole ormai chiuse con scritto o "Elettrodomestici" oppure "Vetro". Giulia stava ripassando ancora una volta le pareti di quella casa, in modo da non scordarsele più. Ma da un lato se le voleva dimenticare. Quelle mura erano state testimoni delle più atroci volenze, secondo lei, dei peggiori ricatti e delle più tristi storie. La sua ad esempio. Ma, anche se in rari casi, quella casa aveva anche visto il lato dolce della situazione. Aveva visto molte cose, forse più negative che positive. Per questo da una parte voleva dimenticare e dall'altra voleva ricordare. Per sempre. 'Come pensano che ora io stia così, indifferente a tutto e a tutti? Sono diciannove anni che vivo in questa casa. Forse mi mancherà. O forse no. Ma in fondo a nessuno è importato, non hanno chiesto il mio permesso, non hanno detto nulla. Hanno solo agito. Come loro solito.' Attraverso questo pensiero c'erano tanti riflessi e ognuno di essi le si manifestò molto veloce e molto confuso. Come si può pensare a tante cose quando hai poco tempo per farlo? Sul suo viso, anche se nessuno poteva vederlo, apparsero tutte le emozioni possibili, tutte in cinque secondi. Anche le pareti della casa erano state testimoni di qualcosa di diverso. Da quando era nata, Giulia aveva lasciato che le emozioni passassero, una ad una, distinguendole, ma ormai non c'era più tempo, non aveva più tempo. Non esisteva il pensare a qualcosa se ci metti più tempo a pensare di farlo che pensarlo e basta. Lei era ancora lì. Ma tra poco li non ci avrebbe più messo piede. Improvvisamente la porta si spalancò. Giulia potè vedere molta polvere che si alzava e si rifletteva caldamente sulla luce del lampadario, acceso nonostante fosse giorno. Era sua madre. Sua madre era una donna parecchio più bassa di lei, circa di quindici centimetri ed erano completamente diverse. Avevano gli occhi e i capelli di colore completamente differente, e soprattutto non avevano esattamente gli stessi pensieri. Non che si odiassero, ma c'era stata sempre questa leggera ombra di tenzione tra le due, ignare ancora adesso, di chi o cosa sia l'altra. In fondo si volevano bene, ma non esponevano i proprio pensieri l'una a l'altra. La madre ogni tanto tentava di farlo, ma la figlia, oltre a non volere si sentiva a dir poco imbarazzata. Non era una di quelle che pensavano che la propria mamma è tua amica. E quasi come al solito quelle due non si rivolsero la parola. Giulia la guardò con indifferenza, mentre lei prendeva le ultime scatole rimaste. Giulia si sentiva così isolata, più adesso che mai. Dietro la madre entrò il padre con la quale Giulia aveva dei rapporti migliori, anche se il padre lo considerava solo per quello che era. Quest'ultimo le disse soltanto: "Quando sarai in Canada sarà tutto diverso, tutto, completamente. So che è uno scoinvolgimento della vita ma non possiamo fare altro." Giulia non si mosse, si mise solo dei pantaloni più pesanti, le scarpe ed uscì di casa. Quella era l'ultima volta che ci avrebbe messo piede. Non ci sarebbe entrata più, mai più."
"Diario del 20 Settembre 2011:
'Ero appena uscita di casa. Era l'ultima volta che ci avrei messo piede. Ma sono uscita tranquillamente, come facevo di solito, come se poco dopo dovessi rientrare. Ma non sarei tornata più. Come al solito io e mia madre non ci eravamo dette mezza parola. Prese soltanto le ultime scatole e le portò sul furgone. Mio padre era entrato poco dopo di lei, credo per finire di smontare la poltrona, e credo di averlo odiato più lì che in qualsiasi altro momento. Non potevano chiedermi di lasciare l'Italia, stavamo parlando di un cambiamento di stile di vita, un cambiamento di lingua, un cambiamento di moneta, un cambiamento di tutto quello per il quale ero vissuta fino a quel momento. Come se sapessi l'Americano alla perfezione. Certo, dialogare dialogo anche troppo bene, ma con chi l'avrei parlato l'Italiano? Non ci sarebbe stato più nessuno. Io sarei rimasta lì e magari avrei dimenticato parte dell'Italiano. Stavo pensando a tutte queste cose, ma sul mio viso non appariva espressione, ero completamente apatica. Finalmente, mio padre aveva finito di mettere nelle scatole il resto del divano, è sceso, ed è entrato in macchina, e ce ne siamo andati. Non sapevo se avrei più rivisto quella casa, quella via o addirittura quella città.
