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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Bakuten Shoot Beyblade (Beyblade)
Titolo Fanfic: INSANITY
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: ran7 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/02/2005 21:00:51 (ultimo inserimento: 03/03/05)

passano tre anni e chi ha cercato di ucciderti è solo il passato ormai...ma non solo, quando la follia scandisce le vostre vite...(kei-brooklin)
 
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UNO.
- Capitolo 1° -



Huc est mens deducta tua colpa
atque ita se officio perdidit ipsa suo,
ut iam nec bene velle queat tibi, si optimo fias,
nec desistere amare, omnia si facias.

A tale delirio il mio cuore è stato ridotto dalla tua colpa
e a tale follia si è logorato nella sua fedeltà
che adesso non può né volerti bene, neanche fossi perfetto,
né cessare di amarti, qualunque cosa facessi.

Catullo


I capelli ramati, lunghi e lasciati liberi di svolazzare al vento, raccoglievano i raggi di sole, riflettendoli in giochi di colore e luce davvero suggestivi...gli occhi di un colore cristallino, una strana sfumatura di azzurro verde, erano persi in chissà quale pensiero, ma senz'altro ridenti e felici come quelli di un bambino.
Insomma, il ragazzo era una vera bellezza.
Tutti lì, fin da quando era arrivato tre anni prima, non avevano potuto evitare di notarlo sia proprio per il suo aspetto fisico notevole, sia per la giovane età del ragazzo, che compiva diciotto anni proprio in quei giorni.
Inoltre, altra informazione nei suoi riguardi, il ragazzo era una persone mite e pacifica, un vero angelo...davvero un cambiamento notevole da quando era arrivato lì.
In quei tre anni aveva passato la maggior parte della sua vita in giardino...da solo, immerso in un mondo meraviglioso che solo lui sembrava percepire...guardava il cielo, leggeva all'ombra degli alberi, si appisolava, tranquillo e a suo agio, oppure disegnava, disegnava dando sfogo al suo grande amore per la natura.

-Infermiera...dov'è Brooklin?- il dottor Mitsunaya entrò nella stanza del ragazzo trovandola vuota come sempre. La domanda era però posta non con una vena di timore, come nel primo periodo, bensì in tono sereno e perfino divertito.
-Salve dottore! E' uscito come al solito ...ha detto che oggi è una giornata troppo bella per rimanere al chiuso...- la signorina Kyota, zitella di mezz'età, di professione infermiera specializzata, rispose trasognante, contemplando il viso maturo, ma ancora affascinante del suo principale.
-Già...- disse sorridente il dotore, facendola quasi arrossire.
Brooklin era ormai un ragazzo normale. Tutto dava a pensare che avesse superato i suoi problemi e che potesse essere pronto a reinserirsi nel mondo reale.
-Perché...c'è forse qualche problema?- chiese la donna, preoccupata che l'aver dato al ragazzo il permesso di uscire potesse causarle qualche problema, fosse solo un rimprovero dal dottore.
-No...anzi...ormai...io credo che sia pronto...in questi tre anni è migliorato tantissimo. Non ha crisi di alcun tipo, all'apparenza è perfettamente normale...- spegò i suoi pensieri Mitsunaya.
-Oh si...Brooklin è davvero un angelo di ragazzo...è sempre gentile, con il sorriso sulle labbra...non riesco neppure a capire cosa ci faccia lui in un ospedale psichiatrico come questo...-

Il dottore si rabbuiò un istante. L'infermiera Kyota lavorava per quell'ospedale da solo due anni, troppo poco per aver visto....
Per aver visto quello che aveva visto lui...
Quell'angelo aveva quasi ucciso un suo coetaneo tre anni fa. Era del tutto ossessionato da quella persona, talmente tanto da non capire neppure cosa provasse per lui, se odio sfrenato oppure semplicemente un bisogno di attirare la sua attenzione.
Quando era entrato in quel posto, Brooklin era come un robot senza emozioni che, non appena si nominava quella persona, oppure il bey blade o qualsiasi cosa che lo riconducesse a questi due pensieri fissi, esplodeva improvvisamente, diventando una sorta di belva impazzita.

