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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: HARRY POTTER E IL VELO DELLA MORTE
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Spoiler
Autore: fanficsangels galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/01/2005 23:17:36 (ultimo inserimento: 03/02/05)

ipotetico vi libro, con spoiler del v. ``chi è il misterioso ragazzo che vuole uccidere harry? e come può il passato interferire con il presente?``
 
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ALDILÀ DEL CANCELLO
- Capitolo 1° -

Harry Potter
&
Il Velo della Morte

C A P I T O L O 1
Aldilà del Cancello.

Un altro giorno afoso di quell'estate senza fine, sorgeva su Privet Drive tra le case una uguale all'altra. Neanche la brezza leggera che sfiorava le chiome degli alberi dei perfetti giardini inglesi, donava un po' di sollievo da quell'arsura, pur essendo solo l'alba. La strada era deserta e i lampioni ancora accesi, si stavano lentamente spegnendo uno a uno, dando ora spazio alla luce appena accennata dei raggi del sole. Non un anima viva...
Ma nell'oscurità mattutina, un ragazzo scrutava la strada dalla finestra della sua piccola camera spoglia. Gli occhi verdi fissi nel nulla davano al viso un'insolita inespressività, mentre teneva tra le dita sottili una piuma fresca d'inchiostro che si faceva dondolare ritmicamente davanti al naso. Nulla... Aveva la mente completamente vuota... Le occhiaia stavano scavando sempre più il viso del giovane, sommandosi una all'altra, segno delle innumerevoli notti insonni passate ad aspettare l'alba, filtrare nella stanza col gioioso danzare dei raggi solari che penetravano dalle imposte rotte, come un allegro invito al risveglio. Scrollò la testa come per destarsi dal torpore che gli fissava lo sguardo nel vuoto e gli arruffati capelli neri gli scesero sugli occhi, ottenebrandogli lo sguardo. Sollevò una mano e se li riassestò alla meglio con un colpo scocciato, scoprendo una cicatrice a forma di saetta. Lentamente scese sulla fronte con le dita, che cercavano frementi la ferita.
Niente... La cicatrice non gli diede alcun fastidio e non avvertì né bruciore né dolore. Era ormai tutta l'estate che andava avanti così...
Con uno scatto furioso accartocciò la pergamena che aveva davanti a sé e se la buttò alle spalle con noncuranza. Ai suoi piedi, giacevano diverse palle di carta simili. Era da quando aveva lasciato Hogwarts, che non aveva più notizie dai suoi amici, né tanto meno dall'Ordine... Eppure nessuno era venuto a controllare come stava. Neanche l'avvertimento di Moody alla stazione, pur avendo lasciato i Dursley piuttosto sconvolti, aveva dato il permesso a Harry di usare il telefono per chiamare Hermione e Ron. Nascosto sulla scala, aveva sentito un paio di volte lo zio riattaccare in malo modo l'apparecchio, sbraitando che avevano sbagliato numero e Harry Potter non abitava lì. Come l'anno precedente nessuna notizia del telegiornale lasciava trasparire la presenza di magia dietro insoliti avvenimenti babbani. Inoltre, cosa che Harry non si riusciva a spiegare, non gli era più arrivato un solo numero della Gazzetta del Profeta.
Improvvisamente un fruscio d'ali, attirò l'attenzione del giovane. Il ragazzo aprì cautamente la finestra, cercando di fare meno rumore possibile. Si trovò davanti un gufo di un marrone acceso, che stringeva nel becco una busta sulla quale era scritto a chiare lettere il suo nome e indirizzo. L'afferrò aspettandosi che l'animale sparisse dalla sua vista con un battito d'ali, ma stranamente il gufo rimase immobile a fissarlo con i grandi occhi gialli.
Lesse distrattamente la provenienza sul davanti... Ministero della Magia. Il suo cuore mancò un battito, mentre deglutiva rumorosamente. Cosa aveva fatto questa volta? Era da quando si trovava a Privet Drive che non usava più la sua bacchetta, pur tenendosela sempre in tasca per precauzione.

Caro signor Potter,
Ai fini del Decreto per il Divieto alla Circolazione di Gufi da Posta, indetto recentemente alla luce degli avvenimenti di aggressione dei suddetti in territorio Magico e Babbano, è tenuto a consegnare la sua civetta Edvige al Ministero della Magia. L'animale sarà scortato dal gufo che le ha consegnato la lettera al Ministero, dove soggiornerà fino alla data di apertura di Hogwarts. Potrà trovarla nella gufiera della scuola il primo settembre.
Distinti saluti
Remus Lupin
Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche
Ministero della Magia


Harry rilesse la firma che compariva alla fine della lettera. Remus Lupin... Non c'erano dubbi! Era proprio la sua calligrafia accurata e precisa. Mille domande si affacciarono alla mente del ragazzo. Lupin lavorava al Ministero della Magia? Decreto per il Divieto alla Circolazione di Gufi da Posta? In cosa consistevano le aggressioni a cui la lettera faceva riferimento? Provò un'istintiva vampata di rabbia salirgli al petto per poi affannargli il respiro, pronta ad esplodere. Nessuno gli aveva detto niente dall'inizio dell'estate e, dall'oggi al domani, ecco giungergli un ordine di confisca firmato da Lupin! Si rammaricò di non riuscire a provare piacere per l'amico, che finalmente dopo anni di privazioni aveva trovato lavoro, ma era più forte di lui. L'unica possibilità di contatto col suo mondo gli veniva ora strappata dalle mani, senza una minima spiegazione. Edvige era inoltre l'unica sua vera amica durante le lunghe e detestabili estati a Privet Drive, e avrebbe dovuta consegnarla a degli sconosciuti fino alla riapertura delle scuole.
Lentamente si diresse verso la gabbia e aprì lo sportello con delicatezza. Guardò tristemente la civetta che emetteva gridolini eccitati, convinta che fosse l'ora della sua passeggiata notturna. Edvige gli si appollaiò sul polso, scrutandolo curiosa attraverso i grandi occhi d'ambra. Harry le posò un bacio appena accennato sulla testa, per poi farla adagiare sul davanzale al fianco dell'altro gufo. Chiuse la finestra con uno scatto e si voltò per non vederla volare via, mentre l'ombra di una lacrima si affacciava sul suo viso giovane, senza però sfiorargli la guancia.

