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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: LA PIETRA FILOSOFALE
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: earwen galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/03/2005 21:28:21

l`ultimo anno a hogwarts di hynion granger, tra misteri da svelare, regole da infrangere e irascibili prof di pozioni.
 
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L`ULTIMO ANNO
- Capitolo 1° -

Hynion leggeva il suo libro comodamente sprofondata in una delle poltrone del treno per Hogwarts.
Sua sorella, Hermione, era seduta accanto a lei, impettita e composta. Era il suo primo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria, ed era fermamente intenzionata a non fare brutte figure, anzi, a sapere tutto su tutto e prima di tutti, come aveva sempre fatto alle elementari da brava “prima della classe”.
Per Hynion, invece, quello sarebbe stato l’ultimo anno nel magico collegio di Albus Silente.
Pochi mesi ancora, e non avrebbe più visto il volto buono del preside, i professori nei loro improbabili abiti da maghi, le divise degli studenti, gli stemmi delle quattro torri del castello, i suoi fantasmi, non avrebbe più volato sulla sua Firebolt come cercatrice dei Serpeverde nei tornei di Quidditch.
«Io devo alzarmi», annunciò Hermione, balzando in piedi. «Non ce la faccio a stare ferma. Faccio un giro delle carrozze per accertarmi che tutti abbiano indossato la divisa.»
Hynion sorrise, mentre l’aria spostata dall’ampio mantello nero della sorella le accarezzava il viso. Estrasse da una tasca un bel sacchetto di velluto viola con un pentacolo dorato al centro, e slegò il nastro che lo teneva chiuso. Era piacevole infilare la mano nel sacchetto delle rune e giocherellare con quegli strani ciottoli; il contatto della loro superficie fredda con la sua mano le dava una strana sensazione di benessere, la faceva perdere soltanto in pensieri sereni. Pensieri sereni… davvero lui era un pensiero sereno?
Un campanello risuonò per tutto il treno, annunciando per la settima ed ultima volta l’arrivo di Hynion.
Attorno a lei le matricole camminavano intimidite, quasi spaventate da un mondo tanto diverso da quello nel quale erano abituate a vivere, mentre chi come lei aveva imparato a conoscere l’imponente castello e le sue regole si avviava verso la Sala Grande scherzando con i propri compagni.
Anche lei aveva avuto paura, il primo giorno.
I suoi genitori erano entrambi babbani, e quel poco di magia che conosceva prima di entrare ad Hogwarts l’aveva imparata dai libri che vendevano al Ghirigoro, a Diagon Alley. Aveva paura di non essere all’altezza degli altri, che avevano tutti almeno un mago in famiglia, e che dovevano sicuramente sapere molto, molto più di lei.
E poi c’era stata la Cerimonia di Smistamento. Ricordava ancora perfettamente quando era stata chiamata dalla professoressa McGranitt a sedersi sulla vecchia sedia in legno davanti al lungo tavolo degli insegnanti e le era stato messo in testa il Cappello Parlante.
“Serpeverde”, aveva sentenziato il magico oggetto, e a Serpeverde Hynion aveva passato i sei anni più belli della sua vita.
«Ehi, mezzosangue!» la chiamò qualcuno.
Già. “Mezzosangue”. A Serpeverde venivano smistati soltanto i purosangue, gli studenti nati da maghi, e lei rappresentava l’unica eccezione. E se, in un primo momento, i suoi compagni la guardavano con una certa diffidenza e, perché no, con un certo, superiore disprezzo, dopo poco l’avevano accettata volentieri nella loro élite di privilegiati, ed avevano imparato ad apprezzare le qualità che solo una figlia di babbani poteva possedere.
«Potrei anche avertene, un giorno», rispose, dopo aver alzato gli occhi al cielo.
«Non vedo l’ora», la stuzzicò ancora Catherine McKey, la sua migliore amica. «Passate bene le vacanze, tra i babbani?»
«Non posso lamentarmi. Ho viaggiato su aerei babbani, ho visto film babbani, ho mangiato in ottimi ristoranti babbani. Ed ho anche conosciuto un paio di babbani niente male, se proprio vuoi saperlo.»
«Aha», mormorò poco convinta Cat, passandosi una mano tra i riccioli rossi. «Mi dispiace, caschi male. Lo so perfettamente che i babbani sono troppo poco, per te. La signorina Granger ha ben altri obiettivi…»
«Cat! Che dici!»
«Ah, non lo sai?» L’impertinente scozzese piantò i suoi occhi verdi in quelli neri di Hynion, e li fissò a lungo. «Andiamo, o la Cerimonia inizierà senza di noi. Non vorrai correre affannandoti davanti a lui, vero?»
«Lui chi?» domandò Hynion, imperterrita, e seguì la sua amica verso la Sala Grande.

