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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: The Ring
CrossOver: FullMetal Panic - inventata
Titolo Fanfic: LA MALEDIZIONE DELLA LUNA NEL POZZO
Genere: Comico
Rating: Per Tutte le età
Autore: excel03 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/02/2005 22:36:39 (ultimo inserimento: 08/03/05)

questa ff è stata scritta qnd ero ancora una puella, ma è demenzialità allo stato puro!!!
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

La ragazza stava ritta davanti al negozio d’abiti da sposa in Via Tiziano. Era il 14 ottobre di quel piovoso autunno 2003, e un venticello gelido tutt’altro che piacevole le appiccicava al collo sudaticcio i capelli neri e lisci che portava raccolti in una lunga coda. Dimostrava più di 28 anni e meno di 29. Una lunga frangia le copriva gli occhi neri e profondi come petrolio, tanto che molti ricchi sauditi l’avevano richiesta in moglie. Ma lei li aveva sempre rifiutati. Adorava le relazioni d’interesse: si metteva solo con i tizi interessati a lei.
I suoi bellissimi occhi erano nascosti, oltre che dalla lunga frangia nera, anche da un paio di occhiali tondi, dalla montatura dello stesso, allegro colore. Anche i vestiti che le coprivano il corpo snello e slanciato erano neri, così neri che al confronto Dolcenera avrebbe cambiato nome. Portava un cappotto, un tubino corto quasi fino al ginocchio e stivali col tacco a spillo. Tutti rigorosamente neri. Più che ad un matrimonio sembrava stesse andando ad un funerale. Veramente fuori luogo, davanti ad un negozio di articoli nuziali. Anche lei lo sapeva, e per questo si vergognava un po’, ad entrare nera com’era vestita in un negozio così bianco. Tutti razzisti, gli sposi!
Dopo circa mezz’ora d’attesa, si fece coraggio, scolandosi tutto d’un fiato il bicchiere d’acqua gassata che aveva comprato al bar a fianco e lanciando il bicchiere all’indietro (colpendo in pieno una vecchina). Finalmente entrò nel negozio, con uno sguardo di fuoco! All’interno, un commesso stava prendendo l’estintore!
“BUONGIORNO!” gridò la ragazza appena si trovò davanti alla commessa ferma alla cassa. Una persona normale sarebbe diventata sorda, dopo un urlo del genere, ma la commessa rimase ferma al suo posto come se nulla fosse successo. Mai avuti certi problemi: era sorda dalla nascita. “Cò?” fece con un sorriso plastificato piantato in faccia. “Ho detto, BUONGIORNO!” ripeté la ragazza, la cui espressione cominciava a tradire il disappunto di una nobildonna dell’800 in una discoteca alle tre di notte, “SONO- VENUTA- PER- LA- COLLANA!!!”. La commessa inizialmente sembrava aver capito. Ma questo barlume di speranza si spense quando pronunciò di nuovo lo stesso, odioso suono: “Cò?”
La ragazza in nero non ce la faceva più! Sembrava una bomba pronta a scoppiare!! Se in quel momento l’avesse vista Bush le sarebbe saltato addosso senza preamboli, ma soprattutto senza vestiti!!! Fortunatamente, prima che avvenisse la catastrofe, la commessa fu sostituita da una collega più anziana, mentre altre due la ficcavano in un sacco per la spazzatura e la imbarcavano sul volo “Cagliari- Baghdad” con scalo a Gaza.
“Buongiorno, signorina!” salutò cordiale la donna, “E’ venuta ad ordinare il suo abito da sposa?”. “NON MI PARLI DI MATRIMONIO, PER FAVORE!” sbraitò la ragazza, che in quel momento si differenziava da u8n kapò nazista solo perchè non parlava tedesco, “Sono qui per ritirare la collana, quella d’oro 24 carati con la perla al centro!”
La commessa dapprima la squadrò, poi prese il registro delle ordinazioni: “Quando e intestata a?”. “Sono venuta circa un mese fa. Il mio nome è Maxia.”. “Maxia chi? Ce ne sono tanti!” rispose la commessa, sfogliando il registro alle pagine della lettera M.
“ Hm… Maxia Cinzia Annalisa Sara Maria Consuelo Noemi Erica Carla Isabella. Ha presente?”.
La donna la guardò con gli occhi sbarrati un paio di minuti prima di riprendersi.
“Senta… ha mai letto il Corano?” fu la prima cosa che chiese
”No, perché?”
“Sa… lì si parla di un certo Allah che ha 99 nomi… lei lo batte, signorina! Complimenti!”
La ragazza chiamata Maxia scrutò la commessa con uno sguardo torvo. “Torni a fare la persona seria, per piacere!” le disse, e lei preferì seguire il consiglio. “Tornando all’ordinazione… io non ne dimentico mai una, ma qui credo di aver fatto un’eccezione… mi dispiace!”, poi, prendendo una penna, “Non si preoccupi, adesso la registro… lei deve solo tornare tra una settimana!”