Si dondolava lentamente sull'altalena, con lo sguardo fisso nel vuoto. Ormai era tardi, ma non gli importava cosa avrebbero detto i Dursley del suo ritardo o come lo avrebbero punito. Per Magnolia Road non passava nessuno... Le famiglie probabilmente erano già riunite attorno alla tavola. I ragazzi, tornati a casa dopo un'afosa giornata passata a infangarsi e correre, si sedevano a tavola dopo la doccia, con i capelli ancora fradici, assaporando i manicaretti preparati dalle mani amorevoli della madre, mentre quest'ultima li ammoniva per qualche ignota ragione. Aveva sempre sognato di vivere una scenetta simile, rimettendo piede in casa. Aveva sempre desiderato una quotidianità normale, che non somigliasse al suo inferno quotidiano... Normale... Gli suonava strana quella parola. Da sei anni a quella parte si era rassegnato al fatto che nella sua vita, nella sua stessa esistenza, non c'era niente di normale.
Le case si affacciavano, tutte uguali, sulla strada polverosa, esibendo giardini impeccabili. Era cresciuto in quel posto, in quella devastante normalità, in quell'ipocrisia... Ma il suo mondo era un altro: la sua casa era un'altra. Da quando frequentava la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, viveva il suo breve soggiorno a Privet Drive con la gioia, in fondo al cuore, di avere un posto dove tornare, dov'era accettato per quello che era, dove c'erano persone che gli volevano un bene sincero. In quell'estate, però, l'avevano accompagnato solo incubi e rimorsi. Nelle sue solitarie giornate l'unica cosa che lo accompagnava era l'immagine di Sirius che veniva sbalzato all'indietro, colpito in pieno petto da un lampo rosso, e scompariva dietro quelle tende spettrali. Come un disco rotto, continuava a sentire le sue urla, la sua stessa voce, chiamarlo... E lui non rispondeva... Ormai pensava che la vita gli avesse negato fin troppe cose... Ma evidentemente si sbagliava... Poteva togliergli ancora qualcuno: la cosa lo faceva impazzire! Perché chiunque volesse proteggerlo moriva?! Perché le persone che amava di più facevano tutte la stessa fine? Chi erano Voldemort e i suoi seguaci per decidere chi aveva il diritto di vivere e chi no?! E perché lui era così debole?! Perché non riusciva mai a salvare le persone a cui teneva? Si sentì inondare da una rabbia incontenibile... Tremava, stringeva i pugni, affondando le unghie nel palmo della mano fin quasi a farsi male. Si morse un labbro mentre sentiva gli occhi arrossarsi. Non poteva... Non doveva piangere!
-AHAHAHHAHAHHAH!-
Qualcosa lo risvegliò dai suoi pensieri. Conosceva fin troppo quella risata, molto più simile al grugnito di un maiale. Si voltò, felice di avere un motivo di distrazione. Ed eccolo lì Dudley: sempre più grosso e sempre più stupido! Lui e la sua banda di bulletti. Stavano ridendo, e questo sicuramente non indicava niente di buono. Si alzò di scatto, avvicinandosi per vedere cosa stessero facendo. L'altalena dondolò lentamente ancora un po', scricchiolando. Harry vide l'oggetto del loro divertimento... Dalla stazza sembrava poco più di un bambino. Era piegato su se stesso, mentre si copriva con le mani affusolate. Una manciata di capelli ramati gli incorniciavano il viso spaurito, disordinati e corti. Presi com'erano dal picchiare quel piccoletto, non si accorsero della presenza del ragazzo che continuava a fissare la scena.
-Allora marmocchio, ti rimangi quello che hai detto?!-
-Dai suonagliele Big D!- urlò di sottofondo una voce acuta.
-Chiedimi scusa brutto rifiuto umano!!!- un altro coro di ovazioni si levò dopo le parole del "piccolo Dursley".
Con una forza insospettabile il ragazzino si raddrizzò, rivelando il volto sfigurato dai loro colpi. Un occhio era incorniciato da un colore violaceo, mentre un rivolo di sangue gli scendeva lungo il labbro inferiore. Inaspettatamente un sorriso beffardo gli comparve sul volto martoriato:
-Dudley... Hai ragione: mi rimangio quello che ho detto...- a quelle parole, pronunciate con una calma disarmante, malgrado la situazione, Dudley sembrò calmarsi, mentre un'espressione trionfante già gli si dipingeva sul volto: -Non sei solo grasso e stupido, ma picchi anche come una checca!-
Ci volle qualche secondo prima che il gruppetto capisse l'ennesimo affronto, presi com'erano a pregustarsi il trionfo. Accadde tutto in un attimo.
Il ragazzino abbassò il volto, pronto a ricevere una nuova scarica di pugni, ma non arrivò alcun colpo.
-Cosa ci fai tu qui?! Levati di mezzo!- disse con disprezzo Dudley, con una sfumatura di timore nella voce.
L'undicenne che era stato preso di mira fino a quel momento, alzò lo sguardo sorpreso, trovandosi davanti la figura slanciata di un ragazzo dai disordinati capelli neri. La sua stazza minuta era sottolineata dagli abiti smessi e rattoppati, troppo grandi per lui. Era evidente la superiorità numerica e fisica della combriccola di Dudley.
-Passeggiavo, cugino...- disse sottolineando il grado di parentela, ben sapendo che l'avrebbe mandato in bestia. Harry notò che Dudley aveva stretto maggiormente il bastone che teneva in mano, parte integrante della divisa scolastica.
-No no! Non ti conviene farlo, sai? I miei amici non sarebbero felici di sapere che mi hai picchiato, non pensi Didino Piccino?!-
Il ragazzo si sentì avvampare: -AHAHAHA! Ci mancava solo un pazzo che crede di essere mio cugino...- disse impacciato, con un eccesso d'ilarità che non sfuggi ai compagni.
Piers Polkiss, che si ricordava dell'esistenza di quel cugino inquietante che all'undicesimo compleanno di Dudley era andato allo zoo con loro, affermò: -Dudley! Ma questo non è il tuo cugino che frequenta il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Giovani Criminali Irrecuperabili? Ma si, quello che sta via tutto l'anno e torna solo l'estate!-
-Ma ti starai sbagliando...- affermò con un sorriso tirato Dudley, mentre cominciava a sudare freddo.
-No! Ne sono sicuro! E' quel tappetto che ha fatto uscire il serpente dal recinto, che per poco non ti ammazza!- esclamò convinto. A sentire quella "prodezza" gli altri arretrarono, guardando il moretto impauriti.
Sul viso di Harry comparve un ghigno compiaciuto, felice che quel nasone di Piers si ricordasse ancora della loro "gita". Si stava sforzando di non ridere di fronte alla reazione di Big D, che non sapeva più che dire. La sua faccia, gonfia e rossa come un palloncino, sembrava dovesse esplodere da un momento all'altro. Preso da un attacco d'ira diede uno spintone a Harry, che indietreggiò di qualche passo.
-Eh no Didino! Mi costringi a farti la bibi!- affermò, indicando la tasca dei jeans dove, come il cugino sapeva, lui custodiva sempre la sua bacchetta.
-Guarda che lo so che non la puoi usare quella roba con me...- disse agitato.
Gli altri commentavano la scena incuriositi e un po' intimoriti dalla comparsa inquietante del cugino segreto dell'amico.
-E allora picchiami, così potrai scoprire da solo cosa posso fare!- fece con aria di sfida, puntando gli occhi verde smeraldo nelle due fessure da porcino.
-I... Io non picchio i matti! M... Mi fai pena! E... e... Con te Mark Evans faremo i conti quando il tuo amico matto non sarà più qui a salvarti!- con quell'uscita di scena, decisamente poco elegante, il gruppetto si allontanò.
Harry, felice di aver fatto perdere la faccia al bulletto, si girò guardando il ragazzo del quale aveva scoperto il nome, mostrando un sorriso spontaneo. Mark notò la cicatrice sulla fronte del ragazzo, abilmente celata da una frangetta disordinata. Lo guardò con disgusto, senza distogliere gli occhi dallo sfregio:
-Ti credi tanto in gamba? Me la cavavo benissimo da solo! Fatti passare questa sindrome dell'eroe!- e spiccando una corsa, scomparve dietro l'angolo.
Harry lo guardò allontanarsi, colpito da quella reazione. Fece spallucce e si incamminò verso "casa".