Mentre saliva i gradini smussati dai secoli, Hynion si guardava attorno: non era cambiato nulla da quando aveva visto quel posto per la prima volta.
Candele volanti illuminavano il cammino, e appesi alle pareti giallognole erano quadri di cavalieri e damigelle che si inchinavano rispettosamente al suo passare e di piccoli maghi di altri tempi che le sorridevano mentre giocavano tra loro.
Era emozionante entrare nella Sala Grande il primo giorno di scuola, per la Cerimonia dello Smistamento delle matricole: quell’anno era illuminata da migliaia e migliaia di candele sospese a mezz’aria sopra i lunghi tavoli delle quattro Case, apparecchiati con piatti e calici d’oro scintillanti.
Il tavolo degli insegnanti si trovava in fondo, posto trasversalmente, in modo da dominare l’intera scolaresca.
Cat percorse correndo il tavolo dei Serpeverde, salutando i suoi compagni, battendo qualche spalla, ammiccando di tanto in tanto. Il suo posto era molto in fondo, vicinissimo al tavolo degli insegnanti. Ma naturalmente non era il più vicino: quello era stato riservato ad un’altra persona. Hynion la seguiva a passo spedito, ma con grazia. I suoi non erano che sorrisi veloci, appena accennati. I primi giorni con i nuovi arrivati erano sempre difficili, per lei: le ci voleva molto per vincere le barriere che la dividevano da un estraneo, e ancora di più per proferire parole che non fossero “ciao”, “benvenuto” o “Hynion Granger”.
«Finalmente ci rivediamo, cercatrice.»
«Preferirei che mi dessi del prefetto, Flitt, se proprio devi irritarmi.»
Marcus Flitt distese le labbra in un sorriso che svelò i denti bianchi e storti, ed i suoi occhi chiarissimi brillarono vivamente.
«Come vuoi, cercatrice.»
La ragazza riprese a camminare. Cat la aspettava con un sorrisetto beffardo, e si rigirava tra le dita la sua bacchetta magica.
«Alla buon’ora.»
«Sono stata trattenuta.» Hynion si sedette all’angolo del tavolo ed emise un lungo sospiro. «Flitt un giorno mi farà perdere la testa, lo so.»
«Non ha staccato gli occhi da te.»
«Flitt?»
«Mooolto divertente, cara», replicò Cat. «La persona seduta alla nostra sinistra, all’angolo del tavolo degli insegnanti.»
«Beh, a quanto vedo tu sei molto più divertente di me, Catherine», rispose lei a fil di voce. «Anzi, non lo sei affatto. Sai che nelle scuole babbane se vengono messe in giro voci di questo tipo un professore può venire licenziato?»
«Andiamo, signora prefetto, rilassati! Qui siamo ad Hogwarts! Le stranezze devono essere all’ordine del giorno!»
«Per questo tu ti ci stai trovando tanto bene, vero?»
Cat non rispose subito: le matricole stavano entrando in quell’istante, accompagnate dalla McGrannitt, e raggiunsero le scale davanti al tavolo degli insegnanti.
La professoressa teneva in una mano una pergamena con la lista degli studenti del primo anno, e nell’altra il vecchio Cappello Parlante.
«Bene, aspettate qui, per favore», disse. «Dunque. Prima di cominciare, il professor Silente vorrebbe dirvi alcune parole.»
Quando il vecchio preside si alzò dalla sua sedia, nella Sala Grande calò il silenzio. Albus Silente era la persona più mite e più rispettabile sulla faccia della terra. Con la sua dolcezza e con la sua pazienza incuteva in tutti, anche senza volerlo, un timore ossequioso, una riverenza ammirata.
«Desidero dare a voi tutti alcuni annunci di inizio anno», esordì. «Il primo anno, prendo nota, l’accesso alla Foresta Proibita è severamente proibito a tutti gli studenti. Inoltre il nostro guardiano, il signor Gazza, mi ha chiesto di rammentarvi che la parte destra del corridoio del terzo piano è zona prelusa a tutti coloro che non desiderano fare una fine molto dolorosa. Grazie.»
«Quando chiamerò il vostro nome, voi verrete avanti», riprese la McGrannitt. «Io vi metterò il Cappello Parlante sulla testa e sarete smistati nelle vostre case.»
Hynion poggiò il mento sui palmi e si preparò ad ascoltare per la settima volta la lunga serie di nomi, di sentenze e di applausi che ad Hogwarts erano doverosi. Ma quell’anno c’era qualcosa di diverso: c’era Hermione. Anche Hermione avrebbe frequentato quella scuola, ma non sarebbe stata smistata a Serpeverde. Hermione era diversa. E questo si sarebbe rivelato un bene.
