Manga e Anime
creata dalla serie "SLAM DUNK":
"FEAR TO LOSE YOU"
una fanfiction di:

Genere:
Sentimentale
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:
Uhuhu! eccoci qui di nuovo! e questa volta ci siamo calati nei panni della ricciolissima della seria!! una breve fic dedicata ad aya e ryochan!! ^^

Conclusa: No

Fanfiction pubblicata il 18/08/2002 13:22:13
 
ABC ABC ABC ABC



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By Asuka (+ stretta collaborazione di Mikako)
Bene, non vi stresseremo a lungo, è una fiction relativamente breve dai... Visto come siamo buone, nè??? ENJIY fiolli belli! ^^

<<Miyagi Ryota…>>
Silenzio.
<<Miyagi Ryota…>> ripete il professore della prima ora.
<<Miyagi è assente professore.>> dice un ragazzo seduto qualche posto dietro di me.
Mi volto allora verso il banco di Ryota… è vuoto. Spesso era capitato che, causa un pisolino al momento sbagliato, era stato chiamato più volte prima di rispondere all’appello. Per questo non me ne sono curata da subito. Però il suo banco ora è vuoto, e in effetti stamattina non l’ho visto, cosa strana dal momento che ogni mattina o mi piomba a metà strada mentre mi dirigo a scuola o mi salta alle costole appena varco il cancello.
Forse sta poco bene. Tiro fuori il mio cellulare cercando di non farmi vedere. Nessun messaggio. La cosa mi sorprende… quando capita che rimanga assente me lo manda sempre un messaggio per spiegarmi o anche semplicemente per dirmi che gli mancherò per tutto il giorno e non farà altro che pensare a me finchè non mi rivedrà e tutte le su altre promesse superficiali che però alla fine mi fa bene sentire. Sorrido senza nemmeno accorgermene. Ryota, diciamoci la verità, è un gran rompiscatole ma sa farmi ridere in ogni situazione.
Sospiro e rimetto via il mio Nokia, non lo spengo ma tolgo le suonerie caso mai mi faccia sapere qualche cosa in mattinata.

