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Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Skies of Arcadia
Titolo Fanfic: REQUIEM FOR THE MOON
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: felis87 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/01/2005 18:40:30 (ultimo inserimento: 21/02/05)

sono troppo negata coi commentiii x° leggete se vi va ^o^
 
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PROLOGO: CHRONICLES FROM THE OLD WORLD
- Capitolo 1° -

Questa fic..sì,fic, schifezza..xD La dedico a sìs che mi ha costretta perché la pubblicassi!XD Te amo!>***<
Suppongo che nessuno conosca SoA..ma se qualcuno dovesse leggere sta cosa magari ci metterò un riassuntino in breve.. ._. Hasta luego, chicos!^o^


Prologo: Chronicles from the Old World

Agli albori del nostro mondo, il Vecchio Mondo, esistevano sette continenti, sovrastati da altrettante lune.
Quando gli Dei ci piazzarono qui, non esistevano distinzioni, né diverse culture.
Eravamo... come dire: una sola, grande famiglia. Ma pian piano, in questo mondo così grande, finimmo per dividerci.
Si crearono così due razze, due civiltà...sebbene unite dalle origini e dalle stesse terre, divise per interessi e ideali.
Noi facemmo delle terre di perenne oscurità sotto la Black Moon la nostra casa; imparammo a sfruttare i poteri del caos per trasformare energia negativa in positiva, e viceversa. Loro, quelli che un tempo chiamavamo fratelli, scelsero invece la Silver moon, e ne ereditarono i poteri di rigenerare, o di distruggere, ogni qualsiasi forma di vita.
Per secoli le nostre due civiltà coesisterono pacificamente. Imparammo a svelare i segreti del nostro mondo, acquisimmo conoscenza, la usammo; mai una volta minacciando il delicato equilibrio stabilitosi su queste terre, e mantenuto dalle lune.
Poi, qualche secolo più tardi, arrivarono “gli altri”. Popoli che a differenza di noi, che finora ci eravamo dedicati principalmente all’uso della magia, avevano fatto della tecnologia il loro punto di forza.
Per ogni restante luna, essi crearono una propria civiltà.
Quelli sotto la Verde costruirono le loro città in mezzo alle giungle e alle foreste, raggiunsero monti e laghi, ed analizzarono le proprietà lenitive o letali allo stesso tempo, di quei paradisi naturali, imparando a convivere perfettamente con essi. Quelli sotto la Rossa, si adattarono alle alte temperature ed alle sabbie del deserto, ed utilizzarono i poteri del fuoco per costruire e forgiare. Quelli sotto la Blu sfidarono i forti venti e domarono le acque degli arcipelaghi dell’estremo est, e fondarono una civiltà basata sull’evoluzione delle arti. Quelli sotto la Viola, rimasero talmente affascinati dalla nostra conoscenza delle arti magiche, che decisero di studiarle a loro volta. Costruirono una città fatta interamente di ghiaccio, e nascosta sotto la sua superficie, dove avrebbero continuato ad approfondire ogni mera forma di conoscenza. Quelli sotto la Gialla accettarono le forti tempeste che si abbattevano costantemente sulle loro terre, ed impararono a sfruttare il potere dell’elettricità per creare inesauribili fonti d’energia.
Presto impararono a muoversi attraverso i cieli di Arcadia come noi, meglio di noi; esplorandone perfino gli angoli più remoti, e scoprendo ciò che noi, per disinteresse o per pigrizia, avevamo lasciato da parte.
I Silvites, ovvero gli abitanti del continente Argento, che avevano segretamente giurato di sorvegliare i popoli delle Cinque Lune, affinché non crescessero troppo forti o troppo potenti, mandarono alcune delle loro navi verso gli altri continenti.
Ogni civiltà fioriva, ognuna diventata più avanzata... a livello di conoscenza, di tecnologia, o quant’altro in cui avesse diretto il suo interesse. Ognuna, con il passare del tempo, aveva affinato le proprie capacità, le proprie tecniche...E, inevitabilmente, tutto ciò ottenne lo scopo previsto.
