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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Marmalade Boy (Piccoli Problemi di Cuore)
Titolo Fanfic: COME PANE E NUTELLA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: asuka--mikako galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/03/2005 11:55:30

dunque, diciamo che ho preso i personaggi di mb per fare da sfondo ad un`idea che avevo io... ginta, sei un mito! occhio alle carie...
 
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- Capitolo 1° -

COME PANE E NUTELLA

By Asuka


<<Eri, credo sia meglio per te cambiare aria, per un po’ di tempo intendo, magari per qualche mese, sono sicuro che ti gioverebbe molto, che ne dici? Naturalmente continueremo i nostri incontri, vedrò di riuscire a mantenermi in contatto con te, sei d’accordo?>>
Così tutto iniziò, con quelle parole. Per quello una settimana più tardi fui piazzata su un treno con un sacco di valige verso una destinazione che mi fu imposta.
Ad attendermi c’erano naturalmente Miki e zia Rumi, furono molto carine con me. Soprattutto Miki, che non vedevo da un sacco di tempo, mi abbracciò forte <<Eri! Allora, come stai? È davvero un sacco di tempo che non ci vediamo! Però adesso potremo recuperare tutto il tempo perso! Non credi anche tu? Io e Yu, ti ricordi di Yu vero?, ti abbiamo preparato una cameretta deliziosa, poi naturalmente l’arrederai come vuoi! Ma adesso andiamo a casa, immagino che tu sia stanca… il viaggio è stato pesante?>>
Sorrisi e fui rallegrata dalle premure di mia cugina <<Si tutto bene, grazie. Certo che mi ricordo di Yu, oggi non c’è? È al lavoro?>>
<<Si, lavora part-time in uno strano negozio… poi andremo a trovarlo un pomeriggio se vuoi!>> e così dicendo afferrò le mie valige.
<<Ciao cara. C’è fuori un taxi che ci aspetta, se vuoi andiamo subito a casa, o magari hai fame?>> si preoccupò zia Rumi.
<<Oh, no, grazie mille zia, magari metterò qualcosa sotto i denti una volta a casa.>>
Dividendoci i bagagli arrivammo fino al taxi che nel giro di poco tempo ci portò dritte casa.


Miki fece gli onori di casa <<Benvenuta a casa Koishikawa-Matsura! Che per tutto il tempo che vorrai sarà anche casa tua!>>
Cercando di mascherare la stanchezza mi sforzai di sorridere. In effetti non è che fossi poi così felice di dover stare qui, certo Miki e la sua famiglia erano sempre stati gentili e carini con me e la mamma, che poi altro non era che la sorella di zia Rumi, ma naturalmente avrei preferito essere a casa mia, nella mia stanza.
Invece ero stata, nel giro di pochi giorni, impacchettata e catapultata in un’altra città, tra gente nuova in cui avrei dovuto inserirmi, non che in genere facessi poi così fatica ad inserirmi, in posti nuovi che avrei dovuto conoscere e con nuovi ritmi cui avrei dovuto adattarmi. In conclusine la consideravo solo una gran seccatura. Avrei anche dovuto frequentare un nuovo liceo, lo stesso di Miki e Yu, e non era molto bello arrivare così all’improvviso a metà maggio, ad anno scolastico ormai iniziato ed adattarmi alle nuove regole, ai nuovi orari eccetera.
<<Vieni, ti faccio vedere subito la tua camera –Miki mi stava accompagnando lungo un corridoio- così potrai sistemarti e farti una doccia, che quando si è stanche è la cosa migliore!>>
<<Grazie Miki, sei davvero gentile, in effetti nonostante si stia a lungo seduti, viaggiare in treno è spossante>> commentai.
Miki spalancò la porta di una graziosa cameretta al secondo piano. Aveva le pareti dipinte di azzurro e i mobili, in stile occidentale, tutti rigorosamente bianchi. Era davvero graziosa, non molto grande ma ben arredata, c’era un letto contro una parete con un armadio a ponte che arrivava fino al soffitto, una larga scrivania con delle mensole, un armadietto con una libreria, un mobiletto con la tv e una spaziosa cassettiera. A terra il parquet era coperto, nel centro, da un grosso tappeto colorato.
<<Eccola! Ti piace? Spero davvero di si! Non è molto grande ma è davvero carina vero? Una volta qui c’era la camera per gli ospiti ma abbiamo eliminato la poltrona-letto e la mobilia in noce, abbiamo pensato che questo arredamento si addicesse di più ad una ragazza. Che ne pensi?>> mi chiese ansiosa.
Io osservai la stanza a bocca aperta <<E’… è davvero bellissima! Ma se avete fatto tutto questo per me, non avreste dovuto!>>
<<Oh, figurati! E poi dai, questa stanza aveva comunque bisogno di una rimodernata!>>
Appoggiai le mie borse ai piedi del letto e chiesi a Miki dove poter fare una doccia.
<<Il bagno è in fondo al corridoio, quella lì di fronte –e indicò una porta sul lato opposto del corridoio- è la mia stanza, in caso ti servisse qualche cosa. Io sono li che finisco dei compiti.>>
<<Grazie, se avrò bisogno ti farò un fischio!>> così presi dei vestiti per cambiarmi e mi chiusi in bagno per una doccia.
Lavata via una piccola parte di stanchezza mi sdraiai sul letto e mi assopii, accadde tutto all’improvviso carica di sonno com’ero.
Mi risvegliai solo l’indomani mattina, riposata e in piene forze.
Mettendo un piede giù dal letto mi ricordai di non essere più a casa, feci rapidamente mente locale sulle ultime cose e decisi che ora si, ero pronta per ricominciare, pronta per diventare una persona nuova, anzi pronta per tornare ad essere la persona che ero sempre stata. Saltai giù rapidamente e sorridendo, una cosa che al mattino non mi capitava di fare da molto tempo.
Scesi le scale a rotta di collo, la sera prima non avevo nemmeno cenato.

<<Buongiorno a tutti!!!>> esordii comparendo in cucina. Sedute al tavolo c’erano le due famiglie al completo.
<<Ehi Eri! Eri proprio stanca, eh? Allora come va?>> Yu mi accolse sorridente.
<<Ciao Yu! Si, in effetti ero sfinita! Ma adesso sono pronta per scendere in campo!>> risposi sicura di me. Guardai attentamente Yu, era davvero molto carino anzi forse più dell’ultima volta che l’avevo visto. In effetti ora aveva un’aria più matura dato che ormai frequentava l’ultimo anno di liceo. Pensai che mia cugina fosse davvero fortunata.
<<Ciao tesoro!>> anche zio Jin mi corse incontro, cioè gli zii e zia Chiyaco, si insomma tutti quanti i componenti di quella stramba famiglia si dimostrarono molto gentili con me.
<<Ah, quanto mi siete mancati!!!!>> li abbracciai tutti quanti assieme.
<<Ehi Eri, ti va di fare colazione?>> e alla domanda di Miki il mio stomaco si ricordò di avere fame ed emise un sonoro brontolio.
<<In effetti il mio stomaco reclama vivamente qualche cosa…>> ammisi imbarazzata..
Mi sedetti a tavolo con tutti loro e trascorsi un piacevole inizio giornata. Era bello fare colazione tutti in compagnia, come quando si va in gita scolastica la mattina in albergo, quando si è in tanti e si chiacchiera tranquillamente del più e del meno.
Dopo colazione io e Miki decidemmo di uscire assieme, era un bel po’ di tempo che noi da brave amiche e cugine non parlavamo dei fatti nostri.
<<Eri ti va se usciamo a prenderci un gelato o qualche cosa da bere?>>
<<Certo, c’è ancora quel bar-gelateria delizioso vicino ai giardini?>> domandai curiosa.
<<Si, se vuoi possiamo andare lì!>>
Annuii e appena cambiate uscimmo.

<<Sai che Yu è diventato ancora più carino? Hai davvero un ragazzo fantastico!>> confessai entusiasta.
Miki arrossì <<Eh, lo so eccome! E tu che mi dici? C’era qualche ragazzo particolare a Hiroshima?>>
Alzai le spalle <<Nessuno di particolare, e poi i ragazzi che piacciono a me in genere non mi si filano, sono abbastanza sfigata in campo sentimentale!>>
<<Ma và! Guarda che nemmeno io ho mai fatto strage di cuori eppure poi ho trovato un ragazzo d’oro come Yu!>>
<<Sarà da qualche parte anche il mio allora… bisogna solo aspettare che arrivi, giusto?>> risposi ottimista.
Miki annuì e sorrise <<Caspita sai che ha proprio dei bei capelli?>>
In effetti anche io andavo orgogliosa dei miei lunghi capelli scuri, arrivavano quasi fino al sedere ed erano liscissimi e luminosi, in genere li portavo con la riga in mezzo e senza la frangia tagliati pari <<Si, sono belli, lo credo anche io, ma ho un tale voglia di tagliarli! Anzi che ne dici di accompagnarmi dal parrucchiere?>> decisi improvvisamente.
<<Ma non ti spiacerà poi?>> si accertò Miki.
<<Figurati! Sono anni che ho questi capelli, sempre uguali! Ho voglia di dare un taglio al passato… di cambiare iniziando proprio dai capelli! Ho deciso che saranno il mio nuovo punto di partenza!>>
<<Capisco! Allora ti porto io in un salone dove fanno tagli corti fantastici!>> si entusiasmò Miki prendendomi per mano e facendomi alzare dalla panca su cui ero seduta.

Con la metropolitana in dieci minuti arrivammo a destinazione <<Eccolo qua!!! New Hair! Io e Meiko veniamo sempre qui a farci pettinare.>> mi spiegò.
<<Ah, Meiko! Come sta? È molto tempo che non la vedo, da quando tu e lei eravate venute ad Hiroshima in cerca di quel suo ragazzo! È andato tutto bene?>> ricordai di quando quella volta le avevo incrociate allo zoo cittadino, già conoscevo Meiko, che era la migliore amica di mia cugina da diversi anni, ma poi non l’avevo più vista ne avevo saputo se la situazione si era risolta.
<<Si, è andato tutto bene! Meiko e Namura sono ancora assieme! Lei mi ha confidato anche di essersi già sposata legalmente ma la cerimonia la faranno solo quando lei avrà terminato il liceo.>>
<<Ah, che bella favola!>> commentai e Miki annuì.
Entrammo nel salone, decisamente attrezzato e fornito di cataloghi con tutti gli ultimi tagli per ragazze. Ne consultammo diversi assieme ma a causa della mia indecisione alla fine decisi di affidarmi completamente alle mani esperte della parrucchiera.
Dopo che questa ebbe finito con il taglio e la piega Miki mi guardò sorpresa <<Caspita!!!!! Eri stai una meraviglia!>>
<<Davvero?>> mi osservai a lungo curiosa allo specchio, ora al posto della lunga chioma c’era un taglio corto, appena sotto le orecchie, e tutto scalato. I capelli erano divisi con la riga spezzata e fissati in modo ribelle con la schiuma.
<<Sai Miki, ora la somiglianza tra te e tua cugina è davvero lampante!>> commentò l’artefice del mio cambiamento.
<<Sai che è vero? In effetti l’hanno sempre detto che io e lei abbiamo lo stesso viso!>> rispose orgogliosa Miki.
<<Solo lo stesso viso però! Perché il resto… Tu sei un filo d’erba e io invece ho certi fiancotti!>> commentai io portandomi le mani sui fianchi. Ecco, non sono mai stata grassa ma ho sempre avuto il complesso dei fianchi e soprattutto quello del seno più pronunciato delle mie coetanee.
<<Ah, sciocchezze! Sei bellissima così!>>
Sorrisi al complimento della parrucchiera, pagai e io e Miki uscimmo dirette verso casa.
<<Sai che mi sento già una persona nuova? Mi sento più sicura!>> feci passandomi una mano nei capelli profumati.
<<Si, lo so! Anche a me capita! Quando voglio staccare vengo qui con Meiko e do un bel taglio alla chioma!>>
Passeggiammo ancora un po’ poi Miki si bloccò passando davanti ad una caffetteria.
Entrammo e lei si diresse verso una ragazza molto carina seduta in un angolo. Aveva i capelli azzurri corti e un viso molto fine e anche un fisico invidiabile. Sembrava triste.
<<Ehi Arimi! Mi sembravi proprio tu! Difatti non mi sono sbagliata!>> la chiamò Miki agitando una mano.
La ragazza levò lo sguardo nella nostra direzione e salutò <<Ciao Miki.>>
<<Ah, questa è mia cugina Natsuki Eri! –poi si rivolse a me- e quella è Suzuki Arimi!>>
La ragazza mi sorrise, ma si notava che il sorriso era tirato, c’era qualche cosa che la opprimeva.
<<Ciao! Piacere!>> feci io.
<<Arimi tutto bene?>> le domandò Miki.
Arimi sopirò <<In effetti no, per niente!>>
<<C’entra Ginta?>> azzardò Miki e Arimi annuì.
<<Lo so che sono stata io a mollarlo, ma mi sono accorta di aver fatto una sciocchezza! Poco fa l’ho incontrato e a malapena ci siamo salutati… è stato molto brutto. Mi ha fatto male.>>
Io me ne stavo in disparte senza capire bene i loro discorsi, parlavano di un certo Ginta, lui l’avevo già sentito, mia cugina Miki me ne aveva parlato anni prima quando se ne era innamorata, era successo ancora alle medie.
<<Credo che non sia il caso di parlare di cose che forse lei non conosce –fece poi Arimi indicandomi col dito sorridente- non vorrei che ti sentissi esclusa…>>
<<No, figurati!>> era davvero gentile, una ragazza davvero fantastica!
Mi fece subito una buona impressione e scoprii di andarci anche d’accordo parlando con lei.
Trascorremmo assieme la mattinata che passò piacevolmente poi Arimi ci salutò e tornò a casa.
<<Allora, cosa ne pensi di Arimi? Sai tra me è lei inizialmente non è corso buon sangue, per via di Yu e Ginta, ma adesso è una delle mie amiche più care!>>
Annuii <<Si, è molto carina e simpatica! Ma il Ginta di cui parlava è lo stesso di cui ho sentito parlare da te?>> domandai incuriosita.
<<Si, sempre lui! Sai Ginta ha sempre avuto molto successo con le ragazze…>> commentò Miki ridendo.
Nella mia testa si era formata un’immagine di quel ragazzo davvero odiosa: lo pensavo alto, biondo e con un paio di occhi e verdi e il fisico da mozzare il fiato ma estremamente sicuro di se e viziato fino all’inverosimile. Un gran figlio di papà insomma. Esattamente il tipo di persona che detestavo di più.
Rientrammo a casa per il pranzo, zia Rumi era puntualmente la cuoca divina che ricordavo, e mangiammo allegramente tutti assieme.
Nel pomeriggio decisi di uscire sola a fare quattro passi, terribile idea perché nel giro di mezzora mi ritrovai completamente persa per la città.
Avevo seguito quella che mi sembrava la via principale, avevo attraversato un bel parchetto e camminato sempre nella stessa direzione dando rapide occhiate ai negozi che costeggiavano la strada, eppure non riuscivo più a ritrovare la strada.
Improvvisamente fui assalita dal panico e presi a correre senza nemmeno seguire una direzione precisa, tutte le strade mi sembravano così uguali e così sconosciute!
Presa dalla mia frenesia urtai in pieno qualcuno che giungeva tranquillo dalla direzione opposta. Lo travolsi completamente e nel giro di un attimo ci ritrovammo a terra entrambi.
<<Oddio!!! Mi scusi!>> borbottai alzandomi a fatica. Mi ero sbucciata le ginocchia e anche la mia guancia era segnata.
Mi accorsi di avere di fronte un ragazzo veramente carino e per la vergogna trattenni il fiato in attesa di una sua reazione.
Lui si mise a sedere tastandosi il fondoschiena dolorante, poi si alzò barcollando <<Ohi, Ohi! Il mio povero osso sacro!>> poi mi guardò silenzioso.
Arrossii per la vergogna e cercai di scusarmi <<Io… perdonami, non ho fatto apposta! Ti sei fatto molto male? M-mi dispiace davvero…>> e mi inchinai rispettosamente almeno una decina di volte.
Lui, prima zitto, scoppiò a ridere facendomi sprofondare ancora di più.
<<No, niente di grave! Piuttosto tu… stai sanguinando!>> mi disse una volta ripreso dalle risa.
<<Ah… le ginocchia! Ben mi sta! Però anche i tuoi gomiti sono tutti lividi! Oh, che disastro, scusami tanto!! Sono sempre la solita, non guardo mai dove vado… mi spiace! È che mi ero persa e mi ero un po’ spaventata! Non avrei voluto, scusa! Come posso fare per farmi perdonare? Forse dovrei come minimo pagarti la lavanderia, e poi non lo so! Però in questo momento effettivamente non ho un soldo… tieni questo però, almeno potrai darti una spolverata!>> e gli porsi il mio fazzolettino candido.
Lui rise di nuovo, ogni minuto che passava mi faceva sentire sempre più scema, che strano effetto…
<<Ma tu parli sempre così tanto? -mi domandò divertito- Grazie, ma credo che questo serva di più a te! Pulisciti le ginocchia, là c’è anche una fontanella, ce la fai a camminare?>>
Annuii e mossi lentamente i primi passi, in effetti le ginocchia mi dolevano terribilmente ma per quel pomeriggio le figure erano già abbastanza così mi sforzai di non ascoltare il dolore.
Seduta in parte alla fontanella mi ripulii le ginocchia, il misterioso ragazzo rimase di fronte a me.
<<E così ti sei persa, eh?>>
<<Si… bello, vero? Il fatto è che sono arrivata ieri da mia cugina e non conosco ancora questa città!>> spiegai brevemente.
<<Se mi dici la via posso dirti come arrivarci!>> mi propose gentilmente.
<<La via… troppo difficile! Ecco –confessai in imbarazzo- a dire il vero non la ricordo!>>
Lui mi guardò a metà tra il divertito e lo sconcertato <<Allora magari lo possiamo cercare sull’elenco del telefono, che ne dici? Il cognome di quella tua cugina almeno lo ricordi?>> ironizzò.
Annuii poi prendemmo una guida telefonica da una cabina e cercammo.
<<Koishikawa! Mia cugina si chiama Miki Koischikawa! Però credo che sull’elenco si debba cercare Koishikawa-Matsura!>> feci trionfante.
Il ragazzo mi fissò per qualche attimo.
<<Che c’è che non va? Forse conosci mia cugina?>> domandai sospettosa.
Lui scosse il capo, sfogliò l’elenco poi esclamò <<Trovato! Ce n’è solo uno!! Sei fortunata! E poi conosco la zona, non è difficile!>>
Saltai in piedi entusiasta, salvo poi pentirmene colta da un lancinante dolore alle ginocchia <<Ah, grazie mille! Davvero! Dimmi come la posso raggiungere…>>
<<Allora –il ragazzo si guardò attorno- prendi quella via e al secondo incrocio svolta a destra, poi la prima a sinistra, vai sempre dritto, attraversa un parco e poi prosegui sulla via principale! Arriverai nel giro di venti minuti o poco più! Sicura di riuscirci? Capito?>>
Annuii <<Certo! Di là. Secondo incrocio a destra e poi la prima a sinistra, il parco e la via principale!>> era quella la strada, potevo ricordarla ora.
Mi girai verso il ragazzo <<Grazie mille…>> e lo guardai con fare interrogativo, in effetti non conoscevo neppure il suo nome.
Lui mi sorrise <<Toru! Prego…>>
<<Eri! Allora grazie Toru!>> gli dissi sorridente.
<<Prego, e mi raccomando, occhi aperti sbadatona… e non sbagliare strada!>> poi rise vivacemente facendomi vergognare da morire e se ne andò.
Ancora sorpresa dello strano incontro mi diressi verso casa, seguii le indicazioni di quel Toru e presto mi ritrovai sulla strada giusta, attraversai il famoso parchetto e nel giro di poco tempo fui a casa. Di fronte al cancello il cui campanello portava scritto Koishikawa-Matsura tirai un gran sospiro di sollievo.
Rientrai e decisi di restarmene tranquilla sul divano a guardare la tv. Nulla di particolarmente interessante riuscì a catturare la mia attenzione e nel giro di un attimo mi ritrovai a pensare a quel bizzarro ragazzo conosciuto nell’immediato pomeriggio. Era davvero molto carino, senza dubbio! In oltre aveva qualche cosa di particolare, forse era la sua calda risata o i suoi modi simpatici e gentili. Certo mi aveva messo particolarmente in imbarazzo con quelle sue abili frecciatine, e questa era una cosa che odiavo, ma mi aveva colpito. Poi decisi di non pensarci, probabilmente non l’avrei rivisto mai più. Non conoscevo nemmeno il suo cognome…