Il professore inizia a spiegare, sta parlando dell’epoca Sengoku e delle guerre che affliggevano il Giappone in quell’era. La lezione è terribilmente noiosa e io non ho la minima voglia di immergermi e prendere appunti, porto le mani sotto il mento e lancio un paio di sguardi fugaci fuori dalla finestra. Incrocio il banco vuoto di Ryota. Ogni volta che guardo fuori dalla finestra incontro il suo sguardo, lui è sempre lì che mi fa ciao con una mano e mi sorride con quella sua espressione buffa dipinta sul volto, ho pensato mille volte che sembra un ebete con quella faccia. La solita espressione che gli si dipinge in viso ogni volta che parla con me. Sorrido di nuovo poi i miei pensieri si perdono dietro nuvole bianche che solcano il cielo autunnale aldilà del doppi vetri della finestra della mia grigia aula.
È una bella giornata, una delle ultime prima dell’arrivo dell’inverno. Tutto è color rosso - dorato per via delle foglie secche sparse sui viali. Mi sembra di sentire il profumo dell’aria.
Proprio ieri pomeriggio ne stavo parlando, del profumo dell’autunno, ne parlavo con lui mentre tornavamo dai soliti allenamenti e lui al solito mi accompagnava a casa .
<<Si, non ci hai mai fatto caso? Ai profumi delle stagioni, intendo! Ogni stagione ha un profumo particolare… a me piace tanto quello dell’autunno!>> gli avevo detto respirando a pieni polmoni l’aria frizzante che odorava di patate arrosto, di foglie secche bruciate, di pioggia sospesa oltre le nuvole.
Lui aveva riso poi mi aveva guardato con quella sua aria buffa e mi aveva detto che ero strana; strana, dolce e sensibile.
Poi aveva aggiunto <<Per questo mi piaci molto…>>
Io gli avevo sorriso e poi lo avevo colpito sulla testa con una bella sventagliata <<Lo sai che non mi piacciono le dichiarazioni così dirette!>> lo avevo ripreso per scherzo. Come tutte le volte.
Stavamo ancora ridacchiando quel pomeriggio quando un gruppo di tizzi poco raccomandabili ci si era avvicinato. Il più grosso aveva fatto apprezzamenti poco carini sul mio conti prima di prendermi in braccio e mettermi sulla sua moto mentre io inutilmente lo riempivo di pungi e calci. I soliti maledetti teppisti…
Allora Ryota era scattato verso di me e aveva ridotto piuttosto male il malcapitato. Il resto del gruppo era saltato di nuovo in sella alle grosse moto e se l’era data a gambe levate portandosi dietro il poveretto.
Non era certo la prima volta che lo vedevo fare a botte, e non era nemmeno la prima che lo faceva per me, però mi ero un po’ preoccupata per lui anche se poi avevo finito per ringraziarlo. E’ stato come quella volta che era tornato in squadra Mitsui. Ryota aveva mantenuto il sangue freddo e le mani, che posso solo immaginare quanto gli stessero prudendo, immobili fino a quando non ero stata colpita io.
Lui è così, una strana specie di angelo custode. Un po’ troppo invadente forse, visto che da quando lo conosco non sono più riuscita ad uscire con un ragazzo che fosse uno che lui me li minacciava e pestava tutti, ma sempre un angelo pronto a difendermi.
Se solo non fosse così immaturo… non è altro che un ragazzino attaccabrighe. Io non ho bisogno di un ragazzino, voglio un uomo.
La vibrazione del cellulare nascosto tra i libri mi distrae. Lo estraggo al volo pensando che si tratti di sue notizie ma è solo un inutile messaggio del gestore della rete telefonica. Sospiro un po’ troppo delusa e lo rimetto via.

Penso che in fondo sono strana, adesso è come se un po’ mi mancasse mentre quando c’è quel ragazzino che non fa altro che combinare guai mi lamento ogni momento che non mi lascia mai nemmeno lo spazio di respirare, che mi manca l’aria. Vediamola dal lato positivo, per un giorno avrò la possibilità di stare tranquilla. Potrò chiacchierare con le mie amiche senza che lui origli e andare al bagno senza essere scordata. Per una volta non mi assorderà i timpani ripetendo all’impazzata il mio nome e potrò parlare con chi voglio senza fargli rischiare la vita. Si, potrò finalmente passare un po’ di tempo come dico io.

Mi rimetto ad ascoltare la lezione… inconsciamente penso che poi Ryota avrà bisogno dei miei appunti, soprattutto quando ci saranno gli esami di riparazione, e inizio a scrivere, si è meglio che lo faccia.
All’intervallo, dopo un rapido sguardo al cellulare che non da i minimi segni di Ryota, mi siedo a chiacchierare con alcune compagne di classe. È così strano! Nessuno mi assale o mi tormenta. Posso davvero parlare tranquilla.
<<E’ strano parlare con te senza la tua ombra!>> mi dice divertita Nami.
Io annuisco <<Ogni tanto ho bisogno anche io di respirare!>> e intanto ripenso alle sue parole… la mia ombra. In fondo è un po’ così. Però mi fa quasi ridere che l’abbia definito a quel modo, quando lui stesso mi definisce il suo sole. Sempre a sproloquiare sta quel ragazzino…
Rido e scherzo mentre parlo di ragazzi, di programmi tv e della squadra di basket di tutte quelle cose stupide di cui ci parla nei momenti vuoti, cose senza senso ma che ti aiutano a non pensare troppo, che ora non ho voglia di pensare… a lui. Mentre come al solito le altre mi chiedono di Rukawa. Che ci trovino poi in lui.
Io lo conosco bene, ero anche alle medie con lui! È certo un bel ragazzo ma poi ha un carattere così chiuso e freddo, è una brava persona ma non è il mio tipo… io preferisco ragazzi più allegri e vitali, come Ryota… no, Ryo è un po’ un’esagerazione, si lui è addirittura esasperante a volte, anzi lui è esasperante ogni giorno già di primo mattino. Tranne stamattina ovviamente.
Pranzo sempre con loro. Mi sento quasi a disagio senza Ryota che mi ruba assaggi di bento e mi rifila in bocca il suo. È tutto così strano senza di lui. Quasi vuoto e noioso. No, non quasi.