*

Il sole era sorto da qualche ora su *Hertford. Illuminava i tetti e i mattoni delle villette a schiera, caratterizzate da tipici giardini inglesi, di un colore verde accesso. La città, ancora assopita, si preparava ad affrontare una nuova giornata. Le vie erano ancora semideserte, eccezion fatta per qualche gatto che si aggirava nei vicoli bui, fra cartoni e bidoni di latta.
Hermione socchiuse gli occhi. Aveva ancora sonno, ma detestava alzarsi tardi e perdere tempo prezioso, dormendo più del dovuto. Si decise a spalancare gli occhi color nocciola e venne investita dalla luce del sole che entrava attraverso la finestra aperta. Anche quel giorno faceva un caldo torrido e le sue lenzuola giacevano disordinate in fondo al letto. Si alzò svogliatamente, infilando i piedini nudi in un paio di ciabatte di qualche numero più grande. Trascinò i piedi fino all'uscita della graziosa cameretta, per poi, con un ultimo sforzo, scendere le scale che la separavano dalla cucina.
Appena mise piede nel locale venne investita da un odore di ciambelle appena sfornate. Guardò divertita la madre che le appoggiava sul tavolo perfettamente apparecchiato, ammirando con un'aria compiaciuta la sua nuova mania culinaria... Era tutta l'estate che andavano avanti a ciambelle! Ovviamente né lei né il padre osavano contraddire la donna, che era tutta entusiasta dei suoi manicaretti. Si lasciò cadere su una sedia, mentre cercava di riavviarsi i capelli gonfi e crespi, avendo notato con orrore il suo riflesso nella credenza, di fronte al suo posto.
-Mamma! Per la fine di luglio potremmo andare a Little Whinging? E' il compleanno di Harry, ma non riesco a mettermi in contatto con lui via gufo! Pleaseeee!- concluse con aria di supplica, con gli occhi da cucciolo bastonato.
La madre emise una breve risata e le rispose, guardandola maliziosa: -Devi volergli un gran bene a questo Harry...-
Hermione abbassò lo sguardo per nascondere le guance che si erano tinte di rosso e borbottò: -N-no! Siamo solo amici!-
-Che ne dici, caro? Facciamo contenta la nostra streghetta? Se lo merita, con tutti i bei voti che prende a scuola!-
Il padre sembrava non aver udito le parole della donna e, come era solito fare la mattina, continuò a leggere il giornale. Aveva la faccia scura e concentrata.
-Ci sono cattive notizie caro?- chiese la donna, notando l'espressione del marito. Il marito annuì silenziosamente, borbottando qualcosa sulla crudeltà di certe persone. Hermione addentò svogliata una ciambella, pensando a un modo per far passare la mania alla madre.
-Cosa è successo sta volta?!- chiese Hermione esasperata.
Suo padre era bravissimo a fare ramanzine e discorsi altamente filosofici sui valori e sulla giustizia umana, e lei era piuttosto scocciata dal fatto che in quel modo, avevano cambiato discorso.
-Hanno aggredito un ragazzino a Little Whinging... l'hanno trovato in un parco in fin di vita! Cose da matti! Un aggressione armata in un centro abitato per giunta!-
Little Whinging... ragazzino... parco... in fin di vita... quelle parole furono come una secchiata di acqua gelida per la ragazza, che scattò in piedi strappando il giornale dalle mani del padre.
-Da qua!-
-Mah?! Ma Hermione...?!-
Ormai la giovane era troppo concentrata sulla lettura del quotidiano per sentire i rimproveri del padre.

Little Whinging, delitto in Magnolia Road
Siamo soli nell'universo?!
Aggressione nel parco... Misteriose le circostanze.

-Little Whinging- Ieri, nel parco di Magnolia Road, è avvenuto un fatto che gli inquirenti non sono riusciti a spiegarsi. La Signorina Figg, residente in Privet Drive, uscita alle 23.00 per fare una passeggiata al chiaro di luna, è stata attirata da un tonfo. Correndo nella direzione del rumore ha trovato un ragazzo, steso per terra, in fin di vita, a fianco di un albero abbattuto. "Il ragazzo giaceva a terra svenuto! Sono inorridita notando che era il mio vicino di casa: un caro ragazzo!" Quello che ha spiazzato la donna è stato il trovare l'albero completamente appassito, "come se gli fosse stata strappata la vita" afferma sconvolta l'anziana signora.
Il ragazzino, Harry Potter 16 anni, al momento si trova all'ospedale di Little Whinging e sta combattendo per rimanere in vita. Gli zii e il cugino, unici parenti rimasti al poveretto, sono distrutti: "E' sempre stato un ragazzo con molti problemi... Poverino... Ha perso i genitori quando era ancora in fasce in un terribile incidente stradale... Noi l'abbiamo cresciuto come un figlio: gli volevamo bene!" afferma Petunia Dursley, scossa dai singhiozzi. Il signor Dursley aggiunge sorreggendo la moglie: "Era un ribelle e abbiamo fatto fatica a insegnarli una buona educazione! Sapevamo che in molti ce l'avevano con lui, ma l'abbiamo sempre protetto e mai ci saremmo sognati di doverlo perdere così." Il cugino, molto affezionato a Harry, lancia un ultimo disperato appello al capezzale del giovane: "Se mi senti Harry: ti prego torna da noi!!!"
Una famiglia distrutta senza un motivo... Cosa ha spinto il misterioso aggressore a colpire il giovane? Ma soprattutto chi, o cosa, lo ha ridotto in quello stato?!
I medici non riescono a spiegare quale sia l'arma che l'ha conciato in quel modo. Infatti Harry riporta ferite gravi sul braccio e sul fianco sinistro, simili a bruciature. A causa di qualche strana infezione ci sono sfumature tendenti al verde su entrambe le escoriazioni, altro fenomeno strano. Il ragazzo è stato sottoposto a vari esami, ma nessuno di questi è riuscito a spiegare cosa gli sia capitato. I competenti non riescono a capacitarsi di come due ematomi, seppure di grave entità, abbiano potuto provocare disfunzioni a livello cardiaco e respiratorio. Il caporeparto esclama: "Se non sappiamo da cosa è stato colpito, abbiamo le mani legate!"
La sorte di Harry Potter sembra segnata.
Ci siamo abituati a non credere ai fenomeni paranormali, alla magia, agli alieni... Ma siamo certi di essere soli nell'universo?! Qualsiasi cosa abbia colpito il ragazzo non aveva niente di umano... E il resto è mistero!

a p. 7 nuovi approfondimenti.

Rita Skeeter


Hermione ebbe un sussulto nel leggere l'autrice dell'articolo. Cosa ci faceva lei a scrivere per un giornale babbano?! Cosa aveva in mente? Ma soprattutto cos'erano quelle evidenti allusioni al mondo magico? La sua parte razionale fu subito sopraffatta nel ricordare chi era la vittima... Com'era possibile che Harry stesse morendo?! Era sicuramente uno scherzo...
-Tesoro, posso finire di leggere l'articolo?!- chiese il padre leggermente indispettito.
La ragazza non si muoveva. Le mani si strinsero attorno al giornale e venne presa da tremiti in tutto il corpo. La madre le posò amorevole una mano sulla spalla: -Qualcosa non va piccola?-
Quando Hermione si girò verso di lei, i suoi occhi erano pieni di lacrime: -Harry...- sussurrò, trattenendo un singhiozzo, per poi abbracciare la madre, lasciando cadere a terra il giornale.

