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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Cavalieri dello Zodiaco, I (Saint Seiya)
Titolo Fanfic: DOLLY
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: mandysweetlove galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 29/08/2002 21:05:55

la breve vita di un amore, la dolce esistenza di un angelo in terra...
 
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- Capitolo 1° -

Dolly

L' ultima volta che la vidi, fu mentre usciva da casa mia dopo aver passato la notte insieme e si girava per salutarmi. Il castano chiarissimo dei suoi boccoli luccicava nel sole, quei suoi occhi d'ametista sprizzavano quella solita vivacità che la caratterizzava, e che io adoravo in lei; e poi...sorrideva, si, ridacchiava e mi mostrava scherzosamente la lingua come faceva sempre. La rividi anche un'altra volta a dir la verità, ma non era già più lei : buio, dolore e lacrime; lei distesa su quel letto mortale, le labbra smunte, e le guance un tempo rosse e piene, scavate. Ma ciò che mi ferì di più, furono i suoi occhi, le albe viola che mi aspettavano al mio risveglio, chiusi. Per sempre. Lei, Neve, ribattezzata Dolly per via dei riccioli e del visino da bambola, era morta. Aveva la morte addosso e sorrideva solo per noi. Solo allora capii...solo allora mi resi conto...solo allora vidi tutta la falsità che c'era nei suoi modi sbarazzini ed intriganti...solo allora compresi tutto di lei.... Tutti l'amavamo, tutti soffrivamo, tutti eravamo colpevoli.


Mur dell'ariete


2 mesi prima



Era la prima estate che Mur passava al santuario. Detestava il caldo afoso che attanagliava quel luogo: veniva assorbito dal cemento e rifranto fuori. Invece adorava la fredda calma dello Jamir, il luogo dove era cresciuto e dove viveva con suo fratello Kiki; gli piaceva chiudere gli occhi e fermarsi ad ascoltare nulla, solo il silenzio; tanto era chiaro che nessuno sarebbe andato a disturbarlo, era praticamente impossibile superare il cimitero dei cavalieri. Solo Sirio c'era riuscito, ma ormai lui aveva smesso di combattere e viveva tranquillo in Cina, ai cinque picchi. Si, avrebbe decisamente preferito rinchiudersi nel suo mondo di pace, ma vista la situazione di allarme non poteva concedersi dei lussi; anche se difatti non c'era gran pericolo, si trattava solo di pochi rivoltosi. Il tutto non sarebbe durato molto, sarebbe tornato a casa molto presto, ma già sentiva che non sarebbe sopravissuto. Il caldo era insopportabile. Si sventolò leggermente con una mano ed andò in giardino; si appoggiò ad una roccia li vicino e chiuse gli occhi cercando di calmarsi al più presto, almeno avrebbe smesso di sudare. Era li, totalmente immerso nel silenzio quando due voci lo risvegliarono bruscamente dal suo "coma": erano due risate, quella boriosa e pesante di un uomo maturo; e quella fresca e decisamente piacevole di una donna. Aprì gli occhi e vide Aldebaran del toro trotterellare verso di lui trasportando di peso una fanciulletta che si dimenava peggio di un'anguilla; "salve Mur" lo salutò gaio andandogli in contro "ti stavamo aspettando!", "salve" gli rispose sorridendo "vedo che ti dai alla pazza gioia" continuò alludendo alla poveretta tenuta come un sacco di patate. Lui esplose in un'altra risata sgangherata e la lasciò andare "questa è mia sorella" gli intimò strizzando l'occhio; lei gli tese la mano e si presentò "sono Neve, piacere di conoscerti; chiamami pure Dolly", "Mur, piacere" replicò lui stringendola. La sua stretta era forte e decisa, se ne accorse subito nonostante fosse molto più forte di lei; la guardò bene: era un metro e settanta circa, anche se a confronto con il fratello sembrava una puffetta, aveva lunghi boccoloni castano lucente e due splendidi occhi viola che lo fissavano con estrema curiosità da sopra le gote rosse e paffute; era slanciata e sinuosa. Forse era proprio per le sue caratteristiche fisiche che le davano della bambola; ed indubbiamente era anche una gran bella ragazza. Stranamente, piaceva quel suo modo trascinante di porsi a lui che era così timido e riservato. Una volta sciolta dalla sua stretta, Dolly gli lanciò un insolito sguardo sornione e gli mormorò piano,"io sono la sorella molto maggiore..." Mur sorrise, ma Aldebaran che aveva sentito tutto le diede un bel colpo in testa "solo di un anno!" berciò diventando rosso come un gambero. Se è più grande di un anno, allora dovrebbe averne ventuno; però ne dimostra molti di meno...pensò il cavaliere dell'ariete osservandola mentre faceva la linguaccia a suo fratello
"se fai il bravo domani ti porto allo zoo"
"smettila..."
"ma come? Mi hai sempre detto che ti piacciono le giraffe!"
"adesso basta mi hai stancata!". Detto questo la sollevò per i fianchi e le fece fare qualche giro
"mi gira la testa" piagnucolò cominciando a scalciare, lui non sembrò curarsene
"adesso andiamo, ci vediamo Mur!" lo salutò avviandosi chissà dove
"a presto..." rispose il diretto interessato sorridendo. Almeno il soggiorno li non sarebbe stato tanto noioso.