Anche gli allenamenti nel pomeriggio sembrano più fiacchi. Le solite litigate tra Hanamichi e Rukawa, poi i pungi del capitano e le risate dei ragazzi. Il tifo delle irriducibili fan della volpe e Haruko che lo fissa mielosa. La solita routine insomma, ovviamente senza di lui.
Fanno una partita di allenamento, Kogure sostituisce Ryota.
Con lui in campo e i suoi numeri, sommati a quelli di Sakuragi, è molto più divertente, un po’ mi mancano i suoi sorrisi rivolti a me e i suoi sguardi “Visto, è per te!” dopo ogni punto segnato. Quel nanerottolo ha passato così tanto tempo appiccicato a me che mi sembra innaturale non averlo davanti. Mi sento quasi sola. Quasi?
<<Tutto bene?>> mi domanda il senpai Kogure vedendomi assente.
Io cado dalle nuvole, quelle stesse nuvolette bianche dietro cui correvo in classe alla prima ora <<Eh? Oh, certo! Grazie Kogure! Scusami è che pensavo che Sakuragi ha fatto un sacco di progressi! Siamo davvero un’ottima squadra!>> mento.
Perché abbia mentito non lo so proprio, in fondo non pensavo a nulla di compromettente, solo che con Miyagi gli allenamenti mi sembravano più divertenti. Ma resta il fatto che mento.
Lui mi guarda come se non avesse bevuto la mia storia e io mi sento un po’ in imbarazzo <<Ah, ma come mai oggi manca Miyagi? È forse assente?>>
Io scuoto la testa e alzo le spalle <<Non saprei…>> rispondo sinceramente. Ma vorrei saperlo.
<<Strano, in genere ti fa sapere sempre quando e perché manca!>>
Quelle sua parole mi mettono addosso una stana ansia. Mi alzo un attimo e mi avvio verso gli spogliatoi con la scusa di dover andare al bagno. Inizio anche a innervosirmi, quando lo vedo gliene dico quattro per avermi lasciato in pena tutto il giorno. Si, lo faccio.
Corro verso la mia borsa, non so perché sto correndo così forte ma tutt’a un tratto l’ansia dentro di me cresce. Rovisto freneticamente tra la mia roba. Riaccendo il cellulare che avevo spento nel pomeriggio a rimango a fissarlo speranzosa che arrivi qualche messaggio. Qualche suo messaggio.
Niente. Non lo sento tremare tra le mani ed illuminarsi. Non si è fatto sentire. Non ho chiamate non risposte o messaggi in segreteria. Sospiro delusa e lo ributto a caso nella borsa incasinata. Mi siedo un attimo sulla panchina e cerco di calmarmi, proprio non mi spiego tutta questa ansia e agitazione.
“Stai calma… non è mica successo nulla! –mi dico - Non ti ha fatto sapere niente perché finalmente si è stufato dei tuoi modi bruschi!”
Però lei mie parole non mi convincono. Mi rialzo controvoglia e vado ancora verso la palestra.
Mentre mi avvicino sento il TOC - TOC della palla sul parquet. Come mi piace il basket, non sono mai stata brava ma mi pace un sacco. Mi diverte anche da quando nella squadra c’è lui. Mi fa sempre fare un sacco di risate. Ryota… E mi fa sorridere quando contribuisce alla vittoria della squadra. E mi dedica ogni singolo punto.

