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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: IL RITRATTO DELLO SHOHOKU V 2.0
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: augure galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 15/04/2005 10:47:35

ad una studentessa dello shohoku viene commissionata la realizzazione di un quadro che ritragga la squadra di basket...
 
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CAPITOLO 1
- Capitolo 1° -


Tutto è cominciato cinque mesi fa.

Mi chiamo Kaory ho 16 anni e frequento la seconda liceo presso l’Istituto Shohoku di Kanagawa. Sono iscritta a due club, quello di disegno e quello del giornale. Il mio liceo non è mai stato particolarmente rinomato, ma da alcuni mesi a questa parte, capita spesso di vedere studenti di altre scuole aggirarsi per il giardino in cerca della palestra dove si allena la nostra “famosa squadra di basket". Ed è proprio questo il punto cruciale della mia storia, la squadra di basket, che dal nulla è passata agli onori della cronaca grazie alla vittoria sul fortissimo Sannoh, durante il campionato nazionale. Come vi ho già detto, faccio parte del club di disegno, e sono piuttosto brava. Molte delle mie "opere" vengono pubblicate sul Torch il giornale del liceo, tanto che posso vantare di essere piuttosto popolare, forse troppo; ma è stata proprio la combinazione di tutti questi fattori a dare inizio alla mia favola.
Andiamo con ordine.
Erano appena terminate le vacanze estive e le lezioni erano ricominciate puntuali come sempre. Ricordo quella mattina come fosse ieri. Mi ero trascinata a scuola con Akane la mia vicina di casa e amica da anni, una ragazza eccezionale che ha solo un grosso difetto, ma ve ne parlerò più avanti. Mancavano forse cento o duecento metri al cancello, che già si sentivano le grida provenire dall’interno del piazzale di fronte all’edificio. Perché loro erano lì, gli eroi del liceo. Li conoscevo tutti, non di persona ma di certo per popolarità, a dirla tutta penso che non ci fosse una sola persona allo Shohoku che non li conoscesse. C’era da aspettarselo d’altronde, dopo quello che erano stati capaci di fare.
Come non mi sorpresi di non vedere più Akane al mio fianco, già, perché la mia amica era corsa diritta nella direzione di uno di loro, indubbiamente il più amato e popolare tra tutti. Mi avvicinai anch’io e come tutti cominciai ad applaudirli. Non ho mai compreso l’ossessione di Akane ma, come amante della pallacanestro e come studentessa dello Shohoku, non potevo che provare stima e ammirazione per tutti loro. Quel pomeriggio dopo le lezioni mi stavo dirigendo verso la sede del Torch, quando mi accorsi di aver lasciato ad Akane il mio set di matite. Forse non ne avrei avuto bisogno quel giorno perché c’era riunione, ma non si poteva mai dire. Così mi diressi verso la palestra, sapevo che lei era li. Infatti stava già sulla porta tutta rossa per l’agitazione insieme alle altre del “Club Rukawa”. Avevo quasi vergogna ad avvicinarmi perché diciamolo, con tutto il bene che le voglio, non è proprio il massimo essere scambiata anche solo per un secondo per una del fan club. Mi feci coraggio perchè, e qui mi prenderete in giro, ero già stata li in mezzo anzi, per la verità, mi sono vista tutto il campionato, prima quello prefettorio e poi quello nazionale mischiata tra di loro ( e ci tengo a precisare: senza mai indossare divisa e maneggiare pon pon.). Sono delle gran casiniste lo ammetto, ma sono simpatiche e la loro dedizione a Rukawa e ammirevole. Ma io non faccio parte della setta, state tranquilli.
Comunque, recuperate le mie cose rimasi qualche minuto a seguire gli allenamenti.
Molto era cambiato in un solo giorno al club, infatti i senpai Akagi e Kogure non avrebbero più giocato perché erano all’ultimo anno, Miyagi era il nuovo capitano, Mitsui, che al momento non mi fu dato di capire, era ancora li (venni poi a sapere che era stato bocciato), e il club aveva una seconda manager, la mia compagna di classe Haruko Akagi. All’appello mancava Sakuragi infortunato, ma c’era Rukawa, e questo per le mie “amiche” era sufficiente tanto più che nessuno gli avrebbe sbattuto la porta in faccia.
A cinque minuti dall’inizio della riunione me ne andai.
Povera me! non ce ne fu mai una peggiore di quella. Come scontato l’argomento principale era la squadra di basket, ed in particolare, sollevò un gran polverone la scelta della foto da mettere sulla copertina del Torch insomma, nessuno era d’accordo con gli altri forse perché, obiettivamente, non disponevamo di immagini degne di nota. Fu in quel momento che Roy detto il "fenomeno", e capirete da soli il motivo, si alzò in piedi e cominciò a parlare.
_Ho un'idea da proporre a tutti voi_
Pronunciò la frase guardandosi intorno, e alla parola “voi” posò lo sguardo su di me.
_cosa ne direste di mettere in copertina non una foto bensì un disegno che ritragga lo Shohoku?
Nessuna risposta.
_Intendo un'opera fatta a mano!_
Silenzio, poi confusione. Perché poi dico io, tanto era ovvio che sarebbe toccato a me questo compito. Solo che tra un litigio e un altro, perchè non dimentichiamoci che una redazione di giornalisti in erba è un inferno, l’idea prese una forma sempre più diversa, giacchè fu chiara l’impossibilità di eseguire il ritratto di dieci persone in pochi giorni. La mia commissione perciò, diventò quella di realizzare un vero e proprio quadro che sarebbe stato esposto nell’aula magna del liceo, in occasione della festa della cultura. Un modo originale per immortalare coloro che avevano portato per la prima volta lo Shohoku ai nazionali. Dopo tre ore la riunione fu sciolta, accantonata l'idea del disegno in copertina, si optò per fare una bella foto di gruppo.
Si era fatto tardi, il cielo lentamente si rabbuiava, ma prima di tornare a casa decisi di passare a dare una sbirciatina in palestra. Non c'era più nessuno ad assistere agli allenamenti, ma i ragazzi erano ancora li nonostante fosse tardi e i loro visi stanchi per la fatica. Mi ritrovai a fissarli, cominciando a tracciare le prime righe del disegno nella mia fantasia mentre i giocatori, incuranti della mia presenza, continuavano a correre e saltare. I loro occhi fiammeggiavano traditi dai loro passi che si facevano sempre più pesanti per lo sforzo, le maglie zuppe di sudore che gli scendeva lungo i volti appiccicando i capelli alla fronte, le smorfie per un canestro mancato e sorrisi ampi per i punti conquistati.
Come acqua e fuoco, come bianco e nero, in netto contrasto. Mi resi conto allora della complessità del lavoro che mi era stato assegnato: come sarei riuscita ad imprimere sulla carta tutte quelle emozioni, ma soprattutto, come sarebbe stato il "Ritratto dello Shohoku?


 
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