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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Captain Tsubasa (Holly e Benji)
Titolo Fanfic: COMPLICATED
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: mandysweetlove galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 08/09/2002 16:26:52

iris, è una ragazza difficile. imparentata con un membro della newteam si reca a fujisawa per dimenticare una storia passata....
 
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IRIS- UNA RAGAZZA DIFFICILE
- Capitolo 1° -

La luce accecante del neon le feriva gli occhi già arrossati dalle lacrime...
Debolmente si scostò una ciocca di capelli dorati dal viso...
Un uomo in bianco le parlava con gentilezza guardandola attraverso la montatura spessa degli occhiali...
"sei sicura di quello che stai facendo, piccola? Non tutto è perduto..."
Lei non rispose, solo piangeva...piangeva e non poteva fermarsi...
Quello era il giorno in cui i sogni finivano...
Quello era il giorno in cui pagava per tutti i suoi errori.


Complicated


Capitolo 1 : Iris - una ragazza difficile

La ragazza dall'aria imbronciata osservava il via vai di gente davanti a lei con strano interesse, pigramente appoggiata alla vetrina di un lussuoso negozio d'abbigliamento. Dove diavolo poteva essersi cacciato? Non era da lui arrivare in ritardo e poi sapeva che lei era sempre puntualissima e detestava aspettare.... Mah, possibile che in nove anni che non si vedevano fosse cambiato tanto? Certo, lei era cambiata....
"ehi, signorina..." la chiamò una voce austera, lei si girò e vide davanti a lei una signora chiaramente anziana ma comunque conservata bene. La fissò incuriosita senza aprir bocca; quella capì chiaramente che non voleva parlare ma continuò imperterrita "se sta qui davanti, la gente non può vedere la roba esposta", la informò con sufficienza; la biondina mormorò fievolmente uno *scusi * molto poco mortificato e si mise in movimento. Se Bruce non va alla sorellina, la sorellina va a Bruce, si disse facendosi strada quasi a spintoni fra la gente e fissando un punto indefinibile davanti a lei; improvvisamente la sua attenzione venne catturata da una donna che si avvicinava. Le sue movenze da diva e il sorrisino falso la infastidirono parecchio e non appena le fu vicina le strappò un capello ,chiaramente ossigenato, con un rapido movimento del braccio; "avevo visto un pidocchio" l'unica scusa plausibile che riuscì a trovare, quella la fissò contrariata "sei una stupida puttana" sibilò prima di andarsene. E tu in fatto di puttane ne sai qualcosa... pensò ridacchiando di gusto; in realtà si pentì quasi subito del suo gesto, lei non era cattiva, ma la tentazione era stata forte...certo non le sarebbe piaciuto che qualcuno la definisse una stupida ragazzina arrogante, ma ...se era davvero così non poteva farci niente. Nel silenzio regnante sulla stradina risuonava imperioso il battito dei suoi tacchi vertiginosi, ormai non faceva più caso al fastidio che le arrecavano, o meglio dopo diciotto ore passate con quegli affari addosso sprofondata sugli scomodissimi sedili di un aereo, nulla poteva più turbarla. A dire il vero era abbastanza difficile che qualcosa attirasse la sua attenzione: a lei non interessava niente di nessuno; erano poche le persone che degnava della sua presenza, e poche quelle con cui parlava...poche...e per la maggior parte sbagliate. Ma anche una menefreghista come lei sentiva il bisogno di alleviare la propria solitudine...anche se in genere si procurava da sola. Quand'era in Italia aveva parlato molto raramente anche con i parenti meno stretti, sebbene quelli cercassero sempre di impicciarsi dei suoi affari; odiava che qualcuno entrasse di prepotenza nella sua vita privata, perché appunto era *lei * che doveva selezionare gli individui ai quali era concesso di penetrare nel *suo * mondo di sogni...
Arrivò davanti ad un grande campo di calcio, per fortuna non c'era voluto molto come aveva temuto, era da molti anni che non veniva in Giappone, ma comunque la strada era venuta automaticamente. Laggiù si stava allenando la nazionale giapponese; entrò e si diresse verso la panchina occupata da alcune ragazze, la prima a notarla fu una biondina dagli occhi scuri, con delle curve molto significative nonostante l'altezza
"ciao" la salutò amorevolmente,
"ciao" rispose lei sorridendo.
"hai bisogno di qualcosa?" intervenne una brunetta apparentemente poco disponibile guardandola con aria di sfida e guadagnandosi subito un'occhiataccia da parte della compagna
