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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Slam Dunk
Titolo Fanfic: FEAR TO LOSE YOU 2
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: asuka--mikako galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/03/2005 11:39:46

come in feart to lose you, stessa situazione ma questa volta... ryochan pov! mo caro, lui!
 
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- Capitolo 1° -

FEAR TO LOSE YOU 2
By Asuka


E’ di nuovo mattina…
Un’altra mattina di un giorno che nulla avrà di differente dagli altri. La sveglia, le corse per arrivare a scuola puntuale, puntuale all’incontro con lei. Come ogni mattina a metà strada, se riesco a non fare troppo tardi, o al cancello della scuola, male che vada. Si, in effetti non è che io sia un tipo puntuale, ma per lei farei tutto, compreso attraversare la città di corsa per assaporare la sua bellezza, il suo sguardo ancora assonnato del primo mattino, quello sguardo tranquillo e assorto che nulla ha a che vedere con l’aria allegra e boriosa -che tanto mi piace lo stesso, intendiamoci- che ha di solito con tutti. Una corsa per prendermi il primo sorriso gentile che le sue dolci labbra, che i suoi occhi come due stelle del firmamento, regalano. A me. E forse non lo sa quanto vale per me quel suo regalo. Vale più di qualsiasi altra cosa. Perché lei è il mio sole. Perché il suo sorriso mi scalda il cuore.
<<’Giorno Aya-chan!>> sussurro accarezzando con le labbra quella foto che clandestinamente mi sono procurato durante una gita scolastica e che ora troneggia sul mio comodino. Come vorrei poter baciare la sua bocca però… Le labbra rosse e gentili della mia Aya.
Che però non sono mie. Chissà se qualcuno ha già assaggiato il gusto di quei due frutti succosi… Dio! Credo di sentirmi male al solo pensiero! Si, al solo pensiero che sia di un altro io mi sento morire. E’ questo che chiamano amore…?
Si, deve essere quando ogni tuo singolo istante della giornata, ogni azione ed ogni pensiero sono calibrati su di lei, su di lei che è diventata con un sol sguardo la ragione di tutta la mia vita. Lei che non puoi levare dalla tua mente nemmeno se lo volessi. E questo non lo vuoi, no perché ti rendi conto che è la cosa più bella che possa mai esistere. E come tutte le cose belle provi il desiderio di proteggerla di stringerla tra le tue mani. E come tutte le cose belle è praticamente irraggiungibile.
E anche ora che sto correndo come un pazzo verso scuola non posso non pensarla. Si, è troppo importante per me. Per questo corro a perdi fiato, per quel suo sorriso che è troppo importante, più di tutto. Più del rischio che corro attraversando col rosso e zig-zagando tra le macchine. Persino più della cosa che credevo più grande, il basket. Già, prima di tutto c’è lei. E il suo sorriso.
La mia Aya.
Anche se non è esattamente mia.
Ma permettimi ameno di camminare al tuo fianco… o anche solo dietro di te, se la mia presenza ti è fastidiosa Aya-chan. Mi basta guardarti di spalle, sentire il tuo profumo, dolce come te. O forse non è vero che mi basta ma se è l’unica cosa che posso avere… Anche se vorrei avere di più.
Mi fermo un attimo per riprendere fiato. Accidenti Aya! Stai quasi all’altro capo della città! Mi fai fare un sacco di moto per incrociare i tuoi passi ogni mattina! Ma per te questo ed altro, lo ripeto.
E respiro a pieni polmoni… e riesco davvero a sentirlo il profumo dell’autunno di cui proprio ieri mi avevi parlato passeggiando vicino ai giardini…
Già ieri… anche ieri te l’ho detto. Che mi piaci. Te l’ho gridato così tante volte che ormai non riesco nemmeno più a ricordarle tutte.
<<Lo sai che non mi piacciono le dichiarazioni così dirette!>> mi avevi risposto scherzosa, e fingendoti altezzosa mi avevi appioppato una delle tue solite sventagliate sulla testa...
