torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: God Child
Titolo Fanfic: SMS
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: ran7 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 04/03/2005 16:03:14

a.u. si incontreranno attraverso gli sms...sapranno sfuggire al loro destino? (jez-cain)
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   

- Capitolo 1° -

"Siamo diversi, anche se nelle nostre vene scorre lo stesso sangue"
Misericorde

PROLOGO

7,45 am.

-Caaaaain! Svegliati! Ma possibile che tu non senta mai la sveglia? Sei in ritardo per la scuola!!!!!!!- la vivace voce di Mary entrò come un uragano nella stanza ancora immersa nell'oscurità, dove il giovane conte dormiva sonoramente.
Il ragazzo fece un sobbalzo, sia per l'nterruzione brusca del sonno, sia per la notizia di essere in ritardo.
Di nuovo, in ritardo...
Cain era un normale diciassettenne londinese. Frequentava il liceo, aveva brillanti risultati in tutte le materie, ma un carattere non propriamente "morbido" che lo faceva spesso discutere con i professori. Anche la sua pigrizia innata era un vero problema. D'altra parte Cain era un normale ragazzo fino ad un certo punto: la sua famiglia, gli Hargreaves, era nobile e tra le più ricche e potenti di Inghilterra.
Il padre Alexis era il rettore dell'università, nonché amico intimo della famiglia reale e a capo di una delle casate nobiliare più antiche e rinomate d'Inghilterra.

Il giovane fu costretto ad aprire gli occhi, non appena la sorellina spalancò le finestre, facendo entrare la luce del giorno ed un'aria frizzante. I bagliori dorati dei suoi occhi iniziarono a giocare con la luce, in luccichii affascinanti che avevano sedotto tante ragazze, durante la sua giovane vita.
-Bentornato nel mondo reale, Cain!- lo rimproverò la biondina...
-Yahn...Mary...- sbadigliò il ragazzo, ancora assonnato.
-Cain! Sei in ritardo!!! Sbrigati!- pur essendo mattina presto, la vivacità di Mary era già al culmine. Era davvero una bambina splendida, oltre che dannatamente vivace ed intelligente.
In realtà Mary era solo per metà sorella di Cain...era la figlia di Alexis e di un'altra donna. Era stata accolta in casa solo dopo che sia la madre di Cain, Leonora, sia quella di Mary erano morte. All'inizio la piccola era sembrata spaesata ed ostile nei confronti del fratello più grande. Ma in breve tempo il legame che li legava era diventato sempre più intenso.
Tanto che i due si adoravano forse ancora di più di quanto lo facessero due semplici fratelli.
Forse perché entrambi erano rimasti orfani. O forse perché entrambi avevano avuto un'infanzia di solitudine e finalmente la loro vita si era illuminata per la presenza dell'altro.

-Ma che ore sono?- domandò ad un certo punto il giovane conte.
-Sono le otto meno dieci! Non è oggi che hai la visita guidata all'università di papà? Non vorrai mica mancare?- la piccola era molto matura, per avere solo dieci anni.
-Caz...Ho mezzora! Il professor Raffitt ha dato l'appuntamento alle otto e un quarto! Ho meno di mezz'ora!- setto questo Cain si fiondò sull'armadio, alla ricerca di abiti da indossare velocemente.
-Vi porta Riff? Beh, allora saprà bene che tra le tue doti non c'è la puntualità!- ironizzò Mary, mentre il fratello velocemente cercava di infilarsi un paio di pantaloni neri, una camicia dello stesso colore e contemporaneamente correre in bagno.
-Non è vero! Io sono puntualissimo!- una voce impastata dal dentifricio arrivò dalla porta del bagno.
Mary trattenne una risatina. Se tutte le ammiratrici di suo fratello, che in pubblico era sempre perfetto sia esteticamente che intellettualmente, avessero potuto vederlo ora...
-E comunque, finchè rimane il mio insegnante, non è Riff, ma il professor Raffitt!- puntualizzò il giovane, uscendo dal bagno lavato, profumato e pettinato.
-Beh...non è lo stesso? Ne parli come se fossero due persone diverse...- osservò perplessa Mary.