-Non vorrei che stessimo prendendo solo un abbaglio...- disse ancora più pensieroso il dottore...-ma d'altra parte tutti i test hanno dimostrato che il ragazzo ha recuperato davvero l'equilibrio...signorina?- si voltò nuovamente verso l'infermiera.
-Si, dica...- fece accondiscente la donna, ma lievemente incuriosita dall'espressione grave e seria che solo poco prima aveva adombrato il viso del dottore.
-Oggi pomeriggio, in accordo con il tutore del ragazzo, ho dato il permesso per una visita...arriveranno alcuni suoi amici...lei avrà il compito di assistere al primo contato di Brooklin con il suo passato...ma se dovesse notare qualcosa di strano, anche la minima cosa, non esiti a chiamare la squadra di infermieri ed a usare Valium e narcotizzanti...-

"Quanta esagerazione!" pensò la donna tra sé e sé...

***********************************

Il palazzo si stagliava verso il cielo azzurro, quasi come se cercasse in qualche modo di raggiungere quell'infinità di zaffiro splendenti.
Agli ultimi piani del grattacielo che era stato la sede della Bega e che ora invece ospitava la BBA, nuovamente ripristinata tre anni prima dopo la vittoria dei Blade Breakers nella sfida Justice 5, vi era l'ufficio del preidente Daitenji.
L'intero palazzo ospitava al suo interno ragazzini da ogni parte del mondo, nuovi bleaders che ogni giorno si allenavano assiduamente per migliorarsi.
Oltre alle palestre, ai laboratori e alle attrezzature di vario genere, il palazzo era diventato anche una sorta di ostello dove chiunque poteva fermarsi in cambio di una cifra irrisoria.
Alcune stanze però erano assegnate permanentemente ai membri dei Blade Breakers, che pur vivendo nelle proprie abitazioni, potevano usufruire del posto ogni qualvolta avessero voluto.

Il presidente solo qualche minuto prima, aveva mandato a chiamare i suoi giovani istruttori, nonché punte di diamante della squadra, che stavano dando lezione ai bladers più piccoli e meno esperti.
Entrarono con aria familiare e tranquilla il capitano della squadra, l'esuberante e frenetico Takao, inseme a Daichi, altrettanto irruento e vivace. Come al solito stavano litigando...

-Ti dico che si fa così....- urlava il più piccolo...
-E io ti dico che ti stai sbagliando come al solito!- riprendeva l'altro.
Sebbene avessero diciassette e diciotto, si comportavano come due bambini, in ogni occasione.
-Ehm ehm...- fece il presidente, per cercare di interromperli, ma comunque divertito dai loro soliti battibecchi.

-Insomma, è mai possiblie che voi due dobbiate litigare sempre?- li sgrido Hilary, entrando nell'ufficio -...vi si sente da chilometri di distanza!-
-Incorreggibili...- aggiunse il prof K, entrando assieme alla ragazza.

-Salve ragazzi...- disse infine Daitenji, facendoli ammutolire finalmente.
-Salve presidente!- risposero in coro, vagamente imbarazzati i quattro.
-Gli altri?- chiese il vecchietto, accertandosi che mancavano ancora alcune persone.
-Eccoci!- urlò l'allegro Max, entrando nella stanza assieme a Rei, entrambi affannati.
-Ma dove vi eravate cacciati?- gli chiese Takao.
-Ehm...mi ero addormentatoe Rei mi è venuto a cercare...è colpa mia se siamo arrivati in ritardo...- rispose il biondino, con espressione divertita e per nulla dispiaciuta.

-Beh...manca solo Kei...- disse il prof K.
-Veramente no...- disse Daitenji puntando lo sguardo in un angolo della stanza, in cui una sedia girevole rivelò la presenza silenziosa del russo.
-Ma quando...?- si chiesero l'uno con l'altro Takao e Daichi, con aria confusa.
-Sono qui da prima di voi...- spiegò semplicemente Kei, con aria annoiata...degnandosi di alzarsi si avvicinò alla scrivania del vecchio, come tutti gli altri, ma con l'aria di chi stesse facendo un enorme favore a tutti con la sua presenza.