Ma come sempre hai sviato la questione. E io non ho insistito perché ti leggevo l’imbarazzo negli occhi. L’imbarazzo e la paura di ferirmi dicendomi che per te non era lo stesso. Oramai anche uno stupido come me l’ha capito… che non sarà mai mia. Che non può esserlo perché lei è una stella meravigliosa e io sono solo uno stupido piccolo uccello che per quanto possa volare in alto non riuscirà mai nemmeno a sfiorarla. Perché lei è un fiore raro e prezioso e io un bambino che può solo guardarla. Perché coglierla vorrebbe dire spezzarla. Ma lascia almeno che le mie mani ti riparino dal vento, piccolo fiore.
Nessun vento potrà mai piegarti finchè ci saranno le mie mani a proteggerti! Anche se non ti piace che succeda, anche se credi sia infantile e immaturo fare a botte, nessuno può sfiorarti senza pagarne le conseguenze, nessuno può fare del male alla mia Aya.
<<Grazie.>> mi hai detto semplicemente ieri pomeriggio dopo che quei tipi se ne sono andati, dopo che ho fatto a botte con quello che di loro voleva portarti via con la forza. Con quello che ti ha offeso.
Ma era un grazie spento. Di circostanza, lo so. Perché dentro di te hai pensato che fossi un bambino capace solo di risolvere le questioni con la violenza. E forse è vero che sono un bambino. Che non sono altro che un teppistello che gioca a fare il duro.
Ed è perché sono un bambino che non perdona chi fa male al suo fiore che ora sto correndo di nuovo verso quei giardini. In direzione opposta alla scuola. Perché so che torneranno quelli, da te. E prevenire è sempre meglio che curare. Perché non posso rischiare che una lurida mano si avvicini ancora alla tua nivea pelle.

Certo che però ora dove li trovo? Ieri erano qui ma adesso… non credo frequentino qualche scuola, non indossavano nemmeno la divisa. Saranno qui attorno, ci scommetto! La mia fama di cercaguai non è nata dal nulla. Ho esperienza in queste cose. Mio malgrado…
Mi incammino per quei giardinetti dove solo poche ore fa passeggiavo con te. E mi sentivo in paradiso. Mi sento sempre in paradiso quando sto con te! Vorrei non doverti mai salutare…
Ma ora non è tempo di pensare ai ricordi, sono qui per sistemare quei tre idioti che ieri hanno provato a farti del male! Non lo so cosa farò, so solo che non si tocca impunemente la mia Aya… e il sangue mi ribolle nelle vene.
E’ già metà mattina… sto quasi per tornarmene a casa quando li vedo. I tre scemi.
Sorrido a me stesso, sono grandi e grossi ma completamente stupidi, me li mangio quando voglio! Anche se mi definiscono un piccoletto… Quando si tratta di Ayako la forza mi scaturisce doppia e implacabile.
Mi avvicino determinato a loro, col mio solito ghigno beffardo sul volto.
<<Hei, voi tre scemi! Non crediate di potervela cavare dopo aver provato a fare del male alla mia Aya!>> grido determinato. Si, nessuno può fare del male alla mia Aya-chan.
Li vedo girarsi contemporaneamente. E venire verso di me.
<<Ma guardalo! È il pivello di ieri pomeriggio! Abbiamo un conto in sospeso con te, Kionu è ko per colpa tua… ora ne pagherai le conseguenze!>>
Rido. Non aspettavo altro… E ora me la pagherete cara. Ma proprio cara. Anche se non dovrei fare a botte…
Mi si avvicinano minacciosi. La rissa è inevitabile. E i pugni cominciano fendere l’aria e i volti. I loro, perché io sono sempre stato bravo a schivare, modestamente!
Ed ogni pugno che parte dalle mie mani è una promessa per la mia Aya, la promessa che mai nessuno le farà del male. Sarò il tuo angelo custode, se proprio non posso essere altro. Poi faccio per andarmene <<Ma che cavolo sto facendo… Ora basta, smettiamola qui. Ho sbagliato a venire qui… Sorry, cia’. >> lei non vorrebbe questo… ne sono sicuro! E ho commesso l’ennesimo sbaglio.