Riffer Raffit era una giovane studente di medicina che loro padre aveva accolto nella propria casa, dopo che questo aveva avuto un brutto incidente per il quale tutta la famiglia era scomparsa. Era vissuto per tanti anni con loro, quasi come fosse una sorta di fratello maggiore. Il ragazzo aveva ben undici anni in più del piccolo Cain, eppure i due si erano affezionati l'uno all'altro.
Forse il fatto che il padre non dimostrava spesso l'affetto nei suoi confronti, o forse il fatto che spesso era in viaggio per lavoro...qualunque fossero le motivazioni, Cain aveva trasposto in lui una sorta di figura paterna, materna e fraterna.

La delusione era arrivata quando il ragazzo, dopo tanti anni vissuti nella loro casa, aveva deciso di trasferirsi a vivere da solo, accettare il lavoro offertogli da Alexis, ed abbandonare così Cain.
Cain non gliela aveva mai perdonata. Si sentiva tradito, abbandonato...
Ma il caso volle che il lavoro di Riff fosse proprio di insegnante nella sua scuola. Suo insegnante. Una situazione delicata e particolare che Riff aveva deciso di getire mostrandosi freddo e quasi un estraneo agli occhi di Cain.

-E' come se fossero due persone diverse...- disse a bassa voce Cain, con amarezza, prima di fondarsi fuori dalla porta della stanza, alla ricerca delle chiavi del motorino che avrebbe potuto rappresentare la salvezza.

8.15

Un gruppetto di ragazzi attendeva fuori dai cancelli del proprio liceo. Ovviamente alcuni erano arrivati in anticipo, mentre altri dovevano ancora arrivare.
Il giovane professore, un bel ragazzo alto, statuario, dal viso gentile, era appoggiato alla cancellata del cortile scolastico, dipinta sul viso una sorta di rassegnazione, mentre guardava l'orologio.
-Cain...- sospirò quasi divertito. Lo conosceva bene e sapeva che con ogni probabilità il ragazzo si trovava ancora sotto le coperte, a dormire beatamente. D'altra parte ormai era il suo professore, non più il suo "fratellone" e non era di certo compito suo svegliarlo.
Poteva solo aspettare che arrivasse e affibbiargli una ramanzina per il ritardo.

-Uff...ma chi manca?- una bella ragazza dai capelli scuri, vestita molto succinta, si lamentò annoiata dall'attesa.
-Guarda, bella, che manca il TUO ragazzo...- le disse acidamente un'altra ragazza, una rossa con i riccioli.
-Che c'è Michaela...sei gelosa che Cain stia con me?- disse la prima, con voce superba e maligna.
-No, Emelaine...anche perché Cain non sta con te! Si è solo divertito...- disse Michaela ancora più acidamente, punzacchiando l'altra sul vivo.
-Ragazze...non vorrete litigare già da ora!- intervenne un ragazzone, più grande degli altri. Era un ripetente, un simpatico ragazzo che aveva subito stretto amicizia con Cain, nonostante il suo brutto carattere.
-Fatti gli affari tuoi, Oscar!- lo apostrofò la bruna Emelaine.
-Comunque vedrai che saprò conquistarlo, io...- continuò la rossa.
Poco lontano un ragazzo dai capelli così chiari da sembrare bianchi guardava la scena divertito. Owl, lo avevano soprannominato, era un ragazzo silenzioso e schivo. Un genio della musica, dicevano. Molto spesso lui si limitava ad osservare gli altri, traendone una sorta di divertimento, vivendo solo come spettatore.
In quel momento la scena gli pareva divertente, non tanto per le due ragazze che si accapigliavano per il cuore di Cain, né per il povero Oscar che era trattato a pesci in faccia, bensì per la piccola, timida Merediana (morissi tu e tutta la tua famiglia, brutta bastarda....ehm...scusate ^_^ ndRan) che osservava la scena da lontano, senza osare intervenire.
Infatti, da quanto Owl aveva capito solo osservando gli altri, la piccola, timida Merediana era innamorata del giovane conte almeno quanto le altre due, ma non possedeva l'esuberanza e la presenza di spirito delle altre.
Era una misera, mediocre ragazzina senza particolare attrattiva, se non un paio di occhi azzurri che potevano incantare in un primo momento, ma che dopo una conoscenza leggermente più approfondita della mera apparenza si rivelavano vacui e vuoti quanto il suo cervello.
(rannuccia, non credi di aver esagerato? ndCain) (No! Quella....non mi ci far pensare! Brutta....maledetta lei e tutte le carrozze del mondo! ndRan-inferocita) (ma che ho fatto?
nd Merediana) (TUUUUUU! Maledetta oca! Ma come hai osato! Io...io....ndRan-che-viene-portata-via-di-peso-da-Kei-per-cercare-di-andare-avanti-senza-intoppi)