"sto cercando il mio fratellastro" la informò Iris senza scomporsi continuando a comportarsi gentilmente; la brunetta si rasserenò e la invitò a sedere
"scusami, sono stata brusca, come ti chiami?"
"Iris" disse tendendole la mano " e tu?"
"Patty" rispose stringendola "e lei è Amy" continuò indicando la biondina con gli occhi marroni.
"il tuo fratellastro allora è un giocatore?"
"si Amy..." spostò lo sguardo sugli undici idioti che calciavano la palla come animali
"il mio fratellastro è Bruce Harper" annunciò con solennità
"COSA?!" l'urlo di Patty, oltre a forare i timpani delle povere ragazze, richiamò l'attenzione dei giocatori .
"IRIS!" gridò un buffo omino correndole in contro a braccia aperte, lei si alzò e cercò di arrivare verso di lui prima che potesse cadere e massacrarsi la faccia essenziale per difendere la porta dalle pallonate; si lasciò abbracciare di slancio e sollevare almeno trenta centimetri da terra, certo che il fratellino aveva messo su un bel po' di muscoli.... L'intera squadra si riunì attorno a loro, orrendo, *detestava *che la osservassero in certi momenti, Bruce,beh...quello era il solito esibizionista!!
"Quando sei arrivata?...oops..." si bloccò sul momento
"già...quando sono arrivata...ma non dovevi venire a prendermi?"
"non è colpa sua" s'intromise il numero 12. Iris lo squadrò attentamente: alto, quasi quanto lei nonostante fosse giapponese, fisico robusto e muscoloso proprio come le piaceva, occhi e capelli castani ed una voce suadente...
"sono Philip Callaghan, scusa ma l' ho trattenuto io mentre cercava di non farmi andare in porta..." la informò incontrando per caso gli occhi azzurro-verde acqua della ragazza e stringendole la mano. Avvertì un calore incredibile provenire dalla sua pelle, e continuando a fissarla sentì uno strano brivido, dovuto non solo al contatto ma anche allo sguardo della giovane donna. Non lo guardava con aria di sfida, sembrava solo incuriosita, ma anche solo il fatto che qualcuno potesse fissarlo negli occhi nonostante l'aria da duro che si creava lo faceva sentire...indifeso...certo non era la prima volta che capitava.
"Ah, ho capito...scusami tu" gli intimò "comunque sono Iris"
"piacere di conoscerti"
"piacere mio" sulle sue labbra si accese un sorriso dolcissimo; ma come era nata, quella piccola, meravigliosa fiamma, si dissolse subito.
"Allora, sorellina: quanto resterai qui?" esordì Bruce, cingendole le spalle,
"mah, non saprei...mi piace il Giappone...
"a me piace stare con te" con la rapidità di un fulmine le pizzicò i fianchi e scappò in campo prima che quella lo assordasse con urlo disumano e lo scannasse.
"Maledetto crumiro!" gli gridò Iris con tutto il fiato che aveva in gola; l' intera squadra e le manager scoppiarono a ridere prima di riprendere i loro posti. La giovane donna tornò a sedersi fra Patty ed Amy
"quanti anni hai?" le chiese la brunetta
"v-ventiquattro..." bisbigliò Iris sorpresa dalla dolcezza della fanciulla che prima quasi la spennava
"come noi tutti praticamente..."
"già"
"se non siamo troppo indiscrete, ci spiegheresti la storia della sorellastra? Sai Bruce non ne ha mai parlato..." intervenne Amily che nel frattempo era rimasta zitta
"si, allora..." si tolse l'orologio ed iniziò a trafficare, non si era preparata al discorso, e la storia era piuttosto lunga.
"dovete sapere che il vero padre di mio fratello è morto in un incidente stradale molto tempo fa, allora sua madre, che sicuramente conoscerete, sposò MIO padre, un giornalista italiano venuto in Giappone per lavoro e rimasto anche lui vedovo, però a causa di una malattia. Lui aveva già una figlia..."
"ed eri tu"
"esatto Patty, io Bruce avevamo la tessa età e andammo subito d'accordo; i nostri genitori invece iniziarono a litigare e divorziarono quando noi avevamo circa quindici anni. Io decisi di tornare con lui in Italia, da allora non rividi più Bruce. Forse è per questo che non vi ha mai parlato di me...non saprei." Terminò il racconto nel modo più sbrigativo possibile sperando che non se ne accorgessero, perché anche se Patty, ed Amy le stavano già molto simpatiche, non voleva condividere con loro il capitolo più doloroso della sua vita. Non avrebbe potuto sopportare l'idea che la compatissero, che la guardassero e dicessero "è patetica"; no, aveva tagliato definitivamente con il passato, e nulla avrebbe più potuto rovinarle la vita.


