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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Saiyuki
Titolo Fanfic: LACRIME DI SANGUE
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: misha-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/02/2005 14:48:06 (ultimo inserimento: 07/04/05)

una storia meravigliosa che intreccia il passato e il destino di molte vite, tingendole del colore del sangue... leggetela, vi appassionerà! ^^
 
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SASHA - THE WAY EVERYTHING BEGINS
- Capitolo 1° -

Ciao a tutti!!! Vi ringrazio infinitamente per aver anche solo aperto questa pagina per dare un'occhiata... ^___^ Questa fanfic è dedicata a Sasha (o AngelSasha), la mia sorellona, che è un vero mito!!! La saga è stata inventata apposta per lei... vedrete che sviluppi imprevisti... ^^
Sperando che lascerete un commento (vi prego, mi rendono felicissima!!! T_T) vi lascio al primo capitolo! BUONA LETTURA!!!
Misha

LACRIME DI SANGUE

Capitolo 01
Sasha - The way everything begins

“Tzè!”
“Di nuovo di cattivo umore, bonzo corrotto?”
“Stai zitto o ti ammazzo.” borbottò Sanzo, accanendosi contro l’accendino, che non voleva saperne di funzionare. Alla fine, seccato, lo gettò a terra, insieme al pacchetto vuoto di sigarette.
Che giornata del cavolo.
Era da una settimana che pioveva incessantemente, eppure il cielo che si scorgeva dalle finestre della locanda era ancora coperto di nubi nere. Era come se non dovesse mai smettere. L’acqua scrosciava come se qualcuno lassù avesse aperto il rubinetto e si fosse sbadatamente dimenticato di chiuderlo.
Il temporale li aveva colti nell’attraversare un bosco, ed era già tanto se non si erano impantanati. Per fortuna avevano raggiunto quel villaggio ed avevano trovato subito un locale dove asciugarsi.
I vestiti, ancora fradici, stavano nelle camere che avevano prenotato. In quel momento, al tavolo del bar, Sanzo indossava una normalissima maglia nera a collo alto e dei jeans.
“Ti dirò, Sanzo, ti preferivo con la gonna.” ghignò Gojyo, ricevendo come tutta risposta un’occhiata glaciale. Il bonzo non era proprio in vena, quella sera. Persino Goku, nonostante i brontolii del suo stomaco, non aveva ancora reclamato cibo; la scimmia era sempre la prima ad adattarsi all’umore di Sanzo.
Gojyo lasciò perdere e si dedicò alla sua attività principale, cioè il girl-watching. A quell’ora la locanda era affollatissima, e si potevano ammirare tra i tavoli un buon numero di bellezze: molte avevano i vestiti ancora umidi dopo essere state sotto la pioggia, e le loro curve si intravedevano sotto gli abiti bagnati, dirottando immediatamente l’occhio del kappa.
Una in particolare attirò la sua attenzione, una bellissima ragazza di forse diciott’anni ma dalle forme già mature, che sedeva ridendo in mezzo ad un gruppo di uomini. Era del genere felino, leonessa per la precisione. La lunga criniera di folti e soffici capelli castano chiaro, con magnifici riflessi biondi, le arrivava fino al fondoschiena. Quando rideva i suoi occhi scuri brillavano. Ma Gojyo gradiva molto di più l’aderente vestito nero, che rivelava un seno abbondante e due gambe mozzafiato. Un bocconcino niente male. Perfino Sanzo le aveva lanciato un’occhiata di sottecchi, prima. Goku invece era ancora nell’età in cui si preferisce un nikuman ad una bella donna, ed era tutto concentrato sul menu.
“Gojyo? Mi stai ascoltando?” ripeté Hakkai. Dalla sua aria leggermente seccata il kappa dedusse che era già un po’ che lo stava chiamando. “Insomma, ti decidi ad ordinare o no?”
“Non ho fame, grazie.” rispose, spegnendo la sigaretta nel posacenere di cristallo ed alzandosi. E, non avendo niente di meglio da fare, decise di dirigersi verso la bella apparizione.
Gli altri tre erano abituati al suo modo di fare e non lo degnarono di molta attenzione: intanto lui si era già diretto con disinvoltura verso la sua preda.
In quel momento lei stava ridendo per qualche cosa che le avevano detto, ed i suoi lunghi e fluenti capelli le ondeggiavano intorno in modo veramente sensuale.
Non era l'unico ad ammirarla: un buon numero di clienti la spiavano con il fiato mozzato.
“Ciao, posso offrirti qualcosa?” le chiese sorridendo, mentre lei parlava concitatamente con uno dei tanti tizi che la circondavano. Sembrano api sul miele, pensò.
Lei interruppe il discorso e si girò verso di lui. Nell’istante in cui i loro occhi si incrociarono, la ragazza sorrise.
“Perché no?” rispose, alzandosi. Dalla tavolata arrivò un mormorio di delusione e di rabbia verso il ragazzo dai capelli rossi. “Ciao, ragazzi, ci si vede un’altra volta!” li salutò.
Non era solo bella, aveva anche una voce discretamente bassa e roca!
Lui la dirottò verso un tavolo appartato ed ordinò due birre, senza accorgersi che Sanzo, mentre mangiava, li seguiva con la coda dell’occhio.
“I tuoi amici ci sono rimasti male…” disse il kappa sedendosi di fronte a lei.
La ragazza rise. “Non sono miei amici. Anzi, a dire la verità, è la prima volta che li vedo. Ma sai com’è, ogni volta che entro da qualche parte…” non finì la frase, ma Gojyo aveva già capito benissimo.
“E’ inevitabile…” rispose “Una bellezza come te…”
Lei sorrise.
“Mi piaci quando sorridi…” le disse il kappa “Sei ancora più bella quando lo fai.”
“Davvero? Grazie.”
Sembrava che ormai lo avesse preso in simpatia, quindi provò a lanciare un messaggio implicito.
“Ti andrebbe di ringraziarmi in camera?” le propose, facendo dondolare davanti a lei la chiave della sua stanza.
Lei sorrise di nuovo, ma continuò a bere la sua birra e non rispose.
Ok, messaggio ricevuto. Con lei i soliti trucchetti da abbordaggio non funzionavano. D’altronde si vedeva che era una tipa sveglia.
“Almeno dimmi come ti chiami, che ne dici?”
Lei posò sul tavolo il boccale vuoto e sembrò riflettere per un momento.
“Dico che il mio nome vale almeno una cena.” rispose infine.
“E tu, non hai un prezzo?”
“Io costo cara, ti avverto.” lo guardò negli occhi, maliziosamente, mentre si artigliava i capelli con una mano.
Aveva occhi mutevoli, che passavano dal verde chiaro al castano.
“Nessun problema.”
Gojyo chiamò il cameriere, che prese la lunghissima ordinazione della tipa.
“Ora posso saperlo?” ripeté, quando ormai tra loro due si era intromessa una pila di piatti vuoti e la ragazza si era dichiarata sazia.
“Sasha.” rispose lei, scostando un lungo ciuffo che le ricadeva sulla guancia. “Mi chiamo Sasha.”