-Eccomi!- urlò un ragazzo su un motorino. Abbandonato il mezzo per la strada con una noncuranza tipica dei ragazzi ricchi, corse verso il resto della classe.
Finalmente era arrivato, con solo cinque minuti di ritardo.
L'occhiata storta di Riff lo punse sul vivo. In realtà il giovane professore sarebbe scoppiato a ridere volentieri, ma il suo ruolo gli impediva di dare maggiore confidenza a quello che nel suo cuore rimaneva il piccolo Cain.

La comitiva poteva avviarsi verso l'università. E il Destino poteva finalmente divertirsi a suo piacimento, riproponendo un testo già interpretato in passato, ma in chiave diversa.

fine prologo.

SMS

L'università di suo padre era gestita benissimo, in edifici rinascimentali e barocchi del tutto restaurati, con giardini e parchi che alleviavano il peso dello studio ai poveri studenti che passavano metà del loro tempo chiusi dentro quelle mura.
Cain conosceva il posto come le sue tasche, eppure la gita gli risultava piacevole. Adorava quell'ambiente. Adorava i ragazzi più grandi. Voleva farne parte anche lui, forse solo per essere più vicino al padre, che sembrava allontanarsi sempre di più.

Si ritrovava solo in un corridoio. Gli altri erano entrati in un laboratorio, ma a lui non interessava, avendo una strumentazione chimica a casa molto più completa.
Di colpo si ritrovò a terra. Una graziosa ragazza, dalla carnagione scura e i capelli corti castani, gli era piombata addosso.
-Scusa...- disse lui, gentilmente, porgendole la mano.
-Di nulla...- la ragazza si alzò in piedi senza usufruire dell'aiuto di Cain.

-IDA! Dai vieni!- un'altra ragazza, poco lontano la chiamò facendola voltare velocemente e correre via.
-Ehi...aspetta...- cercò di fermarla Cain, senza però avere successo. Ida era già scomparsa dalla sua vista. Ma per terra era rimasto il foglietto che le era caduto dalla tasca.
Era un numero di cellulare. Ed un nome femminile.

Forse per la noia, forse per la curiosità o semplicemente per l'istinto di rubacuori, Cain si ritrovò a voler scrivere almeno qualche sms a questa fantomatica ragazza.
Una ragazza con un nome così esotico doveva essere davvero bellissima.
Jezebel...davvero un nome splendido, adatto ad una splendida ragazza...

# Ciao. Un foglietto dal cielo mi ha dato il tuo numero! #

Attese per qualche minuto, ma nessuna risposta illuminò il suo display.

#Non voglio importunarti! Sono in università e ho trovato un foglio con il tuo numero ed il tuo nome! Sei Jezebel, vero? Io invece sono Cain! #

[ Cain? Hai un nome insolito....] finalmente una risposta.

#Anche il tuo è insolito, se è per questo ^_^! Sei dell'università?#

[Si...invece tu sei solo un "ospite passeggero" vero?]

#Chissà...che facevi di bello? Io cazzeggio...#

[Dissezionavo un cadavere]

#Ah ah ah...no, dai, non scherzare! Che cosa stai facendo? ^_^ #

[Non stavo scherzando]

# Ah...uhm, frequenti medicina, allora, vero? Devi essere 1tipa poco impressionabile! #

[Si può dire anche così]

# Cioè? Cosa vuoi dire? Sono terribilmente curioso! #

[In realtà basta avere scarsa considerazione dell'essere umano...alla fine sembrano solo pupazzi caldi...]

# Cavoli...sei così altezzosa? Pensi di essere migliore degli altri? #

[No...anche io...sarebbe presunzione sennò, non trovi? Anche la mia persona fa parte dei manichini! ]

#Tu sei una strana tipa! Ma sei davvero interessante! Ora devo andare, ma se non ti dispiace ti scrivo ancora stasera! Ti va? #

[Non penso di potertelo impedire]

#Spiritosa!! A stasera...un bacio...C.C.H.#

[A dopo...J.D.]

