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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Shin Seiki Evangelion (Neon Genesis Evangelion)
Titolo Fanfic: CHILDREN OF CHAOS
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: kuri-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/02/2002 18:58:22

vi dico solo che è la mia prima fanfiction... fatemi sapere, ci tengo!!
 
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RESEARCHING SYNCHRONIZE
- Capitolo 1° -

Com’è largo questo cielo… chissà a quale altezza si può arrivare con la forza di spinta di un’Eva… dunque… attrito dell’aria…
«Asuka! Cosa stai facendo distesa lì?» esclamò una voce stupita.
Asuka si sollevò a sedere. Qualche filo d’erba si era impigliato nei capelli rossi arruffati. Il vestito azzurro si allargava attorno alle sue gambe nude. I sandali stavano lì accanto, abbandonati distrattamente sul prato del parco.
«Cosa ci fai tu qui?» disse con indolenza. Il suo sguardo sembrava scavare nel viso del ragazzo.
Shinji si avvicinò.
«Posso sedermi qui con te?»
«Siamo in un parco pubblico. Non devo essere io a dirti cosa fare».
Shinji appoggiò la custodia del violoncello a terra e si sedette accanto alla ragazza, che era tornata a distendersi sull’erba.
Strano… pensò Shinji… quando tra noi due cala il silenzio mi sembra persino di non sentire più le cicale… e decisamente è impossibile non sentirle… è l’unico rumore che accompagna ogni ora del giorno e della notte, penetrando attraverso le pareti delle stanza, sovrastando gli urli e il pianto… eppure quando Asuka e Ayanami non parlano, mi sento terribilmente solo… non è la stessa cosa con la signorina Misato… Vabbè, è anche vero che lei non tace mai…
Scosse la testa, per scacciare via i pensieri, e si voltò a guardare Asuka. Aveva gli occhi chiusi e le labbra distese. Sembrava quasi che sorridesse.
«Certo che sei proprio di compagnia!» esclamò senza aprire gli occhi «Dove sei stato?»
«Sono andato a provare con il violoncello nell’auditorium della scuola. C’è una buona acustica».
Sempre questi discorsi da estranei. Sarebbe bellissimo se almeno per una volta riuscissimo a parlare come due buoni amici, senza avere tutta questa paura di scoprirci, senza aver paura di scoprire il proprio passato e quello dell’altro… sembra quasi che i giorni che abbiamo passato insieme, chiusi nella stessa stanza, costretti a esercizi di sincronizzazione estenuanti, non abbiano cambiato nulla tra di noi… forse è colpa mia, forse non ho mai cercato di comprenderla fino in fondo, come anche non mi sono mai sforzato di parlare ad Ayanami, di iniziare con una semplice parola… forse è proprio questo il mio destino. Stendere un velo impalpabile e leggerissimo tra me e gli altri, così sottile che invece di squarciarsi, mi si avvolge intorno, invischiandomi e soffocandomi. Così le mie parole non possono uscire, ma solo ritornare dentro di me e martellarmi insistentemente nella testa.
«Sai, Shinji, stavo pensando a noi due…» disse Asuka aprendo di scatto gli occhi azzurri e fissandolo con un’espressione seria sul viso.
«C… cosa?» esclamò Shinji scostandosi dalla ragazza. Perché quella strana domanda? Forse aveva parlato senza accorgersene? Eppure avrebbe giurato di averle solo pensate, tutte quelle cose…
«Si… al fatto che in fin dei conti non sei così stupido… quei giorni passati insieme sono stati belli…»
«Mi stai prendendo in giro?»
«Certo! Sei sempre il solito stupido, Shinji!» rise Asuka allargando le braccia.
«Già…» sussurrò Shinji appoggiando i gomiti sulle ginocchia e abbassando la testa. Una piccola formica si stava facendo strada nell’intrico dell’erba tra le sue scarpe.
Asuka continuò ad osservarlo.
L’ho fatto si nuovo, pensò. Perché devo fare così? Offendendolo non migliorerò certo i nostri rapporti, ma… non riesco a dirgli proprio quello che penso, quello che provo… sento un blocco, un nodo alla gola… in fondo è un ragazzo sensibile, così dolce… si, è un po’ chiuso e taciturno, ma quel suo sorriso timido è così accogliente e caldo…
Si sollevò in ginocchio e circondò il collo di Shinji con le braccia, appoggiando il corpo alla sua schiena. Il ragazzo si paralizzò, e non sollevò neppure la testa. Cosa stava accadendo? Cosa stava facendo quella pazza di Asuka?
«Vuoi proprio saperla una cosa, Ikari?» gli sussurrò all’orecchio. Il suo fiato caldo gli colpì la guancia.
«A… Asuka… cosa stai facendo?» balbettò Shinji mentre sentiva il viso accaldarsi. Sentiva il suo seno premerglisi contro.
«C’è una cosa che mi da tanto fastidio, e l’ho scoperta quando abbiamo vissuto insieme… in quei giorni sei stato tutto tutto mio e di nessun altro… ma quando parli con la First Children… mi fa venire una rabbia…» strinse le mani sulla camicia di Shinji «Dimmi… ti piace Ayanami? Dimmelo!»