La sera Miki mi fece avere una delle tipiche divise del famoso liceo Toryo, quello che lei e Yu frequentavano ormai da tre anni e che dall’indomani fino a settembre sarebbe stata anche la mia scuola.
Ero particolarmente agitata, entrare in una nuova scuola ad anno scolastico ormai avviato certo non era una cosa facile, non conoscevo nessuno dei miei compagni di classe, sarei stata in classe da sola visto che ero più piccola di Miki e Yu e avrei frequentato il secondo anno. La cosa un po’ mi metteva in agitazione… Quando però indossai quella che era la mia nuova divisa presi coraggio.
Mi piaceva un sacco! Era diversa dalle solite divise alla marinara, aveva un bel taglio e il colore verde mi donava molto.
<<AAAAHH! Che divisa carina! Adesso si che non vedo l’ora che sia domani Miki!>> esclamai entusiasta.
<<E’ proprio bella, vero? Anche a me piace molto! Ti fa venire voglia di andare a scuola solo per indossarla!> -approvò- Ma che ti sei fatta alle ginocchia?>>
<<Nulla, un piccolo urto per strada! Ho travolto un passante e mi sono fatta male, nulla di grave comunque.>> spiegai vergognandomi.
Decisi di sfilare per casa, così per farmi quattro risate.
<<Tadan!!! Allora? Che ne dite gente?>> esordii atteggiandomi da modella.
<<Ti sta davvero bene Eri!>> constatò Chiyako.
<<Grazie zia, ma è tutto merito della modella…>> mi pavoneggiai facendola scoppiare in una sonora risata.
<<Si, ti dona! Complimenti! Farai strage di cuori domani…>> zia Rumi mi strizzò l’occhio.
<<Si, certo! Una mossa di sedere e ne abbatto almeno 10! –e sculettai ridendo- Naturalmente la causa è da far risalire alle dimensioni abnormi… se lo scuoto ne urto una dozzina!>> ironizzai.
<<Che scema…>> commentò Miki tra le risa.
<<Ah, queste donne… come si fa ad entusiasmarsi tanto per un vestito?>> commentarono gli uomini di casa.
<<Ehi Eri –mi chiamò poi zio Jin- Hai intenzione di iscriverti a qualche club?>>
In effetti non avevo mai pensato ai club. Alzai le spalle <<In effetti ai club non avevo pensato… Nella vecchia scuola frequentavo quello di disegno con Sharako, ma solo perché mi aveva chiesto di tenerle compagnia… però potrei continuare anche qui.>>
<<Accidenti… -mi interruppe Miki- il club di disegno al Toryo si è sciolto pochi mesi fa per mancanza di un minimo di iscritti! Mi spiace Eri…>>
<<Pazienza… vorrà dire che seguirò i tuoi allenamenti di tennis e magari mi ritirerò ogni tanto in biblioteca a leggere! Io adoro leggere…>> cambiai programma senza problemi.

Il mattino seguente mi svegliai abbastanza tesa.
Il Toryo non distava molto da casa così ci avviammo a piedi, per l’agitazione non feci nemmeno colazione.
Lungo la strada incontrammo Meiko.
<<Ehi Eri! Allora, come va? È un bel po’ che non ci vediamo!>> mi salutò lei per prima.
<<Ciao Meiko! Tutto bene, sono venuta per passare un po’ di tempo qui… e tu?>> ero felice di vederla perché l’avevo sempre considerata una ragazzi simpatica e molto intelligente.
<<Al solito! Sono contenta che tu possa passare un po’ di tempo qui, vedrai ti troverai bene!>>
Le sorrisi e ci avviammo tutti assieme tra chiacchiere e risa.
Al cancello della scuola un ragazzo aspettava appoggiato ad una delle colonne. Indossava una divisa blu identica a quella di Yu da cui dedussi che doveva frequentare la nostra scuola, ci guardava sorridente, lo riconobbi immediatamente.
<<Ma guarda, il mondo è piccolo, eh Eri? Dimmi sei partita alle sei del mattino per trovare la strada e arrivare puntuale?>> mi domandò divertito.
La sua battuta mi fece infuriare <<Toru? Ma come ti permetti!>> risposi furiosa.
Miki, Yu e Meiko mi guardavano confusi.
<<Eri… ma tu conosci Ginta?>> mi domandò Miki esitante.
La guardai con lo stesso fare confuso <<Ginta? No, perché?>>
Il ragazzo intanto se la rideva.
<<Eri… LUI è Ginta. Suo Ginta.>> mi informò.
Ero sempre più confusa <<No, lui è Toru… o no?>> mormorai.
Poi lui scoppiò a ridere a crepapelle <<In effetti Ginta è il mio nome!>> e giù di nuovo a ridere.
Per un attimo rimasi imbambolata <<Aspetta, ma se tu sei Ginta allora conosci Miki… e cos’era allora tutta la commedia di ieri? Ti sei preso gioco di me! E poi anche la battutaccia di prima non mi è piaciuta sai!>>
<<Ehi, dai è stato solo un piccolo scherzetto!>> cercò di difendersi.
<<Ragazzi… -si intromise Miki- Qualcuno mi spiega?>>
<<Ah ecco vedi Miki –mi precedette lui- ieri pomeriggio ero in giro quando la qui presente Eri, tua cugina mi pare, mi ha travolto per strada. E mi ha anche fatto male…>>
<<Ti ho chiesto scusa e poi non l’ho certo fatto apposta!>> lo interruppi.
<<Ok, va bene! Comunque la sua espressione bizzarra mi ricordava qualcuno e quando mi ha detto di dover tornare dalla cugina che di cognome faceva Koishikawa ho capito subito che si trattava di te! Così ho detto di chiamarmi Toru, così per scherzo, e cercato il tuo indirizzo su una guida, ho finto di non conoscerti, le ho indicato la strada. Ok non sono stato proprio sincero ma mi sembrava divertente vista la situazione!>> concluse.
Miki lo ascoltò in silenzio poi mi guardò <<Ha detto che la tua espressione bizzarra gli ricordava la mia…>>
Io annuii <<Non abbiamo affatto un’espressione bizzarra!>> mi lamentai.
Lo fissammo entrambi minacciose.
<<Ok, dai! Stavo solo scherzando! Mamma mia che caratterino!!! Si capisce che è tua cugina Miki!>> Ginta arretrò.
Poi la campanella suonò e fui costretta ad entrare in classe.
Il prof mi presentò ai miei compagni.
<<Ragazzi da oggi avrete una nuova compagna di classe, il suo nome è Natsuki Eri! Mi raccomando siate gentili con lei e datele una mano se si trova in difficoltà col programma. Per qualsiasi informazione chiedi pure a me o alla capoclasse cara! E ora Natsuki siedi la in fondo, di fianco a Rokutanta.>>
Attraversai la classe con gli sguardi di tutti puntati addosso, in molti fissavano le croste sulle mie ginocchia e questo mi imbarazzò.
Mi sedetti accanto al ragazzo con i capelli corti che mi aveva indicato il prof.
<<Ciao, io sono Eri!>> mi presentai educatamente.
<<Piacete! Io sono Tsutomu.>>
Aveva un’aria simpatica e chiacchierando con lui scoprii che anche lui proveniva da un altro liceo e che conosceva benissimo Miki e Yu. Più tardi appresi da loro che proveniva dal liceo Sagaki e che quando Arimi si era trasferita dalla stessa scuola per seguire Ginta lui aveva fatto lo stesso per seguire inarrestabile Arimi. Poi era stato bocciato…
<<Cosa? Tu sei il cugino di Ginta?>> domandai sorpresa.
Lui acconsentì con un cenno del capo <<Aspetta, tu devi essere la ragazza che l’ha travolto ieri pomeriggio!>>
Arrossii <<Ecco… si. Ma come fai a saperlo?>>
Lui ridacchiò <<Ginta ieri sera è stato a cena da me, mi ha raccontato di te! Sei davvero un po’ strana!>>
Sospirai <<Fantastico! Il tuo stupidissimo cugino ha contribuito a rovinarmi la reputazione subito il primo giorno di scuola!>>
<<Dai in fondo era solo un aneddoto divertente!>> cercò di rimediare lui.

La mattinata trascorse tranquilla. All’ora di pranzo mi trovai con Miki nel cortile, a noi si aggiunsero Yu, Meiko, Arimi, Tsutomu e, sfortunatamente, anche Ginta.
<<E così vi siete ritrovati nella stessa classe…>> osservò Ginta vedendoci discorrere tranquillamente.
<<Certo cugino! Sai l’ho collegata subito alla ragazza di cui mi avevi parlato domenica… con le croste che si ritrova sulla ginocchia!>> ridacchiò il ragazzo.
<<Ehi Tsutomu! Come cavolo ti permetti!>> risposi io.
<<No dai non volevo offenderti! Certo che sei irascibile…>> commentò lui.
<<Senti chi parla…>> lo punzecchiò Ginta.
Tsutomu gli lanciò un’occhiataccia carica d’odio.
<<Bè però anche tu Ginta non scherzi…>> osservò Miki.
Il ragazzo arrossì <<I-io non sono per niente irascibile e nemmeno permaloso!>>
Vista la sua faccia e il tono scaldato con cui negava quell’affermazione non potei fare a meno che scoppiare a ridere.
<<Mpf… ahahahahahahahahahahahahahahahah>>
<<Ehi! E adesso che c’è da ridere, ridi forse di me?>> mi domandò lui.
Io annuii pensando che in fondo se c’era qualcuno che se la prendeva per un nonnulla mi sembrava proprio lui.
Arimi era li con noi e ci guardava perplessa.
<<Em… ma voi vi conoscete già?>> nella sua voce percepii un filo di indisponenza.
<<Si, mi ha travolto ieri pomeriggio per strada!>> fece Ginta.
<<Si, si è preso gioco di me ieri pomeriggio!>> dissi contemporaneamente.
Ci girammo e ci fulminammo a vicenda.
<<Ma sentila! Non dirmi che credi anche che sia colpa mia!>> <<Ma sentilo! Come se avessi fatto apposta.. ancora con questa storia!>>
<<IO?>> <<IO?>>
<<Mamma mia che carattere!>> <<Certo che sei davvero ripetitivo! Sempre con questa storia!>>
<<Ma se sei tu che continui!>> <<Cosa? Che carattere io? Certo però non me ne vado in giro a prendermi gioco delle persone che nemmeno conosco e prenderle in giro!>>
Ci aggredimmo di parole, poi vedendo il viso infastidito di Arimi mi resi conto per la prima volta che quello era Ginta! Lo sapevo certo, ma non l’avevo mai collegato con il Ginta che aveva dato parecchi problemi a mia cugina e che poi aveva fatto innamorare Arimi. Ecco perché ora lei mi bruciava con gli occhi… quello era il suo ragazzo!
Mi bloccai, mi risedetti zitta e mangiai il mio pranzo ancora infastidita per la recente discussione.
Tutti gli altri, Arimi a parte naturalmente, ci avevano guardato divertiti.