Mia sorella aveva tredici anni, ma secondo me era ancora troppo immatura per la sua età. Era il tipo di sorella che mai vorresti avere. Forse l'unica cosa che non mi dispiaceva era quella. Lasciare mia sorella non sarebbe stata una grande perdita. Diciamo che non la odiavo e non le volevo troppo bene. Mi era indifferente come la prima persona che incontri per la strada e non si sa perchè le sorridi automaticamente senza mai averla vista prima. E così da saliti in macchina, mia sorella Jessica non ha fatto altro che prendermi in giro, per poi non si sa cosa, per tutto il tempo. veramente pensavo che quella ad essere messa peggio fosse lei, ma a quanto pare lei riusciva sempre a rigirare qualsiasi fatto e trasformarlo da negativo a positivo, e viceversa, dipende da chi era il soggetto della situazione. Così ho rinunciato a farla stare zitta dopo vani tentativi e i miei genitori continuavano a dare la colpa a me. O per esserle stata di cattivo esempio o trovando la solita scusa del "ma lei è più piccola". I genitori a volte non vogliono capire, a meno che anche loro non ignori il fatto che lei abbia tredici anni e non dieci di meno, cosa che alle volte sospetto. Decisi che non volevo sorbirmela per altre bendette tre ore e mezzo, quindi ho preso il lettore CD e il porta CD frugando tra i miei vari dischi, anche se in realtà sapevo benissimo quale prendere. Tirai fuori "Still Not Getting Any..." dei Simple Plan e mi misi ad ascoltare "Welcome To My Life" a ripetizione. Più la ascoltavo e più l'amavo quella canzone, non mi stancava mai, era qualcosa di micidialmente contagioso. Poi era adattissima ad un momento del genere. In realtà sarebbe stato adatto anche precedentemente, ma forse ora più di prima. Dopo venti minuti stavo ascoltando sempre quella canzone, Jessica mi guardò con aria sospetta e mi stoppò il CD nel bel mezzo della canzone. La fulminai, ma non servì, in faccia aveva sempre stampato quel sorrisino da demente, che le veniva spesso quando faceva delle stronzate del genere. Persi le staffe, perchè tolleravo di tutto, ma non che mi si stoppasse una canzone mentre la ascoltavo. Odiavo questa cosa e lei lo sapeva benissimo. Le tirari una manata sulla testa, iniziò ad urlare e logicamente i miei mi dettero la colpa. Poco male. Stava iniziando a piacermi a poco a poco di più questa cosa che sarei andata in Canada. Almeno non ci sarebbe stato nessuno che mi avrebbe detto cosa fare e cosa no. Ricominciai a riascoltare il CD, sperando che quell'idiota di mia sorella non interrompesse di nuovo e per fortuna non lo fece. Mi addormentai poco dopo e mi risvagliai circa dopo tre ore. Eravamo quasi a Milano. Dovevano mancare si e no venti minuti. "Allora, come ti senti?" mi chiese Jessica col suo solito sorriso da ebete: "Secondo te come dovrei sentirmi?" "E io che ne so, sei tu quella che va in Canada mica io. Ma il Francese lo sai parlare?" "Certo che no, il Francese non mi piace. Guarda amore che lì parlano anche l'Americano, lo sapevi?" "Ma parlano anche il Francese." "Io mica ho detto che non lo parlano. E poi solo nel Quebec parlano il Francese. O qualcosa del genere..." "Già, il punto è che tu vai lì." "Senti cosa devo fare per farti stare zitta?" lei pensò un minuto, le leggevo benissimo in faccia che non sapeva cosa rispondere. Infatti disse tutt'altra cosa: "Be', auguri." Sospirari, cercando di trattenermi dal non picchiarla. Mi accorsi intanto che il CD era finito da un bel po', quindi lo cambiai. Ne misi uno dei Blink-182, "Enema Of The State", anche se l'avrei ascoltato solo per poco.
Erano incredibili i gusti musicali che avevamo in famiglia. Direi che c'era corrispondenza zero. Mia madre ascoltava Sting, Beatles e Bruce Springsteen. Mio padre Rolling Stone, Eurytmics e altre cose che a me erano abbastanza ignare. Mia sorella era la peggiore di tutte. Si è messa ad acoltare i Blue da quando aveva undici anni, poi Britney Spears, Jennifer Lopez, Christina Aguilera, Kylie Minougue, Backstreet Boys e passando di male in peggio, cose italiane come Paolo Meneguzzi, Tiziano Ferro, Luca Dirisio, Le Vibrazioni... L'unico gruppo normale che ascoltava erano i Subsonica, a me piacevano poco, ma sempre meglio degli altri. Lei era pop 100% mentre io non lo sopportavo. E neanche adesso. Io ascoltavo cose più tipo Simple Plan, Green Day, Blink-182, Good Charlotte, The Used, My Chemical Romance (che Jessica criticava continuamente perchè diceva che erano dei drogati), Reset, Box Car Racer, Rancid, New Found Glory, Sex Pistols, Foo Fighters, Lit, Sum 41... Ascoltavo anche i Metallica, anche se non erano esattamente il mio genere, mi piacevano anche se con St. Anger erano molto calati. Tutte queste band mia sorella non li conosceva, o li criticava appunto, o diceva che le canzoni facevano schifo ma il cantante era figo, cose che ho sempre odiato in lei... Oppure nel migliore dei casi non diceva nulla ma guardava solo una foto facendo una faccia, tipo quando io guardavo una foto dei Blue... Queste cose non mi sarebbero per niente mancate. In Canada, magari, incontravo qualcuno di diverso, come me. Magari.'"

The End Of Part One

 
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