Poi mentre passo di fronte alla porta della palestra colgo un frammento dei discorsi di un gruppetto di anonimi ragazzi lì fuori.
<<Che? Una rissa finita male?>> domanda uno dei quattro.
<<Si! Sembra che sia successa vicino alla scogliera, nei pressi di quei bei giardinetti!>> risponde l’altro.
Io e Ryota ieri passeggiavamo vicino a quei giardini… E penso ancora a lui.
<<E che è successo?>> insiste il ragazzo.
<<Non so con precisione ma pare che stamattina un gruppo di teppisti che stava facendo a botte sia finito male, mentre si picchiavano tre tipi son finiti sotto ad un grosso tir! Uno è addirittura in coma e un altro e concio malissimo! Mi pare che nella rissa fosse coinvolto anche quel ragazzo del secondo anno… Miyagi!>>
Miyagi… appena sento pronunciare quel nome il mio corpo è scosso da un tremito. Mille pensieri, uno più terribile dell’altro si affacciano nella mia mente. Non voglio dare loro retta ma mi assalgono e prendono possesso di me.
Non posso restare in palestra a seguire gli allenamenti neanche un minuto di più. Scatto fuori dall’edificio lasciando tutti quanti a chiedersi cosa mi fosse successo.

Non rivolgo neanche uno sguardo ai ragazzi che parlano. Non chiedo loro nemmeno un’informazione di più, la mia mente non è in grado ora di farmi commettere azioni razionali. Sono completamente partita: Ryota, coma e concio malissimo, sono parole che per me non possono esistere nella medesima frase. Fanno troppo male.
Con un solo pensiero nella mente, lui, corro disperata per mezza città.
Non mi curo dei semafori o dei passanti contro cui vado a sbattere. Non sento il freddo di fine autunno che fa chiudere le persone nei loro vestiti pesanti anche se io sono solo in maglietta e pantaloncini. L’unica cosa che sento è un peso insostenibile sul cuore, e un infinita tristezza e un’ansia inguaribile.
Corro e non presto attenzione a niente. Vado come una pazza, sono fuori di me in effetti in questo momento, e nel giro di venti minuti arrivo senza fiato ai giardinetti che i tizzi di prima avevano nominato, quelli dove sole 24 ore prima io e Ryota passeggiavamo tranquilli. Cerco di fare mente locale pensando al più vicino prontosoccorso ma non connetto abbastanza per farmelo venire in mente. Solo lui ho in mente ora.
Fermo un passante agguantando una manica del suo giubbotto di jeans.
<<L’ospedale… per cortesia il più vicino!>>
La mai espressione sconvolta deve averlo confuso perché il poveretto mi guarda compassionevole mi dice <<Non ti senti bene? Ti accompagno?>> e mi prende per una mano.
<<No… mi dica dov’è…>> ripeto insistente.
Ma lui continua <<Senti, tu hai bisogno di aiuto, guarda io…>>
Lo interrompo slegandomi dalla morsa stretta in cui teneva il mio polso <<NO! Maledizione sto perdendo tempo! Mi dica solo dov’è!>> sbraito agitandomi.
Lui mi guarda intimorito <<Dritto per quel viale, cento metri a destra alla concessionaria, poi dritto fino al semaforo e di nuovo a destra. Percorri tutto il viale fino in fondo e arriverai all’ospedale…>> poi si allontana.
Senza nemmeno dire un grazie parto correndo verso la mia destinazione. Ryota…
Corro anche se le gambe mi dolgono e la testa mi gira, anche se la gola è secca. Per tutto il tragitto mi ripeto a mezza voce le indicazioni del ragazzo di prima.
La gente mi guarda in modo davvero curioso ma non mi curo di loro, non vedo nulla a parte il volto di Ryota.
“Ryo… come stai? Che ti è successo?”