Il suo nome venne chiamato per primo, e la ragazzina, emozionata, si sedette su una scricchiolante sedia di legno.
«Grifondoro!» dichiarò il Cappello, ed Hermione poté correre verso il tavolo della sua Casa.
«Comunque», sussurrò Cat, per paura di essere ripresa, «Il fatto è che era praticamente impossibile che avesse tante parole di elogio nei confronti di qualcuno, prima che arrivassi tu, e dubito che dall’anno prossimo in poi le avrà per qualcun altro.»
«E tu come fai a sapere tutte queste cose?» chiese Hynion.
«Vedi, a differenza di qualcuno, io mi accontento dei coetanei. Ti ricordi Billy Monaghan?»
«Monaghan? Quello di cui eri perdutamente innamorata che si è diplomato due anni fa e che hai rimpiazzato l’anno successivo con Rupert Nonsoche?»
«Che si è diplomato l’anno scorso… adesso non saprei proprio chi scegliere.»
«Posso suggerirti il nome di Flitt?»
«E perché non quello di Piton?»
Hynion non batté ciglio.
«Per quel che mi riguarda… che mi stavi dicendo di Billy Monaghan?»
«Ah sì. È stato lui a dirmelo.»
«Dirti cosa?»
«Che Piton non ha mai tenuto nessuno in considerazione quanto ha fatto con te. Anzi, che Piton non ha mai tenuto in considerazione nessuno a parte te.»
«Forse apprezza il mio interessamento per la sua materia. Ti sembra tanto strano?»
«Non sei l’unica alla quale piace Pozioni. Sei l’unica alla quale piace lui. Deve averlo capito come me e, visto che bella figliola che sei, non può che ricambiare.»
«Curiosa teoria, la tua.»
La chioma folta ed ondulata di Hermione, con le sue sfumature del bronzo e del miele, spiccava tra le tante tuniche nere che le sedevano accanto. La sua voce e le sue espressioni da sapientona giungevano alle orecchie di Hynion nonostante l’enorme confusione. Stava conversando amabilmente con un ragazzino dai grandi occhi verdi, nascosti da un paio di occhiali rotondi che sembravano non volere stare al loro posto. Doveva essere una persona più curiosa di quanto lei non pensasse: nonostante fosse poco più di un bambino attirava su di sé l’attenzione di tutti. E anche, inconsapevolmente, quella di Hynion.
«Ma ci credi che lui è Harry Potter?» esclamò Catherine.
«Harry Potter?» ripeté incredula la ragazza.
Possibile che quel bimbetto fosse il potente mago che era riuscito a sconfiggere Voldemort, il terribile Signore Oscuro?
«Esattamente», confermò l’amica. «Harry Potter.»
«Ma perché mi stupisco», mormorò Hynion. «Del resto, doveva avere più o meno l’età di mia sorella. Lei sa tutto su di lui… ha fatto ricerche, ha letto libri su libri, ha indagato come neanche il più tenace investigatore babbano avrebbe potuto fare… Hermione sa più cose sulla vita di Harry Potter di quante non ne sappia lui stesso.»
«Wow», esclamò Cat.
«Attenzione», li richiamò la McGrannitt.
«Il banchetto abbia inizio», dichiarò Silente, e in quello stesso istante i piatti vuoti si riempirono di ogni prelibatezza, ed al centro dei tavoli apparvero enormi vassoi pullulanti di altre squisitezze ancora.
«Io amo Hogwarts!» esultò Catherine.
Hynion sorrise malinconica, ed accostò il calice alle labbra.
«Anch’io.»
Quando i suoi occhi si sollevarono, incrociarono quelli azzurri di un nuovo arrivato. Anche i colori della pelle e dei capelli erano molto chiari, tanto da farlo sembrare quasi irreale.
«Tu sei il nostro prefetto, vero?» le domandò.
Dal suo modo di porgersi e di parlare, Hynion capì immediatamente che quel ragazzino doveva appartenere ad una famiglia di maghi di prima categoria.
«Sì», rispose, schiarendosi la voce. «Hynion Granger.»
«Draco Malfoy.»
Aveva visto giusto. La famiglia Malfoy era la più grande mai esistita, la più antica, la più prestigiosa.
«E sei anche la nostra cercatrice.»
«Esatto.»
«So che i tuoi genitori sono babbani.» Hynion deglutì a forza. «E che nonostante questo sei forte.»
«Sentirmi dire questo da un Malfoy mi lusinga molto.»
«Deve esserci un motivo, se appartieni ai Serpeverde», concluse Draco.
Il sorriso scomparve dalle labbra della ragazza. Quella frase, pronunciata senza inclinazioni di tono, le dava da pensare. Cosa intendeva Draco con quelle parole? Che la ammirava o che cercava semplicemente un motivo per non disprezzarla?