-Bene...- disse sorridendo Daitenji -come sapete Brooklin è da tre anni nell'istituto Seryo, una casa di cura mentale...essendo io il tutore tengo contatti con il dottore che lo ha in cura da tre anni...beh vorrei che andaste a trovarlo. Sapete, ho parlato con il dottore...sostiene che è completamente guarito...ora deve rinserirsi nel mondo e mi ha detto che vedere alcuni suoi amici lo aiuterebbe tantissimo...se non vi dà fastidio...-

I ragazzi si guardarono l'un l'altro, senza parole. Certo, il fatto che Brooklin fosse guarito faceva loro piacere, ma un ragionevole dubbio era presente in tutti loro. Era poi così sicuro che non fosse più pazzo?
Tutti tacevano.
Tutti tranne uno.
-Cazzate...completamente guarito...umph...un pazzo non guarisce...e comunque non mi pare che noi siamo mai stati suoi amici...- tutti si voltarono verso Kei che, forse bruscamente e cinicamente, aveva però esplicitato i timori di tutti.
Nessuno però osò aprire bocca, sia per non contraddirlo, sia perché nessuno aveva la più pallida idea di cosa dire.
Il mezzosangue uscì dalla stanza, sotto gli sguardi di tutti, con il suo solito modo altezzoso e indifferente al mondo circostante.

-Kei!- lo chiamò Takao, quando ormai il russo era uscito dalla stanza, lasciando che la porta si chiudesse con un tonfo.
-Non credo che lui voglia venire...- disse pensieroso Rei.
-Ma...- ribattè Takao, volendo insistere ...
-Takao...lascialo stare...- disse saggiamente Hilary, suscitando mormorii e cenni di assenso anche da parte degli altri.
-Credo che la sua reazione sia capibile....- affermò Daitenji, con aria piuttosto rassegnata.
-Si, ma...sono passati tre anni ormai...lo ha detto lei che Brooklin è guarito...- Daichi sosteneva Takao e le sue idee.
-Daichi! Lui ha rischiato di lasciarci la pelle, a causa di quel folle!- lo rimproverò Hilary, difendendo Kei e la sua decisione.
-Non è un folle! Magari ha avuto qualche problema, ma è guarito! E noi siamo le uniche persone che gli restano! I suoi unici amici! Se non lo aiutiamo noi, chi lo farà?- esclamò Takao con la sua solita foga, sostenuto da Daichi.
-Già...Takao, tu hai ragione, ma...- disse Max serio.
-...ma io credo che Kei abbia tutti i diritti di questo mondo a non voler venire...- completò la frase Rei.
-Già...è normale che non se la senta...- aggiunse il prof K.

"Idioti...pensate sia così semplice?" disse tra sé il DranzerBlader, appoggiato alla porta che aveva sì varcato, ma da cui non si era allontanato.
Non che volesse origliare, ma...ma voleva sentire cosa avrebbero detto di lui, dopo che se n'era andato.
Lo avevano preso per un codardo. Per un debole.
Come biasimarli, poi? Non era forse così? Non aveva anvora forse paura di Brooklin, in fondo?
No. Non era paura, la sua.
Era qualcosa di molto più intenso, di snervante, quasi. Un'ossessione. Una terribile ossessione che lo soffocava giorno e notte, non dandogli pace da tre anni.
Era odio.

-Mi stupisci, Kei! Origli?- lo sorprese il suo ex allenatore.
-Hitoshi...- il tono era chiaramente un invito a togliersi dai piedi.
Da tre anni lui e il fratello di Takao combattevano una guerra silenziosa, ben nota a tutti, ma in cui nessuno voleva entrare e farsi coinvolgere.
Una sottile guerra psicologica fatta di mezze parole, sguardi, dispetti, indifferenza...
-Sei sempre così scortese con me, Kei...mi dici una buona volta il motivo?- disse ironicamente il giapponese. Poi, chiudendo gli occhi, come per imprimere bene il momento nella memoria, si avvicinò al russo annusandone il profumo dei capelli e del collo.

Kei, senza scomporsi minimamente, si allontanò da lui, quasi come se neppure esistesse.
"Quello stronzo...prima cerca di sedurmi e poi...forse si è dimenticato chi ha aizzato quel pazzo contro di me? Forse si è dimenticato di chi è la responsabilità di ciò che è successo tre anni fa?" pensò, rabbioso e furente solo dentro di sé, Kei.