“Non possiamo entrare così nella sua stanza!!! Potrebbe essere ancora in compagnia di quella signorina…” Hakkai cercò di fermare Sanzo, che camminava speditamente verso la camera di Gojyo.
“E chissenefrega.” rispose laconico Sanzo. “Sono le dieci del mattino e dobbiamo ripartire!”
Durante la notte il brutto tempo se ne era andato: ma il suo malumore no.
Una volta arrivato di fronte alla camera, spalancò poco elegantemente la porta:
“Ehi, pervertito di un kappa, lo sai che ore son…” non finì la frase. Sul letto, ancora intatto, non c'era assolutamente nessuno: in compenso, accanto ad esso stava una specie di salame dai capelli rossi. Gojyo era ammanettato e legato al mobile, ancora vestito, e per di più imbavagliato.
“Non pensavo che ti piacesse il sadomaso.” fu l’unica cosa che gli riuscì di dire.
“Mmmmhhhh!!!” (Trad: Idiota!!!)
“Gojyo? Che è successo?” chiese da Hakkai da dietro di lui.
“Per una volta il kappa ha avuto quanto si meritava.” rispose ghignando Sanzo. “Quasi quasi lo lascio così!”
“Mmmmhhhhhh!!!” mugolò infuriato Gojyo. Sanzo non poteva comprendere che cosa stava cercando di dire l’altro, ma di sicuro non si trattava di un complimento.
“Dannazione!!!” potè finalmente urlare il kappa quando Hakkai lo ebbe slegato e liberato dal bavaglio. “Giuro che se incontro di nuovo quella tipa, l’ammazzo!!! Prima si è fatta offrire la cena e poi si è defilata dopo avermi legato! E mi ha pure rubato le sigarette!”
“Simpatica...” commentò Sanzo, sempre ghignando e leggendo un biglietto lasciato sul comodino, su cui era scritto:
- Te l’avevo detto che io costo cara. -
Mentre il kappa continuava a lamentarsi per il denaro e le sigarette rubati, il gruppo scese alla reception al piano terra per pagare il conto.
“Sono 12000 yen, signore.” sorrise la cameriera.
Sanzo frugò nella manica alla ricerca della carta di credito. Stupito, frugò con più attenzione. Dopo cinque minuti, fu costretto ad arrendersi all’evidenza: la gold card era scomparsa.
“Quella ladruncola…” allibì.
“Come può essere successo?” chiese Hakkai.
“Lo so io!!! E’ tutta colpa di questo maniaco se ora siamo senza soldi!!!” Sanzo afferrò Gojyo per il bavero. Il kappa cercò di difendersi: “Ehi, bonzo corrotto, anche tu potevi stare più attento ieri sera!”

