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Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: L'Esorcista
Titolo Fanfic: A PADRE LANCASTER MERRIN
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: earwen galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 21/03/2005 14:33:29

in una lettera al sacerdote olandese la giovane agnes edgecombe confessa i tormenti della sua anima durante la lunga permanenza in kenya.
 
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- Capitolo 1° -

Roma, 10 febbraio 1949

Mi perdoni padre, perché ho peccato.
Sono arrivata alla missione inglese in Kenya esattamente un anno fa, il giorno del mio compleanno.
Ma non ero certo spinta da misericordia o pietà per quella povera gente.
Anch’io avevo sentito degli scavi in quella regione, del ritrovamento della chiesa. Non si chieda come facessi a saperlo, questo non ha importanza.
Ero e sono tutt’ora una ragazzetta capricciosa alla quale non era stato mai detto di no. E non mi era stato detto di no nemmeno quella volta, come ha potuto constatare di persona.
Avevo letto molti saggi di archeologia… e molti libri messi all’indice dalla Chiesa. Il ritrovamento di quello strano idolo, così simile al Lucifero classicamente inteso, mi ha incuriosita tanto da spingermi a lasciare Londra per una terra che non amavo affatto.
Ma le ho già detto che questo non ha importanza, perché per quanto un uomo di chiesa possa considerare esecrabile che una ragazzetta si spinga tanto oltre il limite di ciò che può essere conosciuto la colpa della quale mi sono macchiata è ben peggiore.
Ho amato padre Francis.
L’ho conosciuto il giorno del mio arrivo, quando mi ha mostrato la camera più confortevole che la missione avesse. Una camera non molto diversa da quella che in seguito è stata assegnata a lei, ma per un posto come quello suppongo fosse più che regale.
Lui mi parlava, mi spiegava la situazione alla missione, a che punto fossero gli scavi, ed era molto stupito del fatto che sapessi tante cose a riguardo. Ed io più che il bel crocifisso d’argento che gli pendeva sul petto osservavo il suo bel viso e lo guardavo negli occhi chiari.
Lo amavo già, padre.
Penserà che si sia trattato di un’infatuazione, di quel sentimento che coglie impreparate le adolescenti e che può essere destato da una semplice immagine, ma non è così. No, padre: non era così.
Passavo con lui ogni istante possibile: assistevo alle sue messe, lo aiutavo con i bambini, e se rimaneva tempo mi facevo raccontare degli Archivi Vaticani e della bellezza di Roma. Lasciavo che fosse lui a parlare, perché la sua voce mi scaldava il cuore.
Il desiderio che mi dilaniava l’anima era atroce, ma resistevo. Non per salvare la mia anima, perché se la scelta fosse spettata a me sarei stata anche disposta a bruciare all’inferno. Resistevo per lui. Aveva votato la vita a Dio. Dovevo rispettare la sua scelta.
Ma più tempo passava più il mio fardello diventava insostenibile. Ero arrivata ad un punto in cui persino scrutarlo da lontano mi provocava un’infinita sofferenza.
E allora decisi di rivelarglielo in confessione.
So che omettere un peccato commesso è cosa ancora peggiore che commettere il peccato stesso, ma come potevo avere il coraggio di farlo?
La paura di essere disprezzata mi aveva resa vigliacca e sacrilega; per meritare il rispetto che padre Francis quotidianamente mi mostrava la paura andava vinta.
Uscii dalla mia camera e lo trovai seduto davanti all’ospedale, perso in chissà che pensieri. Mi inginocchiai di fronte a lui e gli presi le mani tra le mie.
“Mi perdoni padre, perché ho peccato. Non sono capace di accettare il volere di Dio, ed ho bisogno della Sua misericordia”. Poi alzai gli occhi. “Io ti amo”.
Sì, gli dissi esattamente così. Chiara e schietta, come non ero più da quando per la prima volta avevo incrociato il suo sguardo.
Lui si limitò a sorridermi.
“Agnes”, mi rispose in un sussurro comprensivo. “Mia cara Agnes”.
Solo questo.
Io allora strinsi più forte quelle mani bellissime e replicai con veemenza.
“Non le chiederei mai di esaudire il mio desiderio. Mi conceda solo di restarle vicina come ho fatto in questi mesi. Io mi sono sentita in dovere di confessarmi a lei e a Dio, ma non voglio che cambi qualcosa. La supplico”.
Ma evidentemente Dio aveva altri piani, ed ha preferito che fossero altri a sporcarsi le mani per Lui.
Padre Francis è morto.
È stato lei a portarlo da me.
Ricordo che voleva tenermi lontana dal corpo, che non vedessi lo scempio che il Male ne aveva fatto.
Ma come potevo non posare gli occhi su di lui per un ultima volta?
La ringrazio per quello che ha fatto.
Lei ha salvato il mio corpo allora, e sta salvando la mia anima adesso.
Grazie a lei ho il permesso di accedere agli Archivi Vaticani e continuare le ricerche che padre Francis aveva iniziato.
Grazie a lei posso sentirmi vicina all’uomo che nonostante tutto amo ancora.
E ho potuto lasciare sfogare il mio cuore con le poche parole scritte su questo foglio ingiallito.
Con la più profonda devozione,
sua Agnes Edgecombe.


 
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