Quando il pomeriggio ritornammo verso casa Miki mi chiese le mie prime impressioni.
<<Allora Eri, che te ne pare del Toryo?>>
<<E’ davvero una scuola eccellente! Con certe divise poi…>> commentai ammirando ancora quella di Miki.
<<Si, e degli altri che ne pensi? Sai Tsutomu può sembrare un po’ burbero ma è simpatico! I maggiori momenti di ilarità ce li ha regalati lui con i suoi strambi comportamenti!>> e rise.
<<Si, Tsutomu è simpatico, hai ragione! Credo che sarà divertente averlo come vicino di banco! Bè Meiko la conoscevo già ed è esattamente la ragazza gentile e simpatica che ricordo! Ah, anche Arimi mi ha fatto un’ottima impressione anche se mi è sembrato di non esserle molto simpatica… poi c’è quel cretino emerito idiota di Ginta! Lui davvero mi irrita parecchio!>> le dissi innervosendomi.
Miki rise <<Bè Ginta è molto particolare! Ha davvero un carattere molto difficile! Sembra così però in realtà è molto timido!>> mi spiegò.
<<Sarà… però immaginavo in un modo decisamente differente le persone timide.>> alzai le spalle.

I giorni trascorsero tranquilli, andavo d’accordo con tutti e soprattutto mi trovavo bene con Arimi, non ostante quel giorno avessi avuto la netta impressione che mi stesse odiando. Mi erano stati presentati anche Miwa Satoshi e Namura, che però tutti chiamavano Nacchan, e che altri non era che il fidanzato di Meiko, però a causa degli impegni di lavoro e di molte altre cose, Nacchan era molto più grande di noi, non passava molto tempo con noi.
Una domenica pomeriggio decidemmo di comune accordo di andare a fare shopping tutte noi assieme.
<<Ehi Eri, che ne dici di andare a fare shopping in città oggi pomeriggio?>> mi propose Miki prima di pranzo.
<<Ottima idea! Lo diciamo anche a Meiko e Arimi?>> l’idea mi allettava molto.
<<Si, fantastico!>> decretò, e preso il telefono chiamò le due ragazze.
<<Ah, ho pensato di invitare anche Suzu, magari la conosci, si chiama Sakuma Suzu!>>
<<Suzu? Certo che la conosco! È una idol molto carina! E poi sembra simpatica! Ma come fai a conoscerla?>>
<<E’ una storia piuttosto lunga però mi ha creato non pochi problemi in passato visto che ha cercato di mettere assieme Meiko e Yu! Però ora è acqua passata! Era ancora una ragazzina, ora è molto maturata, più simpatica direi! Ah, è la cugina si Satoshi.>> mi informò.
Così, per le quattro ci ritrovammo tutte: io, Miki, Arimi e Meiko ah e naturalmente Suzu. Suzu, oltre ad essere davvero molto carina, si dimostrò subito cordiale e simpatica e molto divertente, non ostante fosse più piccola di me la trovai matura proprio come Miki aveva detto.
Per strada tutti la guardavano sorridendo.
<<Caspita, deve essere davvero bello fare la vita che fai, Suzu!>> le dissi piena di ammirazione.
Lei sospirò <<Fino a poco tempo fa la pensavo così anche io, mi piaceva essere famosa e riconosciuta per strada, però ora inizia a stancarmi… non riesco più nemmeno ad avere un po’ di tempo per me! Per uscire oggi ho dovuto dire di essere molto malata… e poi le mie cose sono talmente di dominio pubblico che non riesco nemmeno ad avere un ragazzo…>> disse tristemente.
<<Ma come? E Key?>> le domandò Miki.
<<Key mi ha mollato perché ha detto che non reggeva più la Suzu idolo delle folle!>> sorrise amaramente.
<<Mi spiace… in effetti non avevo preso in considerazione questo lato della medaglia…>> dovetti riconoscere.
<<Amen, tanto credo che al massimo entro questa settimana mollo tutto e torno ad essere la Suzu di tre anni fa! Quella sconosciuta ma meno stressata!>>
La fissammo tutte sorprese.
<<Ehi, che onore, siete le prime persona cui lo dico! Potreste finire in copertina su qualche rotocalco rivelandolo!>> scherzò.
<<Non ci penso nemmeno, dopo quello che mi hai detto…>> commentò Arimi.
Dopo quella decisione però Suzu sembrò più serena e il pomeriggio trascorse piacevolmente.
Eravamo al bar quando un ragazzo, che da tempo fissava assorto Arimi, si avvicinò.
<<S-scusa… -balbettò- Ecco io volevo dirti che… che sei molto carina! Mi chiamo Mitsuko, Mitsuko Takero.>>
<<Grazie! Io sono Suzuki Arimi!>> rispose lei sorridente.
<<Senti Suzuki… ti va di uscire con me qualche volta?>> disse lui imbarazzato.
Arimi abbassò lo sguardo.
<<Forse sei già fidanzata… carina come sei…>> osservò lui.
Arimi scosse il capo costernata.
<<Ah, capisco… allora sei innamorata di un altro ragazzo –lei annuì- Bè, beato lui! Arrivederci allora e buona fortuna Suzuki.>> poi si allontanò.
<<Arimi ma sei pazza! Non hai visto quanto è carino?>> le fece notare Miki.
<<Si, carino però…>>
Le tre ragazze scossero il capo e all’unisono dissero <<Ginta…>>
Arimi sorrise e annuì.
<<Scusa ma Arimi, non eri stata forse tu a lasciarlo?>> le domandai.
<<Si, ma solo perché sono una cretina! E ora credo che sia tardi per tornare indietro.>>
Restammo tutte in silenzio comprendendola, poi per non abbatterci troppo cambiammo argomento.
Quel pomeriggio e anche tutte le altre volte mi divertii tantissimo.
Anche con Ginta le cose andavano un po’ meglio. Certo non andavamo perfettamente d’accordo, spesso litigavamo, avevamo da ridire un po’ su tutto, anzi a dire il vero non facevamo altro che punzecchiarci a vicenda a scuola come fuori da essa, ma c’era una certa complicità tra di noi ora.
<<Ah, cretino! Guarda che hai fatto! Mi hai rovesciato tutta la coca e mi hai bagnato!>> gridai un pomeriggio alzandomi e sbattendo i pugni sul tavolo.
<<Mamma mia, come se avessi fatto apposta! E poi meglio così, almeno adesso ti cambi quei pantaloni, che tra parentesi ti stanno anche male!>> rimbeccò lui.
<<Ma come ti permetti! Sarà bella quella camicia hawaiana che hai su tu!>> e risi.
<<Decisamente meglio dei tuoi pantaloni… e poi vuoi mettere chi la indossa?>> fece arrogante.
<<Appunto… vuoi mettere il manichino senza cervello che sei?>> punzecchiai.
<<E vuoi mettere la cozza che sei tu?>> fece lui.
Sbuffai e gli tirai un pungetto su una spalla <<Maleducato! Non si dicono queste cose ad una signorina…>>
<<Quale signorina? –e portata una mano agli occhi si guardò attorno- Ah, parlavi di te! È che col carattere che ti ritrovi a volte scordo che sei una ragazza!>> mi disse ironico.
<<Questa non te la perdono!>> e gli saltai alle spalle per morderlo, ma lui era più forte di me mi prese le braccia, me le portò dietro la schiena tenendole ferme con una mano mentre con l’altra mi scompigliava i capelli.
<<Ragazzina che non sei altro…>> commentò divertito.
<<Lasciamo andare scemo!>> gli dissi ridendo.
Mi liberai dalla sua stretta e gli feci una pernacchia, lui mi diede un calcetto sul sedere.
Ogni volta con Ginta era così e ogni volta mi divertivo un sacco.
Tra l’altro facevamo morire dal ridere tutti quanti.
Quel pomeriggio mi riaccompagnò a casa, eravamo solo noi.
Camminavamo in silenzio dandoci ogni tanto qualche calcio o qualche spintone.
<<Senti… questa camicia è davvero brutta?>> mi domandò ad un certo punto.
Io arricciai il naso <<Non è così male, solo che forse è troppo colorata per i miei gusti… ma perché?>>
<<No, così.>> si limitò a rispondere.
<<Sembra che tu ci tenga molto, la metti spesso –dissi- un regalo speciale?>>
Lui alzò le spalle <<Me l’aveva regalata Arimi.>> spiegò guardandosi la camicia.
<<Ah…>>
Restammo ancora in silenzio.
<<So che non sarebbero fatti miei, ma perché non le torni assieme?>> gli chiesi curiosa.
Inizialmente tacque poi mi rispose <<Bè, lei mi ha scaricato…>>
<<Si, ma per quel che ne so, e che si vede, tu le interessi ancora… molto.>> lo informai.
Ginta rise.
<<Perché ridi?>>
<<Magari un giorno te lo spiegherò. Comunque non credo di essere più innamorato di lei. Sono stato benissimo con lei, Arimi è davvero una ragazza carina e simpatica però mi ha mollato. Quando è successo credevo mi sarebbe caduto il mondo addosso ma non è successo ed ho capito che stavo meglio senza tutta l’angoscia che provavo nell’ultimo periodo accanto a lei. E poi…>>
<<E poi?>> feci eco curiosa.
Lui sorrise, guardando il suo volto sorridente illuminato dal sole, i suoi fantastici occhi blu e quel viso dolce per un attimo il mio cuore smise di battere e mi mancò il respiro in gola, sentii le guance colorarsi e la testa girare, tutto nel giro di un attimo fino a quando lui parlò di nuovo.
<<Niente… e poi non capisco perché sto parlando di ste cose cosa con te! Roba da matti! Non sono affari tuoi ragazzina!>> disse scherzando.
<<Guarda che non te la puoi prendere con me! Tu parlavi, e senza che io ti puntassi una pistola alla tempia! Comunque la camicia non è malaccio… è il modello che fa pena!>> conclusi scherzando.

Quando tornai a casa quella sera inizia a sentirmi strana… certo che Ginta fosse un bel ragazzo non mi era scappato, ma il sorriso di quel pomeriggio si era impresso nella mia memoria. Non riuscivo a non pensarci e ogni volta che lo facevo sentivo un laccio stringermi la bocca dello stomaco. Era una sensazione di un dolore leggero e infinitamente piacevole… che cosa mi stava succedendo? Forse che mi ero innamorata di lui? Rifiutai quell’idea che faceva più male che bene e per scacciare i sensi di colpa tirai fuori la foto di noi tre che avevo deciso di dimenticare per sempre. Con infinita cura la riposi sul mio comodino e ripensando ai magnifici trascorsi che quella foto mi riportava alla mente mi addormentai.

Era fine giugno, di li a poco le scuole sarebbero terminate e faceva un caldo esagerato per quel tempo.
Un pomeriggio decidemmo di passarlo tutti assieme al parco giochi della città, rinnovato e maggiormente assortito per l’imminente estate.
<<Ragazzi, mi spiace darvi buca all’ultimo minuto… però purtroppo ho un impegno urgente! Il capitano della squadra di atletica si è rotta la caviglia e dovrò sostituirla per la gara di oggi! Scusate ma adesso devo proprio scappare…>> fece un cenno con la mano e se ne andò.
Arimi non era dei nostri e ci avviammo io, Yu, Miki, Meiko, Tsutomu, Suzu, Miwa e Ginta.
<<Io voglio iniziare dalle montagne russe!!!>> gridai esaltata indicando con l’indice l’imponente costruzione colorata di fronte a noi.
<<Perfetto allora, io sono d’accordo con Eri, andiamo tutti sulle montagne russe!>> decise Miki per tutti.
La fila non fu nemmeno troppo lunga, dopo dieci minuti era arrivato il nostro turno. Miki, che prima faceva tanto la spavalda adesso era attaccata al braccio di Yu.
<<Yu, mi raccomando tienimi forte e non mi far cadere…>> gli ordinò tremante salendo a bordo.
Io risi e mi sedetti dietro di loro, di fianco a me si mise Tsutomu mentre Ginta si sedette con Meiko e Suzu col cugino Miwa.
<<Aaaahh – sospirai assicurandomi le protezioni- Allora, si parte!>>
I carrelli presero a muoversi prima piano poi, acquistando sempre più velocità, risalirono una salita e… via!
Miki davanti a noi urlava ma quelli che più di tutti gridavano eravamo io e Tsutomu.
Il viaggio terminò nel giro di pochi minuti.
<<Ah, sei una cacasotto!>> iniziò Ginta.
<<Ehi uomo dal colorito decisamente pallido, non credo che tu sia esattamente la persona adatta a prendermi in giro!>> ribattei.
<<In effetti –aggiunse Meiko – era stranamente silenzioso e immobile…>>
Scoppiai in una risata fragorosa <<Io urlavo perché è divertente ma mi pare che invece tu abbia avuto paura!>>
<<Figurati… -commentò lui in imbarazzo per le risate di tutti- Allora, proseguiamo o rimaniamo qui tutto il giorno?>>
Era davvero permaloso.
Ci avviammo per il parco, provando ogni sorta di divertimento. Per ultimo lasciammo il Big Jumping.
Di corsa salimmo tutti assieme, si trattava di una bellissima attrazione costituita da un gruppo di gabbiotte metalliche a sei posti, con sedili protetti che venivano lasciate cadere da un’altezza di 100 metri a caduta libera per poi rallentare a pochi metri dal suolo.
Corremmo tutti visto che non c’era la fila ma io inciampai e caddi. Ero l’ultima della fila e l’unico che se ne accorse fu Ginta che si fermò un attimo ad aspettarmi col risultato che perdemmo gli altri e aspettammo il secondo turno.
<<Cavolo, gli altri sono già su e a noi tocca aspettare…>> commentò lui.
<<Mi spiace, che frana… sono caduta!>> ridetti.
<<Bè, tanto sarà questione di pochi minuti.>>
Infatti poco dopo ci fecero accomodare sulla gabbiotta, ci sedemmo uno accanto all’altra e ci assicurammo le cinture.
<<Uuuh, non so te ma io sono un po’ tesa…>> commentai guardando tra le fessure della gabbia sotto i miei piedi.
<<Dai, non succede mica nulla, sono testate queste cose… credo.>> cercò di tranquillizzarmi.
Di fronte a noi erano seduti tre ragazzini di non più di undici anni, quella in mezzo teneva strette le mani degli altri due ai suoi fianchi. Quell’immagine mi ricordò molte cose e sorrisi.
Poi senza rendermene conto feci una cosa strana, strinsi la mano di Ginta. Lui mi guardò e sorrise leggermente. Quando strinse la mia mano mi accorsi di quello che avevo fatto e arrossii.
<<E’ che ho paura di sentire il vuoto sotto i miei piedi…come ora…>> spiegai.
<<Bè in effetti…>>
Dopo qualche attimo una voce metallica iniziò il conto alla rovescia e fu sganciata la gabbia. Tutto terminò nel giro di un attimo, ci ritrovammo a terra dopo aver gridato entrambi a squarcia gola.
<<Salvi…>> commentai mettendo i piedi a terra.
Ginta non disse nulla, aveva lo sguardo pallido e un’espressione se possibile ancora meno sana della mattina dopo le montagne russe.
<<Ginta tutto bene?>> gli domandai incerta.
Lui scosse la testa e si sedette su un muretto.
<<Ho la nausea… credo di aver bisogno di un bagno!>> disse a voce bassa.
Cercai rapidamente un bagno con lo sguardo e scorsi l’insegna poco distante da noi <<Là!>> e lo indicai col dito.
Ginta si alzò e corse verso l’entrata. Gli corsi dietro ed entrai, senza farmi troppi problemi, nel bagno degli uomini.
<<Oddio… >> commentai vedendolo piegato dentro il bagno.
Si sciacquò la bocca e la faccia e ci sedemmo al bar vicino.
<<Va meglio?>> gli chiesi non appena bevve la sua limonata calda.
<<Adesso si… credo che scendere da quel coso non sia piaciuto molto al mio stomaco…>> scherzò.
<<Mi sa anche a me… con tutto quello che avevi mangiato a pranzo poi… e ora prova anche solo a fare una battuta sulle urla della sottoscritta e vedrai!>>
Poi raggiungemmo gli altri che erano seduti vicino all’uscita.
<<Ehi ma non ci siamo scordati della giostra dei cavalli?>> osservò Suzu appena prima di uscire.
<<E’ vero! Dai dobbiamo assolutamente tornare in dietro! Tanto è la in fondo!>> pregò Miki.
Tutti quanti salimmo sulla bellissima giostra dei cavalli. Miki e Yu si presero la carrozza e noi altri scegliemmo un cavallo.
<<Ah, io adoro questa giostra!>> gridai aggrappandomi al musetto colorato del mio cavallo. Quando mi girai per chiamare Meiko mi accorsi che Ginta, che dopo molti sforzi aveva accettato di salire, era voltato verso di me.
Mi rigirai subito e lui fece lo stesso perché quando pochi attimi dopo mi rivoltai guardava da un’altra parte, poi si girò nuovamente verso di me, che ancora stavo abbracciata al mio cavallo <<Sei davvero una bambina!>> mi disse ridendo.
<<Senti che parla! Stomaco da femminuccia!>> scherzai.
<<Ehi!>> si infuriò lui, e poi scoppiammo a ridere.
Poi prendemmo il treno e tornammo a casa. Fu davvero una giornata bellissima, assieme agli altri ma soprattutto assieme a Ginta mi divertii come una pazza.