Uno di quelli però all’improvviso mi colpisce lo stomaco con un pugno. Cacchio, non sono riuscito a scansarlo! Cado poco più indietro.
Mi fa un male cane e sento che mi manca il respiro. In un attimo sono tutti vigliaccamente su di me. E le sto prendendo un sacco. E fanno male… anche se non è nulla in confronto al male che mi faranno le parole di Ayako se finirò un’altra volta in ospedale. Proprio come quella volta con Mitsui…
<<Sei un bambino Ryota. Un irresponsabile incapace di comportarsi civilmente.>> quello si che fa più male di tutte le botte di questo mondo.
Merda! Datti una mossa Ryota! Non puoi mica star qui a farti massacrare! Non te le puoi permettere altre tre settimane di ferie! La squadra ha bisogno di te. Se non giochi e non vinci come potrai renderla orgogliosa di te?
Questo pensiero basta a darmi una svegliata. Reagisco e in poco tempo me li scrollo di dosso. Perché non posso permettermi che perda di nuovo la fiducia in me. Perché la devo rendere orgogliosa di me.
È un attimo poi. Un movimento sbagliato, il cellulare scivola dalla tasca della giacca.
<<Merda! Il cellulare! Dovevo mandare un messaggio alla mia Aya!>> e questa priorità mi fa girare le spalle ai tre, e poi io non voglio fare a botte con loro. Muovo un passo sull’asfalto. Quand’è che siamo finiti in mezzo alla strada? Boh. Nemmeno me ne sono accorto… dietro li sento litigare tra di loro. Si stanno addirittura scazzottando a vicenda, roba da matti… bè almeno è finita. Poi il rombo di un motore. Un grosso camion spunta veloce dalla curva poco distante. Mi passa così vicino che lo sento sfiorare i miei abiti. Il rumore del clacson, l’impatto e la frenata troppo in ritardo.
Mi volto appena in tempo per vedere i corpi di due dei ragazzi ripiombare a terra in una mare di sangue dopo l’impatto.
Corro verso di loro. Lo stesso fa l’autista che pare sotto shock. È stato un evento accidentale.
Il terzo di loro corre a chiamare un ambulanza, pochi minuti e dal vicino ospedale parte un rumore di sirene.
Dio, ho combinato un casino! Anche se io avrei voluto smettere prima… Cosa penserà ore lei di me? Aya… sono solo un bambino! Si, uno stupido ragazzino capace solo di menar le mani! Mi viene da piangere e mi gira la testa.
Credo di essere così bianco che l’infermiere mi definisce in stato confusionale da shock e mi carica sull’ambulanza.
E di nuovo in ospedale. Mi odierà, ora mi odierà e io mi meriterò tutto questo.
Mi medicano le ferite, poi a me e all’altro ragazzo porgono delle domande.
<<Si, abbiamo fatto a botte.>> riferisco colpevole al poliziotto di turno. Dovevo vendicare Ayako, credevo di fare la cosa giusta invece ho sbagliato come al solito. Per questo lei non mi vuole, perché sono solo un ragazzino errante.
<<Per quale motivo stavate in mezzo alla strada?>>
<<Noi…è successo senza che ce ne accorgessimo.>>
<<Se stavate facendo a botte, perché tu eri distante da loro?>> mi domanda ancora.
<<Lui se ne stava andando. Voleva andarsene prima e smetterla. Ma noi abbiamo continuato a picchiarlo. Loro volevano massacrarlo di botte. Io ho detto che era solo un ragazzino, di lasciarlo stare. Così abbiamo iniziato ad azzuffarci tra noi, lì, in mezzo alla strada. Il ragazzo non c’entra.>> risponde al mio posto l’altro tipo. Già, io sono così scemo che non so nemmeno parlare, far valere le mie ragioni. Ammesso che ne abbia.
Il poliziotto annuisce e mi fa cenno di andare.
Esco da quella stanza. Incrocio con lo sguardo l’orologio affisso alla parete bianca. Sono già le quattro del pomeriggio. Non l’ho avvisata che non ci sarei stato…
Ma che sto pensando? Probabilmente non le importa nulla! Come le potrebbe importare?