Arrivo di fronte all’entrata dell’ospedale. Corro all’accettazione del prontosoccorso e mi getto letteralmente sul banco.
<<… anf, anf… Ryota… anf… Ryota Miyagi!>> domando all’infermiera.
<<Tutto bene? Le serve qualcosa? Cerca qualcuno?>> mi domanda preoccupata.
Io annuisco <<Ryota Miyagi! Quei ragazzi di stamane… anf, anf… c’è anche Miyagi?>> mi sforzo di farmi capire ma la gola secca e il fiatone mi impediscono di esprimermi chiaramente.
Per fortuna mi capisce <<Miyagi… un attimo!>> mi dice mentre controlla delle carte.
<<Aya!>> sento una voce dietro di me. Una voce calda e familiare. Quella voce che speravo davvero di sentire venendo qui.
Mi giro verso l’entrata, da cui proviene quella voce. Sotto al portico all’entrata c’è lui. Solo lui.
Spalanco la bocca e mi lancio verso di lui. In un attimo gli sono di fronte e mentre dai miei occhi scendono copiose le lacrime lo abbraccio. Inizio a singhiozzare disperata. No, non più disperata ormai, sollevata. Si, gioia e sollievo danno sapore a queste mie lacrime.
Tutti i pensieri orrendi di quell’ora prima svaniscono in un istante, svaniscono quando vedo i suoi occhi stupiti e quando sento le sue forti braccia avvolgermi.
<<Aya - chan, che ci fai qui? Va tutto bene?>> mi domanda.
Non rispondo. Non ho né voce, né fiato, né voglia per rispondere. L’unica cosa che voglio fare è abbracciarlo, sentirlo di nuovo vicino, sentire che tutta la pura di prima è stata un’inutile sofferenza perchè ora lui è qui. No, in effetti c’è un’altra cosa…
Alzò il viso bagnato di lacrime che nascondevo sul suo collo caldo e socchiudendo gli occhi gli sfioro le labbra con le mie, continuando ad abbracciarlo, poi premo più decisa su di esse assaggiando per la prima volta il sapore della bocca del ragazzo che amo.
Del ragazzo che amo… lo amo… l’unica cosa che penso mentre lo bacio è che lo amo, da morire. Ayako ama Ryota, finalmente… un enorme insegna luminosa sembra illuminarsi all’improvviso davanti a me.
Poi lentamente mi allontano da quelle dolci labbra per riprendere fiato, avevo corso per un’ora come una pazza in fondo, e mi lascio scivolare contro di lui.
Gli lancio una rapida occhiata interrogativa “Cosa avrà pensato del bacio che gli ho dato?”.
Lui ha un’espressione dolcemente ebete e mi guarda ancora stupito. L’ho spiazzato lo so, ma dovevo farlo.
<<Ho… bisogno di bere qualcosa…>> mormoro.
Senza dire una parola lui mi fa sedere su una panchina poco più avanti, lontano dagli sguardi indiscreti curiosi e soppesati degli infermieri all’ingresso, e mi porge una lattina di coca che tiene in tasca. Poi si siede accanto me, sempre confuso e incredulo, come un bambino la prima volta che riceve doni la notte di Natale.
Bevo avidamente tutto il contenuto dolciastro della lattina e la lancio nel cestino a pochi passi <<Aaaaahhh!>> e mi rialzo in piedi. Lui fa lo stesso.
<<Aya… mi spieghi? Che ci fai qui? Io non capisco…>>
<<Stamattina… hai fatto a botte, non è così?>>
Lui annuisce soddisfatto <<Certo! È perché…>>
Non mi interessano le spiegazioni… gli mollo un ceffone improvviso sulla guancia che diventa subito rossa.
Lui mi guarda a bocca aperta incapace di dire o fare qualche cosa. Credo si stia chiedendo se sono davvero io quella che ha di fronte.
Sento di nuovo le lacrime che mi bagnano le guance <<Scemo che non sei altro! Non farlo più! Quando ho sentito quei ragazzi che mi parlavano di una rissa finita male e hanno pronunciato il tuo nome mi sono sentita morire!>> inizio a singhiozzare violentemente e mi accuccio per terra. Devo scaricare tutta la tensione le preoccupazioni accumulate in così poche ore, devo piangere il dolore che ho provato e liberarmene.
Poi sento il tocco leggero della sua mano su una guancia, che bella sensazione mi dà. Mi asciuga le lacrime e mi scosta i capelli dal viso <<Ayako… mi dispiace! È che non potevo perdonarli per quello che hanno fatto ieri. Ti hanno offeso pesantemente e io non sopporto che si dica qualcosa di cattivo su di te Aya…>> mi dice dolcemente.
Quelle sue parole hanno l’effetto contrario, invece che consolarmi aumentano le mie lacrime. È così dolce e così protettivo e forte nei mie confronti. Mi sento un verme per il modo in cui l’ho sempre trattato. Per il modo in cui l’ho sempre fatto soffrire, perché sono sempre stata così scema da non capire i miei sentimenti <<E io non sopporto l’idea che tu possa metterti nei guai, Ryota.>> gli dico singhiozzando.