Tre anni prima. Tre anni prima Hitoshi aveva fatto di tutto per sedurlo, senza riuscirci. E per vendetta aveva scatenato contro di lui -da fesso si era gettato a capofitto nella trappola- Brooklin, che misteriosamente lo aveva preso in evidente antipatia.
E quello che era accaduto poi...
Sognava ancora quei momenti, quando aveva sentito la vita allontanarsi da sé, lasciando spazio ad un grande freddo.
Quando lo avevano ricoverato all'ospedale era in coma irreversibile, oltre che le ossa frantumate completamente e gli organi spappolati.
Gli dissero che Hitoshi si pentì del suo comportamento e fu uno di quelli che più assiduamente gli erano stati vicino, durante il suo lungo sonno. E che Brooklin venne internato in stato confusionale.

Ma che importava? La verità era un'altra.
Loro due avevano distrutto la sua vita.
Quando si era svegliato, il suo corpo era un macello, un accumulo carne messa insieme da tante, troppe operazioni, un'insieme quasi informe di organi che misteriosamente avevano deciso di andare avanti lo stesso, nonostante perfino i medici fossero del tutto scettici sulla possibilità della sua sopravvivenza.
E per un anno era rimasto inerme, chiuso prima in un ospedale e poi nella sua stanza, senza aver possbilità di fare null'altro che riabilitazione e fisioterapia, per tornare quello di un tempo.
Dopo tre anni dalla sua quasi morte, era tornato se stesso. Poteva fare qualsiasi cosa, correre, saltare, picchiare, mangiare, bere...
Poteva fare tutto, di nuovo.
Ma non poteva più lanciare. L'aveva capito subito. Appena preso il bey in mano. Non ci riusciva, non voleva neppure, forse ancora troppo traumatizzato dal passato.

Ovviamente quello che credevano gli altri era semplicemente che avesse deciso di prendere una pausa, allenandosi però segretamente, finchè non avesse deciso di sfidare Takao in un nuovo memorabile scontro.
Quello che solo lui sapeva era che Dranzer giaceva da tre anni in un cassetto, senza che lui avesse il coraggio neppure di prenderlo in mano.

E tutto era stato causato da quello psicopatico. Non aveva forse il diritto di odiarlo? Gli aveva rovinato la vita.

Ma sì...perché non andarlo a trovare? Perché non portargli dei fiori e non parlare dei bei vecchi tempi?
Anzi...farlo uscire dal manicomio e accoglierlo nella BBA, magari mettendolo a dormire nella sua stessa stanza?

Kei più ci pensava, più non riusciva a darsi una risposta...
Gli altri e sadici oppure molto più semplicemente stupidi, da non capire ciò che sentiva dentro di sé?
Non sapendo dirne il motivo, ma sentiva di propendere per la seconda possibilità.

-Kei!- si sentì chiamare da dietro.
Era ancora quell'uomo malefico...la vera causa di tutto.
Si, perché se Brooklin era stata l'arma che lo aveva mutilato per sempre di tutto ciò che aveva avuto, chi l'aveva usata era stato proprio Hitoshi. Era stato lui l'allenatore che lo aveva spinto a tanto, che aveva perfino istigato lui contro Brooklin, vantando la superiorità del rosso rispetto a lui.
Lo aveva praticamente manipolato, usando la sua vanità, il suo orgoglio, la sua superbia...e lui ci era cascato, mettendo in gioco la sua stessa vita, pur di non dargliela vinta.

Sentì i passi accelerati di Hitoshi avvicinarsi sempre più a lui...Hitoshi...il fratello di Takao, in fondo.
Ma come potevano essere fratelli quei due, di carattere completamente diverso?
Si poteva dire che i due avessero solo un punto in comune, una sola somiglianza: l'interesse nei suoi confronti.
Ma se il più piccolo lo faceva intendere solo lievemente, con alcuni inviti, qualche occhiatina languida e lieve imbarazzo, cose di cui per altro lui fingeva di non accorgersi nemmeno, il maggiore dei due era estenuante. Spietato e davvero nemico in pubblico, terribilmente insistente e quasi morboso in privato.
E l'uniche arma che poteva opporgli, esclusa la violenza che preferiva evitare, per non rischiare di sembrare dalla parte del torto, erano l'indifferenza e la freddezza.

Kei si infilò rapido in ascensore, schiacciando la pulsantiera per far chiudere le porte, ma il giapponese si dimostrò più veloce e si infilò dentro, proprio mentre le porte si stavano richiudendo inesorabilmente.
Kei, deciso a ignorare la sua presenza, non posò nemmeno lo sguardo su di lui, quasi come se fosse completamente invisibile.