In fondo è sempre stato così… io che morivo dietro a lei, io che la cercavo, io che l’amavo. Non il contrario. Anzi, lei ha sempre allontanato ogni mio tentativo, ogni mia dichiarazione! Ed è comprensibile…
Che stupido cieco sono… per questi due anni l’ho addirittura perseguitata! Non le ho mai lasciato un attimo di tregua, mai! Non ne potrà più di avermi vicino, eppure non mi ha mai detto nulla. Già perché la mia Aya è la persona più dolce di questo mondo.
Si, più dolce di qualsiasi miele. Lei è incapace di fare del male, lo so! Per questo non mi ha mai detto che la infastidivo. Si è sempre limitata a scherzare e sventagliare. Avrei dovuto capire da solo tutto quanto. E alla fine ce l’ho fatta.
Fa male. Fa un male cane sapere che non sarà mai mia.
Dio, mi viene di nuovo da piangere! Ma che uomo sono! Ma non sono un uomo in fondo. Dovrei maturare. Crescere.
Ce la metterò tutta! Comincerò con l’essere più affidabile, non la dovrò più tormentare. È la cosa migliore per lei. e io voglio solo il suo bene, il meglio per la mia Aya.
Già, diciamo addio al vecchio e incosciente Ryota, come se fosse finito sotto quel camion. Da oggi cercherò di essere diverso, devo crescere.
Mentre pronuncio mentalmente quello che non resterà solo un buon proposito l’infermiera di turno mi ferma.
Mi danno un’ultima controllata.
<<Può andare, non c’è nulla di grave, ma stia fuori dai guai, è una faccia fin troppo nota da queste parti…>> mi raccomanda la donna.
Annuisco, è in linea con il nuovo Ryota l’evitamento de guai. <<Come stanno gli altri due?>>
<<Per uno la prognosi è riservata, ma credo che un mesetto basterà per rimettersi un po’ in sesto, tranquillo. L’altro invece ha qualche frattura e una piccola emorragia interna. Ma non è così grave, si rimetteranno. Arrivederci>> poi si allontana.
Su un banco trovo la mia cartella, la mia giacca e il mi cellulare. Vorrei chiamare Ayako, scusarmi per aver mancato gli allenamenti, ma è rotto a quanto pare.
Non ho nemmeno spiccioli sufficienti per un telefonata.
Mi frugo nelle tasche e con quello che trovo faccio scendere una lattina dalla macchinetta distributrice. Ma non ho sete.
Sento un gran vuoto dentro. Si, quel vuoto che si prova quando si riflette su sé stessi e ci si rende conto di non aver mai combinato nulla, di essere un vuoto a perdere. Nulla di più. Di non avere spessore, valore. E ho preteso che si innamorasse di me. Quando disgusto persino me stesso. Aya… sei davvero solo tu l’unica cosa bella di questi miei ultimi anni.
Mi incammino stancamente verso l’uscita, ormai fuori è buio.
Cosa le dirò domani, quando la vedrò? Cosa penserà, dopo che ho combinato anche questo? Dio Aya, quanto sto male!
Sto così male che mi sembra addirittura di vederti, lì che mi fissi disgustata, con orrore e delusione dipinti sul volto.
Sto così male che ti vedo davvero! Accidenti sembri davvero tu quella al banco delle informazioni! Ma… ma… non è mica un sogno! Sei davvero tu! Si, i tuoi riccioli scuri, le tue labbra rosse e i tuoi occhi… lucidi? Hai pianto? Non ti sarà successo qualcosa vero? E che ci fai in ospedale? Ti hanno fatto del male? Scemo! Scemo che non sono altro!
Mi ero riproposto di essere almeno il tuo angelo custode e tu ora sei qui, davanti ad un pronto soccorso, con gli occhi che sanno di pianto.
<<Ryota Miyagi…>> il mio nome? Hai pronunciato il mio nome?
Adesso non capisco… stai male? Sei qui per me? In collera… delusa?
