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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Shin Seiki Evangelion (Neon Genesis Evangelion)
Titolo Fanfic: L` INCUBO DI SHINJI
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: paniko02 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 27/08/2002 18:51:39 (ultimo inserimento: 28/08/02)

e se shinji avesse realmente avuto un incubo spaventoso
 
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IL RISVEGLIO
- Capitolo 1° -

Capitolo I
Il risveglio

"Sveglia dormiglione o farai tardi"

-Di chi è questa voce?-
-Di tua madre-
-Non è possibile lei è morta-
-No è viva-
-Tu chi sei come sai queste cose?-
-Quante domande inutili-
-Perché inutili voglio solo sapere? Dove mi trovo-
-……-
-Perché non mi rispondi-

"Allora Shinji di alzi o devo buttarti giù dal letto come al solito!"

Steso sul suo letto giaceva un ragazzo di quattordici anni. Dalla sua posizione e dal disordine sul
suo letto doveva aver trascorso una nottata alquanto movimentata. Un incubo che probabilmente
ancora non si era concluso. Dalla stanza accanto intanto si sentiva arrivare un buon profumo di pane
tostato e pancetta fritta oltre alla voce ormai abituata di una madre che perde molto tempo per
svegliare suo figlio.

-No questo è solo un incubo adesso mi sveglio e…-
-Bravo adesso ti svegli e poi ti accorgi che il mondo intero è stato distrutto mentre tu stavi perdendo
tempo a chiacchierare con la tua mente-
-Lasciami stare tutto questo non è vero tu non sei reale-
-Lo so-
-Sei solo nella mia testa-
-Lo so-
-Basta non voglio più ascoltarti. Voglio svegliarmi capito!-
-Per andare dove?-
-Non lo so-
-Per vedere cosa?-
-Non lo so-
-E allora vieni con noi ci divertiremo-
-No-
-Perché?-
-Non lo so-
-Capisco-
-Non ci provare-
-A fare cosa?-
-Non lo so-
-Vieni con me Shinji vieni con tutti noi ci divertiremo insieme tutti si divertono stando con noi-
-No io voglio restare qui-
-Dove?-
-Non lo so-
-Bene allora seguici-

"Noo Bastaa"

Passi in lontananza si sentivano arrivare, un calpestio veloce quasi in preda al panico si avvicinava.
Una porta sbatte violentemente mossa dall'impeto di paura di una madre non più abituata a sentire
urlare suo figlio.

"Cos'è successo sei caduto ti sei fatto male?"

Il ragazzo ancora non rispose comunque a quelle parole si ridesto completamente dal suo incubo
riuscì ad aprire un occhio poi due ma per un istante tutto rimase avvolto nella nebbia in una luce
soffusa che non gli consentiva di vedere.
Sua madre intanto dal canto suo dalla fretta nell'entrare non si era ancora accorta che suo figlio non
era caduto o altro e si era portata immediatamente al suo fianco cercando di trovare segni sulla sua
pelle o magari anche del sangue. Suo figlio era sempre molto distratto e succedeva spesso che
dovesse medicarlo ormai era istintivo per lei osservarlo in questa maniera.
Shinji riuscì finalmente a mettere a fuoco i propri occhi ( solo quelli per il momento) anche se ciò
che vedeva doveva lasciarlo alquanto sorpreso.

"Mamma sei realmente tu?"
"Ma che domande, ti senti bene sai ti ho sentito gridare. Sei inciampato da qualche parte? Hai
sbattuto la testa? Ti sei tagliato?"
"Mamma questo non è un altro sogno, vero?"

Yui, così si chiamava sua madre, con la mano scivolo dietro la testa del suo Shinji alla ricerca di
qualche bernoccolo.

"Che stai facendo?"
"Controllo che tu non abbia preso qualche colpo in testa, sai stai facendo proprio delle strane
domande"
"Come"

Ora Shinji stava lentamente ritrovando il controllo di se stesso. Si era appena svegliato da un
bruttissimo incubo, il peggiore di tutti ed ora sua madre era di fronte a lui, preoccupata dal suo
modo di fare.