Mi prende ancora tra le braccia e mi culla leggermente. Io faccio scivolare le braccia attorno alla sua vita e rimaniamo così abbracciati per un tempo che mi sembra eterno. Per un tempo che vorrei fosse eterno. Per un tempo che vorrei si fermasse ora che siamo solo noi.
<<Allora non lo farò più se è questo che vuoi… io non sono solo un ragazzino capace di mettersi sempre nei guai.>> mi sussurra all’orecchio prima di baciarmi i riccioli.
Sembra quasi aver letto i miei precedenti pensieri. Quello che pensavo di lui fino a prima di capire quali fissero i miei sentimenti <<Lo so… mi sono sentita così male! Non lasciarmi mai in questo modo Ryota!>> mi vergogno, continuo a piangere come una bambina, incapace di smettere, tra le sue braccia. Sono io la ragazzina che ha bisogno di lui, non il contrario.
<<Mai più, prometto! Ti amo Ayako… non voglio farti piangere mai più.>>
Quelle parole mi sciolgono il cuore. Aveva gridato i suoi sentimenti per me fin dal primo giorno a tutti e quattro i venti ma mai in quel modo. Mai così dolcemente, mai in modo così serio e sincero.
Allento l’abbraccio in modo da riuscire a guardarlo in faccia. Scruto nei suoi occhi, mi perdo nei suoi bellissimi occhi scuri. Sono così profondi e così caldi. Leggo nei suoi occhi che è sincero e sento che lo amo davvero. Lo amo con tutta l’anima dalla prima volta che mi ha strappato un sorriso. Dalla prima volta che ho guardato in quei suoi occhi e ho potuto leggere la persona bellissima che è.
Mi abbandono a lui e appoggio la fronte contro la sua, gli sfioro il naso con il mio e passo una mano leggera sulla sua guancia morbida.
<<Puoi baciarmi?>> più che una domanda suona come un’implorazione. Ma non mi interessa nulla di come suona né mi interessa di tutte le persona che vanno avanti e indietro e ci guardano curiose o infastidite. Mi interessa solo di me e di lui, del suo caldo abbraccio delle sue labbra che si avvicinano alle mie.
Ecco un bacio dolcissimo. Mille sensazioni sento esplodere dentro di me. È profondamente diverso dal bacio di prima, il mio bacio carico di disperazione e sollievo. Ora c’è solo amore, tanto amore in questo nostro bacio. Sento le sue labbra schiudersi e la sua lingua sfiorare la mia. Mi lascio andare… perché amo Ryota. Non è il mio primo bacio, ma è come se lo fosse. Lui è il primo ragazzo che mi fa provare sensazioni così forti, radicate e devastanti, che mi scuote fin nel profondo dell’animo, tutto quello che c’è stato prima di lui lo cancello nell’istante in cui dischiude le mie labbra e mi regala il mio primo bacio d’amore. Sono contenta che sia lui a concedermi il mio primo bacio così.
Poi accarezzandomi il collo si stacca da me e mi sorride. Che bel sorriso ha il mio Ryota!
Se penso che avrei anche solo potuto perderlo! Non oso immaginare la mia vita senza quegli occhi, quel sorriso, senza di lui. Lui è la mia vita ormai. Nella solitudine che ci avvolge lui è riuscito ad aprire uno spiraglio di sole, nella mia, e ad entrare inesorabile fino al mio cuore.
<<Ti amo!>> gli dico sorridendo.
Lo vedo arrossire imbarazzato mentre il volto gli si illumina. Mi fa sorridere vederlo così, riesce sempre a conservare il bambino che c’è in lui e questo mi piace.
<<Scusa se ti ho fatto aspettare tanto per dirtelo!>>
Lui scuote il capo <<Scherzi Aya? Sono l’uomo più felice del mondo.>>
Sento che è sincero e anche io non sono mai stata così felice in vita mia. Ora che sono con lui sento che la mia vita ha finalmente un senso. Un senso giusto.
<<Etchì!>> starnutisco. Fa un freddo cane in effetti e io sono in maniche e pantaloncini corti… ma non mi interessa perché il suo caldo abbraccio mi scalda il corpo e l’anima.
<<Aya! Non ammalarti!>> mi dice lui preoccupato e frettolosamente si leva il giubbotto e me lo mette sulle spalle.
Mi piace quando mi chiama Aya. Solo lui riesce a pronunciare il mio nome in quel modo così dolce. Solo lui.
Poi mi prende in braccio come una bimba e sorridendo si incammina verso la strada <<Andiamo a casa Aya!>>
Io annuisco e passo un braccio attorno alle sue spalle.