«Asuka… Asuka cos’hai? Sei impazzita?» esclamò Shinji scostandosi bruscamente. La ragazza rimase sollevata in ginocchio davanti a lui, in attesa di una risposta. I suoi occhi fiammeggiavano.
Cosa le era successo? Sapeva che Asuka era una ragazza molto possessiva, ma non avrebbe immaginato che potesse arrivare a quei livelli… lei gelosa di Ayanami? Si, le aveva sempre dimostrato il suo disprezzo, ma… come poteva essere gelosa del rapporto che avevano lui e Ayanami? Si scambiavano appena qualche frase di convenienza, sono si erano quasi mai neppure guardati negli occhi…
«Non rispondi?» chiese lei cercando insistentemente il suo sguardo.
«Io… io proprio non so di cosa tu stia parlando…» balbettò Shinji, tentando di alzarsi.
Asuka gli afferrò la mano.
«No, ti prego, non andartene…»
Shinji si voltò stupito. Cos’era quel tono così… dolce?
Asuka si ritrasse da Shinji e si abbracciò le gambe con le braccia.
«Scusa».
«Cosa ti prende?» sussurrò Shinji.
La ragazza si strinse ancora di più e guardò davanti a lei. Il vialetto era deserto, immerso tra gli alberi scossi dal vento. Erano da soli.
«Sai… stavo pensando a mia madre…» disse Asuka a voce bassissima.
Shinji si voltò verso di lei. Oggi era così strana… l’aveva sentita nominare sua madre solo una volta, durante il sonno. Sembrava che per lei quel argomento fosse delicato, ma dopo tutto, anche lui pensava a sua madre con l’animo sconvolto, ogni volta.
«Tu non pensi mai alla tua? Io si… tante volte avrei bisogno di parlare con qualcuno, qualcuno che mi ascolti davvero… come fai tu» concluse voltandosi nuovamente a guardarlo. «Tu mi sai ascoltare».
Shinji continuava a fissarla inebetito. Si sentiva confuso, disorientato. Perché gli stava dicendo quelle parole? Voleva forse prendersi gioco di lui, come aveva già fatto tante volte? E se invece fossero state parole vere?
«Non ti lamenti mai, anche se ti tratto male… ascolti ogni mia parola…» i suoi occhi azzurri erano spalancati, immensi al centro del viso «È per questo che detesto vederti insieme a quella…»
«Non riesco a capirti… è successo qualcosa?»
Sembrava quasi impaurita. Era così strana. Era un’Asuka lontana mille miglia dalla ragazza orgogliosa e arrogante che conosceva.
Forse vuole dirmi qualcosa… cosa vuoi dirmi Asuka? È proprio vero che quando sei con gli altri sei una persona completamente diversa… perché con la signorina Misato, il signor Kaji, la dottoressa Akagi non sei così… insicura?
«Alla Nerv, ho visto delle cartelle di mia madre sulla scrivania della dottoressa Akagi… poi nell’ultimo test il mio tasso di sincronia ha avuto un balzo strano… ho paura».
Una molletta si sciolse, liberando una ciocca di capelli. Asuka alzò le braccia e la risistemò.
«M sento strana… io lo so che mia madre è morta a causa dei test sugli Eva… la rivedo nella mia mente ogni notte, e questo pensiero mi ossessiona! Non ce la faccio più!»
Asuka afferrò la camicia di Shinji, guardandolo disperatamente negli occhi. Poi chinò la testa e appoggiò la fronte sul petto del ragazzo.
Shinji rimase pietrificato.
Voleva stringerla tra le braccia… tentare di dire qualcosa che potesse consolarla…
Non ci riesco! Le mie braccia sono inchiodate, non riesco neppure a pensare qualcosa da dirle… forse basterebbe una semplice parola…
Sollevò la mano e la appoggiò alla spalla di Asuka. Sotto la stoffa leggera del vestito sentiva la magrezza di quel corpo, ma anche la sua spaventosa realtà. Ed era quella realtà che lui aveva sempre cercato di fuggire, di lasciare alle spalle, di negare con tutte le sue forze, la realtà dei Children.
Perché nessuno riusciva a capire cosa scuoteva i loro cuori in modo così violento? Tutti troppo impegnati a rincorrere i loro problemi personali, occupati a piangere se stessi, dimenticandosi degli altri… dopo tutto loro non erano altro che vittime innocenti.
Ma non sono forse anch’io così disinteressato agli altri?
«Accidenti» sospirò Asuka staccandosi da lui e passandosi le mani sul volto. Aveva gli occhi arrossati, ma aveva fatto di tutto per non piangere. «Ogni tanto mi prendono queste crisi. Forse sto impazzendo davvero…»
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si passò le mani tra i capelli.
«Shinji, mi suoni qualcosa?» disse all’improvviso.
«Qui? Come faccio?» esclamò stupito. Eppure, quel momento gli piaceva così tanto… Asuka sorrideva, come gli aveva sorriso dopo la vittoria contro il settimo angelo. L’ultimo angelo che avevano sconfitto. Loro due, insieme. Sembrava libera, libera dal peso insopprimibile delle sue responsabilità e delle sue recite.
«Ti siedi sulla custodia e suoni. Sarà bellissimo!»

 
Continua nel capitolo:


 
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