<<AYA!>> la chiamo. Già, alla fine non poso stare così lontano da lei, perché lei è la mia vita. E’ il mio sole, si.
La vedo voltarsi verso di me, affannata. Poi in un attimo sento il suo corpo contro il mio, le sue braccia stringermi e le sue calde lacrime bagnarmi il collo. Aya perché mai stai piangendo? Non sopporto di vederti piangere! È la cosa che più odio al mondo! Non voglio per nessuna ragione al mondo che il mio angelo soffra. Si, perché sei tu il mio angelo, non il contrario.
Ed ora a sentirla così piccola e indifesa non riesco a trattenere un abbraccio, la stringo contro di me e affondo il viso tra i suoi capelli. Dio, ti amo così tanto…
<<Aya-chan, che ci fai qui? Va tutto bene?>> ti prego dimmi che nulla di male è giunto a turbare il tuo sorriso. Non potrei sopportarlo!
Però non mi rispondi, ti sento ancora tra le mie braccia scossa dai singhiozzi.
Un brivido, un brivido caldo di piacere scende per la mia schiena e il mio cuore perde un battito, anzi quasi rischia il tracollo, quando sento le tue labbra sfiorare delicatamente le mie, poi posarsi dolci su di esse. E non è un sogno. No, anche se mi pare tutto così meraviglioso e mi pervade la paura di svegliarmi da un momento all’altro e perdere tutto questo, so di non stare sognando. Il sapore delle tue labbra, dolci, calde e salate di lacrime piante per chissà quale motivo me lo insegnano. Che questa è la realtà. Che mi stai abbracciando Aya, e mi stai baciando sulle labbra. E credo di non essere mai stato più felice in tutta la mia vita. Credo di non aver mai desiderato null’altro. Sono nato per assaporare le tue labbra, sono nato per incontrarti e farmi travolgere da te Aya. Ed è l’unica cosa che voglio.
Poi l’attimo magico giunge al suo termine, ma il tuo sapore resterà per sempre su queste labbra così come permarrà il ricordo di tutto questo nel mio cuore. Ti abbandoni contro di me, ti sento ancora respirare profondamente. Immagino tu abbia corso. E la speranza che tu sia corsa a perdifiato fin qui per me mi martella il cuore. Vorrei davvero che fosse così. Spero con tutto il cuore che sia così.
<<Ho bisogno… di bere qualcosa…>> mormori a fatica.
E ti conduco rapidamente ad una panchina all’esterno. Qui dentro ogni occhio giudicatore era fissato su di noi. Qui fuori siamo solo noi due. E la notte. Il buio ci avvolge.
Le porgo la mia lattina e mi siedo accanto a lei. Sono ancora incapace di pronunciare una singola parola. Ora come ora non capisco. Non capisco davvero nulla! Mi sento così piacevolmente sorpreso come la prima mattina di Natale in cui ti svegli e trovi i regali sotto l’albero ad aspettarti, come un bambino di fronte ad un sogno, una magia. Così mi sento, completamente nelle tue mani, dipendente da una tua parola. Come è sempre stato tra l’atro…
Ma non mi dice nulla, beve avidamente dalla lattina e poi la lancia nel cestino poco distante <<Aaaaahhhh!>> sospira come se fosse rinata e balza in piedi. E io come un soldatino faccio lo stesso.
Però voglio capire! Il significato di tutto questo… davvero non riesco a coglierlo! E ho paura! Ho paura di sperare in qualche cosa che non potrà essere ma al contempo non posso fare a meno di sperarci. Perché incoerente è l’amore, e io ci sono dentro fino al collo.
<<Aya… mi spieghi? Che ci fai qui? Io non capisco…>>
Non capisco davvero, ho un disperato bisogno di una tua parola.