*

Dove si trovava? Cos'era successo? Non ricordava niente... Sbatté le palpebre più volte per abituarsi alla luce e a quel bianco accecante che lo circondava. In quel posto il terreno era soffice... Soffice come le nuvole. Ridusse gli occhi a due fessure per riuscire a vedere cos'era quel riflesso dorato davanti a lui... Continuava a camminare come in trance, come se fossero le sue gambe a decidere dove portarlo. Si avvicinava sempre di più... Iniziò a correre, curioso di scoprire, curioso di vedere. Quando fu abbastanza vicino, si fermò di colpo. Davanti a lui si estendeva un cancello dorato, offuscato da una fitta coltre di nebbia. Sembrava non avere fine, né entrata... Si avvicinò silenziosamente, appoggiando una mano alle sbarre... Come per incanto la nebbia scomparve, rivelando le splendide finiture della cancellata che si estendeva all'infinito.
-C'è nessuno?-
La sua voce risuonò non trovando risposta, come un eco lontano. Dall'altra parte del cancello sembrava non esserci nessuno... Si aggrappò alle sbarre, guardando verso il basso, cercando di ricordare cosa gli era successo. Quando rialzò gli occhi, un giovane ricambiava il suo sguardo con un paio di penetranti occhi grigi, aldilà della cancellata. Quando era arrivato? Aveva distolto lo sguardo solo un paio di secondi...
-Ciao Harry!-
Le labbra sorridenti si erano dischiuse per parlare, rivelando una voce quasi adulta e cordiale. Come conosceva il suo nome? Si decise a guardarlo più attentamente. I capelli scuri gli incorniciavano il viso dolce, ricadendo leggermente mossi e a caschetto. Harry spalancò la bocca in una sorta di urlo silenzioso: non credeva ai suoi occhi!
-C... Cedric!!!- si decise a dire, con la voce rauca.
-Ti ricordi ancora di me! Mi fa piacere vederti, ti sei fatto grande!-
Harry non riuscì a rispondere, mentre gli occhi si offuscarono di lacrime.
-P... Perdonami! E' tutta colpa mia!!! Io n... non... non volevo! Se non ti avessi detto di prendere la coppa con me... T... tu... ora...-
Cedric Diggory fece passare una mano affusolata e pallida aldilà della cancellata, incontrando la spalla di Harry. Il ragazzo lo guardò impotente.
-Non è colpa tua Harry. Doveva succedere e non sei stato tu a farlo accadere: sei veramente una bella persona Harry Potter!- il suo viso serio si distese in un sorriso.
Harry desiderò con tutto se stesso di oltrepassare quella cancellata... Come d'incantò apparve dal nulla una piccola apertura. Ci passava una persona soltanto: sembrava fatta su misura per il moretto. La guardò per un attimo sbalordito... Mosse qualche passo incerto in quella direzione, ma la voce di Cedric lo frenò.
-Attento! Se oltrepassi il cancello non potrai più tornare da quella parte... Mai più. Pensaci bene, tu che puoi scegliere!- aggiunse tristemente.
Il ragazzo lo guardò un attimo indeciso. Chiuse gli occhi un attimo... Cosa aveva nella vita? Cosa aveva che gli impedisse di morire? Si convinse a fare un ultimo decisivo passo... Niente più sofferenze... niente più dolorose perdite da sopportare... niente più Voldemort!
Ma il suo piede non oltrepassò il cancello. Una mano si era stretta salda al suo braccio... Una presa sicura che non lo lasciava muovere. Cedric, la cancellata e tutto quel bagliore scomparvero... Nella sua mente si avvicendarono delle immagini veloci... Un tronco che cadeva a terra senza vita... Una luce verde... Un viso infantile incappucciato... Lui che correva per Magnolia Road...
Rinvenne senza fiato... Si girò per vedere chi lo avesse trattenuto, mentre l'apertura alle sue spalle si richiudeva cigolando.
-Sirius!-
Il padrino lo guardava amorevolmente con gli occhi blu e lucenti. Le sopracciglia corrucciate, gli davano un'aria severa, tradita dal sorriso appena accennato che compariva sulle sue labbra. Il viso sciupato rivolto nella sua direzione, contornato dai lunghi capelli disordinati del colore dell'ebano.
-Cosa avevi intenzione di fare?!- chiese con voce severa, quasi di rimprovero.
Harry, senza rispondere, buttò le braccia attorno al collo dell'uomo, stringendosi a lui più forte che poteva, per paura che, silenzioso com'era arrivato, sparisse. Sirius ricambiò impacciato l'abbraccio, accarezzandogli leggermente i capelli.

-SIRIUS!-
Due paia di braccia gli circondarono il collo soffocandolo, mentre il viso gli si inumidiva di lacrime non sue. Una gran massa di capelli castani gli solleticavano la punta del naso, mentre una cascata di capelli rosso fuoco gli pizzicavano il collo. Ci mise un po' per orientarsi e capire dove si trovava... Era vivo... Cercò di ricambiare il caloroso abbraccio, ma sentì una dolorosa fitta al braccio e al fianco sinistro che non riuscì a muovere. Soffocò un gemito, socchiudendo gli occhi. Hermione si staccò all'istante con gli occhi ancora umidi e arrossati.
-S... scusa Harry!- disse fra i singhiozzi.
Ron non si decideva a staccarsi dall'amico. Le mani poderose di Mamma Weasley lo strapparono dal collo del convalescente, mentre lo ricopriva con una miriade di rimproveri. Harry rise, ma sentì un'altra dolorosa fitta... Si coricò lentamente, guardando gli astanti sorpreso... L'intero Ordine era lì davanti a lui... L'occhio di vetro di Moody sembrava volesse scrutargli le interiora, mentre una sorridente Tonks sfoggiava una montagna di capelli azzurri. Lupin lo guardava teneramente con gli occhi lucidi e le occhiaia più profonde del solito.
Una schiera di teste rosse attorniava il letto. Ginny piangeva a dirotto, aggrappata al fratello maggiore Bill. Papà Weasley cercava di calmare la moglie. Ron, il suo migliore amico, lo guardava con gli occhi sgranati, come se non credesse a ciò che vedeva. Quel silenzio imbarazzante fu rotto dallo schiamazzare confuso di due voci famigliari. Fred e George irruppero nella camera d'ospedale, ridendo a crepapelle.
-AHAHAHHAH! Allock è ancora più flippato di quando era ad Hogwarts!-
-Già! Vuoi un mio autografo??- George si calò nella perfetta imitazione dell'ex-professore di difesa contro le arti oscure.
Tutti gli occupanti della stanza si erano girati nella loro direzione. In quella fila di occhi i due gemelli riconobbero quelli verde smeraldo di Harry.
-Perbacco! Ci eravamo preparati un "bentornato" coi fiocchi!-
-E' vero Harry! Potevi aspettare altri due secondi per tornare dal regno dei morti!!!-
La madre fulminò Fred, che incurante si era buttato letteralmente su Harry, seguito a ruota dal gemello. Ad uno schiocco di dita di George, la camera si riempì di fischi di petardi e di fuochi d'artificio, mentre Harry veniva sommerso da una fitta pioggia di coriandoli multicolore. I due gemelli tirarono fuori dalle tasche una cascata di leccornie di ogni genere e tipo, che riversarono sul letto, che per poco non si piegò in due sotto il peso dei regali. Il ragazzo non riuscì a non ridere malgrado il dolore che gli provocava al fianco. Chissà quanto gli sarebbero mancati i gemelli Weasley quell'anno a Hogwarts.
Ci volle un bel po' per svuotare e ripulire la stanza dal passaggio dei due terremoti, che erano stati costretti dalla madre a fare pulizia. Vennero trascinati fuori dalla camera da quest'ultima, aiutata dal marito che, sottovoce, si complimentava con i figli per lo spettacolo.
Hermione e Ginny si erano sedute ai piedi del letto, mentre Ron continuava a fissare l'amico senza parlare.
-Io torno tra poco Harry... chissà quante cose avrete da dirvi tu e i tuoi amici!- concluse Lupin con un sorriso stanco. Tonks lo seguì lanciando un ultimo sorriso radioso in direzione del malato: -In gamba Harry!-
Moody lo guardò con fare circospetto sussurrando prima di uscire: -Occhio alle spalle ragazzino!-

