PASSEGGIANDO
- Capitolo 1° -
Dovrei scrivere una tesina per l'università, ma continuo a non farcela a scrivere.
Sono in uno strano stato di agitazione...E' finita con il mio ragazzo da 5 mesi, ma continuo a pensare che non sia possibile parlarne così...Lasciata... Per la lontananza... I ricordi mi impediscono di dormire, mi si infilano sotto la pelle come fossero aghi, risento nelle orecchie la sua voce che mi parla, sento il calore della sue braccia, l'odore della sua pelle, il sapore delle sue labbra e il profumo della maglietta quando mi teneva abbracciata... Amo i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi capelli, le sue mani, il suo corpo, il suo modo di stare con me...
Un giorno qualcuno ha detto che eravamo troppo diversi per andare d'accordo e che devo ricominciare a vivere. Non ci riesco, per me la persona più importante è e rimane lui.L'assurdo è che pensavo io stessa di mollarlo e gliel'ho detto il giorno che mi ha lasciata.Eppure ontinuiamo a sentirci, a telefonarci, a mandarci messaggi.E' strano che abbiamo parlato di una sua nuova conoscenza, ma da quando mi sono trasferita, è lui ad aiutarmi a sopportare ghiorno per giorno le difficoltà... CI ha allontanati la distanza, ci ha allontanati la sofferenza, ci ha allontanati la guerra delle rispettive famiglie, che, pur senza essersi mai conosciute, hanno iniziato a farci la guerra.. Io lui...E lui ha conosciuto un'altra, Arianna, che io conosco perchè ha fatto star male un mio amico, giocandoci come fa vcon tutti.. Ed è successo un casino, perchè volevo avvisarl0, dargli il modo per difenderla se fosse successo qualcosa, perchè ci sono stati dei problemi con questa ragazza per casi di intolleranza...DOvevamo vederci alla stazione quando sarei tornata da dove frequento l'uni...Ma la sera tardi mi chiama un professore, ha trovato il libro che cercavo per la tesina e devo andare a prenderlo in una città vicina a dove studio... Gli mando un mex ed accenno di questa ragazza, Arianna, a lui Lui sbaglia a mandare un mex, lo manda a lei, situazione precipitata, lui che parla con una mia amica, io che cerco disperatamente un libro per la mia tesina e arrivo a casa con quasi 23 ore di ritardo su quando volevo...
Una situazione caotica, impossibile da descrivere.
Dal giorno che sono tornata a casa per passare le fewste con i miei, non faccio che litigare con loro: come spiegargli che nella scuola universitaria dove studio ci sono problemi con chi è normale... e come spiegargli quell oche non vogliono sentirsi dire, che per anni mi hanno tenuta nella bambagiA, COSTRINGENDOMI AD ESSERE, non lasciandomi essere me stessa? Come spiegarl oad una madre con la testa piccola tonda e piccina ed idee altrettando tonde, piccole e piccine?Come spiegarle che si può amare anche per i difetti u a persona se è ancora convinta che amiamo i pregi e solo se si stima totalemte qualcuno? La differenza tra amore e cecità non le è affatto chiara, non le sarà mai chiara, come farle perdere preconceti che l'hannoi riempita in 40 anniu e passa? Non è cattiva ne stupida, ma vive di frasi fatte, come spiegarle le sfumature dei sentimenti? Sarebbe come spiegarle ad un cieco... Come dirle che su sono me stessa, non qui? Che lì non mi faccio influenzare dagli altri ma qui l'ho fatto fino a che non ho vinto la borsa di studio e me ne sono andata? E come spiegarle quello che provo per lui? Come potrebbe capirlo?
Lui.. COme può capire che ho la certezza di aver trovato chi mi completa, anche3 se non riusciamo a fare un discorso e siamo diversissimi?
Ieri l'ho rivisto dopo tre mesi, l'ho incrociato pert strada con mia sorella, avrà pensato che gli stavo facendo le poste.Alla fine gli sono corsa incontro per parlrgli anche solo un attimo. E' stato strano, non ha scansato la mano quando gliel'ho presa, anzi, l'ha tenuta stretta tra le sue. Non lo so, ho guardato nei suoi occhi, ovunque, ovunque, l'ho fissato desiderandolo ma senza muovere un muscolo, con la mia faccia da tredicenne smarrita, la mia aria da collegiale... Ho guardato i suoi capelli in gran parte nascosti dal cappello, quante volte li ho carezzati lisciandoli con le mani mentre ero sdraiata contro di lui! Quanto ho carezzato le sue guance, quante volte ho sfiorato il suo collo, il suo torace... Quanto mi manca...
Pochi secondi, ma si mordeva le labbra mentre ero passata con mia sorella che voleva vederlo in viso... Lo faceva quando era nervoso, quando aspettava mie notizie ed ero in sala operatoria o ricoverata...
Mi teneva la mano trta le sue, entrambe le mani strette a scaldarsi, le dita che si intrecciano senza motivo, magari è l'abitudine, la consuetudine...-Niente baci per favore, non saprei che fare...- -Non ne avevo intenzione- ho risposto, mentre si portava le mani quasi alle labbra e mentre doveva scappare perchè gli amici lo chiamvano, andava via e continuava a stringere le mie dita con le sue, eleganti ma grandi e forti, mani da pianista (anche se non lo sa suonare) eleganti e raffinate, le mani dello snob che è e che non sa di essere, dell'aristocratic oragazzo che adoro...
E so che non si può mai dire con certezza che è finita, ma non soffrirei cos tanto se non avessi ricevuto tanto... I miei veri ricordi di quest'anno non sono la presentazione di un passo di Eschilo ad un seminario, anche se la reputo una cosa importante e non la dimenticherò mai (dio, quanto ci ho lavorato!), ma il suo viso che si china sul mio per baciarmi... E se anceh solo all'idea sento un brivido per la schiena, viuol dire che ne è valsa la pena.
Albano 27 marzo 2005.
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