Dopo cena, Hynion mostrò alle matricole la via per i dormitori. I personaggi dei quadri appesi ai muri osservavano incuriositi i nuovi arrivati, ed ogni tanto esclamavano qualche parola di benvenuto.
«Serpeverde seguitemi per favore. Tenete il passo, grazie.» I ragazzini si guardavano attorno senza provare troppa meraviglia. Del resto erano già maghi. Tra i suoi compagni di Casa, lei era stata l’unica ad emozionarsi quando aveva visto diventare realtà tutte le magie e tutte le stranezze delle quali aveva solo letto sui libri. «Questa è la via più diretta per i dormitori. Ma tenete d’occhio le scale: a loro piace cambiare.»
Alle scale piace cambiare… non avrebbe mai potuto scordare la prima lezione del professor Severus Piton.

Hynion Granger non riusciva a tenere il passo, come aveva ordinato più di una volta il prefetto di Serpeverde quella sera.
Le gambe le tremavano ancora per l’emozione, nonostante lo Smistamento si fosse concluso un paio d’ore prima e il banchetto di benvenuto per i nuovi arrivati si fosse protratto a lungo.
I suoi compagni avevano già raggiunto il piano e il prefetto aveva già pronunciato la parola d’accesso per i dormitori quando le scale avevano iniziato a ruotare e si erano andate a fermare dal lato esattamente opposto a quello nel quale Hynion doveva andare.
In preda al terrore, la ragazzina aveva imboccato la prima porta che aveva trovato aperta, ed aveva percorso un corridoio sotterraneo tetro ed oscuro. Soltanto una luce si vedeva in profondità.
Aveva cominciato a correre verso il barlume di speranza che le era rimasto, ma improvvisamente, nonostante il sudore le imperlasse la fronte, un freddo glaciale era calato in quel luogo: un fantasma la stava inseguendo. Era molto giovane, era vestito elegantemente ed aveva lo sguardo buono, ma se c’era qualcosa che la terrorizzava erano proprio gli spettri… allora si era messa ad urlare disperatamente, per richiamare l’attenzione di chi in quel momento era nella lontana stanza, alla luce della lanterna.
«Ehilà, basta!» cercava di calmarla Lord Gamgee. «Non ti mangio mica! Volevo solo sapere cosa ci faceva una ragazzina carina come te in questo postaccio…» Ma il convulso richiamo di Hynion continuava sempre più forte. «Se ti do tanto fastidio me ne torno nel quadro, va bene? Volevo solo fare amicizia, a me piace conoscere tutti gli studenti di Hogwarts!»
La ragazzina però non aveva sentito una sola parola di quello che aveva detto Lord Gamgee. O meglio, aveva sentito cose che non erano…
«Cos’è tutto questo baccano?» aveva domandato imperiosa la profonda voce di un uomo.
«L’hai fatto arrabbiare», le aveva sussurrato il fantasma all’orecchio. «Sei nei guai, piccolina», aveva concluso, prima di tornare nel suo vecchio ritratto.
La poverina era caduta inginocchiata, priva di ogni forza per la grande paura, ed aveva nascosto il viso tra le mani nel tentativo di sedare quel pianto convulso.
«Non dovresti essere qui, chiunque tu sia», aveva osservato irritata la voce che aveva fatto scappare lo spettro, ora vicinissima.
Il professor Severus Piton voleva liberarsi a tutti i costi di quella scocciatrice. Doveva essere una piccola pulce del primo anno. Non era la prima volta che le scale cambiavano direzione facendo finire gli studenti in posti ai quali non dovevano neanche avvicinarsi. E i suoi sotterranei, i suoi personalissimi sotterranei, erano uno di quelli.
Lunghi capelli chiari, una voce mielosa, infantili mugolii nel tentativo di ricomporsi davanti ad un estraneo. Era una Grifondoro, non c’erano dubbi.
«Rimettiti in piedi e torna nella tua Casa», aveva ordinato minaccioso. «O provvederò immediatamente a far togliere sei punti a Grifondoro per la tua cattiva condotta.»
«Io non…» aveva replicato debolmente Hynion, tenendo chinata la testa.
«Immediatamente.»
«Io…»
«O preferisci l’espulsione?»
«Io non appartengo ai Grifondoro!» aveva sbottato lei, alzando gli occhi colmi di odio. «Sono una Serpeverde, e mi sono persa!»
Il professore era arretrato di un passo, sbalordito: cosa ci faceva una come lei, a Serpeverde? Gli studenti della sua Casa dovevano avere un cuore ambizioso, senza scrupoli, egoista e perfido. Che cosa poteva avere di Serpeverde quella bambinetta paurosa, così maledettamente stupida da spaventarsi di un fantasma stupido come Lord Gamgee, così maledettamente sbadata da perdersi?
La risposta al suo quesito l’aveva trovata nei suoi occhi. In quei profondi occhi carichi di rancore, neri come la notte più buia e maledetta… neri come doveva essere l’animo dei Serpeverde, dei quali lui era fieramente il direttore.
«Una Serpeverde…» aveva ripetuto Piton, incrociando le braccia. «In questo caso la tua mancanza resterà tra noi. Non ho voglia di far perdere punti alla mia Casa per colpa della tua disattenzione.» Hynion non aveva detto una parola, umiliata e ferita com’era. «Ti accompagnerò io per questa volta, signorina. E non dimenticare mai: alle scale piace cambiare.»