La ragazza in nero si apprestava ormai a prendere la pelliccia avvolta attorno al collo di un abito da sposa per strangolare l’anziana commessa, quando questa le disse: “Purtroppo non abbiamo più la collana da lei richiesta. C’è rimasta solo la più sobria, quella col ciondolo a pozzo, che le ho fatto vedere l’altra volta.”. A questo punto, la ragazza non si preoccupò neanche di avvolgerle la pelliccia attorno al collo per strangolarla!!!
“Aspetti!” cominciò a rantolare la commessa, “Le faccio lo sconto! GLIELA DO GRATIS!!”. Alla parola “gratis”, la ragazza vestita di nero lasciò la presa, mentre la povera commessa si massaggiava il collo nel tentativo di far riprendere normalmente la circolazione. Ma uno sguardo carico di paura le attraversò gli occhi: essendo una commessa con più di 20 anni d’esperienza, sapeva molte cose che riguardavano la collana... NO!!!!!
“Aspetti signorina… Cinzia! Signorina Cinzia Maxia!!!” le urlò dietro, mentre quella si allontanava fischiettando con la collana impacchettata. “…Guardi che non sono Cinzia…” la ragazza esplose come il Vesuvio nei sogni di Bossi; “… E neanche Annalisa, né Sara e né Maria! Io sono Maxia! MAXIA! MAXIA E BASTA!!!”. La commessa la guardò abbastanza male, biascicando tra sé che in fondo il nome Maria stava bene ad una cannata del genere, poi decise di non farsi prendere dalla rabbia: non poteva lasciare che un’altra vita umana morisse così. Doveva dirglielo.
“… Va bene, signorina, ma… lei è fidanzata?” chiese, assumendo un’espressione che riuniva quella di una medium e, visto il suo viso, quella di un mammuttone. “NO, quel figlio di una cicogna mi ha lasciato la settimana scorsa, CONTENTA?!” urlò la ragazza. La commessa aspettò un po’. Poi chiese: “Ed è vergine?”. “No. Sono bilancia.” Rispose la giovane, chiedendosi cosa c’entrasse in quel momento il segno zodiacale. “Ehm…” fece imbarazzata la commessa, “Io… intendevo “vergine” nell’altro senso…”. “MA LE SEMBRANO DOMANDE DA FARE?!” gridò Maxia, “comunque, SI! Sono ancora vergine!”. “Ahi, ahi!” l’espressione della commessa-medium-mammuttone si rabbuiò ancora di più, “Farebbe bene a cercare di trovarsi un fidanzato al più presto!”. “E perché?” chiese la ragazza negrovestita, mentre a piccoli passi si avvicinava sempre di più alla porta. “Perché quella collana…” fece la commessa, mentre alle tre precedenti espressioni si aggiungeva anche quella peggiore: quella naturale.
“Quella collana?” ripeté la ragazza, i cui occhi neri lasciavano trasparire il disagio di un dromedario al Polo Sud.
“Quella collana…”
“Quella collana?”
“Quella collana…”
“QUELLA COLLANA?” urlò la ragazza. Così forte che Chester Bennington dei Linkin Park sarebbe tornato bruno. “Cosa c’entra quella collana col fatto che non ho il fidanzato?”. La commessa, con tutte le espressioni possibili e immaginabili, le svelò il terribile segreto che celava… “Questa collana nasconde una grande maledizione!” disse, e miracolosamente gli abiti da sposa in vetrina presero fuoco. Ma la commessa se ne accorse appena. “Non farci caso, cara. Capita spesso, quando c’è troppa umidità.” Poi continuò a parlare, “… la maledizione è… è qualcosa di… di terrificante: Se non concedi te stessa spiritualmente e carnalmente a qualcuno prima della fine della cerimonia nuziale di chi porta la collana, sarai braccata a vita da un diavolo dagli occhi azzurri e aiutata dall’angelo nero del pozzo. Il diavolo cercherà di averti, ma se ti dai a lui e soprattutto LA DAI a lui, l’angelo farà di tutto per farti morire dentro un pozzo. Se stai con l’angelo, il diavolo ti seguirà a vita. Anche se gli altri ti aiuteranno, il loro aiuto sarà effimero. E se ti dai a un altro uomo, morirai dopo sette giorni!”. L’espressione dell’anziana commessa era sempre più terrificante.
Scossa, Maxia dapprima rifletté.
Poi chiese: “Si, ma quanto costa?”.
“E’ gratis” rispose la commessa sorridente.
“Allora arrivederci!” rispose lei, felice come una Pasqua a Natale.
“Ma non le importa niente della maledizione?” tentò di fermarla un’ultima volta la commessa, accortasi del pericolo.
Stavolta la ragazza sembrò più scossa. Ci pensò su, poi richiese: “Si, però quanto costa?”
“E’ gratis.”
“Allora arrivederci!”.
Ed uscì.
Appena fuori dal negozio, accanto alla sua Suzuki 750 era posteggiata un’ambulanza, ed una vecchina, probabilmente colpita da un bicchiere, veniva caricata su una barella. “Brutto segno. Porterà sfortuna” pensò Maxia toccando ferro.
Ma stavoltaNon sapendo che da quel momento il suo destino era segnato. Lo doveva sapere, la povera Maxia, di non metterci sopra il cappotto nero bagnato, che macchiava.
(continua……………)


 
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