Hermione aspettò che fosse uscito anche Bill e cominciò a parlare. Evidentemente si era trattenuta fino a quel momento e conoscendola aveva fatto parecchia fatica. Harry si preparò al fiume di parole che gli avrebbe riversato addosso.
-Quando ho letto l'articolo sul giornale per poco non mi veniva un infarto! Cosa ti è successo? Chi è stato?-
Ginny la guardò ammonendola: -Non è meglio che non affrontiamo il discorso per ora?! Harry sarà già abbastanza scosso!-
-Impossibile! Ne va anche della sua salute... finché non è lui a dire cosa è successo realmente, anche i guaritori non possono curarlo in nessun modo!-
-Ma è già un passo avanti che abbia ripreso conoscenza, no?!- protestò Ginny, accalorandosi.
Harry cominciava ad irritarsi. Stavano beccandosi a vicenda tra di loro, discutendo su cosa fosse o non fosse meglio per lui, ignorandolo completamente pur avendolo a un palmo di naso. E Ron continuava a fissarlo con faccia ebete senza dire nulla. Lo metteva a disagio guardare nella sua direzione e quindi si girò dall'altra parte, cogliendo con sommo disgusto le ultime parole di Hermione.
-Se non fosse stato per la pozione di Piton a quest'ora sarebbe già morto!-
Quelle ultime parole riecheggiarono nella mente di Harry e furono come una scarica elettrica per lui... Piton gli aveva salvato la vita! Quell'odioso essere strisciante e mellifluo... Si rifiutava!
-PIANTATELA! E' stato Sirius a salvarmi!-
Nel trambusto del suo risveglio si era completamente dimenticato del sogno e delle mille domande che gli frullavano nella testa... Era sicuro che non fosse solo un sogno, una sua fantasia... Quello doveva essere una specie di luogo dove transitavano le anime che non erano né vive né morte. E quel cancello rappresentava la porta dell'aldilà... Sirius gli aveva impedito di oltrepassarla... di conseguenza neanche lui l'aveva varcata! Era merito suo se adesso era di nuovo assieme ai suoi amici!
I tre lo osservarono stupiti (l'espressione di Ron, in pratica, non era cambiata di una virgola). Hermione abbassò lo sguardo dicendo, con enorme fatica: -S... Sirius è morto! Ormai devi fartene una ragione!-
-NO! L'ho visto! Era vivo quanto me!!! Era da questa parte del cancello, mentre Cedric era di là! E mi ha preso il braccio quando avevo deciso di morire! E poi ho visto la luce verde, l'albero e il ragazzo incappucciato che mi ha colpito! E mi sono risvegliato grazie a Sirius! Non era un sogno! Era la realtà! Sono sicuro che lui si è risvegliato da qualche altra parte!!!- urlò tirandosi a sedere, cercando d'ignorare le mille lame che gli trafiggevano il costato.
Quella che doveva essere una spiegazione, confuse ancora di più i tre amici.
-Calmati Harry! Se la metti giù così, più che la verità, sembrano le farneticazioni di un pazzo! Fai un respiro profondo e spiegaci tutto dall'inizio...- disse Ginny, cercando di controllarsi a sua volta e facendogli notare quale era il pensiero comune dopo le sue parole.
Dopo essersi calmato, Harry descrisse per filo e per segno quello che aveva visto in quel posto strano. Ron non aveva cambiato espressione e come in trance continuava a fissare incredulo l'amico. Ginny lo guardava perplessa, non sapendo se credergli o meno, mentre Hermione soppesava le parole dell'amico nella sua mente con fare meditabondo e fu proprio lei la prima a parlare.
-In molti scienziati hanno cercato di scoprire, il significato dei sogni, soprattutto quelli raccontati da persone appena uscite dal coma... potresti avere ragione... ma se fosse solo un sogno o peggio ancora un'altra trappola di Voldemort? E comunque sia non sei nelle condizioni adatte per andarlo a cercare! Penso che la soluzione migliore sia quella di parlarne a Silente...-
Silente... Harry sentì il cuore salirgli in gola, ravvelocitando il suo normale battito. Subito gli tornò in mente l'ultimo loro colloquio nel suo ufficio. Aveva appreso il contenuto della profezia fino in fondo, ma era tutta l'estate che cercava di non pensarci per paura che Voldemort potesse leggergli nel pensiero... o più semplicemente perché era lui stesso ad avere paura... neanche i suoi amici sapevano niente di quello che si erano detti, ma lui se lo ricordava fin troppo bene... l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... Ricordava con estrema precisione le parole della sua condanna... Le parole che l'avevano reso consapevole partecipe del suo stesso destino, al quale era stato affidato dalla sorte o forse da Voldemort in persona, quando era ancora in fasce. Chinò il capo, oppresso da quel fardello insopportabile e dai suoi stessi pensieri. Doveva scegliere... essere vittima o assassino!
Avvertì il tocco lieve di una mano amica, sfiorargli la spalla e sollevò la testa, ridestatosi da quel vortice di emozioni. Hermione, che si era alzata in piedi cominciando a girare irrequieta per la stanza, si era fermata di colpo ad osservarlo. Alzò poi gli occhi su Ginny che lo guardava apprensiva al suo fianco, con la mano ancora appoggiata alla sua spalla. Ron non si era spostato di un millimetro, ma finalmente aveva cambiato espressione da sorpresa a pensierosa e, perso nel suo mondo, guardava fisso un punto imprecisato della stanza.
-Tutto bene, Harry? Forse è il caso che ti riposi... hai avuto già abbastanza emozioni per oggi!- disse Ginny con fare materno.
-N...no! Sto bene... ci sono ancora tante cose che voglio sapere!-
-E ci sarà tempo e luogo per saperle... ma non ora!-
Lupin rientrò in quello stesso momento nella camera. Aveva cercato di riposare dieci minuti, ma era stato subito ridestato dalle urla provenienti dalla camera d'ospedale.