Uno scopo che andava ben oltre il semplice esplorare o apprendere, che oramai erano diventati puro oggetto di competizione. Uno scopo, un istinto primordiale... il desiderio che ogni essere umano brama nel momento in cui ottiene potere... Usarlo.
Grazie alla tecnologia che avevano perfezionato e acquisito, essi costruirono nuove navi ed armi, e cominciarono ad usarle gli uni contro gli altri, dando origine a terribili guerre.
Per quanto riguardava noi, finora ci eravamo limitati ad osservare nell’ombra e a convivere con i Silvites... non esattamente esclusi, ma non esattamente accettati.
La paura degli altri popoli nei confronti del nostro potere, per una volta aveva giocato a nostro vantaggio. Creature dell’ombra... così ci chiamavano.
Ciò fece si che non venissimo coinvolti... o per lo meno, non direttamente.
Ma sapevamo che non sarebbe durato.
Le altre civiltà, dopo essersi distrutte l’un l’altra avrebbero probabilmente attaccato noi, gli unici a non aver preso parte alla spirale di distruzione che loro stessi avevano creato.
Le lancette del nostro tempo non si erano fermate... erano soltanto state spostate all’indietro, garantendoci un po’ di tempo in più.
Ci rendemmo conto, forse troppo tardi, di non esserci mai seriamente preparati all’idea di una guerra, e realizzammo che in caso di un futuro attacco non avremmo avuto nulla con cui difenderci.
Avevamo speso troppo... troppo tempo, nascosti nell’oscurità, senza mai mettere piede al di fuori dei confini, senza mai poter vedere la luce del sole... Aspettando un qualcosa, un perché... Una risposta, ad una domanda che non era mai stata posta.
Noi, a differenza degli altri popoli, non avevamo flotte, né armi con cui combattere... avevamo solo il nostro potere... il nostro dono naturale.
E l’ombra.
Fu grazie a questi due elementi, servendoci delle capacità con cui eravamo stati creati e che avevamo sviluppato nel corso dei secoli, che creammo un’arma senza eguali: un Gigas, ovvero una creatura capace di amplificare il potere del Black Crystal, una pietra millenaria, creatasi da una scaglia di luna caduta sul continente, e che racchiudeva tutti i nostri più antichi segreti.
Sigillammo così Drigel, il nostro Gigas, in un profondo sonno, pronti a risvegliarlo se mai ci fossimo trovati in pericolo...
Ma non immaginavamo, che la nostra unica difesa sarebbe stata la nostra rovina.
In qualche modo, i sovrani dei continenti delle Cinque Lune, vennero a sapere della nostra creatura, ed uno dopo l’altro, cominciarono a crearne delle proprie, per usarle come armi da guerra... delle potentissime armi da guerra.
A centinaia, vedemmo città venire rase al suolo dall’immenso potere dei Gigas, per non parlare dell’enorme sfascio di vite umane.
I Silvites, risentiti dell’inutile sterminio, istituirono un consiglio di anziani, che avrebbe deciso le sorti dei popoli d’Arcadia. Il verdetto fu unanime: l’unico modo per impedire ai popoli delle Cinque Lune di distruggere l’intero pianeta, era quello di eliminarli a loro volta.
Le altre civiltà sarebbero così state punite per la loro avidità... E sarebbero rinate, accogliendo una nuova Era...
Un nuovo mondo.
Tuttavia, a dispetto di quello che i nostri fratelli avevano stabilito, decidemmo di agire a modo nostro.
Liberammo Drigel contro gli altri Gigas.
Grendel, Recumen, Bluheim, Plergoth e Yeligar... nessuno dei cinque riuscì minimamente a scalfirlo.
Non gli fecero nulla... perché non gli si avvicinarono nemmeno.
Drigel era riuscito a tramutare l’energia dei Gigas in energia Oscura, così da poterla assimilare... e così da poter controllare gli altri Gigas lui stesso.
Li fece combattere, incessantemente, fino all’esaurimento delle forze.
Credevamo di avere vinto, eppure...
Non riuscimmo più a controllarlo.
Avremmo dovuto aspettarcelo.
Dopotutto, Drigel, lui... Era pur sempre un essere umano.

 
Continua nel capitolo:


 
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