<<Stamattina… hai fatto a botte, non è così?>>
Lo sa! Ma non ho giustificazioni… l’ho fatto perché sono uno scemo! Si, glielo dico! Che sono uno scemo…
<<Certo! È perché…>> ma non riesco a dire null’altro. Veloce la sua mano schiocca forte contro la mia guancia, che ora sento ribollire. Uno schiaffo…
Rimango a bocca aperta. Mi ha davvero sorpreso. Sono confuso…
Prima mi abbraccia, poi mi bacia, e in fine mi schiaffeggia…
<<Scemo che non sei altro! Non farlo mai più… Quando ho sentito quei ragazzi parlare di una rissa finita male e pronunciare il tuo nome io mi sono sentita morire.>> poi, in ginocchio di fronte a me, inizia di nuovo a piangere violentemente.
Aya! Amore mio! Tu… eri preoccupata per me! Eri sinceramente preoccupata per me! E non mi sembra vero… mi sento un verme, perché ora stai piangendo per colpa mia, perché hai sofferto per colpa mia! Non lo farò mai più, non succederà mai più!
Lascio che le lacrime scaccino via la tensione che sento forte dentro di te, mi inginocchio davanti a te e scosto i tuoi capelli dal tuo bel viso. Poi con la mano asciugo delicatamente una lacrima che ti riga la guancia. Perché non voglio vederla scendere mai più, quella lacrima <<Ayako… mi dispiace! È che non potevo perdonarli per quello che hanno fatto ieri. Ti hanno offeso pesantemente e io non sopporto che si dica qualcosa di cattivo su di te Aya…>> ed è la verità. Anche se mi rendo conto di aver commesso una sciocchezza. Non ti posso comunque mentire.
Perché ti amo.
<<E io non sopporto l’idea che tu possa metterti nei guai, Ryota!>> e nonostante sperassi di calmarla la vedo piangere ancora più forte.
Vieni qui, vieni qui tra le mie braccia Aya-chan. Lascia che io possa prendermi cura di te ora! E la stringo di nuovo a me, cullandola dolcemente e cercando di calmarla. E vorrei che tutto restasse così per sempre. Sospeso in questa dimensione dove esistiamo solo noi… io e te, Aya <<Mai più, prometto! Ti amo Ayako… non voglio farti piangere mai più.>>
Anche se mi ero ripromesso di non dirtelo più, lo devi sapere. E ora sono serio, non sto scherzando. Non l’ho mai fatto quando si trattava di questo. Ma voglio che tu capisca quanto sono profondi i sentimenti che provo e quanto io sia disposto a fare ogni cosa pur di renderti felice e fiera di me.
La sento svincolarsi dalla mia stretta. Ecco, la parola di troppo è stata detta e ora l’incanto si scioglierà per sempre. Invece no. Mi aspettavo uno schiaffo e invece mi ritrovo i suoi occhi, quei suoi due preziosi gioielli, che scrutano i miei. Stai cercando di capire se sono sincero? Lo sono sempre stato… E trovo qualche cosa di diverso i quei tuoi occhi profondi e immensi, meravigliosi come la tua anima. Un bagliore che prima non c’era. E che mi rende felice.
Appoggia con infinita dolcezza la fronte contro la mia e sento il suo naso sfiorare il mio, sento il suo respiro profondo e agitato. Poi una mano mi carezza una guancia. Un tocco gentile, di cui solo un fata sarebbe capace. Un fata o la mia Ayako…
<<Puoi baciarmi?>> quelle due parole sussurrate, da tanto aspettate, desiderate, liberano la primavera dentro di me. Sento il sole nel mio cuore. Dio, non c’è bisogno di chiederlo Aya! Ti bacerò ogni volta che vorrai! Senza rispondere, sorridendo lievemente e socchiudendo gli occhi mi riprendo le sue labbra. Assaporo di nuovo la sua anima su quelle labbra che non vorrei lasciare mai più. Senti come ti amo Aya? Lo puoi sentire come lo sento io? Ne sono sicuro…
Poi perdo il controllo, il mio cuore prende il sopravvento e schiudo le labbra a lasciare che le nostre lingue si incontrino, come i nostri cuori, in un bacio più profondo, più caldo e maturo. Un bacio che vuol dire tante cose e una sola “ti amo”.