-Kei...Kei...Kei...- ripetè langudamente Hitoshi.
Ma lui taceva e pensava ad altro. Non doveva neppure dargli ascolto, per non farsi provocare.
Quanto avrebbe voluto tirargli un pungo. Gettarlo a terra e riempirlo di calci. Mandarlo all'ospedale, farlo cadere in coma, frantumargli tutte le ossa...
Oh...sarebbe stato così meraviglioso, così...il miglior sfogo, la migliore rivincita...
Bastava così poco...un pugno...un calcio...sputargli addosso, per esprimere tutto l'odio e il disgusto nei suoi confronti...
"Sta calmo...sta calmo" si ripetè il russo-nipponico, facendo lunghi respiri per calmarsi.
-Perché mi eviti, dolcezza?- chiese ancora il giapponese.
Ma ancora nessuna risposta.

E l'ascensore scendeva troppo lentamente. Erano al centesimo piano. Dovevano arrivare a terra. Troppo tempo, troppo tempo.

-Mi vuoi dimostrare di essere testardo, con il tuo silenzio? Ma, vedi, come avrai capito in questi anni, io lo sono molto di più...- e si mosse avanti, bloccando Kei nell'angolo con il suo corpo.
Kei percepì con disgusto le braccia di Hitoshi posarsi sulle sue spalle, accarezzandole lievemente, i corpi che aderivano, i visi a pochissimi centimetri di distanza.
-E ora? Cosa pensi di poter fare?- gli chiese malizioso il giapponese, sfiorando le sue labbra con le proprie.
Ma il sangue freddo non mancava di certo al russo. Lo gurdava fisso negli occhi, con espressione indecifrabile, ma di fuoco.
-Sono indeciso tra il massacrarti di botte, cosa che mi darebbe molto piacere, ti assicuro, ed il denunciarti per molestie sessuali...ma considerate le telecamere di sicurezza che stanno riprendendo tutto e l'abilità dei legali della mia POTENTE famiglia è molto probabile che propenda per la seconda opzione- la tagliente voce di Kei fece muovere ancor più delle parole stesse Hitoshi, che accertatosi delle telecamere, si affrettò a separarsi da lui.
Proprio nell'istante in cui Hitoschi si scostò, lasciando a Kei libertà di movimento, si aprirono le porte dell'ascensore.
Il russo uscì da esso, come se nulla fosse successo, lasciandolo interdetto e sempre di più desideroso di infuocare di passione un tale ghiacciolo. (principinoPolaretto!! ^_^ ndRan) (Swing...*rumore di spada estratta dal fodero*)(Come non detto! La la la la....0_0 ndRan)

Poi si voltò con un sorriso seducente eppure così maligno da fargli venire i brividi...
-Ah, Hitoshi...potresti accompagnare tuo fratello e gli altri a trovare il tuo pupillo! Sono certo che l'ospedale psichiatrico ti faccia sentire...come dire...a tuo agio...- e si voltò nuovamente, uscendo dal portone principale del grande edificio, immergendosi nel caldo sole.

"Ridi, ridi pure...ma sarai mio, Kei..."

...anyway the wind blows...

Il fatto è questo...vi chiederete perchè una che sta scrivendo già mille fics e ne dovrebbe iniziare altrettante, inizia così, di primo acchito, una nuova fic....
Beh...la ragione è che la mia incommensurabile padrona Kappachan mi sta "costringendo" a scrivere questa fic...
No, non vero...in realtà lei mi ha chiesto una Kei-Brooklin ed io che sono masochista non mi sono limitata a una breve one shottina, no, ho deciso di lanciarmi in questo ingarbuglio che non so nemmeno io se sarà mai una Kei-Brook! Diciamo che per ora tutto propende per quei strani triangoli che non so nemmeno io!
Ma, dato più che rassicurante, Kei non è morto(per poco, ma l'ha scampata) e non morirà!!! (forse...magari Hitoshi o Takao o Brook o Hilary lo sgozzano...)
Ho nominato proprio loro perché sembrano avere una "simpatia" o un'ossessione nei suoi confronti...mentre non ho idea di quello che combinino Max e Rei, non so nemmeno se sviluppare quella parte di storia...
Perché questa fic che doveva essere un capitolo unico, sembra proprio destinata diventare lunghissima? E dire che volevo iniziare la Kei-Yu superlunga dopo Bijou...

Penso che morirò prima!!!!

 
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