-Cain! Vieni! andiamo a vedere le aule degli studenti di medicina!- Oscar lo chiamò, pallido come non mai.
-Che c'è? Sei impressionabile?- scherzò Cain.
In realtà si sentiva fremere dentro, ma il sapere che avrebbe probabilmente visto quella Jezebel lo stuzzicava ed eccitava da morire.

Le stanze erano fredde e l'odore era davvero insopportabile. Solo Riff e lui erano riusciti ad entrare, mentre gli altri erano rimasti fuori, troppo impressionabili.
All'interno vi era un gruppo di ragazzi, tutti in camice e coperti da una mascherina, cosicchè Cain non riuscì ad individuare la sua fantomatica "amica".
Intanto l'aria iniziava a farsi pesante. Le orecchie iniziavano a fischiare. Tutto stava diventando sempre più bianco e vorticava nella sua mente.

Riuscì solo ad individuare un ragazzo dai lunghi capelli biondo cenere, che suo padre stava abbracciando.
-Cain...questo è il mio studente più brillante...- ma la voce di suo padre si spense del tutto, così come ogni altra cosa.

Si ritrovò su una panchetta di legno, in una stanza fresca, ma priva di quell'odore rivoltante che lo aveva tanto infastidito.
Poteva percepire la presenza di un'altra persona. Era forse Riff? Vedeva che era alto...ma i capelli erano troppo lunghi...
-Ti sei svegliato! Bene...vado avvisare Riffer e tuo padre- e lo disse con una sorta di disgusto nella voce.
-Sono svenuto?- chiese Cain a quel ragazzo che stava uscendo dalla stanza.
-Così parrebbe...- si era voltato, rivelando un viso dai lineamente perfetti, quasi femminei. Ma il viso, incorniciato dai lunghi capelli, non esprimeva quella dolcezza che sembrava quasi innata, bensì un'asprezza ed una amarezza quasi ingiustificabile.
E quegli occhi viola, due fessure infuocate, trapassarono i suoi verdi, in un lampo che esprimeva tutto e niente. Odio e amore.


10 pm

Cain era in camera, sdraiato sul letto.
Non sapeva nemmeno lui dire se si sentiva più arrabbiato con suo padre che lo aveva trattato così freddamente a cena, con Riff che dopo che era svenuto lo aveva trattato peggio del solito, forse perché alla presenza di suo padre, con Mary che saputo l'incoveniente lo aveva preso in giro prontamente o con se stesso che aveva fatto una così pessima figura.

-Al diavolo...- si disse. Aveva una sorta di appuntamento, per quella sera.

#Eccomi! pensavi di esserti liberata di me, vero? Oggi sono stato dalle aule di anatomia! C'eri anche tu? #

[Si, ero lì]

# Allora hai visto la mia pessima figura! E davanti a mio padre, per di più! Io non ti ho vista, però! #

[Altri resistono molto meno di te...]

# Cavoli non riesco a ricordarmi di te...ho visto solo un tizio strano! Con i capelli lunghi e gli occhi come quelli di un serpente! Aveva un'espressione...pensavo volesse uccidermi! Lo conosci? #

[Si, credo di aver capito di chi parli...]

#Che fai stasera? #

[Rispondo ai tuoi messaggi]

# ^_^ E oltre a quello? #

[Nulla]

# Sei sola?#

[Si...in un certo senso si.]

# Anche io mi sento solo. Qui in casa ci sono mio padre e mia sorella, eppure mi sento così solo...vorrei poterti conoscere, così saremmo entrambi meno soli...Io mi sento diverso dagli altri...e sento che anche tu lo sei...capisci cosa intendo? #

[Credo di si. Credo di capire, in fondo. Tu sei come me.]

# Si credo anche io che siamo molto simili, io e te! #

[Ironico...non so se affermeresti così, se mi conoscessi davvero per come sono...forse diremmo di essere totalmente diversi...]

#Beh...allora dobbiamo conoscerci meglio, così possiamo verificare, no? Domani ti scrivo ancora, se non ti do fastidio...#

[Come vuoi...]

#Anche di mattina? Tanto a scuola posso anche non seguire! ^_^#

[Se non sto sezionando qualche cervello, ti rispondo...]