Ho trovato il mio amore, il mio scopo di tutta una vita, la mia anima gemella. Quel ragazzo così meraviglioso da farmi pensare che la vita è bella e vale la pena di essere vissuta accanto a lui. Insieme a lui che è la ragione della mia vita.
A soli sedici anni ho trovato la persona da amare per tutta l’eternità. Da amare di amore vero.


THE END


Asu: La prima fiction seria (e relativamente breve) della sottoscritta. Nessun commento e nessuna interruzione assurda per la vostra gioia!!
Mika: Si - si! Solo Ayako, Ryota e i sentimenti che sono dentro ognuno di loro e ognuno di noi.(Da dove mi è uscita sta frase??? Io ho scritto questo... @_@)
Asu: Scritta tutta da me ma col supporto della mia spalla Mikako… dai che non metterei giù una riga senza di te!!!! Ti voglio bene Mika!!!!!! ^3^ SMACK!
E naturalmente tutti i personaggi citati nella fiction appartengono al sensei INOUE (inchino) e agli aventi diritto. Io li ho presi un attimo in prestito per regalarmi un po’ di sogni… ^^ (Come dici mika? NdAsu Guarda che sta roba andrebbe all'inizio...e poi gradirei la maiuscola al mio nome! NdMika Oh, quanta permalosaggine!!! ^^ Okkei MIKA! E chi se ne frega per l'inizio o la fine! NdAsu)
Solo un'ultima cosa... Ryota Miyagi i tuoi sorrisini mi ricorderanno sempre perché sei il mio personaggio preferito!!!! ^^
Ciao a tutti Asu (E Mika… Anche io TVTB Asu ^^ Carra la mia gigiona!! ^^ NdMika)

Mika: Uh, vogliamo i commentiiiiiiiii!!! Dritti al fermo posta, grasssieeeee!!



 
 
 
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