Era in un pub, eppure non aveva ancora bevuto un goccio; stavano suonando un pezzo jazz,conosceva perfettamente il genere dato che aveva sempre studiato musica e canto.... Guardò pigramente l'orologio e sbuffò: era l'una di notte, ma non aveva neanche un po' di sonno; strano, dato che si era fatta anche diciotto ore di volo, sempre senza chiudere occhio. In effetti era da un po' che non dormiva, va bene che lei aveva una riserva di energie illimitata; la sua matrigna si era spesso stupita di come riuscisse a fare più cose su una volta. Diceva che se le fosse piaciuto fare i lavori di casa sarebbe stata un' ottima donna di casa ed una moglie fantastica. Sarebbe stata davvero un' ottima moglie se solo lui gliene avesse dato l' occasione.... Quasi automaticamente si alzò dal tavolo e salì sul palco sotto sconcerto generale, bisbigliò qualche parola al dirigente e si lasciò cedere il microfono dalla cantante di turno.



Le strade erano molto affollate nonostante fosse almeno l'una di notte, il vociare tutt'intorno stranamente lo infastidiva; avrebbe dovuto fare i salti dalla gioia, invece si sentiva quasi abbattuto. Nella sua mente continuavano a ronzare quelle parole, quella telefonata

Era appena tornato dagli allenamenti, aveva lasciato cadere a terra il borsone con un tonfo ed era sprofondato sul divano in attese di trovare la forza per alzarsi ed andare a dormire; quando improvvisamente, il telefono aveva squillato. Ora, volente o nolente doveva alzarsi per rispondere

- pronto? - dall'altra parte un momento di silenzio
- Philip...- conosceva bene quella voce dolce, una cantilena...
- Jenny?-
- Sto per tornare...non posso dirti altro. - Ed aveva riattaccato. Una sorpresa...già proprio una sorpresa...

A questo punto rimaneva solo da chiedersi se era contento che Jenny tornasse, o peggio se l'amava ancora, se l'aveva mai amata; perché come diceva sempre suo nonno "Si può amare veramente solo una persona nella vita". Forse era solo una sciocchezza, ma in un certo senso lui ci credeva...ah, ma che diavolo ti prende Philip Callaghan? Non è da te farti certi problemi! Sei sempre stato così deciso...così sicuro di amarla; o meglio ero sicuro di amarla prima, quando non la vedevo e non la sentivo. Praticamente lei era come un ideale che mi ero creato, mi ero quasi imposto di amarla...cavoli come sono idiota! E adesso che cazzo dovrei fare con lei? Io...non posso stare insieme a Jenny se non l'amo. Perché io...io le voglio molto bene, ma so per certo di non amarla. Come faccio a dirglielo...? Di sicuro le spezzerò il cuore, lei mi ama ancora, e io non voglio farla soffrire, è la mia migliore amica.... Ecco sono un uomo finito! Preferirei essere pestato a sangue piuttosto che fare del male alla ragazza che è sempre stata così gentile e dolce con me; quando ho visto quella scritta sulla mia hachimaki dentro ho sentito un'esplosione incredibile. Allora ho pensato che fosse amore, allora ero un quindicenne, un ragazzino; ora che sono passati almeno nove anni vedo le cose con più chiarezza, ed è meglio così anche se in questo momento vorrei solo tornare in dietro nel tempo. Bere...ho bisogno di bere...bere mi farà bene.

Entrò nel pub più vicino e rimase quasi pietrificato quando alzò gli occhi sul palco: ma quella era Iris! Cosa ci faceva in un pub a quell'ora? E stava per cantare!
Si sedette proprio sotto il palco e la salutò con un cenno del capo, lei gli sorrise prima di impugnare il microfono e cominciare a cantare:


A volte mi domando se vivrei lo stesso senza te
Se ti saprei dimenticare...ma passa un attimo e
Tu sei, sei tutto quello che vorrei, incancellabile
oramai.



Aveva insistito per una canzone italiana dato che non le piaceva molto cantare in lingua straniera; e quella era l'unica che l'orchestra fosse in grado di suonare. Fra tante belle canzoni italiane, quella...proprio quella...


Sembrava un'altra storia che il tempo porta via con se
Tu non lasciarmi mai, tu non lasciarmi.... E più mi manchi
Più tu stai al centro dei pensieri miei, tu non lasciarmi mai;
perché oramai sarai incancellabile.


Proprio quando stava per superare tutto, arrivava a distruggerla una canzone, o la sua stessa passione.... Quante volte aveva cantato quella canzone...era la sua preferita, la preferita di Nicola...quel bastardo!! Gliela aveva dedicata almeno un centinaio di volte sia per radio che dal vivo, dato che Laura Pausini gli piaceva molto, e anche a lei piaceva. Ma un tempo.

Con la tua voce e l'allegria che dentro me non va più via
Come un tatuaggio sulla pelle.... Ti vedo dentro gli occhi
suoi ti cerco quando non ci sei, sulle mie labbra sento la
voglia che ho di te.