# Sei davvero macabra! Brrrrr! Vabbè buonanotte! #


11.00 am

La mattina per Cain era stata un vero supplizio.
A parte i soliti idioti invidiosi che lo avevano preso in giro per il fatto di essere svenuto, quando loro non avevano nemmeno trovato il coraggio di entrare nelle sale di anatomia, tutti sembravano ammirarlo per il suo coraggio.
Oscar era stato più appiccicoso del solito, tanto da fargli venire perfino il dubbio che non lo avesse scambiato per qualche avvenente ragazza.
Merediana (muori, muori, muori! ndRan) lo guardava come ogni mattina con occhi adoranti. Prima o poi si sarebbe divertito anche con lei. Ma ora la sua attenzione era del tutto presa da quella strana ragazza che conosceva solo via sms.
Per non parlare di Michaela che lo assillava in modo plateale, cercando in tutti i modi di abbracciarlo, baciarlo o anche solo stargli vicino.
Ma il peggio della mattinata era stato lo schiaffo di Emelaine. La bruna aveva la pretesa di essere la sua ragazza esclusiva ed il fatto che il giorno precedente l'avesse completamente ignorata l'aveva fatta infuriare a morte. Come le aveva poi urlato in faccia lei, del tutto adirata, aveva atteso fino a sera almeno un suo messaggio per scusarsi, ma lui neppure ci aveva pensato.
La sua mente era lontana. Era all'università, dove c'era Jezebel.

#Che palle! Che mattinata di merda! Tutti oggi mi rompono i coglioni, sembra si siano messi d'accordo! #

Nessuna risposta.

#Ehi? Jezebel? Ci 6? Disturbo, forse? #

Nessun sms. E così fu per tutto il giorno, sebbene il giovane controllasse il display ogni cinque minuti.
E così venne pomeriggio. Tornò a casa, dove riuscì a litigare anche con Mary, da quanta era l'irritazione di non aver ricevuto risposta.
Cain si chiuse nella propria camera, in ostilità con l'intero mondo.

Ma il display si illuminò. Un messaggio ricevuto.
Il ragazzo, ben conscio che tanto nessuno avrebbe mai potuto vederlo, si fiondò sul cellulare con avida curiosità. Era arrabbiato eppure soddisfatto allo stesso tempo.
"Fa che non sia Emelaine...fa che non sia Emelaine..." si ripeteva, mentre stava per schiacciare <Leggi>.

[Scusa per oggi. Ho avuto....da fare]

# Mi ero quasi rassegnato, ormai! Hai avuto da fare per l'università?#

[No...oggi ho visto mio padre...abbiamo parlato un po'...]

# Perché, non lo vedi mai, tuo padre? Io neppure vedo mai il mio, è sempre via per lavoro!#

[Beh...diciamo che lui ha una famiglia...altri figli che ama molto più di me. Io sono solo...uno scarto...]

# Tu sei una persona meravigliosa! Altro che scarto! Che ne dici se ti propongo di venire a vivere qui con me? ^_^ #

[Non credo sia una bella idea...]

# Dai scherzavo! Ci sto provando, lo ammetto, ma al matrimonio non sono ancora pronto! E nemmeno ci tengo ad avere un'altra sorella, così all'improvviso!!!!#

[A volte la verità è assolutamente più assurda della fantasia]

# Eh? #

[No, niente...giornataccia mia...]

#Mi dici qualcosa di te? Vorrei conoscerti meglio! Io come sai faccio le superiori! E poi non vale tu mi hai visto, mentre io non so come sei! Dai...i tuoi hobbies? Io colleziono veleni! #

[Originale, direi...io...io disseziono cadaveri e quando ho finito me ne procuro altri...tutto qui...]

# Mi fai paura! Sei una vera dea della Morte! ^_^ #

[Gia...]

#Ma solo gli uomini? O anche animali? #

[Non fare mai male ad un animale! Loro sono puri ed innocenti. Solo noi siamo dei "mostri"]

#Certo che sei strana! Per questo mi piaci ancora di più!E poi mi piace il tuo nome da impazzire! E' così esotico...che origini ha? #

[E' un nome della Bibbia, proprio come il tuo...e non ha una storia molto più felice e fortunata...]