Quei due erano insieme quasi tutti i giorni: lei cucinava, si prendeva cura di lui e si divertiva con i suoi amici. Tutti i cavalieri presenti al santuario erano un po' innamorati di lei, era sempre dolcissima, divertente, gentile e disponibile con chiunque le chiedesse un favore. La cercavano in molti, sospiravano rimirando il suo innocente aspetto e chiedevano le sue attenzioni costanti quanto quelle di una mamma. Ma nonostante questo, Dolly si ricordava sempre di lui, Mur. Stava perennemente in disparte, non partecipava ai discorsi, alle festicciole e lei si sedeva sempre con lui, gli chiedeva se tutto andava bene e parlavano. Lo faceva parlare, in pochi erano riusciti a tenere con lui una conversazione che non riguardasse armature morte e i misteri che regnavano sul grande tempio; ma lei gli raccontava quello che faceva, quello che pensava, quello che provava e voleva che anche lui facesse lo stesso. E Mur non si opponeva come avrebbe fatto di solito, anzi era contento di aver ottenuto la comprensione di qualcuno. Si sentiva felice, appagato e per la prima volta in vita sua innamorato. Del resto come si poteva non amarla? Era così dolce, cara e piena di vita. Una volta, tornati da una cavalcata, lui gliel'aveva detto chiaramente; tanto non serviva a nulla cercare di nasconderglielo, anche se probabilmente lo aveva già capito; Dolly era rimasta ad ascoltarlo in silenzio e poi era ammutolita mentre quelle parole continuavano a risuonarle nelle orecchie Ti amo, Dolly...Ti amo, Dolly...Ti amo, Dolly.... Poi era scoppiata a ridere ed era arrossita, non disse più nulla, solo gli portò le braccia al collo e si strinse al suo petto d'acciaio. Quella notte l'avevano passata insieme, e al momento del suo risveglio, quando aprì gli occhi, Mur vide davanti a se due albe violette pronte ad accoglierlo. Le più belle che avesse mai visto.... Dolly gli sorrise e lo baciò velocemente sulle labbra, lui l'attirò a se per non lasciarla più andare.
Da quel momento cominciarono a frequentarsi come una vera coppia, tutti iniziarono a riconoscerla come la "donna di Mur" e la difendevano da chiunque ci provasse o la infastidisse. A dir la verità Dolly non aveva altri amici al di fuori del santuario: le persona che incontrava per strada la salutavano con freddezza o facevano di tutto per non farsi notare da lei; e anche lei non vedeva praticamente mai nessuno, non aveva le solite amichette, perché, diceva, non avevano gli stessi interessi. Non le interessava la discoteca, ne tanto meno rimorchiare, e non solo perché aveva Mur, ma perché non era il tipo. Sembrava che non fosse molto propensa a certe amicizie. Passarono dei giorni fantastici, e proprio quando meno se l'aspettavano il mondo gli crollò addosso. Un giorno arrivò la notizia che Dolly era morta. Trovata senza vita nel suo appartamentino dopo esser stata con Mur. Fecero delle accurate analisi e si scoprì che la ragazzina allegra, vivace e dolcissima che tutti conoscevano aveva la tisi. E sapeva che doveva morire. Aspettava quel momento, ma nessuno a parte lei e qualche dottore lo sapeva. Era così: l'ombra della morte incombeva su di lei, che però continuava a regalare i suoi falsi sorrisi per mascherare il tutto; aveva voluto vivere in pace i suoi ultimi istanti di vita in attesa di ritrovarsi accasciata al suolo a tossire e a sputare tutto il sangue che aveva in corpo fino a morire. Gli occhi sbarrati, le ginocchia arrossate ed un misero fazzolettino bianco in mano; una morte atroce e lenta, molto lenta, troppo dolorosa e crudele per lei che era così buona, dolce e cara. Troppo sincera per vedere la menzogna nel modo in cui nascondeva il suo male fisico, o anche solo per accorgersene.... Il suo ultimo pensiero era stato sicuramente per Mur mi dispiace che tu debba soffrire per me, mai e poi mai avrei voluto causarti dolore, avrebbe detto. Pensava sempre prima agli altri che a se stessa, troppo pura per continuare a vivere in un mondo di falsità come il nostro. Era un angelo...Un angelo in terra...Prima o poi sarebbe dovuto tornare da dove veniva.








By Mandysweetlove :)



 
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