Anche i giorni seguenti trascorsero così. Una sera di luglio che la scuola era ormai finita eravamo tutti a casa di Arimi, aveva organizzato una festa per il suo compleanno che si prospettava grandiosa.
Oltre a noi c’erano vecchie amiche di Arimi e una sua cugina, Yuki, particolarmente odiosa.
C’era un buffet, bella gente e buona musica.
<<Ti prego nascondimi!>> fece Ginta ad un certo punto piegato dietro di me.
Mi voltai curiosa <<Come?>> ma subito lui mi mise le mani sui fianchi e mi girò di nuovo, stando sempre ben accovacciato dietro di me.
<<Ssssssth!>> mi disse solo.
In quel momento Yuki ci passò davanti, sembrava molto presa dalla ricerca di qualcosa.
<<Hai visto Suo?>> mi domandò, quando scossi la testa se ne andò scocciata.
<<Ti devo un favore…>> mi disse lui rialzandosi.
<<Prima mi devi delle spiegazioni…>> gli feci notare.
Ci sedemmo tranquillamente su una poltroncina sorseggiando un paio di birre <<Ah, non ce la faccio più! Yuki, la cugina di Arimi, è tutta la sera che mi sta appiccicata! Grazie per prima, hai capito al volo.>> sbuffò.
<<Figurati…>> risposi freddamente. Il fatto che quella ragazza, in realtà davvero carina, gli stesse attaccata alle costole mi infastidiva.
Restammo lì in silenzio per un bel po’ di minuti, ognuno con i suoi pensieri. Quello che passasse per la testa di Ginta in quel momento non ne ho proprio idea ma io stavo pensando a lui. Ero gelosa di lui, dovetti riconoscerlo.
<<Ma tu te ne sei stata tutta la sera qui da sola?>> mi domandò lui.
<<Si.>> risposi ancora fredda.
<<E perché scusa?>> insistette.
<<Così. Se proprio vuoi saperlo vorrei tanto essere a casa, Arimi è un po’ di tempo che mi tratta gelidamente, sembra sempre che ce l’abbia con me, gli altri ballano e si divertono ma io non sono capace.>> spiegai.
<<Non sai ballare? E che cavolo di problema è? Nessuno qui è ballerino, ma ci divertiamo lo stesso! Bè certo immagino che tu sia davvero penosa… però per noi sarebbe divertente guardarti!>> mi prese in giro come al solito.
Lo fulminai con lo sguardo <<Fottiti!>>
<<Che ragazza volgare!!>> continuò lui.
<<Smettila! Per favore, non è giornata…>> lo pregai.
<<Ok… facciamo così, tu fammi un piccolo favore e io vedrò di farti divertire per tutta la serata, ti va?>> mi domandò dopo qualche istante.
<<Che favore?>> domandai curiosa.
<<Bè… non so come levarmi Yuki dai piedi…magari se le dicessi che ho una ragazza si metterebbe il cuore in pace.>> spiegò tranquillamente.
Quella frase mi fece venire un tuffo al cuore.
<<Perché dovrei?>> chiesi in imbarazzo.
<<Perché Miki è con Yu, Meiko con Nacchan, Arimi… non è il caso, e poi Yuko sa che non stiamo più assieme da un po’. Suzu è impegnata a familiarizzare con quel Turo, le altre non le conosco bene, mi resti solo tu.>>
Riflettei un attimo <<E se poi non mi diverto?>>
<<Allora domani ti offro una pizza, con tanto di dolce alla fine!>>
<<OK!>> e gli porsi la mano.
Ci alzammo a iniziammo a passeggiare assieme chiacchierando.
<<Ginta! Finalmente ti ho trovato!>> esclamò Yuki felicissima di fronte a noi.
<<Ciao Yuki…>> disse lui poco convinto.
Lei si precipitò al suo fianco e lo prese sottobraccio <<Balliamo?>>
<<Veramente –disse lui scansandola- stavo per ballare con lei…>> e mi prese per mano.
Strinsi la sua mano e mi avvicinai a lui <<Esatto… e adesso scusa…>> aggiunsi io maliziosa trascinandolo via.
Ma Yuki ci seguì <<Ehi, e tu chi diavolo sei?>> mi domandò seccata.
<<La sua ragazza… se non ti spiace!>> risposi sicura.
<<Ginta! Questa qui è la tua ragazza? Ma è così poco carina!>> disse con cattiveria.
Lui mi cinse le spalle con un braccio e si fece serio <<Prova solo a dire un’altra cattiveria simile ad Eri e non sarò mai stato così poco gentile con una donna, giuro!>>
Yuki sbiancò, poi riprese coraggio <<Non ci credo che è la tua ragazza, dov’era fin ‘desso?>>
Ginta sussultò, era davvero inarrestabile <<Ecco… non sono affari tuoi!>> poi mi trascinò in mezzo agli altri che ballavano e ci unimmo a loro.
Mentre mi metteva le mani sui fianchi vidi Ginta imbarazzarsi <<Ehi, potrebbe accorgersi che fingiamo… devi essere più sicuro!>> gli dissi ad un orecchio.
<<Hai ragione!>> quindi mi strinse più vicino.
Iniziammo a ballare abbracciati, ridendo e scambiandoci sorrisi d’intesa, seguendo il ritmo movimentato di quelle canzoni. Poi iniziò un lento.
Yuki prese un ragazzo qualsiasi e si mise a ballare accanto a noi nera di rabbia.
Io mi strusciai a Ginta che iniziò a giocare coi miei capelli.
Senza farci vedere da lei scoppiammo a ridere <<Guardala è furiosa!>>
Passammo tutta la sera a scorrazzare per la casa cercando di seminarla, poi in cortile…
<<Di qua!>> disse Ginta e prendendomi per un polso mi trascinò sotto un tavolino di legno.
Eravamo accucciati li sotto quando girandoci dall’altro lato senza volerlo spiammo Arimi alle prese con un ragazzo.
Lui aveva le braccia attorno alle sue spalle e lei sul collo di lui, alzandosi sui piedi si sporse e lo baciò, non un semplice bacetto…
Io mi girai subito verso Ginta che seguiva la scena a bocca aperta.
<<Forse era meglio Yuki…>> commentai.
<<Guarda che se credi che quello che stiamo vedendo possa darmi fastidio ti sbagli…>> mi disse lui.
Io lo guardai incredula e scettica <<Ma dai, se si vede lontano un miglio che sei ancora pazzo di lei.>>
<<Allora sei proprio miope… Arimi non è più nulla per me, non in quel senso per lo meno. Veramente c’è un’altra ragazza…>>
Lo guardai incuriosita e un po’ gelosa, chi era quest’altra ragazza?
<<Un’altra ragazza? –dissi un po’ triste, ma poi risi- Guarda che sono gelosa! Sbaglio o sei il mio ragazzo?>>
<<Ah, giusto! No, nessun’altra tesoro!>> ironizzò lui.
Ridendo sgattaiolammo fuori dal tavolo.
Terminata la festa Arimi mi fermò.
<<Ti sei divertita?>> mi chiese pungente.
<<Si, grazie mille!>> le dissi gentilmente.
<<Oh, figurati! Ma guarda che vinco sempre io!>> poi si allontanò con Seiji, il ragazzo di prima.
<<Ma che le prende?>> domandai a Meiko che si limitò ad alzare le spalle.

Da quel giorno le cose tra me ed Arimi adarono sempre peggio tanto che arrivai quasi ad odiarla, mentre io e Ginta ridavamo sempre come matti stando assieme.
Un giorno decidemmo di andare via per un fine settimana.
Io in quel periodo ero sempre giù di morale, il fatto di essermi presa una cotta per Ginta mi faceva stare male, io non dovevo innamorarmi di qualcun altro. Così attraversai una settimana di depressione e non me la sentii di unirmi agli altri. Volevo solo rimanere sola.

Un’oretta dopo che Miki e gli altri erano partiti suonò il campanello della porta.
Ero a casa da sola, gli zii come ogni anno erano partiti per le consuete due settimane alle Hawai, così di controvoglia mi alzai dal divano su cui stavo tranquillamente sdraiata e mi trascinai alla porta.
<<Chi è?>> domandai aprendo uno spiraglio della porta e stropicciandomi gli occhi.
<<Ciao!>> mi rispose una voce allegra dal cancello.
Misi a fuoco la sagoma poco distante da me <<Ginta?>> domandai incredula.
<<Si… mi fai entrare?>> mi domandò.
<<Ah, certo!>> aprii il cancello e mi buttai sul divano sotto le coperte, non ero certo in uno stato presentabile…
<<Permesso…>> fece lui entrando e togliendosi le scarpe.
<<Ma tu non dovresti essere con gli altri?>> chiesi sorpresa.
<<No, non sono andato, domani ho un impegno, così… - spiegò vagamente sedendosi di fianco a me – E tu, invece?>>
Io alzai le spalle e mi strinsi nelle coperte <<Non ne ho voglia.>> dissi sinceramente.
Lui inarcò un sopracciglio poi annuì <<Non vorrai restare a poltrire tutto il week end qui sul divano, vero?>>
Annuii <<E invece ho tutta l’intenzione di farlo.>> risposi apatica.
<<Ma dai! E io che sono passato apposta per vedere se ti andava di venire con me!>> e dalla tasca dei pantaloni sfilò due coloratissimi biglietti di un parcogiochi.
Lanciai loro un’occhiata poi mi riaccucciai sul cuscino.
<<Daaaaaaaaaaaaaaaaaaaiiiiii! Per favore!!!>>
Non mi mossi.
<<Ti prego! Ti prego! Ti prego! Ti pregooooo! Non saprei con chi altro andare…>>
<<Aspetta che tornino gli altri.>> suggerii.
<<Impossibile, questi biglietti omaggio valgono solo oggi e domani.>> spiegò.
<<Non ne ho voglia.>> gli dissi convinta.
<<Chiedimi in cambio quello che vuoi…>>
<<Quello che voglio è impossibile ottenerlo…>> risposi sfiduciata.
<<Allora ti va bene una pizza? Pizza gigante con un sacco di sottaceti sopra! Pago io! Oggi e tutte le volte che vorrai.>> propose.
Io scoppiai a ridere <<E va bene! Però mi riporti a casa presto, o quando mi stanco e mi offri la pizza oggi!>>
<<Andata!>>
Mi preparai svogliatamente, una t-short e un paio di pantaloncini, le mie scarpe da ginnastica e uscimmo con il suo scooter per andare al parcogiochi.
Mi sforzai di sorridere, ma per tutta la mattina non ci riuscii granchè.
<<Sei sicura che vada tutto bene?>> mi domandò mentre ci mangiavamo un paio di panini seduti ad un tavolino di legno.
<<Si, tutto bene.>> risposi addentando il mio pranzo.
Ginta mi fissò per qualche istante <<Dovresti essere più convincente per farmelo credere. Ne sei davvero sicura?>> insistette.
<<Ti ho detto di si.>> feci irritata.
<<Però non mi sembra! Per quel che ne so io di te, sei una ragazza sempre sorridente e piena di vita, non ti ho mai visto seria per più di 10 minuti di fila, hai sempre avuto una gran vitalità… adesso sei tutta l’opposto. Dai, per piacere… fammi un sorrisino!!! Io ti ho portata fuori proprio per questo! Non ho nessuno cavolo di impegno domani! Volevo solo tirarti su il morale perché non mi diverto se sei così! Fallo almeno per me! Per darmi un po’ di soddisfazione…>> mi pregò.
Lo guardai sorpresa, non mi aspettavo che facesse una cosa del genere, non per me!
Ripensai alle parole che mi erano state dette un giorno <<Hai degli occhi così belli, non farli più piangere! E anche il tuo sorriso è così solare che merita di essere visto più spesso Ee-chan, non mi piace vederti così…>>
Un groppo mi si formò in gola a quel pensiero ma per quelle parole e per Ginta che mi stava davanti mi sforzai e sorrisi, sorrisi per davvero pensando a quanto era stato carino con me.
<<Oh, così ti preferisco!>> mi disse lui più sereno.
<<Ehi ragazzino non farci l’abitudine… io non regalo sorrisi per nulla! Bisogna che mi si faccia divertire chiaro?>> scherzai.
Il pomeriggio fu davvero molto bello! Ridemmo come pazzi al gioco delle talpe. Io ero una frana e lui ancora peggio, erano più le martellate che ci tiravamo a vicenda che quelle che davamo alle talpe!
Poi il tempo cambiò e il cielo che fino a poco prima era luminoso e sereno si fece cupo e spezzato da lampi lontani.
<<Credo che stia per arrivare un temporale…>> commentai.
<<Di quelli biblici anche! - aggiunse lui preoccupato- Mi sa che è meglio avviarci verso casa! Vieni da me che è più vicino!>>
<<Come vuoi.>> risposi io.
Mentre salivamo sullo scooter iniziarono a cadere le prime gocce.
<<Occavolo!! Ci conviene correre! Tieniti forte!>> mi consigliò passandomi il casco.
Di fronte a noi tre ragazzini correvano ripararsi dalla pioggia con dei giornali. Uno di quelli cercava di proteggere quella che sembrava la più piccola e la più spaventata del gruppo.
Ed ecco di nuovo i ricordi affollare la mia mente, gli occhi mi si fecero lucidi.
<<Eri…>> mi chiamò poi Ginta che mi guardava preoccupato.
<<Ah, si! Vai!>>
Mi attaccai alla sua schiena calda cercando di ripararmi dalla pioggia che si era fatta ormai copiosa e insistente e provando a non pensare a nulla. Un quarto d’ora dopo, fradici e infreddoliti fino alle ossa arrivammo a casa di Ginta.
<<Eccoci!>> fece lui aprendo la porta della bellissima villa.
Era ben arredata e calda, calda di affetto familiare naturalmente, perché in quanto a temperatura…
<<Se vuoi puoi farti una doccia calda! Il bagno è quello, adesso ti porto una mia maglietta e dei pantaloni, non ti andranno perfetti ma non ho altro da darti… - mi disse lanciandomi un asciugamano- Prego, io intanto la faccio di sopra.>>
Entrai nel lussuoso bagno tutto in rosa, appoggiai l’asciugamano e i vestiti puliti su uno sgabello e mi feci una doccia bollente. Pensavo che mi avrebbe dato una mano a risollevarmi ma mi sbagliai, li sola coi miei pensieri mi misi a piangere accucciandomi in un angolo della doccia.
Quando uscii dal bagno Ginta stava versando qualcosa di fumante in un paio di tazze.
<<Ti va del tè verde?>> mi domandò gentile.
Annuii e lo guardai, aveva i capelli bagnati e indossava dei vestiti comodi da casa, era davvero un bel ragazzo.
Mi rannicchiai sul divano e lui si sedette accanto a me porgendomi la tazza e avvicinando uno strano marchingenio da cui usciva aria calda <<Così eviterai di beccarti un raffreddore, hai i capelli fradici…>>
Allungò una mano verso i miei capelli e appena li toccò la scansai senza troppi complimenti.
Sorseggiammo il nostro tè in silenzio, l’unico rumore era quello della pioggia battente sulle finestre, sparte il suono meccanico del climatizzatore davanti a noi.
<<Ginta… tu lo sai perché sono venuta qui?>> gli domandai ad un tratto posando la tazza e abbracciandomi le ginocchia.
<<Perché era tanto che non passavi le vacanze con Miki.>> rispose tranquillo.
E in effetti era quello che avevamo detto a tutti <<No… credi che sarei arrivata a metà maggio per passare qui le vacanze?>> feci ironica.
<<In effetti… no.>> rispose lui guardandomi serio.
<<Lo scorso inverno mi sono tagliata le vene.>> gli dissi freddamente mostrandogli le cicatrici sui polsi.
Ginta strabuzzò gli occhi <<Che… che cosa?>> mi domandò incredulo prendendomi un polso.
<<Si, ho tentato di suicidarmi. Soffro di una strana forma di sindrome pseudo-depressiva. Fin da bambina ero psicolabile…>>
<<S-stai scherzando?>> balbettò Ginta visibilmente preoccupato.
<<Mai stata più seria. Due anni fa poi ho perso la persona cui tenevo di più e… ho avuto una ricaduta.>> continuai.
<<Se non te la senti di parlare lascia stare… - mi disse lui ad un certo punto vedendomi in difficoltà- Lo so che per tutto il giorno non ho fatto altro che chiederti cos’avevi, ma non voglio essere indiscreto.>>
Sorrisi debolmente <<Non lo sei. Io vivevo a Hiroshima, in un gran brutto quartiere, con mia madre. Mio padre ci aveva piantato in asso che io avevo tre o quattro anni. Alle elementari ho iniziato a manifestare i primi disturbi dell’attenzione, agitazione verbale e psicomotoria e poi periodi interi di afasia. I medici prima dissero che qualcosa non andava nel rapporto con mia madre, poi che era per via della mancanza del padre, poi optarono per qualcosa in me che non andava già di suo… a quanto pare ogni tipo di allontanamento mi metteva in crisi. Sembravo ormai guarita quando mia madre conobbe un uomo che io odio, mi ha reso la vita impossibile, e lei frequenta tutt’ora. Avevo dodici anni la prima volta che mi arrampicai sulla balaustra di un ponte e feci per lanciarmi. Stavo per spiccare il volo quando un paio di braccia forti mi presero al volo e mi riportarono per terra. Così ho conosciuto Hiro e assieme a lui sua sorella Sharako. Mi attaccai moltissimo a tutti e due, Shara aveva la mia età mentre Hiro era più grande di me di due anni. Loro diventarono tutto il mio mondo. Tutta la mia forza. Ogni giorno sgattaiolavo fuori di casa all’alba e correvo da loro fino a tarda sera. Spesso non rientravo a casa e stavo a dormire nella loro cameretta, per intere settimane… eravamo sempre noi tre. Hiro è stato il mio primo e unico amore. Lui mi diceva di essere forte, mi aiutava quando ne avevo bisogno e mi teneva fuori dai guai. Due Natali fa stavamo tornando a casa assieme, io lui e Shara. Era tardi e ad un centinaio di metri da casa ci trovammo coinvolti in una rissa tra due bande rivali, ordinaria amministrazione per il nostro quartiere.
Iniziarono a volare pallottole, Shara si gettò sotto una macchina parcheggiata io rimasi come una cretina in mezzo al marciapiede. Hiro mi si lanciò sopra appena prima che uno di quelli estrasse la pistola e sparò. Aveva cinque colpi di pistola nella schiena, perdeva sangue da tutte le parti, mi colava tutto addosso. Mi è morto tra le braccia nel giro di un paio di minuti.>> raccontando scoppiai a piangere, mi dovetti bloccare per via dei singhiozzi che mi impedivano di parlare.
Ginta mi abbracciò teneramente, prima strinsi la sua maglia poi lo allontanai <<Era morto… restai come un’ebete con lui fra le braccia fino all’arrivo dell’ambulanza continuando a ripetere il suo nome. Crollai nella depressione più nera. Non pensavo di potercela fare senza lui, nemmeno Shara riusciva ad aiutarmi. L’ultima parola che dissi fu il suo nome quel giorno poi non parlai più per almeno cinque mesi. Shara mi stette vicino, passava pazientemente con me ogni giorno e riacquistai la parola, mi dissi che avevo ancora lei, in fondo. Però toccai di nuovo il fondo l’inverno seguente, nel mio bagno mi tagliai le vene. Mi trovò mia madre che mi portò al pronto soccorso in tempo, e così sono ancora qui. Durante uno degli ultimi colloqui con la mia terapeuta mi fu consigliato di allontanarmi da casa per un po’, di cambiare aria per qualche mese. Vedere come potevo stare da sola. Così sono stata spedita qui. Ecco perché…>> terminai il mio racconto con ancora le guance rigate.
Ginta mi strinse di nuovo forte, cercai di allontanarlo ma infischiandosene mi strinse ancora di più allora mi lasciai andare e piansi di nuovo tra le sue braccia, alla fine crollai per il sonno.