-E' il caso che voi tre usciate... io e Harry dobbiamo parlare da uomo a uomo...-
Harry si sarebbe aspettato rumorose proteste da parte dei suoi amici, ma nessuno dei tre aprì bocca. Uscirono in silenzio chiudendosi la porta alle spalle. Il ragazzo si appoggiò nuovamente ai numerosi cuscini che gli avevano posizionato dietro la schiena, non riuscendo più a sorreggere il suo stesso peso. Ciononostante, non avvertiva minimamente stanchezza.
-Per quanto ho dormito?-
-Una settimana.-
-E i Dursley?-
-Tutto a posto... sanno che sei qui. Ti siamo venuti a prendere di nascosto all'ospedale Babbano, ma li abbiamo avvertiti.-
-Che giorno è oggi?-
-E' il 31 di luglio... buffo risvegliarsi dal coma il giorno del proprio compleanno, vero?-
Remus gli rivolse un sorriso cordiale, mentre Harry annuiva sommessamente. Poteva catalogare il suo sedicesimo compleanno come il peggiore della sua vita, il che era dire tutto! Evidentemente non aveva ancora imparato che quando le cose vanno male possono sempre andare peggio.
Tenne lo sguardo basso, cercando di non guardare in faccia l'uomo che gli sedeva accanto, perché non potesse leggere nei suoi occhi il profondo risentimento che provava nei suoi confronti. Era lo stesso risentimento che infondo provava per tutti gli altri. Si sentiva un verme a sentire quella frustante sensazione di abbandono, nonostante tutto quello che avevano fatto per lui, ma non poteva farne a meno. Solo... smarrito... incompreso... era così che si sentiva. Del resto, come gli aveva ricordato Silente prima dell'inizio delle vacanze, era umano... per quanto volesse nasconderlo e non esserlo.
-Se hai finito con le tue domande, posso iniziare con le mie...- aggiunse Lupin pacatamente, ben sapendo che non era così.
-Non ho potuto fare a meno di ascoltare i vostri discorsi... del resto era un po' impossibile non sentirli, visto che avete urlato per la maggior parte del tempo!-
Harry arrossì lievemente a quelle parole, vergognandosi del suo stesso comportamento... da un anno a questa parte non riusciva più a tenere a freno le emozioni che provava, come aveva fatto in precedenza.
-... e così hai sognato Sirius...-
-Non era semplicemente un sogno! Era qualcosa di diverso... tipo quando sognavo di percorrere il corridoio dell'Ufficio Misteri... solo che era molto più... più reale, ecco!- cercò di mantenere la calma, mentre ripeteva le stesse parole per l'ennesima volta.
-Alla luce dei fatti, non ti posso credere ciecamente, anche se vorrei tanto!-
-Ma lei DEVE almeno provare a cercarlo!-
-Non mi è permesso, Harry! E immagino che tu possa capire il perché...-
-Ah, sì?! E così una stupida carica di lavoro e più importante di uno dei suoi migliori amici?!-
Lupin strinse i pugni sulle ginocchia, trattenendo il respiro e subito Harry si accorse della cattiveria che gli era appena sfuggita. Sapeva quanto l'uomo avesse aspettato un incarico, ma soprattutto, nella Stamberga Strillante al terzo anno, aveva avuto ampia prova di quanto per Remus Lupin gli amici contassero più di qualsiasi incarico, anche più della sua stessa vita. Si era nuovamente trovato seduto, senza accorgersene. Subito si morse la lingua e abbassando lo sguardo, aggiunse: -... m... mi scusi...-
-Non importa... Sirius manca a tutti, ma non possiamo permetterci sciocchezze, soprattutto in questo delicato periodo... Purtroppo la Seconda Guerra è cominciata e dobbiamo tener conto che d'ora in avanti le perdite saranno molte e dolorose.-
Harry non disse nulla e tenne lo sguardo fisso sulle coperte che stringeva nei pugni chiusi. In quello stesso momento la porta si aprì lentamente rivelando l'austera figura di Severus Piton, l'ultima persona che Harry avrebbe voluto vedere in quel momento. Entrò avvicinandosi al letto con l'ampio e tipico frusciare di mantello che sempre l'accompagnava e con gli occhi neri e vuoti, puntati come due pozzi senza fondo su di lui, quasi volessero scrutargli l'anima. I capelli color pece gli incorniciavano unti il viso, mettendo in evidenza il naso adunco.
-Come si sente oggi, Potter?-
-Bene...-
-Sono contento che la mia pozione abbia avuto effetto!- aggiunse non potendo nascondere un ghigno di soddisfazione che a Harry non sfuggì.
-Il polso, Potter!-
Harry lo guardò con aria di sfida, non capendo bene a cosa volesse arrivare.
-Porgi il polso al professor Piton, Harry...- lo esortò gentilmente Lupin e Harry ubbidì impaziente. Se solo avesse potuto andarsene da quella stanza con le sue gambe! Ma non era sicuro che l'avrebbero sorretto, dopo aver passato una settimana immobili.
-Battito regolare... Peccato, speravo di riuscirmi a liberare di te una volta per tutte e invece...-
Il ragazzo strinse i denti nel tentativo di placare la rabbia che si stava impossessando del suo corpo.
-Fammi vedere la ferita!-
Prima seguiva gli ordini del professore di pozioni e prima sarebbe finita quella tortura! Harry si sbottonò lentamente la camicia del pigiama. La buttò a terra con noncuranza, scoprendo di essere stato abilmente bendato con medicamenti magici, che a un tocco della bacchetta di Piton si disfecero da soli per poi giacere inermi ai piedi del letto a fianco della camicia. Ciò che vide lo lasciò senza fiato, con l'amaro sapore del vomito che gli stava salendo dalla gola in bocca. Piton notò la sua reazione e un ghigno compiaciuto comparve sul suo volto severo. La ferita occupava gran parte del costato sinistro, appena sotto il cuore. Era molto simile ad una escoriazione, ma di un insolito colore verdastro arricchito da sfumature nere. La ferita si allargava anche sul braccio, seguendo poi il corso sinuoso delle vene che erano ora, ben visibili in superficie.
Lupin strinse la mano destra di Harry nella sua e il ragazzo gli rivolse un silenzioso ringraziamento, con un debole sorriso. Piton estrasse dal pesante mantello, una fiala contenente un unguento di un colore violaceo, che dopo aver rovesciato su un pezzo di garza appoggiò sul fianco ferito di Harry. Il ragazzo trattenne a stento un urlo di dolore, stringendo i denti con forza quasi volesse romperseli.
-Mi sono dimenticato di dirti che avrebbe bruciato un pochino... ma se sei sopravvissuto a questo... - e mentre lo diceva percorse la ferita sul braccio con un dito facendo rizzare Harry come se fosse appena stato attraversato da una scossa elettrica: -... non vedo come possa nuocerti!-
