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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA VENDETTA DI AAGHAR
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: disa galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 19/08/2002 09:52:04 (ultimo inserimento: 26/08/02)

un giovane, solo in una cittá, con un tremendo proposito ^__^
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

Coda e criniera al vento, il cavallo si lanciava lungo il sentiero costeggiato da alta erba incolta, cercando di tuffarsi in un' oscurità che continuava a precederlo. Unici rumori della notte, oltre al canto dei grilli e al gorgogliare del torrente che costeggiava la strada, i frenetici battiti degli zoccoli sul selciato.
Sulla groppa del cavallo madida di sudore, che riluceva come un cosmo colmo d'astri la luce d'una beffarda luna che faceva capolino tra stralci di nubi, unico ricordo del temporale appena passato oltre allo strato di fanghiglia che ricopriva a chiazze il selciato, una figura nera opaca, a malapena riconducibile a quella d'un uomo snello nell'oscurità della calda notte di primavera, cercava di schiacciarsi sul pelo del possente animale, aggrappandosi con la sola forza della disperazione alle redini, cercando di non cadere, lasciando galoppare l'animale, guidandolo solo lontano dalle fattorie, verso il bosco, il bosco che poteva significare salvezza.
E poco dietro, non più di cento metri, altri cavalli al galoppo, spinti da uomini in luccicanti armature, armati d'archi e spade, che illuminavano la notte con le loro torce. Al loro passaggio i grilli sospendevano il loro canto, il gorgoglio del torrente si faceva più fievole, la luna sembrava nascondersi alla loro vista.
Dopo due ore di galoppo i movimenti del cavallo, prima fluidi, potenti ed agili, si facevano via via più lenti, legnosi, scostanti. L'animale si trascinava avanti con la schiuma alla bocca, il pelo lucido di sudore, i muscoli induriti dal prolungato sforzo. Una buca sul selciato, un passo falso del cavallo ed il suo prezioso carico si scuote, rischia di cadere, si trascina con forza nuovamente nella migliore posizione con un gemito di dolore. Abbassa lo sguardo sul fianco, nonostante l'insondabile oscurità. L'uomo non vedeva nulla, ma poteva chiaramente sentire il dolore acuto proveniente dal ventre, nonostante l'indolenzimento di tutto il corpo e le sensazioni ovattate dalla fatica, dalla fame, dal sonno e dalla disperazione. Le dita andarono giù lungo il fianco fino a toccare l'umida consistenza della freccia che gli attraversava il corpo. Il dolore si faceva sempre più insostenibile, ma doveva resistere, arrivare al bosco, evitare che il cavallo si dirigesse verso una fattoria, dove la sua corsa sarebbe inevitabilmente finita. Doveva giungere all'ombra dei grandi secolari alberi, dove la luna non poteva illuminarlo segnalandone la presenza, dove anche gli inseguitori avrebbero avuto difficoltà a raggiungerlo. Poi vada come vada, si diceva stringendo i denti, ricacciando il dolore in un angolo remoto del cervello, cercando di focalizzare la propria attenzione sulla prossima curva, sulla prossima fattoria, sugli alberi lontani, le cui sagome erano già visibili e promettevano protezione, discrezione, forse salvezza.
Gli inseguitori guadagnavano velocemente terreno, ma anche la corsa dei loro cinque cavalli si faceva pesante. Il fuggitivo era leggero e non portava con se nè armatura nè armi. Sarebbe stato in vantaggio negli angusti spazi del bosco, dove l'agilità contava più della potenza, dove i loro grossi cavalli pregiati non sarebbero riusciti a raggiungere l'agile cavallo che il ragazzo aveva rubato. Lo stavano raggiungendo, ma troppo lentamente, sarebbe riuscito a raggiungere gli alberi, e lì non ci sarebbe stato più nulla da fare. Non era possibile fare un inseguimento nell'oscurità all'interno d'un bosco senza cani. Avrebbero dovuto tornare indietro e provare la mattina dopo, con cavalli freschi, cani e la luce del giorno; ma nel frattempo quel ragazzo avrebbe potuto coprire ancora molte leghe.
I cinque speravano che il cavallo si fermasse, che il ragazzo cadesse, che perdesse conoscenza e il controllo dell'animale, ma ogni loro speranza si stava affievolendo. Quello snello cavallo, che non avrebbe mai potuto confrontarsi con le loro potenti cavalcature in condizioni normali, si stava dimostrando veloce, resistente ed appariva ancor più agile.
"Ti prego, resisti ancora un po', ti prego" la voce usciva dalla bocca del ragazzo come un gemito, parlava all'animale con gentilezza, appellandosi alle sue ultime forze, mentre lo sguardo era fisso avanti, mentre la sua mente era già nella sicurezza del bosco, sempre più vicino, ormai ad una manciata di metri, una manciata di metri che valevano la sua vita. Sentiva i suoi inseguitori, non si era mai voltato a controllarli, ma ne sentiva l'incombente presenza, sentiva il loro desiderio di catturarlo, di riportarlo in quel maledetto luogo, di richiuderlo nell'inferno da cui era scampato miracolosamente.
Il cavallo superò il primo albero e si catapultò nello stretto passaggio tra due radici sporgenti. Il ragazzo venne sballottato, rischiò più volte di cadere, ma si trattenne in sella. Era riuscito a raggiungere gli alberi, era riuscito a raggiungere il bosco prima di essere raggiunto. Aveva agguantato la salvezza. Un'immensa ondata di dolore lo colpì, lo trasportò negli abissi e lo fece a stento riemergere, la vista era offuscata, solo grandi ombre che si sporgevano come mostri infantili che sfrecciavano ai lati, i rumori si ovattarono, solo il dolore era reale. Il cavallo in corsa, la fatica, la fame, la felicità di aver raggiunto un'insperata salvezza, tutto era stato sommerso dal dolore, un dolore acuto, tanto forte da non essere sopportabile da una sola persona. Un altro movimento brusco del cavallo e il fuggitivo barcollò. Fu sul punto di cadere ma riuscì a buttarsi avanti, accasciandosi sul refrigerante pelo dell'animale che non mutò che per solo un momento la sua corsa.
Tutto divenne nero, nulla risaltava alla sua vista, nessun rumore giungeva alle sue orecchie, nessun odore, nessuna sensazione. Il dolore era ancora presente, ma era un comodo letto su cui adagiarsi, riposarsi, lasciarsi cullare, e non più un intruso da combattere, a cui resistere. Poteva finalmente abbandonarsi ad esso, e così fece mentre la luna scomparve dietro grosse nubi minacciose, aralde d'un ennesimo prossimo forte temporale.
 
Continua nel capitolo:


 
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