Un brusio sommesso fece tornare Hynion alla realtà.
«T… tenete il passo, per favore, e seguitemi», ordinò nuovamente, e fece scivolare il ricordo di Piton nella luce soffusa delle candele.
Salita la prima rampa di scale e percorso un breve corridoio, i Serpeverde si trovarono davanti ad un grande quadro dall’elaborata cornice d’argento, che raffigurava una donna bellissima, vestita di verde, dallo sguardo gelido come il ghiaccio.
«Parola d’ordine?» domandò la dama, muovendo le sottili labbra rosate.
«Crux argento», rispose Hynion, ed il quadro si spostò, rivelando delle scale a chiocciola in pietra che conducevano nei sotterranei, alla Sala Comune. «Seguitemi, ragazzi. Tenete il passo.» La stanza aveva il soffitto basso, ed era illuminata da torce che emanavano una luce verde. L’arredamento era molto elegante, ed i drappeggi ai muri erano di velluto e seta finissima, verdi anch’essi, dalle decorazioni d’argento. «Il dormitorio dei maschi è in fondo a sinistra, per le ragazze a destra. Troverete che tutti i vostri effetti sono già nelle vostre stanze. Le lezioni iniziano alle nove, la colazione sarà pronta dalla mattina alle otto. Buonanotte a tutti.»
Hynion stava per seguire gli altri, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Si guardò attorno, ma non vide nulla di strano, nulla fuori posto, e, con una strana sensazione nel cuore, si diresse anche lei verso la propria stanza.

 
Continua nel capitolo:


 
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