Era troppo! Sentì un odio profondo fargli torcere le viscere e se non fosse stato per Lupin, che gli teneva saldamente la mano, gli avrebbe mollato un pugno in pieno viso, così da raddrizzarli quel suo brutto naso! Ma la tortura era appena cominciata...
Severus Piton si accomodò su una poltroncina vicino al letto e, incrociando le dita sulle ginocchia accavallate, disse: -E mentre aspettiamo che l'unguento faccia effetto, il giovane Potter potrebbe allietarci con il racconto della sua avventura!-
Vedendo che Harry non dava segno di voler rispondere alla sua provocazione, aggiunse: -Non era un invito, Potter!-
Harry gli lanciò un'occhiata velenosa, incattivita maggiormente dal dolore pungente che gli proveniva dal costato. Strinse forte la mano di Lupin, deciso più che mai a non raccontare niente all'odiato professore. Lo sfidò con lo sguardo senza dire niente.
-Noto che la morte del suo padrino, signor Potter, invece che tranquillizzarla, l'ha reso più arrogante e intrattabile! Ogni giorno che passa assomiglia sempre più a quello sbruffone di suo padre!-
Harry non si sentì lusingato da quel commento. L'anno precedente, a Hogwarts, era venuto a conoscenza di fatti spiacevoli riguardanti suo padre... Il ricordo di Piton, che aveva vissuto grazie al pensatoio, non gli era piaciuto affatto... James Potter non era quello che lui si aspettava!
Il fatto che era solo un ragazzo all'epoca, non giustificava un comportamento così crudele.
Scacciò quel pensiero... Non poteva condannare suo padre per gli errori che aveva fatto da giovane.
-Allora... Perché non mi racconta quello che è successo?!- chiese Piton con quello che sembrava un ordine, più che una domanda.
-No...-
-Ah no?! Sa... Non mi impietosisce solo perché è gravemente ferito, Potter. Posso leggere i suoi pensieri quando desidero e se lei si fosse applicato seriamente nella materia dell'Occulmanzia, a quest'ora potrebbe escludermi senza troppi problemi, non trova?! Invece a causa della sua arroganza adesso lei non può fare proprio NIENTE per fermarmi... Certo, se fosse in forma potrebbe usare le mani o la sua bacchetta... In fondo l'unica cosa che sa fare quando è a Hogwarts è azzuffarsi con Malfoy e andarsi a cercare i guai come se fosse divertente! Un grande evviva per l'eroe Harry Potter, che ci libera dal male anche quando non ce n'è bisogno!-
Piton non era mai stato così loquace in vita sua e persino Lupin lo guardava con tanto d'occhi. Ma Harry scoprì con orrore il perché di tante parole... la vista gli si annebbiò all'improvviso, facendogli perdere il controllo di sé... Ricordi che non avrebbe mai e poi mai voluto rivedere e che aveva tenuto nascosti, celati in un angolo del suo cuore, riaffiorarono nitidi sotto i suoi occhi come se li stesse rivivendo una seconda volta.
Il Torneo Tre Maghi... Cedric morto al suo fianco... il cimitero... quegli occhi da serpente... Voldemort! E ancora il signor Weasley morso dal serpente... la porta dell'Ufficio Misteri, ora abituato a riconoscere... i Mangiamorte... i suoi amici colpiti uno ad uno per causa sua... Sirius... Sirius che cadeva aggraziatamente dietro al velo con gli occhi spalancati, senza un gemito...
Gli occhi gli si riempirono di lacrime contro la sua volontà, mentre si portava le mani alla testa scrollandola con forza. Ma Piton non era ancora soddisfatto e nonostante tutti i suoi sforzi stava ancora scavando nel suo cuore... Rivide la luce verde, la stessa che gli aveva procurato la cicatrice... le immagini si confusero, mischiandosi e diventando una parte dell'altra... la madre che lo proteggeva e poi cadeva a terra, il fascio di luce che lo mancava e l'albero che cadeva a terra di fianco a lui... la voce del padre che diceva a Lily di scappare, il volto incappucciato che lo guardava con odio... l'immagine s'ingrandì alla ricerca delle fattezze di quel volto... poi tutto scomparve!
Venne catapultato sul lettino in quella squallida stanza d'ospedale. Con gli occhi ancora umidi si voltò verso Piton... Era a terra... In piedi, con gli occhi infuocati e il viso deformato da un'espressione mista di spavento e odio, torreggiava un Lupin tremante. La sua mano destra era ancora aggrappata a quella di Harry, che respirava affannosamente. Il braccio sinistro era proteso verso Piton... L'aveva spinto a terra per allontanarlo dal ragazzo che adesso lo guardava con gratitudine, stringendogli leggermente la mano ossuta.
-Fuori di qui...- sibilò con il volto paonazzo, Lupin.
Ma Piton non lo ascoltava: -Chi era, Potter?-
Harry lo guardò smarrito e ci mise qualche secondo per capire la domanda: -N... Non lo so!-
-Menti, Potter! Chi era?! Rispondi, Potter!- dicendo quelle parole si rialzò in piedi fissandolo con occhi vitrei.
-NON LO SO! NON MI RICORDO UN CAZZO!- sbottò il ragazzo frustrato.
Piton puntò la bacchetta contro Harry che trattenne il respiro spaventato e impotente. Lupin cercò di mettersi in mezzo, ma fu troppo lento... Dalla punta della bacchetta sgorgarono solo bende nuove, che si strinsero attorno alle sue ferite. Harry tirò un respiro di sollievo: aveva veramente pensato che il professore volesse schiantarlo! In quelle condizioni non sarebbe sopravvissuto! Anche Lupin era evidentemente sollevato e guardò Piton con riconoscenza, riconquistando la sua calma esasperante.
-Adesso è meglio che lo lasciamo da solo a riposare...- aggiunse Remus.
Piton, senza dire una parola, si avvicinò al letto con gli occhi severi ancora puntati su Harry. Allungò la mano per afferrare il braccio del ragazzo, che con uno scatto repentino si ritrasse nell'angolo del letto. Il professore non disse nulla, ma continuò a guardarlo imperterrito.
-Harry...- lo ammonì Lupin: -... fidati.-
Il giovane porse il braccio sano rivoltante e Piton gli iniettò un'altra sostanza, questa volta azzurra.
-Cos'è?!- chiese sgarbato, temendo la risposta.
-E' un veleno per ucciderti...- affermò serio.
Harry inorridì guardando pallido il braccio, mentre a Remus sfuggiva una risata. Calmandosi disse poi:
-Ti farà stare meglio... E' un antidolorifico, ma provoca un po' di sonnolenza!- spiegò pratico.
A conferma di quelle parole, Harry iniziò a sentire le palpebre appesantirsi. Guardò un'ultima volta Piton, accennando un sorriso: -Grazie...- sussurrò prima di chiudere gli occhi.
Piton lo guardò con aria disgustata per poi uscire burbero dalla stanza, seguito dalle risate del lupo mannaro.