# Non sono l'unico nel ventunesimo secolo ad avere avuto genitori dai gusti discutibili, allora!!!! #

[Te l'ho detto, noi siamo molto più simili di quanto si possa pensare...eppure in fondo siamo totalmenti diversi, nel modo di vivere.]

# Che vuoi dire? #

[Tu la vita, io la morte. Tu il nero, io il bianco. Tu l'alba della speranza, io il tramonto. Eppure lo stesso sangue...lo stesso cuore...la stessa radice comune...]

#A volte sei troppo ermetica! Non ti capisco proprio! #

[Non devi capire. Un giorno capirai senza nemmeno rendertene conto. Ora basta che tu ascolti. Ora basta che tu vada avanti a credere. Un giorno la magia finirà, ed io cadrò, io sparirò per sempre]

# Non essere sciocca! Io farò continuare questa magia per sempre! #

[Vorrei fosse possibile, Cain...lo vorrei tanto. Ma il destino è davvero beffardo. E noi siamo solo formiche impotenti...giocherà con noi e ci distruggerà inesorabilmente...noi che siamo i suoi figli...Tutto avrà fine...io lo so, tu lo sai. J.D.]

Un po' perplesso dallo strano messaggio, Cain rimase qualche minuto a meditare sulle parole che brillavano su display. Non sapeva proprio cosa dire. Si limitava a leggere quelle parole, quella sorta di richiesta di aiuto.
E stranamente si sentiva avvolto dalla medesima trappola.



Suonò il campanello della porta. Era strano, pensò Cain. Chi mai poteva suonare alla loro porta all'ora di cena?
Curioso, proprio come Mary, si avvicinò alla hall dell'ingresso, dove sentì la voce di suo padre parlare con qualcuno ancora aldilà della soglia.

-Bene...sei arrivato...-
-Si...sono qui...- una voce senza inflessioni particolari. Senza emozioni.

Cain e Mary entrarono nella grande stanza, curiosi di sapere chi fosse il misterioso ospite. Il padre, percependo la loro presenza, si voltò verso di loro, lasciando contemporaneamente entrare il nuovo arrivato.

Era quel ragazzo con cui aveva parlato quando era svenuto. Portava un paio di jeans e un maglione nero, che metteva in risalto il colore dei capelli, lasciati sciolti. Pareva un fantasma, da quanto era etereo e distante dalla realtà.
Eppure i suoi occhi da serpente si posarono subito sul viso di Cain, illuminandosi per un istante. Per un breve attimo Cain si sentì arrossire, per poi riprendere il controllo.

-Cain, Mary...vi presento Jezebel Disraeli. Lui è il mio studente più brillante e promettente...starà a vivere con noi per un po'! Mi dispiace non avervi avvisato prima, ma è stata una decisione dell'ultimo minuto!- il tono di Alexis era stranamente divertito.
Il ragazzo dagli occhi di ametista taceva, limitandosi a guardare i nuovi compagni di casa che lo osservavano sgranando gli occhi.
Mary era completamente spiazzata dalla notizia inattesa. Che questo ragazzo diventasse una sorta di nuovo Riff? Se da una parte non le dispiaceva, dall'altro si sentiva terribilmente gelosa di suo fratello. Tanto più che l'espressione gelida di quel viso perfetto le metteva i brividi e pareva completamente diversa da quella calda di Riff.

E Cain...Cain era solo completamente attonito. Jezebel. Tutto stava crollando. Jezebel era lui, ne era certo. Ed ora oltre all'imbarazzo, si rendeva conto della strana rivalità che quegli occhi di cristallo violetto gli lampeggiavano contro.

-Benvenuto!- la prima a riaversi fu Mary, che accennò un breve sorriso al nuovo arrivato. Sorriso che venne completamente ignorato da Jezebel, che come un automa seguì Alexis nell'altra stanza.

I due fratelli rimasero nella hall a guardarsi l'un l'altro, perplessi.
-Che maleducato!- disse Mary, arrabbiata per il modo in cui era stata ignorata.
Ma Cain continuava a guardare la porta che aveva inghiottito suo padre e...e Jezebel...
-Cain...che hai? Lo conoscevi già?- chiese allora la bambina, rendendosi conto della strana reazione del fratello.
-Si...si può dire che lo conoscevo già...-


L'atmosfera a cena era tesa come una corda di violino.
Il grande tavalo apparecchiato ed imbandito sontuosamente sottolineava ancora di più la tensione fra i commensali.
Alexis a capotavola era l'unico che sembrava godersi la cena, mangiando e sorridendo allegramente nel vedere "la famiglia" riunita sotto la sua ala protettiva.
Mentre Mary continuava a sentirsi del tutto esclusa, Cain e Jezebel si lanciavano strane occhiate, che non promettevano nulla di buono.