La mattina seguente mi svegliai in una cameretta davvero carina, ma sconosciuta. Non riuscivo a ricordare dove mi trovavo, che camera era?
Scesi dal letto, aprii la porta e percorsi le scale che portavano ad un piano di sotto decisamente illuminato.
<<Buongiorno! Certo che hai proprio dormito, eh? Lo sai che è quasi mezzogiorno?>> mi disse Ginta vedendomi arrivare.
Mi ricordai del giorno prima, ero a casa sua e gli avevo raccontato la mia storia… avevo pianto tra le sue braccia e mi ero addormentata. Si, Ginta era passato a prendermi la mattina e mi aveva portato al parco. Solo per farmi sorridere. In effetti mi ricordava molto il mio Hiro… anche lui non voleva vedermi mai triste. Il mio Hiro che non c’era più…
<<Come va?>> mi domandò delicatamente.
<<Meglio… grazie per avermi ascoltato ieri, mi ha fatto bene… davvero!>> e sorrisi.
Quello sfogo, quelle braccia forti, il calore dei suo abbraccio mi avevano dato di nuovo forza. Così di nuovo spinsi la tristezza in un angolino buio dentro di me.
<<Mi fa piacere, sul serio… ascolta io la prima settimana di agosto non ci sarò, parto con i miei, ma se hai bisogno sono sempre qui. Però per una settimana non ci sarò.>>
<<Guarda che non sono mica Ginta-dipendente! Non ti sarai montato un po’ troppo la testa? Cosa credi?>> dissi ridendo.
Mi scompigliò affettuosamente i capelli <<La Eri di sempre… -disse sorridendo, poi aggiunse affranto- …purtroppo>>
Passammo assieme anche quel giorno, fu davvero una bella giornata. La sera quando gli altri tornarono scambiai quattro chiacchiere con Miki.
<<Sai che ti trovo meglio? È successo qualcosa che non so in questi due giorni?>> mi domandò lei allusiva.
Io le sorrisi <<Ginta è venuto qui ieri mattina e mi ha letteralmente trascinato al parco dei divertimenti. È stata una bella giornata… la sera gli ho detto la verità, non lo so perché, però con lui mi sento bene. Non volevo che credesse a delle bugie. È stato molto dolce, ho pianto e mi sono sfogata e…>>
Miki mi interruppe <<E ti sei innamorata!>> concluse per me.
<<NO! –mentii- E’ solo un amico per me… davvero! Lo sai che non riuscirò mai più ad innamorarmi di un altro.>>
<<Spero di no, ti auguro che ti succeda ancora invece…>> mi disse lei abbracciandomi.
<<Grazie Miki! E a te com’è andata?>>
E mi raccontò del suo bellissimo fine settimana.

<<Ciao Arimi!>> un pomeriggio che ero in giro con Suzu la incrociai assieme a Seiji, in effetti era un po’ che non la vedevo, dalla sera della sua festa.
<<Ciao>> rispose lei freddamente.
<<E’ un po’ che non ti fai vedere… come va?>> le domandammo io e Suzu.
<<Bene, anche a te a quanto pare va bene, vero Eri? Ho visto che ultimamente vai molto d’accordo con Ginta…>> e mi fulminò.
<<Bè, siamo amici…>> risposi sentendomi colpevolizzata.
<<Si, salutamelo il tuo amico… -poi prese Seiji per un braccio e lo trascinò via- Andiamo Se-chan, ciao ragazze!>>
<<Ma che cavolo voleva dire?>> domandai confusa.
<<Io credo sia gelosa di te e Ginta!>> suggerì Suzu.
Io la guardai un po’ imbarazzata <<Ma tra me e Ginta non c’è mica nulla!>>
<<Si, non ancora, magari…>>
<<Ehi! Ti ci metti anche tu adesso?>> le feci gomitino.
<<No, no! Solo che di solito io non mi sbaglio… mai! Ne riparleremo quando Ginta torna.>> continuò lei.
<<Ah, Suzu!!!!>>