"Scusa mamma sai ho fatto un brutto sogno e mi sono svegliato di colpo e beh sai…"
"Dunque era per quello che ti sei messo a gridare e io che pensavo che…"

Il volto di entrambi si distese prima in un sorriso ampio poi in una risata che li contagiò entrambi.
Iniziarono a ridere a più non posso in maniera tale che gli vennero le lacrime agli occhi, e Yui
dovette portarsi le mani al ventre per trattenersi e per il dolore crescente.
Ora Shinji sembrava essersi ripreso dal brutto sogno in cui fino a pochi minuti prima era immerso,
ma c'era qualcosa che ancora non riusciva a capire. Non ricordava già la gran parte del sogno.
Rimanevano solo delle piccole immagini che si andavano velocemente sfuocando partendo dai lati
per raggiungere il centro poi ad una ad una sparivano. Pouff, via scacciate da quella risata
liberatoria. Ma qualcosa restava ancora, un senso di malessere, di preoccupazione nel non
riconoscere nulla di ciò che lo circondava. Tutto era nella posizione sbagliata o non c'era proprio. Il
suo letto rivolto ad una finestra che non doveva esserci. Il suo armadio era completamente svanito,
assieme al suo stereo al piccola e fedele televisione il computer. E poi dov'era la scrivania.
In quel momento era sicuro solamente di due cose: una era che sua madre era ancora viva; la
seconda era che non ritrovava nella sua casa, perché quella non era certamente la sua stanza.

"Mi avevi spaventata con quel tuo urlo, deve essere stato qualcosa di veramente orribile, non ti
sentivo gridare per un incubo da quando avevi nove anni, e allo riuscivi a vegliarmi quasi tutte le
notti"

Ora sua madre si era ripresa le risate ormai si andavano esaurendo riportando sul suo splendido
volto la luce di un sorriso affettuoso.

"Quasi mi dimenticavo che devi andare a scuola spero che la tua colazione non sia finita fra le fauci
di Oscar, oggi poi ti ho preparato il tuo piatto preferito pancetta fritta e pane tostato e inoltre una
bella spremuta di arance. Allora ti alzi ora?"

"Si certo dammi un minuto e arrivo"

Si doveva certamente trattarsi di un brutto sogno adesso cominciava a ricordare tutto, non il sogno
la realtà. Lui e sua madre assieme all'inseparabile e vorace gatto Oscar si erano trasferiti
nuovamente. Una nuova città lo attendeva nuovi amici, nuovi compagni di scuola. Era sempre la
solita storia sua madre riceveva una nuova e più importante proposta di lavoro e loro dovevano
seguirla. Non era mai riuscito a capire perché dovevano sempre lasciare tutto per uno stupido lavoro
ma questa forse sarebbe stata l'ultima volta, almeno così aveva detto sua madre (come al solito).
Non la detestava per questo, ma a volte proprio non riusciva a capirla. La vedeva tornare dal lavoro
e semplicemente dirgli che c'erano importanti novità, lui chiedeva quali, e lei rispondeva
sorridendo :"Mi hanno offerto un nuovo posto come ricercatrice, la paga e migliore e ci pagano
pure l'affitto della casa, che ne dici"- "Dove?" – rispondeva sempre con un sorriso che diventava
sempre più falso e tirato. E così che andava, avrebbe solo voluto dirle che lui aveva degli amici. che
in fondo potevano restare dov'erano che anche se non navigavano nell'oro stavano bene, che era
stanco di risvegliarsi in stanze spoglie che non riconosceva. Ma non poteva, sapeva che sua madre
agiva per il suo bene in fondo, che in più aveva avuto la possibilità di viaggiare per tutto il paese dal
nord al sud, che riusciva ogni volta ad avere nuovi amici con cui si temeva sempre in contatto, e poi
si era abituato, aveva passato tutta la sua esistenza in questo modo, forse era diventata una cosa
normale. Allora perché tutto quel senso di inquietudine gli sembrava così diverso, così asfissiante.
Queste ed altre domande ancora attraversavano la sua mente mentre si rivestiva. Prese da uno
scatolone con sopra la scritta vestiti ciò che gli serviva per rendersi presentabile ai suoi nuovi
compagni di classe ma soprattutto doveva fare bella figura davanti ai suoi nuovi insegnati, come
diceva sempre sua madre.

"Muoviti o perderai l'autobus, non vorrai mica arrivare in ritardo il tuo primo giorno di scuola"
"Arrivo subito ho quasi finito"
"Io non mi preoccupo ma sbrigati"

Shinji si era rivestito ed ora stava tentando di ritrovarsi nel suo nuovo bagno, un'impresa ormai
semplice che richiedeva uno sforzo esiguo. Ora cominciava a sentirsi affamato, il nodo allo
stomaco che aveva quando si era risvegliato era dissolto, volatilizzato. Ora si sentiva finalmente in
grado di affrontare un nuovo giorno in una nuova città.


 
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