-Jezebel, non mangi?- chiese ad un certo punto Alexis, vedendo che il giovane non aveva toccato il coniglio alla cacciatora davanti a lui.
Il ragazzo gli lanciò uno sguardo quasi supplichevole, per poi spegnersi nella più totale inespressività.
-Ah, già....dimenticavo! E' vegetariano...- spiegò a Cain e Mary che erano rimasti molto incuriositi dallo strano comportamento dell'ospite.
-E come mai?- si fece coraggio Cain. Nella sua voce vi era una punta di ironia, come per far capire al suo interlocutore che non aveva apprezzato il fatto di essere stato preso in giro così.
-Motivazioni ideologiche...- rispose il padre al posto del ragazzo. -Jezebel è molto sensibile...- disse ancora sorridendo malignamente Alexis.

Il ragazzo dai lunghi capelli chiari si alzò da tavola, sempre mantenendo un'espressione di indifferenza più totale.
-Scusate...sono molto stanco...vado a dormire...- anche la voce era senza alcuna espressione.

Rimasero a finire di cenare Cain, Mary ed il padre, ma nessuno dei tre aprì più bocca, fino al termine della serata.

Cain si sentiva furioso. Furioso ed incredibilmente triste. Eppure...eppure non riusciva a fare a meno di pensare a lei...che poi non era una lei, bensì un lui.
Doveva parlargli.
Bussò alla porta della camera del ragazzo. Ma nessuno rispose.
Provò ad aprire la porta, ma era chiusa a chiave.

Per nulla rassegnato, prese il cellulare.

# Aprimi! # scrisse

Nessuna risposta.

# Jezebel, aprimi! #

[No. Non ho voglia di litigare. Non ho voglia di niente, stasera.]

Cain si sedette davanti alla sua porta, poggiando la schiena contro il legno lavorato dello stipite. Non si sarebbe arreso. Sarebbe riuscito a parlargli.

# Sto aspettando! #

Sentì girare il chiavistello dentro la porta. Prima ancora che l'altro potesse cambiare idea, si fiondò dentro la stanza, richiudendo la porta veloce dietro di sé.
Jezebel indossava solo l'accappatoio, i capelli bagnati gli ricadevano addosso disordinatamente e sensualmente.
La stanza era immersa nel buio completo, illuminata solo dalla luce della luna e dei lampioni fuori dalla finestra.

-Mi hai mentito! Mi hai fatto credere che tu fossi una donna!- lo attaccò il giovane conte.
-Non dire sciocchezze...io non ho mai detto nulla del genere...hai fatto tutto te...- disse l'altro senza nemmeno guardarlo in viso.
-Stupido! Credi di venire qui e prendere il mio posto? Eh? Allora il padre che ti ha scartato sarebbe proprio mio padre?- disse in preda alla rabbia, rendendosi conto solo in seguito di cosa implicavano le sue parole.
-Si...io sono tuo fratello...e no...non vengo a reclamare nulla. Perché hai paura? Temi che io possa oscurarti?- il ragazzo dagli occhi violetti si era avvicinato mostruosamente a Cain, i capelli lunghi che già gli sfioravano la pelle delle guance.
L'altro non si allontanò minimamente, assaporando per un secondo il meraviglioso profumo del ragazzo più grande.
Era maledettamente sensuale, nonostante si trattasse di un uomo. Eppure sentiva che il desiderio che istintivamente si era impossessato di lui, andava represso.
Andava eliminato.
I due fratelli rimasero per un interminabile istante a pochi centimetri di distanza, con gli occhi che si sfidavano silenziosamente. Sembravano due amanti pronti a baciarsi. Eppure l'odio che trapelava dai loro sguardi era tale che nessuno avrebbe mai potuto avere dubbi sulla vera natura del loro rapporto.