Giorni dopo Ginta tornò dalle vacanze.
Era il dieci di Agosto quando ci recammo alla spiaggia la sera per guardare le stelle. Accendemmo un falò enorme, sulla spiaggia che trovammo era consentito, portammo tovaglie, cibo e barbecue e mangiammo tutti assieme.
Dopo cena cantammo tutti in coro mentre Nacchan suonava la chitarra.
<<Caspita Eri, sai che canti davvero bene?>> osservò lui.
<<Grazie Nacchan… >> risposi timidamente.
<<Ma dai! Se una gallina strozzata saprebbe fare di meglio…>> commentò il solito Ginta.
<<Stronzo!>> e gli lanciai un pungetto di sabbia.
<<Ma dai! Lo sai che mi da fastidio la sabbia addosso!>> si scaldò lui.
<<Cavoli tuoi bello! La prossima volta ci pensi prima di dire cattiverie gratuite sul mio conto!>> e mi voltai dalla parte opposta con le braccia incrociate al petto.
<<E ha anche il coraggio di arrabbiarsi!>> aggiunse poi divertito.
<<Certo che ce l’ho! Idiota! Sei sempre lì ad insultarmi!>> gli feci notare.
<<Ma dai, scherzavo… hai una bella voce.>> mi disse poi spingendomi affettuosamente una spalla.
Gli feci una boccaccia e poi sorrisi. Arimi mi fulminò di nuovo.
Dopo cena le coppiette si allontanarono. Yu e Miki si concessero una bella passeggiata, così come Meiko e Na-chan. Più tardi anche Arimi e Seiji si staccarono lasciando soli me, Tsutomu e Ginta. Suzu e Miwa erano via con le famiglie.
<<Arimi non ha fatto altro che frecciarmi tutta la sera! Io proprio non capisco che le ho fatto!>> commentai quando si fu allontanata.
Tsutomu rise <<Sei davvero ingenua! È gelosa marcia di te e Ginta! Te lo dico io!>>
Io e Ginta ci guardammo imbarazzati <<Ma che cavolo dici Tsutomu! Ti ricordo che è stata lei a scaricarmi…>> gli ricordò Ginta.
<<Si, ma io Arimi la conosco bene… le sto dietro dalle elementari!>> e assunse un’espressione affranta.
Ridemmo un po’ attorno al fuoco.
<<Cavolo Arimi non torna più!>> saltò su Tsutomu.
<<Ma dai, sono passati più di dieci anni e tu sei ancora cotto di lei!>> apostrofò Ginta.
<<Si… lei è davvero troppo bella, dentro e fuori.>> rispose lui assorto.
<<Si, è davvero una bella ragazza però ha un carattere un po’ troppo particolare, io e lei non siamo andati troppo d’accordo…>>
<<Però è davvero una bella ragazza.>> commentai sospirando.
<<Cos’è quella faccia?>> mi chiese Tsutomu.
<<Nulla, solo che pagherei per essere come lei.>> rivelai.
<<Io sono di parte, per me Arimi è la più bella del mondo, ma sono pronto a scommettere che a qualcuno tu piaci molto di più di Arimi! Anche tu sei una ragazza carina.>> mi rispose lui.
<<Si, come no! –risposi sarcastica- Con questo culone poi! E ho anche un po’ di pancetta!>> feci notare.
<<E’ per questo che non ti sei messa il costume ma sei rimasta coi pantaloncini e la canottiera?>> mi domandò Ginta curioso.
Annuii timidamente <<Esatto…>>
<<Che scema! E ti fai dei problemi? Tanto chi vuoi che ti guardi?>> proseguì ironico.
<<Scemo!>> e gli diedi un calcio.
<<Bè, io vado alla ricerca di Arimi! Ci vediamo! Non mi piace che stia troppo con quel Seiji…>> e si allontanò.
<<Non cambierai mai, eh? - gli urlò Ginta – Che leggi?>> mi domandò.
<<Un giornale che c’era qui sulla salvietta di Miki, c’è un test carino! Lo facciamo? Giusto per farci quattro risate…>> gli proposi.
<<OK!>> e si sedette di fronte a me.
Iniziammo le domande, era un test sull’esperienza di circa trenta domande.
<<Numero venticinque… - respirai a fondo, i nostri sguardi erano a trenta centimetri l’uno dall’altro… sentivo il mio cuore battere insistentemente- … sei mai andato fino in fondo?>>
<<No… mai, e tu?>> mi sussurrò.
<<Figurati –risposi io vergognandomi- io non ho mai nemmeno baciato nessuno in sedici anni di vita…>>
Lui mi guardò sorpreso <<Ma dai… com’è possibile che tu non abbia mai baciato nessuno?>>
Gli risposi mestamente <<Bè io non piaccio a quel modo ai ragazzi…>>
<<E Hiro, allora?>> insistette lui.
<<Io ero innamorata di lui, non so il contrario, e poi diceva che ero troppo piccola per un bacio serio… probabilmente nemmeno a lui piacevo a quel modo… è comprensibile.>>
Ginta mi si avvicinò ancora di più, stavamo a circa dieci centimetri, potevo sentire il suo respiro sul volto e il suo profumo, i miei occhi erano catturati dai suoi… Dio com’era bello! Era così meraviglioso e dolce! Quei suoi occhi blu poi mi avevano rapito, il mio cuore sembrava voler saltare fuori dal patto, poi lui scoppiò a ridere clamorosamente.
<<Ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah! >>
Mi alzai decisamente arrabbiata <<Idiota!>> e mi allontanai.
Prima che potessi muover un passo però lui mi fermò per una caviglia <<No, aspetta! Scusa!>>
Per la rabbia mi girai e gli appioppai un ceffone <<Non pensavo che tu fossi così insensibile! Ti credevo diverso!>> e con le lacrime agli occhi mi allontanai velocemente.
Ginta si diede mille volte dell’idiota poi si alzò e mi rincorse <<Aspetta Eri, Dai lasciami spiegare, ti prego fammi parlare poi potrai anche andartene.>>
Mi girai di scatto con le guance rigate dalle lacrime <<Sparisci o ti arriva un pugno!>> strillai.
Improvvisamente mi prese da dietro e iniziò a farmi il solletico <<Lasciami parlare, se non mi ascolti non ti mollo più e ti faccio morire di solletico!>>
Mi venne un tuffo al cuore <<Ahahahah! Ok, basta… ahahahah basta, dai!>> lo pregai ridendo.
Mi lasciò e ci sedemmo sulla sabbia uno accanto all’altra.
Fissai il mare agitata <<Parla alla svelta così poi me ne vado.>>
Ginta mi fissò con aria dispiaciuta <<Scusami, mi spiace davvero, ma il fatto è che… -sospirò impacciato e imbarazzato mentre giocherellava con le mani- … il fatto è che io sono timido, per quanto non sembri è così, e quando una situazione mi sfugge di mano e mi sento imbarazzato e inadeguato io rido! Ma è una risata nervosa, per smorzare la tensione, non avrei mai riso di te, davvero! E poi…>>
Lo interrupi <<Ok, scuse accettate, ti capisco! Succede anche a me – e risi- Comunque mi spiace che tu con me ti senta “inadeguato e imbarazzato”, meglio che vada allora, trova qualcuno con cui ti senti più a tuo agio Ginta.>> Con gli occhi lucidi e un groppo in gola feci per alzarmi ma la sua mano mi trattenne facendomi ricadere a terra.
<<Tu non hai capito niente…>> mi disse scuotendo la testa.
Io sfuggii il suo sguardo e alzai triste gli occhi al cielo <<Invece ho capito eccome! Tu non stai bene con me, non preoccuparti ci sono abituata, vorrà dire che mi sforzerò di vederti solo come un amico, non ostante tu… naaaaaa!! Dimenticati tutto quello che ho detto per favore! Stasera straparlo!>> e mi cadde una lacrima.
Lui sorrise <<Lo sapevo che non avevi capito niente! Io… tu… -iniziò lui un po’ impacciato, poi chinò lo sguardo, raccolse tutto il coraggio e cercò i miei occhi- Tu mi piaci, lo sai! Io non volevo dire quello che ho detto prima! Ah, non me la cavo molto bene sono un casino in queste cose… però…>> mi strinse una mano, io lo fissavo ancora incredula con la bocca aperta, risposi alla sua stretta di mano mentre lui con l’altra mi asciugò le guance, mi sorrise e mi tirò delicatamente a se.
Poi appoggiò le sue labbra sulle mie, un bacio delicato e leggero, prese il respiro e sprofondò la sua bocca sulla mia, iniziò a baciarmi il labbro inferiore, poi aprimmo le bocche e le nostre lingue, come i nostri cuori, si unirono.
Un brivido mi scese lungo la schiena e il cuore mi esplose nel petto, le mani intanto mi sudavano e la pelle mi bolliva sui fianchi e sulla schiena dove le sue mani si posarono, risposi al suo abbraccio, gli passai le braccia attorno al collo e lo strinsi.
Poi il bacio terminò, improvvisamente la confusione si impadronì della mia mente <<Perché…>> sussurrai.
Lui mi sorrise teneramente, inutile dire che mi sciolsi un’altra volta <<Te l’ho detto, no? Perché mi piaci.>>
Io rimasi a bocca aperta <<Ma… ma tu puoi avere tutte le ragazze che vuoi, perché una come me… tu sei così carino e dolce!>> insistetti.
<<E tu sei molto carina, dolce, simpatica, divertente, stimolate… io con te sto benissimo! Non vorrei mai che l’estate finisse! Con te sono riuscito ad essere me stesso perché tu mi accettavi così! Anche se anche io sono un groviglio di difetti! Tu non giudichi le persone, un’altra cosa che adoro di te. Non pensavo di riuscire a dirti tutte queste cose, tanto meno di baciarti. Avevo paura di rovinare tutto, ma era inutile nasconderlo… e tu cosa mi dici?>> terminò imbarazzatissimo.
Io lo guardai ancora frastornata dal fiume di parole dolci e gentili con cui mi aveva travolto <<Io… -poi sorrisi- io è dal primo pomeriggio che ti ho visto che ti voglio bene! Da quando ho incontrato i tuoi occhi dopo averti travolto e non osavo sperare in una cosa del genere! Tu potresti avere chiunque…>>
Mi abbracciò forte e mi accarezzò i capelli <<Ma a me non interessa chiunque… io sto veramente bene solo con te.>>
Poi per la seconda volta mi sorprese con un bacio.
Alla fine lo guardai scherzosa <<Ma adesso che hai una come me vedi non montarti troppo la testa chiaro?>>
Ginta rise <<Io? Tu invece che hai avuto la possibilità di baciare il qui presente dio sacro devi scendere dall’alto trono su cui ti sei messa ragazzina, e ora che stiamo insieme non credere di ricevere attenzioni particolari, anzi! Tu donna sarai la mia schiava…>> e rise da solo.
Lo fissai seria e stupita <<Stiamo assieme?>>
Lui cercò la mia mano poggiata sulla sabbia e intrecciò le dita alle mie sorridendomi, poi appoggiò la fronte contro la mia e mi sussurrò <<Certo, se vuoi tu, naturalmente.>>
Io annuii sfregando il mio naso contro il suo. Poi lui riprese il tono scherzoso arrogante di prima <<Certo che sei davvero tonta!!!!! Ma cosa credi che volesse dire tutto quello che ti ho detto finora?>>
Lo pizzicai gentilmente su una guancia <<Io tonta? Scusa come ti definiresti tu che ci hai messo 4 vocabolari per dirmi che ti piacevo quando bastavano due parole! Mi piaci… poverino!!!>>
Entrambi scoppiammo a ridere a crepapelle, ero davvero al settimo cielo e per un attimo tutte le angosce che avevo nel cuore sparirono e mi dettero tregua.
<<Certo che ridi proprio sguaiatamente! Si può sapere perché?>> gli domandai ad un certo punto vedendolo con le lacrime.
<<Perché ridi tu! La tua risata è trascinante, mi fa morire, è stranissima!>>
Lo guardai un po’ offesa <<Oh, e così la mia risata è stranissima!>>
<<Dai, intendo speciale! Mi piace , davvero! È una delle prima cose che mi hanno colpito di te! Mi piace vederti ridere.>>
<<Grazie, sei gentile! - gli dissi sinceramente- Non pensavo fossi in grado!>>
Lui finse un’offesa <<Ah, grazie! Dopo tutte le cose carine che ti ho detto stasera! –poi improvvisamente mi prese in braccio e mi trascinò verso il mare- Ora ti affogo come punizione!>>
Mi gettò in mare ed iniziammo a schizzarci con l’acqua.
Improvvisamente saltellai <<Guarda Ginta una stella cadente! Esprimiamo un desiderio!>>
<<Il mio desiderio si è già avverato…>> mi strinse da dietro.
<<Anche il mio.>> risposi girandomi e prendendo il suo viso tra le mano lo baciai.
<<Adesso mi freghi le battute? Sei ripetitiva sai?>> disse poi lui.
<<Sei un idiota!>> lo punzecchiai.
<<E tu sei bellissima tutta bagnata, molto sexy!>> mi disse per tutta risposta.
Spalancai gli occhi <<C-cosa?>>
<<Ho detto –iniziò accarezzandomi una guancia- … ho detto che sei una racchia!>>
<<Ora ti faccio fuori!>> sbottai saltandogli sulle spalle.
Mi strinse e mi baciò il collo, poi di nuovo le labbra.
<<Grazie…>> gli sussurrai ad un orecchio.
<<Prego… però voglio sapere una cosa, per te sono solo un sostituto di Hiro?>> mi domandò serio.
Gli accarezzai il volto perfetto, passai una mano tra i suoi capelli e l’altra sulle sue spalle bagnate <<No, e non sto mentendo! Hiro è stato importante per me, però non sei un suo sostituto! Forse ero innamorata di lui, però prima di tutto lui per me era un fratello maggiore, lo amavo in maniera differente, come si fa coi familiari credo. Invece tu… io provo per te quello che una donna credo provi per un uomo.>> dissi arrossendo.
Il buio della notte però nascose il mio imbarazzo.
<<Ti amo!>> mi disse lui.
Gli cinsi il collo con le braccia e la vita con le gambe <<E’ bello quello che mi hai detto, però prima di dirmelo voglio che tu possa stare davvero con me! In fondo la vera me stessa la conosci solo da poco… voglio che la prossima volta che me lo dici sia più consapevole, ti prego!>>
<<Come vuoi!>> accettò lui.
Più tardi ritornarono gli altri che ci trovarono sdraiati di fianco al falò che iniziava a spegnersi.
<<Credo sia tardi… forse è meglio andare!>> notò Miki.
Prendemmo le nostre bici, eravamo arrivate con quelle, e ripartimmo. Ero stanca morta e per tutta la strada mi feci trainare da Ginta. Arrivati a casa trovai una scusa per rimanere in dietro, lontano da occhi indiscreti e mille domande, per salutare il mio Ginta.
<<Grazie per la bella serata… buonanotte ragazzina.>> mi disse lui baciandomi.
Lo abbracciai e gli baciai il petto che sapeva di sale <<Grazie a te! Notte omino… e non mi chiamare ragazzina!>>
<<Come vuoi… ragazzina!>> disse ridendo allontanandosi con la bici.
Entrai in casa volando, talmente ero felice, mi infilai nel letto e sognai il mio adorato Ginta.

<<Buongiorno!>> spalancai la porta della cucina dove Miki stava facendo colazione.
<<Giorno… come mai tutta pimpante già di prima mattina? Io mi son svegliata per il caldo ma avrei dormito ancora un po’…>> mi disse lei sorseggiando un tè freddo.
Alzai le spalle sorridendo <<Nulla…>>
<<Nulla? –insistette scettica- Allora vuoi dirmi che Ginta e ieri sera non c’entrano?>>
<<Bè veramente c’entrano sia Ginta che la scorsa sera…>>
Miki scattò in piedi <<Lo sapevo! E sono contenta per te davvero! –poi si fece seria- però sono anche preoccupata…>>
<<Ma và! Non c’è nulla di cui preoccuparsi! Credo che le cose tra noi andranno bene…>> la tranquillizzai.
<<Non è a questo che mi riferisco…>> fece senza darmi retta.
<<A cosa?>>
<<Al fatto che a settembre tornerai a Hiroshima…>>
Improvvisamente anche io mi feci seria <<Questo lo so… ma ora non ci voglio pensare!>> poi me ne andai.
Volevo pensare solo all’oggi, a quello che verrà poi avrei pensato dopo.
La mattina Ginta passò a prendermi, non ero ancora pronta e lo feci spettare.
<<Eri, è arrivato Ginta…>> strillò Miki dal piano di sotto.
<<Si, un paio di minuti e arrivo.>> risposi.

Quando scesi le scale acchiappai Ginta per un braccio e lo trascinai fuori <<Ciao Miki, ci vediamo per pranzo!>>
Appena fuori guardai Ginta e gli sorrisi. Era stranamente serio.
<<Hai per caso parlato con Miki?>> gli domandai sicura della risposta.
<<Prima di oggi non avevo pensato al fatto che tra un mese te ne andrai.>> teneva lo sguardo basso.
<<Cosa vi siete detti?>>
<<Mi ha chiesto se mi rendevo conto che stavo per spezzarti il cuore. Che a settembre te ne dovrai andare e che quello che avevamo fatto era assurdo. Mi ha detto se sapevo che ogni allontanamento ti metteva in crisi, che eri venuta qui per non pensare al tuo passato e vivere una vita tranquilla e che io invece stavo facendo quello che ti faceva più male, ti stavo salvando. Che era sbagliato. Che non sarebbe servito a nulla un altro Hiro.>> poi mi guardò e i suoi occhi erano lucidi.
<<Tu non sei un altro Hiro, e non mi importa se tra un mese partirò… voglio pensarci quando sarà il momento, adesso voglio solo stare con te. Non ascoltare Miki, quello che è bene per me lo so decidere da sola… e bene per me adesso sarebbe un bacio.>> poi gli sorrisi e lo abbracciai.
Ginta mi strinse forte e mi alzò per i fianchi, poi mi baciò le labbra e mi rimise a terra <<Tutto quello che vuoi. Allora dove si va?>> mi chiese con un sorriso.
<<Allora… una passeggiata andrebbe benissimo!>>
Mi prese la mano tra la sua e ci incamminammo.
<<Ah, guarda che carino quello yukata!>> dissi indicando una vetrina di costumi tradizionali.
<<Si, ti starebbe anche bene!>> notò Ginta.
<<Ne avevo uno simile da piccola, l’aveva regalato zia Rumi a me e Miki! Chissà dov’è finito, mi piacerebbe rivederlo! Però non mi andrebbe più! Quasi quasi compro questo…>>
<<Dai, entriamo!>>
<<Aspetta… ah! Inutile… guarda quanto costa! Accidenti non potrei mai permettermelo! Pazienza, farò senza, tanto lo yukata non mi sta nemmeno troppo bene!>> e mi allontanai dalla vetrina sconsolata.
<<Dai, su col morale, ti offro un gelato!>> mi propose lui.
<<Okkkkkkeeeeey! Io adoro il gelato! Ne voglio uno gigante!>> mi entusiasmai.
<<Però… magari è meglio un ghiacciolo… sai non vorrei abbracciare un cotechino, già che non sei proprio una modella!>>
<<Cosa? Sei davvero gentile idiota che non sei altro!>> mi arrabbiai, quella battuta non era stata per niente carina. Senza aggiungere altro alzai il medio e mi allontanai.
<<Eri… dai Eri! Stavo scherzando!>> mi raggiunse e mi abbracciò da dietro.
<<Mollami, uomo insensibile!>>
<<Ma dai, come devo dirtelo che scherzavo? Su, che lo sai che per me sei la più bella in assoluto… bellissima!>> mi sussurrò all’orecchio.
Sorrisi compiaciuta <<Così va meglio…>> poi mi voltai e lo baciai.
La mattina trascorse nei migliore dei modi. Rientrai per pranzo e per prima cosa cercai Miki.
<<E’ in camera sua.>> mi disse Yu.
TOC TOC.
<<Avanti.>>
<<Miki… -il mio tono di voce era serio- Non ho bisogno di qualcuno che decida ciò che è giusto e sbagliato per me.>>
Miki mi guardò sorpresa <<Io… non l’ho fatto con questa intenzione. Solo che non voglio vederti piangere e stare male quando partirai. Sei la mia cuginetta!>> e mi sorrise.
<<Lo so! E ti ringrazio per esserti preoccupata per me, però quello che mi fa stare bene ora è stare con Ginta… e non sto cercando un altro Hiro! -“Credo…”- Quando partirò ce la farò, vedrai! Per piacere Miki, si contenta per me!>> la pregai.
Miki annuì <<Ok, lo sarò!>> e poi mi abbracciò.
<<Grazie Miki…>>
<<E adesso… voglio sapere tutto quello che è successo ieri sera!>>