****** - La sera prima - *******

“Stanotte non cercatemi, sarò occupato.” li aveva avvisati Gojyo, accompagnato dalla sua nuova conquista. Dopo avere finito di cenare, si era alzato e si era diretto verso il resto del gruppo, più che altro per vantarsi della bellezza che aveva sotto braccio.
“Fai quello che ti pare” aveva bofonchiato Sanzo. Sentiva gli occhi della ragazza osservarlo con curiosità.
“Caspita” aveva esclamato vivacemente lei “Sei straniero? Non ho mai visto dei capelli biondi come i tuoi!!!”
“Ti piace così tanto il nostro bonzo?” aveva riso Gojyo. “Guarda che divento geloso!”
Lei non lo ascoltò: era completamente presa dai capelli di Sanzo. All'improvviso si spose in avanti e ne afferrò una ciocca, tirandola forte.
"MA SEI IMPAZZITA???" urlò lui, dolorante.
La bella ragazza non lo ascoltò "Incredibile... Non è una parrucca!" si stupì. "Che tipo di tinta usi?"
"Io l'ammazzo, giuro che l'ammazzo..."
"E perchè?"
"PERCHE' MI HAI FATTO MALE, IDIOTA!!!"
L'altra non si scompose minimamente "Ma insomma, che razza di uomo sei se ti lamenti per così poco?" sbuffò.
"Ti do un minuto per sparire, a partire da cinquantanove secondi fa. Chiaro?!?"
"Non prendo ordini da nessuno, tanto meno da un bonzo effeminato!" lo aveva fulminato Sasha.
A quel punto tutti si aspettavano che Sanzo svuotasse come minimo l'intero contenuto del caricatore su di lei... ma, incredile a dirsi, il bonzo abbassò gli occhi da quelli fieri e combattivi della ragazza che lo fissavano e si limitò a mormorare, minaccioso:
"Gojyo, portatela via se non vuoi che la riempia di buchi come un emmenthal!!!"
"Devi solo provarci!!" aveva risposto Sasha, con aria di sfida.
Gojyo, divertito ma anche perplesso, le aveva passato una mano intorno alla vita e l'aveva portata al piano di sopra. Sanzo li aveva seguiti con la coda dell'occhio, e quando lei aveva voltato un attimo la testa se ne era accorta e gli aveva fatto la linguaccia.
Nel frattempo Gojyo rifletteva... possibile che la tipa che aveva abbordato piacesse anche al bonzo? Sarebbe stato il primo segno di normalità dopo tanti anni, pensò osservando le curve sode e generose della ragazza.
D'altra parte, però, era più probabile che l'inferno si gelasse prima che Sanzo si innamorasse di qualcuno...

****** - Fine flashback - ******

"Avresti dovuto tenere d'occhio la carta di credito invece di litigare con lei, razza di bonzo corrotto!!!" sbuffò furioso Gojyo, mentre asciugava i piatti indossando un grembiulino rosa.
"Taci. Se fossi un pervertito, tutto questo non sarebbe successo."
"Come potevo sapere che quella era una ladra?" gemette Gojyo. "D'altronde l'hai vista anche tu, era davvero uno schianto. Ed aveva anche un bel caratterino! Direi che quasi vi assomigliate..."
"Un'altra parola e ti ammazzo." mormorò Sanzo, gettando la sigaretta per terra.
"Hakkai, che buono!!! Posso mangiarlo? Eh?" chiese entusiasticamente Goku, brandendo un grosso pezzo di roba color crema.
"Goku, quello è sapone!!!" disse disperato Hakkai, ma era troppo tardi: Goku lo aveva già inghiottito!
"Razza di fannulloni, lavorate, invece di fare salotto! Vi ricordo che mi dovete ancora più di 8000 yen, da restituirmi con il vostro lavoro in qualità di sguatteri!!!" urlò il proprietario della locanda, un buzzurro corpulento alto due metri che aveva sempre lo stesso grembiule e lo stesso coltellaccio affilato da macellaio.
"Ma perchè Sanzo è l'unico che con sgobba?" si lagnò il kappa, indicando con la mano che non reggeva lo straccio il bonzo, che stava seraficamente fumando delle marlboro mentre li osservava lavare i piatti, muniti di cuffiette e grembiulini da cameriera.
"Perchè sì." tagliò corto il biondino. Poi aprì la porta della cucina ed osservò la folla che quella sera riempiva il locale.
Ormai erano le undici passate, ed i frequentatori abituali erano già al decimo bicchiere o giù di lì. Una densa nube di fumo si era formata sotto il soffitto, e l'odore di tabacco e di alcool era molto forte.
C'era davvero molta gente. Forse era sabato, chissà. Ormai il monaco aveva rinunciato a tenere il conto dei giorni che passavano. Erano tutti uguali.
Il locale era molto grande e spazioso: grandi tavoli di legno erano disposti a caso in giro per la stanza. Il bancone era lungo, occupava tutta una parete ed era coperto di bottiglie vuote e piene. Alcuni giocavano al biliardo in un angolo, ma i più erano già troppo ubriachi e si riunivano a bere intorno ai tavoli rettangolari.
Sanzo scavalcò senza troppi complimenti un tipo che giaceva a terra, intontito, probabilmente reduce da una rissa, e si sedette al bancone, nello stesso posto del giorno prima. Continuava a scrutare in mezzo alla folla.
Aveva appena deciso di ordinarsi una birra, quando tra la mischia riuscì a distinguere una ragazza dai folti e morbidi lunghi capelli biondo scuro, che indossava una paio di occhiali neri ed era attorniata come al solito da una piccola folla di uomini.
Senza pensarci due volte, si diresse verso di lei, facendosi spazio a gomitate ed afferrandola per un braccio. Se la trascinò dietro senza dire una parola, camminando come un invasato ed ignorando gli insulti che gli venivano rivolti dal nutrito numero di ammiratori
"Ehi!!! Fai piano!" urlò lei, incespicando; ma Sanzo non si fermò finchè non ebbe raggiunto la camera al piano di sopra e chiuso la porta della stanza dietro di loro.
"Credevi davvero che con questi non ti avrei riconosciuto?" chiese, strappandole con violenza gli occhiali scuri.
Dietro di essi brillavano gli occhi di Sasha, che ridacchiava divertita.
"Ma guarda, il mio bonzo preferito! Ciao, come va?" esclamò allegramente.
Quella sera indossava dei blue jeans con i risvolti ed un top nero; la lunga e folta chioma era raccolta in una grossa coda di cavallo, che oscillava dolcemente ad ogni suo movimento.
"Piantala con i giochetti." le intimò, sbattendola con violenza contro la porta chiusa e torcendole un braccio dietro la schiena.
"Non è molto carino da parte tua trattare così una ragazza durante la prima notte, sai?" ridacchiò lei, a bassa voce.
“Razza di piccola imbrogliona…” imprecò lui, frugando nelle sue tasche alla ricerca di qualcosa e puntandole con forza un oggetto cilindrico e freddo sulla schiena.
Sasha non poteva sbagliarsi: quella che sentiva premere contro le sue costole era la canna corta di una Smith and Wesson, bella come un gioiello e veloce come la morte.
Poi parlò, sempre con la stessa voce bassa, e sempre senza voltarsi:
“Togli quell’affare, bonzo.”
“...”
“Altrimenti sarò costretta a diventare cattiva.”
“Scordatelo.”
“In vita mia, soltanto quattro persone mi hanno minacciato con un gingillo come quello. Ti lascio indovinare quanti di loro sono sopravvissuti.” rispose semplicemente.
E fu davanti alla calma della ragazza che Sanzo si vide costretto a rinfoderare la pistola ed a mollare la presa, con cautela.
“Bravo.” sorrise. Si girò e, appoggiandosi alle sue spalle, si alzò in punta di piedi per scoccargli un bacio a fior di labbra.
"Cercavi questa, vero?" gli disse quando si staccò, ignorando completamente la faccia scioccata dell'altro e facendo scintillare tra l'indice ed il pollice la Gold Card, estratta dai capelli. "Rubartela è stato un giochetto da bambini."
Sanzo gliela strappò dalle mani con un gesto brusco e se la rimise in tasca, senza dire una parola e continuando a fissarla.
"Ti sei mangiato la lingua, per caso?" sbuffò lei. "Beh, se Sua Signoria non ha bisogno d'altro, io me ne vado."
Gli voltò le spalle ed aprì la porta a metà, lasciando filtrare uno spiraglio di luce gialla all'interno della stanza semibuia.
"Aspetta."
"Sì?" si girò,in attesa.
"Ma sei davvero così stupida da tornare il giorno dopo nello stesso posto? Non è mai successo che qualcuno ti abbia beccato?"
"Mai." rispose lei, riflettendo. "Oggi sono tornata proprio perchè volevo farmi trovare."
"Ma perchè???" ripeté lui.
Lei sospirò, come se stesse spiegando qualcosa di ovvio ad un deficiente.
"Per rivederti, scemo! Possibile che non ci arrivi da solo?" esclamò, lanciandogli un'occhiata scocciata ed allo stesso tempo divertita da sopra la spalla, mentre richiudeva l'uscio dietro di sè.



“Decisamente, non la capisco.”
mormorava Sanzo tra sé e sé.
“Eh? Di cosa parli, Sanzo?”
“Ma guarda, anche il nostro bonzo si lascia irretire dalle donne, adesso?” insinuò il kappa, ghignando.
“Tacete o vi ammazzo. E tu, Hakkai, pensa a guidare.” li minacciò lui.
Mentre continuavano il loro viaggio a bordo della jeep, con cui erano ripartiti dopo avere pagato il conto alla locanda, Sanzo non poteva fare a meno di ripensare a quella irritante ragazza che già da un po’ di tempo sembrava interferire troppo con la sua vita.
Era decisamente bella, ma anche arrogante ed imprevedibile. Quella cascata di capelli fluente e vaporosa che teneva sciolta sulle spalle la faceva somigliare vagamente ad una leonessa, forte ed indipendente; e senza rendersene conto, Sanzo sentiva che, in un certo senso, si assomigliavano davvero. “Vuoi un consiglio, Sanzo?” chiese il kappa ad un tratto, diventando serio.
“No.”
L’altro lo ignorò: “Se incontri una bella donna, divertitici finchè ne hai voglia… ma non te ne innamorare mai.”
“Tzè.” commentò Sanzo, immergendosi nella lettura di un quotidiano.
“Insomma, razza di stupida scimmia, vuoi mollare sì o no il mio pranzo???”
“Stupida scimmia a chi, pervertito di un kappa???”
“Non ci arrivi neanche? Ma allora sei proprio allo stato terminale!”
“STATE ZITTI UNA BUONA VOLTA!!!”
Decisamente, era impossibile riflettere in santa pace, quando era in compagnia di quei due. Con un gesto spazientito frugò nella larga manica dell’abito ufficiale da monaco, ovviamente alla ricerca dell’harisen… che però non comparve.
Al suo posto trovò un biglietto con su scritto:
- Dimenticavo… sai, anche i miei baci costano cari. -
“QUELLA MALEDETTA RAGAZZINA!!!”

FINE PRIMO CAPITOLO

Sanzo: E questo fu il nostro primo incontro con lei… sembrava che avesse un talento speciale per metterci nei guai, ma non c’importava più di tanto, dato che non l’avremmo più rivista… o almeno, così pensavamo allora.
Non perdetevi il prossimo episodio, “Neve insanguinata”!

 
Continua nel capitolo:


 
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