E giunge il momento di separarci, ma non è una separazione sofferta. No perché ora so che non la perderò mai. E mentre lascio il mio nido, le sue calde labbra, le accarezzo il collo e le sorrido. Non posso evitarlo perché il sorriso, quello più sincero, è manifestazione di felicità e io non sono felice ora, sono al settimo cielo.
<Ti amo!>> mi dici poi all’improvviso. E io mi sento mancare. Sono le parole più belle che abbia mai sentito, perché sono uscite dalla tue labbra. Quando non ci speravo più, quando credevo di non essere mai stato tanto lontano da te, mi baci e mi dici che mi ami. E la mia vita non è mai stata tanto bella come oggi. Arrossisco, in effetti tutto ciò ora mi imbarazza, un imbarazzo innocente e che nasconde speranze e desideri a lungo sopiti e ora realizzati.
<<Scusa se ti ho fatto aspettare tanto per dirtelo!>> aggiungi mortificata.
Scuoto il capo energicamente, che sciocchezza! <<Scherzi Aya? Sono l’uomo più felice del mondo.>>
Mi sorride e io faccio lo stesso. Probabilmente alla gente che passa sembriamo due scemi. Ma quello che importa noi è che siamo due scemi felici, uno con l’altra. E che sarà sempre così. Ce lo leggiamo reciprocamente negli occhi. Lo leggo negli occhi della mia Aya, e ora per sempre sarai la mia Aya. E io sarò sempre e solo tuo. Lo sono sempre stato.
All’improvviso poi starnutisce <<Aya! Non ammalarti!>>
Che scemo! Solo ora mi accorgo che si trova qui, al freddo autunnale della sera, in pantaloncini e maglietta! Immediatamente mi sfilo la giacca e gliela accomodo sulle spalle, è il minimo che possa fare. Anzi no…
<<Andiamo a casa Aya!>> le sussurro dolcemente all’orecchio, poi la prendo tra le mie braccia e la sollevo, dirigendomi verso l’uscita con la mia ragazza tra le braccia. Il mio amore. Lei annuisce e passa un braccio attorno alle mie spalle. Staremo sempre assieme vedrai!

Non ti farò piangere mai, sarò sempre l’uomo che vorrai tu, dolce Ayako! Farò di tutto perché quel tuo dolce sorriso, quel sorriso sincero che mi hai sempre regalato non si spenga mai sul tuo viso. E come ora saremo io e te per sempre. A prendersi cura l’uno dell’altra. A tenersi per mano, insieme. Perché questo è l’amore. Perché questo ci rende felici. Ti amerò per tutta la vita, di amore vero.


THE END!



Ed ecco il seguito di “Fear To Lose You”, anzi, non il seguito ma la storia vista dal punto di vista del mio Ryochan. Spero davvero che possa essere all’altezza della prima, anche se non ne sono sicura. Io ce l’ho comunque messa tutta e ho cercato di interpretare quelli che sono i sentimenti di Ryota. (OOOHHH! ‘more della Asu!! ^///^)
Anche questa è farina del mio sacco! ^^
Ah, quasi mi dimentico di dedicare questa fiction a tutte le persone che si sono complimentate con me per la prima stesura di Fear. Grazie mille dei complimenti a Rei(la mia colleguccia che, purtroppo per lei, ha sempre l’escusiva sulle mie fic! E ciao Luin!), Aya (oh! Divina autriceeee! ^3^), Mukuro-san, Hansaburo, Ayakuccia e tutti quelli che in questo momento mi scordo di citare (perdono… sono le tre e mezza di notte!!! o__0’ anche io sono umana!).
Un baciotto a tutti quanti e grazie dell’attenzione! Bè, un baciotto anche alla Mika, valà! Tiè, pelandrona!
Asu
Ps: Ryochan sarai sempre il mio n°1!!!!! Carroi, come sei cucci!!!! TVB ^3^


A’em, un’ultima cosuccia: AYAKO e RYOTA sono stati partoriti dalla venerabile mente di Inoue Sensei –Asu si inchina- e io li ho solo presi in prestito, grazie sensei!^O^



 
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