Qualche giorno dopo ci sarebbe stata la festa d’estate, eravamo tutti ansiosi perché era davvero un evento eccezionale! Si teneva in riva la mare, tutto iniziava con la sfilata poi c’erano bancarelle, spettacoli musicali e non e alla fine i tradizionali fuochi d’artificio. Io non vedevo l’ora perché erano anni che non partecipavo a quella festa.
<<Però non ho lo yukata, pazienza!>> dissi mentre io e Miki ci preparavamo.
<<Aspetta, forse mamma o Chiyako ne hanno uno di quando erano più giovani!>> pensò Miki.
Così provai a chiedere ma nessuno ne aveva conservato uno, Chiyako mi prestò il suo ma mi andava troppo lungo, non sono mai stata troppo alta!
<<Oh, non importa! Tanto è pieno di gente che non si mette l’abito tradizionale!>>
<<Facciamo così, non lo metto nemmeno io!>> mi propose Miki.
<<Figurati! Ti sta così bene che sarebbe un delitto toglierlo! Ehi Miki ti ricordi quando da piccole avevamo quei due yukata uguali?>> le chiesi curiosa.
<<Si! Che belline eravamo vestite uguali! Dovrei avere ancora un foto da qualche parte! Domani la cerchiamo!>>
Poi suonarono alla porta.
<<Oh, Ginta! Io e Miki ancora non siamo pronte! Sei un po’ in anticipo!>> dissi facendolo accomodare.
<<Lo so, ma volevo darti questo!>> e mi porse un grosso pacco.
Lo guardai curiosa <<E questo perché?>>
<<Perché mi andava!>> si limitò a spiegare.
Salimmo in camera mia e ci sedemmo sul letto.
<<Avanti, aprilo…>>
Iniziai a scartare il pacco curiosa, prima il fiocco, poi la carta e in fine aprii la scatola bianca.
<<Ginta! Ma tu sei pazzo! Perché hai fatto una cosa del genere! Non dovevi!>> dissi tenendo tra le mani lo yukata adocchiato pochi giorni prima.
<<L’ho fatto perché ti piaceva! Perché ti amo…>> mi disse con un filo di voce.
Lo guardai a bocca aperta <<Tu sei solo un pazzo! Io non posso accettarlo.>> e glielo porsi.
<<Ma perché… è perché ti ho detto che ti amo?>>
<<Ma no scemo! –dissi ridendo- Anche io ti amo, sapessi quanto! Ma questo costa una fortuna! Mi fai sentire in obbligo… non potrei mai ricambiare un regalo del genere.>> cercai di spiegare.
<<Ehi, guarda che io non l’ho fatto per questo! Non voglio nulla in cambio! L’ho fatto solo per vedertelo addosso con un bel sorriso. Poi se vuoi potrai ricambiare a suon di baci…>>
<<Quello l’avrei fatto comunque… grazie Ginta!>>
Mi sedetti sulle sue ginocchia iniziai a baciarlo poi gli presi le mani.
<<Visto che sei qui… aiutami a metterlo.>>
Ginta arrossì <<S-sei sicura?>>
Io annuii e gli portai la mani alla cerniera sul retro del mio vestito <<Abbassamela… per piacere.>>
Lentamente tirò giù la cerniera lasciando la mia schiena nuda.
Feci per abbassare il vestito poi mi girai verso di lui <<Adesso però chiudi gli occhi! Ho detto che potevi aiutarmi non che potevi guardare! E per ogni evenienza girati anche dall’altro lato!>>
Ginta imbarazzatissimo si girò. Io mi sfilai velocemente il vestito a mi infilai lo yukata.
<<Ora puoi voltarti.>>
Ginta si girò e mi trovò con indosso l’abito non ancora accomodato.
<<Che c’è? –chiesi guardando la sua aria stralunata- Ti aspettavi forse di trovarmi nuda e cruda? Ahahahah! Questa poi! Aiutami a mettere la fascia!>> e gliela porsi.
Girai su me stessa di fronte a lui per arrotolare la fascia, poi Ginta me la allacciò sulla schiena quindi lo spinsi fuori per sistemarmi i capelli e truccare un po’ il viso.
<<Sono pronata>> dissi scendendo le scale.
Ginta mi guardò con la bocca aperta e tutti gli altri mi fecero i complimenti.
<<Sei davvero un incanto tesoro!>> mi dissero le zie.
Tutti furono d’accordo.
<<Ginta che ne pensi?>> domandai incerta.
<<Che in vetrina faceva la sua figura ma addosso a te sta a meraviglia… sei semplicemente bellissima.>> disse imbarazzato.
Prima di uscire lanciai un’ultima occhiata alla mia immagine riflessa nello specchio. In effetti quell’abito blu e bianco cosparso di fiori di ciliegio rosa e gigli era davvero raffinato, le rifiniture erano stupende e la stoffa morbidissima, il fiocco bianco completava l’opera. Pensai che anche una ragazzina come me poteva sembrare qualcuno con un vestito del genere.
Alla festa c’era davvero molta gente. Un sacco di turisti e gente del posto, poi c’eravamo tutti noi. Tutte le ragazze indossavano lo yukata mentre i ragazzi avevano preferito gli abiti di tutti i giorni.
Tutti mi fecero i complimenti ma la più bella quella sera era Arimi.
<<Come sto Ginta?>> domandò lei suscitando le mie gelosie.
<<Molto bene! Complimenti.>> rispose lui sorridendole.
<<Ah, carino il tuo abito Eri…>> mi disse divertita.
<<Si, me l’ha regalato Ginta!>> risposi pungente prendendo il mio amore sottobraccio.
Lei sbuffò poi ci avventurammo tra le bancarelle.
Lo spettacolo musicale fu davvero bello ma quello che noi altri attendevamo con ansia come dei bambini era lo spettacolo pirotecnico.
Era quasi mezzanotte quando il primo fuoco scoppiò sopra le nostre teste. Corremmo alla spiaggia per non perdere i posti migliori che Tsutomu aveva pazientemente cercato lo stesso pomeriggio. Per fortuna non c’era quasi nessuno.
Ci sedemmo sulla sabbia ancora calda e tutti vicini, io tra le braccia di Ginta, alzammo gli occhi al cielo per seguire l’evento.
<<Oh! Guarda che bello Ginta!>> dissi stringendomi nelle sue spalle.
Lui annuì e mi abbracciò ancora più forte appoggiando il mento sulla mia spalla e baciandomi una guancia.
Era così bello essere li tra le sue braccia, sentire il suo respiro sul collo e il battito del suo cuore, il suo profumo così dolce e il calore della sua pelle. Sentire tutto l’amore che io provavo per lui e lui provava per me. Desiderai di rimanere per sempre in quel momento.
Però i fuochi terminarono e noi ci alzammo.
Incamminandoci verso le bancarelle Arimi si attaccò a Ginta mentre io stavo parlando con Suzu.
La vidi prendere il suo braccio mentre lui gentilmente la respingeva. Però lei insistette allora Ginta si bloccò.
<<Arimi… non mi sembra carino quello che stai facendo, anche nei confronti di Eri. Lei è la mia ragazza.>> le disse imbarazzato.
<<E ti sembra carino quello che lei ha fatto a me? –strillò lei- Si è messa con te pur sapendo che ero ancora innamorata di te!>>
Ginta spalancò gli occhi.
Io rimasi di sasso. Non immaginavo che le cose stessero così.
Poi Arimi venne verso di me <<Non sei altro che una ragazzina! Ma io non mi arrendo Ginta sarà ancora mio!>> poi prese Tsutomu e lo trascinò via con se.
Io guardai Ginta, lui guardava me.
Per un attimo tra noi calò l’imbarazzo, poi lui mi sorrise.
<<Andiamo a giocare coi pesci rossi?>> mi propose gentilmente prendendomi la mano. Io accettai e giocammo coi pesciolini.
Più tardi incrociai Arimi di nuovo <<Aspetta! Voglio parlarti.>> le dissi.
Lei si fermò e io mi avvicinai <<Io… non lo sapevo. Tu stavi con Seiji e credevo che lui ti piacesse.>> le spiegai.
<<Che scema sei! Era solo per risvegliare la gelosia di Ginta! Però ho fallito! Ma sappi che vincerò io.>> mi dissi con aria di sfida.
<<Non è un trofeo da vincere! –sbottai arrabbiata- Ginta non è un oggetto! Ha una sua volontà a sarà lui a scegliere la sua ragazza.>> poi mi allontanai lasciandola stupita.

<<Che c’è?>> mi domandò Ginta vedendomi pensierosa.
<<Nulla…>>
<<Nulla, cioè si tratta della questione di prima con Arimi.>>
Io annuii leggermente.
<<Guarda che io sono innamorato di te, Arimi può dire quello che vuole, lei ormai è storia vecchia.>> mi assicurò.
<<Davvero? Io mi fido di te, però mi sento in colpa nei suoi confronti.>> spiegai.
<<Tu sei troppo sensibile!>> rise lui.
Mi tranquillizzò e tornai a casa un po’ sollevata.

La mattina seguente Arimi si presentò da me.
<<Ciao…>>
Ci sedemmo in cortile.
<<Ciao.>>
Poi tra noi calò il silenzio.
<<Per quello che ho detto ieri –iniziò lei- sono stata una cretina! Hai ragione è Ginta a dover decidere. Io però ero così gelosa! Ginta mi piace ancora, inutile nasconderlo, però ora sono qui per scusarmi per come mi sono comportata, ieri sera e ultimamente. Volevo dirti che però non farò più niente, non mi metterò più in mezzo. Scusami…>>
Io la guardai piacevolmente sorpresa.
<<Non preoccuparti per quello che è successo. Posso capirti, Ginta non è una persona che si dimentica facilmente. Posso solo chiederti un favore?>>
<<Un favore?>> fece curiosa.
<<Si… ti prego, lasciamelo fino a settembre! Poi partirò e se vuoi sarà di nuovo tuo, ma fino ad allora per piacere non portarmelo via!>> la pregai.
Arimi rise <<Credo che non riuscirei nemmeno volendo a portartelo via. Anche quando non sarai più qui, lui è determinato, ti verrà a trovare in capo al mondo, vedrai! Non finirà a settembre tra voi, non preoccuparti!>>
<<Davvero?>>
<<Si… Ginta è libero di scegliere, come hai detto tu, e ha scelto te! Adesso mi preoccupa solo il fatto di aver rovinato quella che all’inizio sembrava una bella amicizia tra me e te!>>
<<Niente è rovinato! -la tranquillizzai entusiasta- Ah, il tuo yukata ieri era bellissimo! Ti stava una favola!>>
<<Il mio? Tu eri bellissima! Era un regalo di Ginta mi è sembrato di capire…>> disse lei maliziosa.
Io arrossii <<Già…>>
<<Il solito! Aspettatene altri, lui è fatto così!>>
<<Ah, bene!>> dissi io sarcastica.
Ridemmo insieme e chiacchierammo ricominciando da quando i rapporti tra noi si erano incrinati.

Un paio di settimane e arrivò settembre e con lui il giorno della mia partenza.
La sera precedente avevo salutato tutti con le lacrime agli occhi ma la mattina della partenza alla stazione erano comunque presenti Miki, Yu, Arimi e naturalmente Ginta.
<<Si parte…>> dissi cercando di farmi coraggio.
<<Guarda che ti aspettiamo ancora! Alle prime vacanze scolastiche e anche il prossimo Natale ci sarai vero?>> mi domandò Miki.
<<Certo che ci sarò!>> dissi sicura abbracciando la mia cuginetta.
<<E’ stato bellissimo averti con noi! Ritorna presto che senza di te la casa sarà mezza vuota!>> mi disse Yu abbracciandomi.
<<Anche per me è stato bellissimo! Ciao Yu, a presto!>> ricambiai l’abbraccio.
<<Ah… tra noi non è corso buon sangue ad un certo punto ma adesso sei una delle mie migliori amiche! Ti voglio bene Ee-chan! Mi mancherai! Ti scriverò un sacco di e-mail. A presto!>> fece Arimi tutta triste.
<<A presto Arimi! Sei davvero fantastica! Ti voglio bene!>> abbracciai anche lei. Poi guardai Ginta.
Stavamo uno di fronte all’altra, lo sguardo abbassato, incapaci di dire una parola.
Avevo gli occhi lucidi ma mi ordinai di non piangere.
<<Bè, tocca anche a noi…>> iniziai.
<<Si, tocca…>> disse lui mesto.
Poi scattai verso di lui e gli buttai le braccia al collo. Ginta mi alzò e arrotolai le gambe attorno alla sua vita e le braccia al suo collo.
<<Arrivederci ragazzina… -poi alzò la voce a iniziò a farmi roteare- … ASCOLTATE TUTTI! OGGI QUELLA MERAVIGLIA DELLA MIA RAGAZZA PARTE! TORNA A CASA! E IO VOLEVO SOLO DIRLE CHE SONO PAZZO! PAZZO DI LEI! ED E’ PERCHè LEI MI HA RESO PAZZO CHE ORA STO URLANDO IN MEZZO AD UNA STAZIONE PIENA DI GENTE… PERCHE VOGLIO VEDERE IL SUO FANTASTICO SORRISO E SENTIRE LA SUA RISATA MERAVIGLIOSA! AVANTI ERI, FAMMI UNA RISATA!>>
Scoppiai a ridere sul serio, tutti ci guardavano divertiti e tanti applaudivano, ridendo gli presi il volto tra le mani e lo baciai, lo baciai ancora ed ancora. Poi l’avviso del treno in partenza ci fermò.
Ginta mi rimise a terra e mi abbracciò <<Ciao ragazzina, stammi bene!>>
Ripensai alla sera precedente.
……………………………
<<Perchè devi partire?>> mi aveva chiesto Ginta.
<<Perché la dottoressa Tsuki aveva deciso così. Devo continuare la mia terapia per stare bene. Poi potrò tornare, questo era solo un periodo di prova. Devo andare, anche se non vorrei…>> avevo risposto.
<<Allora ti verrò a trovare tutti i fine settimana! Mi farai conoscere anche Shara, la tua amica, poi quando ci saranno delle vacanze tornerai qui da noi, vero?>>
<<Si! Te lo prometto!>>
Poi ci eravamo baciati, abbracciati accarezzati… avevo iniziato a sfilargli la maglia ma lui stranamente mi aveva bloccato.
<<Aspetta…>>
<<Perché? Io… voglio fare l’amore con te prima di andarmene! Voglio sapere di aver condiviso con te tutto quello che avevo da condividere.>> spiegai.
<<Capisco… però non voglio così! Io invece voglio sapere che tante cose ancora ci aspettano, che non abbiamo bruciato tutto quello che avevamo in una breve estate, che la prossima volta che ti vedrò mi aspetterà qualche cosa di speciale!>> mi disse lui accarezzandomi la guancia.
Dagli occhi mi cadde un lacrima che lui asciugò <<Ti amo! Ti amo! Ti amo!>> gli gridai abbracciandolo forte.
…………………………………
Mi passò un lettera <<Leggila quando sarai sul treno, ti amo!>>
Iniziai a piangere. <<No! Non dovevo piangere! Non mi ricordare con le lacrime agli occhi… non volevo che tu mi vedessi l’ultima volta con le lacrime agli occhi! Sono orribile…>> poi mi colpii il viso.
<<Scema! Sei bellissima, anche così! Però sorridi che lo preferisco, intesi?>> anche i suoi occhi erano lucidi.
Salii i gradini del treno e mi girai di nuovo verso di lui, un ultimo bacio, <<Mi mancherai scricciolo!>> e le porte si chiusero.
Corsi al finestrino del treno in partenza mi sporsi il più possibile <<Allora ti aspetto! Aspetto la prima volta che verrai da me! Quando saremo di nuovo insieme e faremo l’amore mille volte! Ti aspetterò Ginta!>> poi mi asciugai gli occhi e sorrisi l’ultima volta al mio amore.