-No...tu non mi oscurerai mai! Io oscurerò te!- affermò allora Cain, togliendosi da quella morsa che gli stava avviluppando il cuore.
Aprì nuovamente la porta e si fiondò di corsa in camera sua, con il fiato corto.
Si coricò sul letto, confuso come non mai. Che cosa aveva provato esattamente, pochi istanti prima? Odio? Rabbia? Gelosia?
O altro?
Non lo sapeva dire. Avrebbe pagato per poter scrivere un sms a Jezebel...a quella Jezebel che lui si era solo immaginato.
Le lacrime iniziarono a sgorgare.

Il display si illuminò. Un nuovo messaggio.
[Tu mi hai già oscurato tanto tempo fa...]

Avrebbe voluto non rispondere. Ma non poteva. Lui voleva rispondere. Lui voleva ancora parlare con Jezebel. Lui amava Jezebel. Lui odiava Jezebel.

# E come ti avrei oscurato, scusa? Tu sembri brillare...#

[Io sono solo una pallida luna. Nostro padre ha preferito te a me...]

#Nostro padre è solo un bastardo che non preferisce nessuno se non se stesso...smettila di essere così succube! #

[Io sono così...io ormai sono così...]

# Ognuno ha scelto la sua strada...davvero vuoi essere mio nemico? Davvero mi odierai tanto quanto io odierò te? #

[Non ho scelta. Comunque l'odio non sarà mai paragonabile al mio amore...]

# Sei solo uno stupido...cancellerò il tuo numero e non ti scriverò più...da domani sarai solo il mio nemico...#

[Siamo diversi, anche se nelle nostre vene scorre lo stesso sangue...]

Quando Cain lesse quest'ultimo messaggio una strana sensazione si impossessò di lui. Avrebbe potuto fregarsene di tutto e di tutti. Sarebbe potuto uscire dalla stanza. Andare nella stanza di Jezebel, solo quanto lui. Non sarebbero più stati soli.
Ma...
Ma quelle parole erano così famigliari.
Jezebel gliele aveva già dette, tanto tanto tempo fa, forse in un'altra esistenza, forse in un altro tempo.
E seppe che non poteva.
Non poteva muoversi. Non poteva andare da chi gli aveva detto di amarlo, a tal punto da odiarlo. Non poteva fare altro.

<Cancella messaggio>
<Ok>
<Cancella numero dalla rubrica: Jezebel>
<Ok>

Non aveva scelte. Non aveva scelte, perché erano già state compiute da qualcun altro, in un'altra vita, da qualcun altro che poi era solo lui stesso.

FINE

Oh my doc! (pagando i diritti di copywrite a Hika).
Questo delirio mi è uscito mentre guardavao sanremo. Fa degli stranissimi effetti sulle persone, a quanto pare!
Cmq è una AU un po' senza senso, un po' buttata lì...di quelle che escono così a caso...
Boh?
Come al solito quell'idiota di Cain non ha capito nulla! Imbecille, se uno dice che ti ama, ti ama!!!!! Mica ti odia, no?
Ho cercato di mettere un po' di personaggi, anche se proprio non sono riuscita ad inserire Clehador...peccato...
In realtà la mia prima idea era di far fare a Merediana la parte del cadavere sezionato da Jez, ma alla fine l'ho fatto compagna di classe, visto che brava? L'ho massacrata un po'? Nooo...sono stata un angelo! ^_^
Neppure il piccolo Cashu è riuscito ad entrare nella fic! Però una piccola particina per Owl, contenta Ery?
Come al solito Jezebel è totalmente ermetico e incomprensibile...quel ragazzo deve avere qualche trauma...(tipo aver mangiato il mio migliore amico? ndJez) (Oh my doc!!!!!!!!!!!!!!!!! *_____________________________* ndRan) (Ehm...dottore...io me ne andrei...mi sembra pericolosa...ndCashu) (Dici? ndJez) (Ooooooh! Tessssssoro mio!!!!!!! *____* nd Ran-in-estasi-completa) (Si...mi sembra meglio telare...ndCain)
(Tranquilli...ndKei-che-tira-una-martellata-in-testa-a-ran) (*ran sviene*) ( Fatto! ndKei-soddisfatto-del-suo-lavoro)

 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (0 voti, 0 commenti)
 
COMMENTI:
NON CI SONO ANCORA COMMENTI, SCRIVI IL PRIMO! ^__-
 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: