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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Il Signore degli Anelli (The lord of the rings)
Titolo Fanfic: LORD OF THE RINGS: LEGOLAS
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: earwen galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 07/02/2005 16:06:45

earwen è l`unica erede di un regno distrutto dall`ombra di sauron. per questo sarà chiamata a combattere la più disperata delle guerre.
 
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FIGLIA DI IMLADRIS
- Capitolo 1° -

"Nove compagni", annunciò solenne Elrond. "E sia. Voi sarete la Compagnia dell'Anello."
"Grandioso!" esultò Pipino, che non aveva certo perso tempo ad ascoltare di cosa quegli importanti signori stessero parlando: aveva iniziato quel viaggio insieme ai suoi amici, e con i suoi amici l'avrebbe portato a termine, qualunque fosse stata la loro destinazione. "Dov'è che andiamo?"
"Da nessuna parte, senza di me", rispose Eärwen, ed anche lei si inginocchiò al cospetto di Frodo. "Il fuoco sacro di Telperion e Laurelin si è quasi spento, ma il Silmaril che indosso vuole ugualmente prestare servigio al Portatore dell'Anello. Accettami nella Compagnia come tua scudiera, Frodo."
Sul volto dell'Hobbit il sollievo che gli aveva dato sapere che avrebbe viaggiato con amici fidati lasciò il posto ad un forte turbamento.
"E' troppo rischioso, Eärwen!" disse. "Tu hai già fatto tanto, per me. Mi hai condotto incolume fino a Brea, e da sola hai affrontato i Nazgûl fino al Guado del Bruinen per portarmi in salvo qui, a Gran Burrone. Ma temo che Mordor sia troppo, per te."
"Nulla sarà troppo, finché Sauron non verrà sconfitto. Il Fato ha voluto che le nostre strade si incrociassero, ed adesso che mi è stato indicato il mio scopo non posso scegliere una via diversa. Io sono qui per aiutarti, Frodo. Telin le thaed. Sono nata per regolare i conti di Belthil, ed affrontare Sauron è l'unico modo per assolvere al mio compito."

Seduta alle spalle della statua che reggeva i frammenti di Narsil, Eärwen ripensava a quanto aveva detto a Gandalf: lei non era nulla. Era figlia di Uomini cresciuta tra gli Elfi, lontana dalla sua razza. Era regina di una roccaforte distrutta, suddita di un reame caduto nella disgrazia, genita e sorella di morti. Era qualcosa di infinitamente piccolo ed inutile, elevata a salvatrice di Endor per meriti ed abilità che non possedeva, e che non voleva possedere. Ma questo poteva vederlo soltanto lei.
La roccaforte di Amon Caran, i cui pinnacoli fino a vent'anni prima si ergevano maestosi a sud delle terre di Mordor, era stata distrutta e saccheggiata dalle forze di Sauron e dai Corsari di Umbar. Ciò che restava della stirpe di Belthil, la guerriera che aveva combattuto per Nardor nella Guerra dell'Anello, era stato spezzato. Suo padre Fëanor era stato l'ultimo re Nardor, e come re era morto. Solo lei aveva potuto essere messa in salvo. Solo lei aveva raggiunto ancora in fasce le vallate di Imladris.
"Eledhwen", sospirò Legolas, quando l'ebbe raggiunta.
La giovane si voltò a guardarlo.
Legolas Verdefoglia, principe del Reame Boscoso. Soltanto una volta si erano incontrati in passato, e in quello stesso luogo. Ed era da quel giorno che Eärwen non aveva smesso un solo istante di pensare a lui.
"Ho questo nome, a Bosco Atro?" gli chiese.
"A Bosco Atro e in tutti i reami elfici Eärwen di Nardor è detta Eressëa, la Solitaria. Ma nel Reame Boscoso nessuno oltre me conosce Eärwen di Imladris, e per questo nessuno oltre me la chiama Eledhwen, Splendore degli Elfi."
La ragazza sorrise amaramente.
"Non è vero. Io non appartengo agli Elfi, e nemmeno agli Uomini. Non c'è Hobbit, Orco o Nano nel quale io riconosca la mia natura. Cosa sono io, Legolas?"
L'Elfo le portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio per scorgere meglio il suo viso. Era diversa, terribilmente diversa da quando l'aveva vista per la prima volta. Nei suoi occhi brillava una viva luce dorata, e dal suo corpo traspariva il vigore di una creatura nel pieno delle forze. Adesso, invece, quella luce si era indebolita, l'oro splendente di quegli occhi era invecchiato, si era scurito come quello di gioielli antichi e preziosi, e l'energia travolgente che Legolas aveva avvertito quel giorno lontano si era trasformata in uno stanco languore, in un torpore malinconico.
Eärwen lo guardò, e la sua infinita tristezza colpì Legolas al cuore, infliggendogli una ferita dolorosa.
"Qual è la mia via? Dolen i vad o nin."
"Si peliannen i vad na dail lin. Si boe u-dhannathach. Quando il destino è già segnato davanti ai tuoi piedi, non c'è pericolo di fallire. Non sei sola. Aragorn e Gandalf sono con te, io sono con te. Tu ti sei proclamata scudiera della Compagnia, ma in realtà è la Compagnia ad essere la tua scudiera."
"Non credo che servirà. Non riesco più a confidare nella speranza. Credo di non averlo mai fatto."
Legolas le sorrise dolcemente, le prese le mani tra le sue e se le portò alle labbra. Forse aveva ragione Eärwen, forse davvero sarebbe caduto tutto nell'oscurità e nell'oblio. Ma c'era ancora una certezza alla quale appigliarsi: loro. Finché loro sarebbero stati insieme, nulla avrebbe potuto toccarli. Né il dolore, né la morte.
"Ae u-esteliach nad, estelio ammen", sussurrò, e le dischiuse le labbra sulla fronte.


 
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