La settimana seguente fu un inferno. Ero tornata a casa, ai soliti problemi con mia madre e tutto il resto. Anche Shara sembrava cambiata, frequentava della brutta gente, provai a parlarle ma l’unica risposta che ottenni fu <<Mi sto divertendo Ee-chan, prova ad essere felice per me!>>
<<Si però non è il modo giusto per divertirti…>> obbiettai.
<<Tu ti sei divertita da tua cugina Miki e io anche qui a Hiroshima! Ognuno l’ha fatto a suo modo ma abbiamo trascorso una bella estate! Adesso sono contenta che tu sia tornata però!>> poi mi abbracciò.
Quanto mi era mancata! Mi erano mancati i suoi abbracci, era la mia migliore amica.
<<Anche io sono contenta Shara!>>
Ricominciammo a fare tutto quello che facevamo una volta, girare per la città, le partite ai video games, le sere al vecchio karaoke. Shara non uscì mai con i suoi nuovi amici, per tutto il tempo stette solo con me, come una volta. Cioè, non come una volta perché Hiro non c’era…
Però ogni girono stavo sempre peggio… e non era solo per la lontananza da Ginta e gli altri, era per qualcosa dentro di me, per il rapporto che avevo con mia madre, tutto era diventato insostenibile. Una sera lo feci di nuovo. Mi ritagliai i polsi.
Persi conoscenza lentamente mentre la mia mente si svuotava. Quando mi risvegliai ero in clinica, la solita clinica in cui tutte le settimane avevo i colloqui con la dottoressa Tsuki.
<<Eri… come va?>> mi domandò.
<<Io… non lo so.>> risposi confusa, nella mia mente si affollavano mille immagini: il mio ritorno, la mamma, Shara… Ginta.
<<Ginta…>> sussurrai.
<<Eri, dimmi ti manca Ginta?>> mi chiese la dottoressa.
Annuii con gli occhi chiusi.
<<E’ per questo motivo che hai provato disperazione e hai voluto morire?>> domandò ancora senza insistenza, il suo tono di voce era comprensivo e suadente.
<<Non lo so…>> risposi sincera.
<<Capisco, non fa nulla tesoro, è tutto passato!>> mi tranquillizzò.
<<Il mio cellulare, Ginta dovrebbe chiamare…>> chiesi.
<<Non c’è. È meglio che tu non lo senta per un po’. Che ne dici?>> mi propose.
Scossi la testa <<NO!>>
<<Va bene. Ti farò avere il cellulare.>> accettò.
<<E Shara?>> ogni volta che mi risvegliavo in clinica lei era al mio fianco.
<<Non c’è. Ieri sera ti ha trovato nella tua stanza, per un pelo, e ha chiamato noi. Però poi se ne è andata, magari aveva un impegno.>> mi spiegò.
<<Capisco.>> mi sentivo debole, Shara vicino mi dava forza ma ora non c’era.
Poi bussarono. Era lei.
<<Ciao Eri! Scusa se non sono stata qui… però adesso sono arrivata!>> mi disse abbracciandomi.
<<Ragazze vi lascio un po’ da sole, poi però Eri ho bisogno di te, quando te la senti, per una bella chiacchierata.>> e la dottoressa ci lasciò sole.
<<Che hai fatto Eri!>> mi disse Shara.
<<Nulla…>> risposi io nascondendomi sotto le coperte.
<<Nulla? Come vuoi, ora va meglio? Vuoi dirmi se c’è qualche problema? Lo sai che puoi farlo.>>
<<Nessun problema! Solo un po’ di tristezza.>> spiegai.
<<Ti manca Ginta?>> mi domandò lei sicura.
<<Un po’. Mi manca Hiro, sono tornata ma lui non c’era, dov’è?>> domandai un po’ confusa.
Shara sospirò <<Hiro non c’è da un po’ Ee-chan, non ricordi? Quasi due anni ormai.>> mi disse delicatamente.
<<Già… Hiro è morto.>> ricordai.
Shara rimase ancora un po’ con me poi fu mandata via. Venne mia madre nel pomeriggio, non me la sentivo di vederla ma la fecero entrare comunque.
<<Ciao Eri, che cosa hai combinato ancora? Mi dici perché?>> mi chiese rassegnata.
<<Ciao.>> risposi solo.
<<Allora? Perché mi dai tutti questi problemi Eri?>> insistette lei.
<<Scusa. Non lo faccio apposta.>> risposi poco convinta.
<<Sai che stavolta hai rischiato? E se morivi?>>
<<Facevo centro…>>
<<Smettila di dire queste cose! Tu lo fai apposta, lo fai per farmi provare sensi di colpa vero? Per via di Kimo! Perché non ti piace, è così?>> iniziò a piangere.
<<Smettila… per piacere! Mi scoppia la testa!>> mi misi ad urlare e lei fu fatta uscire.
Il giorno dopo feci un colloquio con la dottoressa Tsuki.
<<Ciao Eri, come stai oggi?>> mi disse facendomi accomodare.
Io alzai le spalle e mi sedetti sulla poltrona. Guardai i miei polsi ancora fasciati. Inorridii pensando a quello che Ginta mi avrebbe detto.
<<Dimmi, c’è qualche cosa di cui mi vuoi parlare?>> mi chiese gentilmente.
<<Si… non ho avuto il cellulare.>>
<<Ecco, in effetti Ginta non ha chiamato, è stato qui proprio questa mattina ma non abbiamo potuto fartelo vedere.>>
<<Lui lo sa?>> chiesi con agitazione.
<<E’ un problema?>>
<<Si! Lui… sarà deluso di me!>> feci con le lacrime agli occhi.
<<Avresti dovuto pensarci prima…>> mi disse lei.
<<Lo so però… oddio, Ginta! È ancora qui?>> chiesi speranzosa.
<<No, gli ho detto chiaramente che avresti dovuto rialzarti con le tue forze e che per diversi giorni era meglio se non chiamava e non passava.>> mentre mi parlava sistemava le sue cose senza guardarmi.
<<Oh…>> dissi io.
<<Vuoi che ti dica che mi ha detto?>> mi domandò poi.
Io annuii e lei mi raccontò <<Dunque è arrivato con Miki, tua cugina se non sbaglio, e mi hanno detto di volerti vedere. Abbiamo parlato un po’ di te, di come hai trascorso l’estate e tutto quanto, ti sei divertita, eh? – io dissi di si- Comunque mi hanno chiesto di farti tornare là, visto che sei tornata e la prima cosa che hai fatto è stato tagliarti le vene. Naturalmente ho risposto di no. Prima devo capire il tuo problema. Ti va se facciamo una seduta di ipnosi? Lo so che non hai mai voluto e che non è nemmeno la mia tecnica ma forse si può provare, devo capire il tuo problema. Da cosa nasce.>>
Respirai a fondo e accettai.
Si tenne la seduta che venne registrata, al mio risveglio non ricordavo assolutamente nulla e la dottoressa mi fece ascoltare il nastro.

D:<<Eri, cosa ti infastidisce.>>
E: <<Tante cose…>>
D: <<Me le vuoi dire?>>
E: <<No.>>
D: <<Capisco. Mi dici almeno perché hai tentato il suicidio l’altro giorno?>>
E: <<Perché non volevo vivere.>>
D: <<E’ una frase pensante, perché non volevi, che è successo?>>
E: <<Tutto era troppo pesante.>>
D: <<E’ perché non c’era Ginta?>>
E: <<No.>>
D: <<E’ perché non c’era Hiro?>>
E: <<No, però Hiro mi aiutava. Lui e Shara erano la mia famiglia.>>
D: <<Ma tu hai già una famiglia.>>
E: <<No.>>
D: <<Tuo padre se ne è andato ma tua madre ancora c’è.>>
E: <<No lei c’è solo per l’altro, quello che non è mio padre, quello che mi odia.>>
D: <<Non ti odia!>>
E: <<Mi odia. Mi ha detto che sarebbe meglio se morissi, me lo dice sempre.>>
D: <<E tua madre cosa dice?>>
E: <<Dice che non devo farci caso. Però l’ho sentita dire che tutto sarebbe stato più facile senza di me.>>
D: <<Quando l’ha detto?>>
E: <<Quando me l’ha presentato per la prima volta.>>
D: <<Tu vuoi stare con tua madre?>>
E: <<No.>>
D: <<Con chi allora?>>
E: <<Voglio tornare da zia Rumi.>>
D: <<Per Ginta?>>
E: <<Anche, ma non solo.>>
D: <<Perché.>>
E: <<Perché sono una famiglia. Io voglio una famiglia.>>
D: <<E’ per questo che l’hai fatto? Per questo hai desiderato di morire.>>
E: <<Perché non ho una famiglia che mi ami.>>
D: <<Se tornerai dalla zia lo farai di nuovo?>>
E: <<Credo di no.>>

<<Io ho detto questo?>> domandai sorpresa.
<<Si, e un sacco di altre cose su tuo padre.>> rispose la dottoressa.
Rimasi in silenzio, era vero odiavo mia madre perché non mi voleva, perché ero un peso e me lo faceva notare, odiavo mio padre perché se ne era andato odiavo la mia famiglia perché non mi aveva dato una famiglia, avevo bisogno di qualcuno perchè ero debole ma qui non avevo nessuno.
<<Se uscita di qui ti facessi tornare da loro? Senza una data di ritorno, fin che vorrai. Tua cugina ha detto che sarebbero ben disposti a prenderti con loro.>> mi propose.
Io mi illuminai e le gettai le braccia doloranti al collo <<Davvero?>>
<<Si!>> mi rispose ridendo.
<<Allora devo chiamare Ginta!>> ed afferrai il mio cellulare.
<<Però… >> disse ancora lei.
Io mi bloccai <<Però cosa?>>
Lei scosse il capo <<Nulla. Solo che voglio vederti ancora, e personalmente a costo di venire in treno fino da te, non come questa estate che avevi colloqui con un altro terapeuta. E soprattutto Eri, non devi più fare affidamento sugli altri, solo sulle tue forze! Certo tutti noi abbiamo bisogno di qualcuno ma la forza principale che ci tiene in piedi va cercata dentro di noi.>>
<<Si! Io… ce la posso fare, anche se Hiro non c’è. Però ho bisogno di una famiglia, voglio una famiglia che mi voglia bene e voglio stare con Ginta, ma le prometto che ce la farò con le mie gambe dottoressa Tsuki!>> promisi convinta.

Dopo una decina di giorni uscii e ad aspettarmi c’erano Ginta e Miki.
<<Ginta!>> esclamai gettagli le braccia al collo.
<<Ehi ragazzina! Sono contento di rivederti!>> e mi baciò.
<<Ciao Eri!>>
<<Miki! Allora mi rivolete in casa?>> domandai scettica.
<<Ma che domande! Certo!>> fece lei.
<<Shara ciao! Ah, lei è Shara!>> dissi mettendole un braccio sulle spalle non appena arrivò.
<<Ciao Shara! Noi ci conosciamo già!>> le sorrise Miki.
<<Si, ciao Miki! E tu dei essere il famoso Ginta… carino davvero Eri!>> mi diede una pacca sul sedere.
<<Eh…si! Piacere Shara! Eri mi ha parlato di te!>> rispose lui un po’ in imbarazzo.
Passammo il pomeriggio tutti assieme poi a casa preparai i bagagli. Il resto dei vestiti e delle mie cose me le avrebbe mandate Shara più avanti e un po’ alla volta.
La sera uscimmo e prima di rientrare, avremmo dormito tutti da Shara, io e Ginta ci concedemmo un po’ di intimità.
<<Siamo soli.. e ci siamo appena trovati! Te la ricordi la promessa? –iniziai io maliziosa- Mi spiace! Però sono un po’ troppo debole! Sai con tutte le medicine degli ultimi gironi! Meglio un po’ più avanti!>> lo pregai.
<<E io che ci speravo, son venuto per niente!>> scherzò.
<<Allora mi divertirò a farti impazzire lo stesso…>> e iniziai a baciargli il collo, slacciandogli la camicia.
Giocammo un po’ per tutta la sera poi rientrammo. Quella sera non chiudemmo occhio e passammo la notte a parlare progettando il mio arrivo e tutte le cose che avremmo fatto ogni volta che Shara sarebbe venuta a trovarci.

La mattina seguente partii.
Prima di passare alla stazione salutai la mamma <<Ciao.>> dissi freddamente.
<<Ciao Eri, scusa di tutto avrei voluto che andasse diversamente.>> mi disse in tutta sincerità.
<<Lo so! Ma non possiamo farci nulla ormai! Comunque ci vediamo ma’.>> dissi io sorridendo.
<<Si, a presto Eri e salutami zia Rumi e gli altri.>> poi mi abbracciò.
<<Scusa se non sono stata una gran madre.>> mi disse accigliata.
<<Posso perdonarti, immagino non sia facile! Speriamo che le cose vadano meglio d’ora in poi, forse non siamo compatibili, stando lontano potremo odiarci un po’ meno e magari andare un po’ più d’accordo.>>
<<Si, buona fortuna e buona vita.>>
Poi me ne andai, non era una persona cattiva, una volta siamo anche state bene assieme ma adesso ognuna di noi aveva preso la propria strada.
Alla stazione abbracciai Shara <<Ciao Sha-chan! Mi raccomando, non fare sciocchezze! A presto!>> mi dissi riferendomi a quelle compagnie che frequentava.
<<Te lo prometto. A presto! Verrò a trovarti il mese prossimo e intanto ti telefonerò!>>
Le diedi un bacione e salii sul treno con Ginta e Miki verso il mio nuovo futuro. Verso quella vita solare e nuova che mi aspettava!



Shara viene tuttora a trovarmi anche più volte al mese e ogni volta si ferma due o tre giorni. Anche mia madre la rivedo, stiamo cercando di recuperare quel rapporto che tra noi è andato perduto. Certo è molto duro ma abbiamo fatto un sacco di progressi. Tuttavia non sono ancora pronta per vivere con lei e forse non lo sarò mai più. Per il momento mi basta vederla ed uscire con lei ogni tanto quando viene a trovarmi, stiamo bene adesso insieme, un po’ come due amiche.
Di amiche e amici qui da zia Rumi me ne sono fatta tanti, i migliori sono sempre loro: Arimi e gli altri, che vanno molto d’accordo anche con Shara, soprattutto con Arimi adesso mi trovo alla grande e mi diverto un sacco ad uscire con lei quando non è troppo occupata con Tsutomu.
Tutto procede bene, soprattutto con Ginta. Tante volte litighiamo ma dopo poco facciamo la pace e facciamo anche di più, ed è tutto ancora più bello. Non so come sia possibile ma ogni giorno che passa lo amo sempre di più.
Proprio oggi ci sarà la cerimonia della consegna dei diplomi. Tutti gli altri sono già studenti universitari e a giorni lo saremo che io e Tsutomu. La vita è andata avanti nel migliore dei modi e spero che il futuro mi riservi ancora tante belle sorprese.
Negli ultimi due anni sono diventata più forte, ho imparato a camminare con le mie gambe e ho scoperto che non è così male, che non significa essere soli perché se un giorno mi dovesse capitare di inciampare o di cadere so che ci sarà sempre qualcuno pronto a sostenermi, ma non cadrò mai da sola, mai più.
Adesso posso terminare di scrivere, posso chiudere questo mio diario. Sono arrivata alla fine e questo dimostra che ho avuto la forza necessaria per riaffrontare quella parte di mio passato più dolorosa, ora il mio futuro sarà più roseo.
Ginta è arrivato a prendermi, mi accompagnerà alla cerimonia, scendo: con le mie gambe, cammino con le mie gambe e stringendo la sua mano.

Grazie… a Zia Rumi e tutta la mia nuova famiglia.
… ad Arimi, Shara, Miki e tutti i miei amici.
… a mia madre, la mia amica.
… alla mia dottoressa.
… a Ginta. Al mio amore. Alla mia nutella su pane.
… Grazie anche a me stessa, per avercela fatta. E complimenti.



THE END



Oooh, fine dell'esperimento! Mamma mia, ma che ho scritto? Ma che è sta roba? Vabbè, in parte è troppo dolce, in parte e scontata, in parte è banale, ma ci sono affezionata perchè, ancora prima di tutte le cazzate partorite dalla mente mia e di Mika, questo è stato il mio primo esperimento narrativo (Che paroloni per un obrabrio...). Ero una piccirilla stupidotta di 16 anni anagrafici e 10 anni mentali quando l'ho scritto, non fateci troppo caso, ok? Lo pubblico perchè... perchè... perchè sotto sotto sono una megalomane... ah ah ah! Poi ho scoperto che lo stile comico fa più per me ho abbandonato queste strade di desolazione, non preoccupatevi! (guarda, non so cosa sia peggio, se queste sviolinate o le cazzate di Quando Ci Si Mette L'amore... mamma mia! NdMika Effettivamente...NdAsu)

grazie a chiunque abbia letto questa robaccia, Ginta&Co sono della yoshizumi, gli altri sono tutti miei... bella roba!
Un baciotto e a presto... ah ah ah, me minacciosa!

Asuka

 
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