Philip la osservò attentamente: era abbastanza alta, e formosa. Non si poteva definire esile o sottile viste le curve, ma comunque era slanciata e sinuosa. Il classico tipo mediterraneo, solo che aveva i capelli color oro e gli occhi chiari; era indubbiamente molto bella.


Così profondamente mio non ho mai avuto niente io, tu non
lasciarmi mai, tu non lasciarmi. E più ti guardo più lo sai, di te
io m'innamorerei, tu non lasciarmi mai, tu non lasciarmi...

Ma la sua voce...era melodiosa, fresca, chiara e limpida come l'acqua. Gli aveva dato subito l'impressione di essere molto timida e riservata, eppure li sul palco era come se si trovasse completamente a suo agio; si vedeva chiaramente che non cantava di tanto in tanto. Magari lavorava li...

Incancellabile tu sei, nei miei respiri e i giorni miei, tu non
lasciarmi mai, tu non lasciarmi da sola senza te, ora e per
sempre resterai dentro i miei occhi.... Incancellabile.


Tutti applaudirono decisamente soddisfatti, a lei invece scese un lacrima
"complimenti davvero signorina" le disse il maestro andandole vicino, poi notando che piangeva le diede una pacca sulla spalla
"su non si emozioni, se li merita questi applausi". Iris sorrise fra le lacrime: quell'uomo era davvero buono, se solo avesse saputo che non piangeva per l'emozione...
Scese dal palco, Philip si alzò, le andò in contro e le prese le mani fra le sue
"sei stata bravissima!" esordì "lavori qui? hai tempo di bere qualcosa con me?" lei scosse il capo
"no, non lavoro qui e comunque ora devo andare..."
"posso accompagnarti? È pericoloso che te ne vai in giro da sola a quest'ora..."
"ok," sorrise leggermente "magari beviamo qualcosa a casa mia", Callaghan annuì ed insieme uscirono dal locale.


"Accomodati pure" gli intimò Iris chiudendo la porta alle sue spalle, togliendosi il cappotto e prendendo quello di lui, Philip si sedette sul grande divano rosso ed iniziò a guardarsi intorno: era tutto molto elegante, e confortevole, colori caldi e ben intonati fra loro. Si sentiva a suo agio. La giovane donna si parò di fronte a lui e lo guardò con curiosità
"che c'è?" chiese lui preoccupato, quella si mise le mani sui fianchi
"cosa vorresti bere?"
"fa lo stesso...decidi tu"
"ok, vediamo se ho qualcosa di abbastanza velenoso da darti". Callaghan ridacchiò un attimo e la seguì con lo sguardo mentre spariva in cucina ma che diavolo sto facendo? Non mi sentirò mica in colpa con Jenny solo perché ho accompagnato a casa un'amica e ora bevo qualcosa con lei? Ve bene che è notte fonda, però non c'è niente di male.... Non le salterò certo addosso! Cosa vado a pensare? Oops, e se invece Iris lo pensa? Allora sarebbe un guaio.... Ma no! Non mi pare che sia il tipo...certo che sto proprio diventando paranoico!! Se continuo di questo passo tanto vale che mi faccia internare alla Neuro! Mi sto facendo troppi problemi, l' ho solo accompagnata a casa perché non potevo lasciarla da sola e ora lei per ringraziarmi mi offre da bere; ecco è tutto ok, va tutto bene...meglio che mi dia una chiamata prima che Iris se ne accorga e chiami il 118.
La ragazza tornò con due bicchieri di limoncino
"spero non ti dispiaccia..."
" figurati! Va benissimo!" berciò il numero 12 della nazionale giapponese con un sorriso smagliante prendendo il bicchierino e bevendo un'ampia sorsata. In quel momento non c'era altro da fare sicuramente.
"Allora,...come dire, tu hai studiato canto?" le chiese cercando di rompere il ghiaccio, Iris si sedette su una poltrona davanti a lui ed accavallò le gambe lasciate scoperte dal vestitino nero
"si ho studiato canto e musica per quindici anni, ho iniziato da bambina e ho finito circa quattro anni fa"
"wow, sei davvero bravissima"
"hmpf" si lasciò sfuggire un sorrisino dolcissimo e timido " davvero? Non saprei...". Philip scoppiò a ridere vedendo che era arrossita, non molto intelligente, ma almeno voleva dimostrare di stare a suo agio,
"mi sembra incredibile che tu sia davvero imparentata con Harper!"
"oh, poverino!" ora almeno ridevano entrambi
"cosa fai nella vita?" continuò Callaghan stranamente incuriosito da lei
"eh? Oh, do lezioni di pianoforte..."
"davvero? Allora sei una maestria?"
"non ci pensare neanche!".
Continuarono a chiacchierare ancora per molto, l'atmosfera sembrava rilassata e confidenziale; il famoso drink abbondò. E fu proprio questo il problema che li avrebbe tormentati non poco.



By Mandysweetlove :)




 
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