*

Aprì gli occhi lentamente. Stava fluttuando nel nulla, attorniato da una miriade di fiammelle trasparenti. Si abituò all'assenza di luce a fatica, spalancando gli occhi. Una fiammella gli passò di fianco e lui la fissò con sgomento. Non erano fiammelle: erano anime!!! Una miriade di volti pallidi gli scorrevano tutt'intorno, gli si aggrappavano ai vestiti con aria supplichevole. Si agitò per scrollarseli di dosso, mentre veniva preso dal panico. Che ci faceva lì?! Cos'era quel posto?! Dove si trovava?! All'improvviso ricordò... Bellatrix l'aveva colpito e lui era finito in quello strano velo... Cercò di sentire i rumori che lo circondavano ma era immerso in un assordante silenzio. Neanche la voce di Harry era più lì a chiamarlo... Harry! Harry era in pericolo, doveva aiutarlo... ma come? Non c'era né entrata né uscita... Desiderò con tutte le sue forze di trovarsi fuori da quel luogo orrendo e inquietante, ma non accadde nulla! Era prigioniero... Prigioniero per l'ennesima volta! Un'espressione di scherno gli increspò il volto, mentre pensava a quanto fosse beffardo il destino. Urlò, ma le parole gli morirono in gola. Si dimenò disperato alla ricerca un appiglio, per sottrarsi al continuo fluire di quegli spiriti informi, ma non trovò nulla. Cominciava ad abbandonare ogni speranza...
D'un tratto uno spiritello gli volò davanti al viso, scompigliandogli i lunghi capelli neri. Si stava forse prendendo gioco di lui?! Non era per niente divertente! Cercò di afferrarlo... e la fiammella gli fece... una pernacchia?! Iniziava ad irritarsi...
-Piantala! Non sono per niente in vena di giocare!!! Chi diamine sei?!-
Come per magia, gli era tornata la voce, ma sembrava che le altre anime non se ne fossero accorte. In compenso lo spiritello dispettoso si era fermato di colpo davanti al suo naso.
-Che palle! Sei così cresciuto che non ti va neanche più di giocare con un vecchio amico?!- una voce profonda gli rispose dal nulla.
-Cos...?!-
-Come... Non ti ricordi più di me?-
Improvvisamente nella luce azzurrina della fiammella, comparvero due grandi occhi nocciola che lo guardavano tristi dietro agli occhiali. Lentamente presero forma una gran massa di capelli neri disordinati e un viso sorridente, finché un uomo sui venticinque anni lo guardava divertito in carne ed ossa.
-Che mi venga un colpo! J... James?!-
-Ehilà! Ci sei arrivato eh?! Allora ancora un pochino ci pensi a me!- disse con gli occhioni che fingevano commozione.
In un attimo Sirius gli fu addosso con un balzo, ma gli passò attraverso finendo parecchio più in là.
-AHAHAHAHAHHAHAH!!! Non ti facevo così tonto! E guarda che non è mica piacevole essere attraversato da parte a parte da uno scheletro vivente! Magari fosse una bella donna... che ti è successo?! Sei tutto pelle e ossa, neanche lontanamente l'ombra del ragazzo tutto sexy e sorrisi che ricordavo!- chiese ingenuamente James, ben sapendo la storia dell'amico.
-Ah ah! Davvero molto divertente...-
-Non sai quanto mi dispiace, Sirius! Hai dovuto sopportare tutto questo per una colpa che non avevi commesso!- d'un tratto il viso dell'uomo si era fatto estremamente serio.
Sirius sorrise amareggiato, guardando gli occhi lucidi dell'amico.
-Me lo sono meritato... Non sono riuscito a fare niente per te e Lily... E se non te l'avessi detto io, tu non avresti mai affidato il segreto a quel traditore di Peter!-
A sentire quel nome, gli occhi di James brillarono di rancore represso, mentre i pugni trasparenti si stringevano pericolosamente.
-Non è colpa tua amico! Sono sicuro che quella pantegana avrà quello che gli spetta... Prima o poi morirà e non vedo l'ora che succeda... Spero che muoia nel modo peggiore possibile!-
Ma le parole dello spirito, per quanto potessero sembrare dure, erano tradite dai suoi occhi che esprimevano una grande tristezza. Sirius sorrise nel vedere quegli occhi sinceri e quel ragazzo che non riusciva a provare odio per Peter, che un tempo era stato uno dei loro migliori amici e che l'aveva condannato ad una morte certa.
-E' inutile continuare a pensare al passato, in ogni caso. Tu hai un futuro davanti...-
-Bel futuro... Vagare qui per l'eternità assieme a questi simpatici spiritelli?! Wow! Non vedo l'ora!- affermò poco entusiasta.
-Ma sei scemo?! Tu sei vivo, loro sono solo anime! Per la miseria, non vedi che hai un corpo?- spiegò James impaziente.
-Portami con te...- affermò malinconico guardando in basso.
Non sopportava più la mancanza delle persone a lui più care e rivedere James gli aveva riaperto una ferita profonda nel cuore, mai guarita... Non sopportava più la vita, che non lo aveva mai risparmiato... Voleva semplicemente seguire il suo amico.
-Non se ne parla!- gridò l'anima dopo lo stupore iniziale nel sentire le parole dell'uomo che aveva di fronte: -Tu devi vivere! Hai un compito là fuori! Però devi volerlo veramente per uscire da qui... Devi desiderarlo fortemente... Aggrappati a quello di più caro che hai di là... E in men che non si dica ti ritroverai fuori da qui... Libero!- il viso gli si aprì in un sorriso radioso.
Sirius lo guardò spiazzato... Per un attimo sembrò smarrito, ma alla fine annuì deciso, con una luce nuova negli occhi.
-Grazie amico... Mi manchi...- disse, trattenendo a fatica una lacrima.
-Tu invece no!- rispose, per poi mostrargli la punta della lingua, strappando un sorriso da quel volto scavato.
Sirius gli voltò le spalle deciso a non girarsi più nella sua direzione per non avere ripensamenti.
-Aspetta!- lo trattenne. Lui si fermò senza voltarsi: - Senti... Puoi dire a Harry che io e Lily gli vogliamo un mondo di bene?! E digli che mi dispiace di averlo lasciato solo... e...- cercò le parole.
-E..?- chiese continuando a dargli le spalle.
-E che sono fiero di lui! Prenditi cura del mio piccolo Harry...-
Sirius socchiuse gli occhi concentrandosi sulla voce di Harry che lo chiamava al di là del velo, risentendola nella sua mente come se il ragazzo fosse ancora fuori a gridare. Il volto del giovane comparve nella sua mente accompagnato da quello sorridente e invecchiato di Lupin. Harry...

Il pavimento era freddo e duro a contatto con il suo volto. Si alzò di scatto sentendo una fitta insopportabile al centro del petto. Si portò una mano nel punto in cui il dolore era più forte respirando a fatica. Si alzò in piedi con grande sforzo, barcollando. Si trovava su una piattaforma rocciosa con l'arco alle spalle. Era situata al centro di una cavità profonda almeno sei metri. Cercò con gli occhi vacui un'uscita... L'unica porta era sulla sommità di una fila interminabile di gradoni, che percorrevano le pareti di tutta la stanza, come in un'arena.
Cercò in tasca la sua bacchetta e invece ne tirò fuori un oggetto che gli rimandava il suo riflesso... Lo guardò interdetto e in quel momento la porta si spalancò, rivelando tre figure incappucciate. Si avvicinarono velocemente, scendendo i gradoni. Sembrava che gli uomini ai lati strisciassero invece di camminare... Ebbe l'impulso di scappare, ma le sue gambe faticavano ad obbedirgli. Mosse qualche passo incerto all'indietro e si fermò appena prima di ricadere sotto al velo. Le tre figure ormai erano vicine. Sentì come se tutta la felicità e la forza vitale che gli era rimasta, lo stessero lasciando, come se non avesse mai provato niente di piacevole in tutta la sua vita. Dal mantello degli esseri ai lati, spuntavano delle mani putride e di un irreale pallore, in pieno contrasto con le mani di porcellana della figura in testa. Si sentì mancare il terreno sotto i piedi, mentre ricadeva in avanti, sbattendo il viso sulla fredda roccia.
-Bentornato cugino...-

To be continued...

 
Continua nel capitolo:


 
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