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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: InuYasha
Titolo Fanfic: LA SCELTA DI KAGOME
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: kalista galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 18/02/2002 21:56:23

kagome è rattristata dal pensiero di doversi separare prima o poi da inuyasha... dedicato a coloro che prediligono le storie d`amore non convenzionali
 
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- Capitolo 1° -

La giornata era stata afosa e nemmeno il sopraggiungere della sera sembrava aver portato un po’ di refrigerio. Il silenzio della notte era rotto soltanto dal canto dei grilli e dal respiro pesante del piccolo Shippo, profondamente addormentato. Anche Miroku aveva ceduto alla stanchezza e riposava adagiato sul suo giaciglio di fortuna. Kagome, invece, non poteva prendere sonno. Una tremenda nostalgia di casa l’aveva assalita; fissando il volto pallido della luna, non riusciva a smettere di pensare alla sua famiglia, ai suoi amici, al suo letto… Vedeva il dolce sorriso di sua madre, sentiva la voce squillante di suo fratello Souta che la chiamava “sorellina”… e i moniti accorati di suo nonno, che si affannava a metterla in guardia dai pericoli che correva. Rovistò nel suo zaino alla ricerca di qualcosa da bere, ma la sua mano urtò contro i frammenti della sfera, che si erano ricomposti nel ventre del demone-ragno. Prese quella piccola massa ancora informe e la rigirò tra le dita sottili. Nell’osservarla, rifletté che ormai non mancava poi molto al completamento della loro impresa. Sarebbe tornata a casa. Stranamente questo pensiero, anziché consolarla, la gettò ancor di più nello sconforto. Avrebbe più rivisto Inuyasha? Istintivamente lo cercò con lo sguardo, ma quando si volse in direzione dell’albero sul quale il mezzo demone se ne stava appollaiato, non lo trovò. Si guardò un po’ attorno, e infine lo scorse, seduto sulla riva del torrente presso cui si erano accampati, con la chioma argentea che brillava al chiarore della luna. Lo raggiunse e si sedette silenziosamente accanto a lui.
K:«Non riesci a dormire neanche tu?»
I:«Eh?? Ma sei matta a venirmi così alle spalle? Per poco non ti beccavi un’unghiata!» Inuyasha era sempre il solito; i suoi modi bruschi erano gli stessi di quando lo aveva conosciuto… o forse no… C’era qualcosa di diverso nella sua voce. E i suoi occhi… Più volte aveva creduto di scorgervi una luce particolare; avrebbe quasi giurato di cogliervi un briciolo di tenerezza quando la guardava.
K:«Scusa tanto! Non credevo ti spaventassi per così poco!»
I:«Tsk! Non mi sono spaventato affatto!»
K:«Inuyasha…»
I:«Mmh?»
K:«Stavo pensando… Quando il mio compito qui sarà finito… quando avremo recuperato tutti i frammenti della sfera… io… noi… dovremo separarci?» Aveva pronunciato le ultime due parole quasi con un filo di voce.
I:«Eh?? Ma che discorsi sono questi?»
K:«Mi stavo solo domandando cosa succederà dopo. Tu resterai nel tuo mondo… e io tornerò nel mio.»
Inuyasha la fissò meravigliato per qualche istante. Poi si voltò verso il torrente con affettata indifferenza.
I:«Non lo so. È probabile.» Si limitò a rispondere.
K:«È probabile?? Tutto qui?!» La ragazza parve scoraggiata. «Prima mi chiedi di starti vicino e poi non t’importa se non ci vedremo più?»
I:«Ma Kagome…»
K:«Accidenti a te!» sbottò lei allontanandosi in fretta.
I:«Ehi! Kagome! Ma che diavolo le è preso? Tsk!» Tornò a fissare il riverbero della luna sull’acqua. «Però…» si fermò a riflettere tra sé, rabbuiandosi d’un tratto «Non avevo mai pensato a quel giorno.» In effetti non era sua abitudine guardare troppo al futuro. Era solito vivere, o peggio sopravvivere, giorno per giorno. e forse, sotto sotto, anche lui temeva quel distacco. Ormai, suo malgrado, Kagome era diventata una presenza importante. Gli piaceva averla intorno. Ma la sua indole era quella che era. Difficilmente riusciva ad ammettere di aver bisogno di qualcuno. Lo avrebbe fatto sentire vulnerabile. E quello che era successo con Kikyo aveva lasciato in lui una profonda cicatrice.


Il mattino seguente si rimisero in cammino di buon’ora. Kagome aveva distaccato il gruppo di una ventina di metri.
M:«Si può sapere cos’ha Kagome?» chiese sbadigliando il monaco «Si direbbe di pessimo umore.»
S:«Già. Tu ne sai niente, Inuyasha?»
I:«Ma che volete da me? Chiedetelo a lei, se v’interessa!» Miroku e Shippo si scambiarono una lunga occhiata interrogativa.
My:«Ehm… mi scusi, signorino Inuyasha…» Il vecchio servitore-pulce si fece largo tra i capelli del padrone e si accostò al suo orecchio. «Non ho potuto fare a meno di ascoltare il suo piccolo diverbio con la signorina Kagome, ieri sera…»
I:«E ti pareva! Ma quando imparerai a farti gli affari tuoi?»
My:«Ma signorino Inuyasha, io parlo solo per il suo bene! La conosco da troppo tempo, ormai, per non accorgermi che lei prova qualcosa per quella ragazza.»
I:«Tsk! Non dire idiozie!»
My:«Lei può anche fingere con gli altri, ma non può mentire a se stesso. Teme che la signorina Kagome l’abbandoni, non è così? È per questo che si mostra distaccato. Mi dia retta, non si chiuda in se stesso come un riccio, non abbia paura di ascoltare i suoi sentimenti…»
I:«Ma… ma… di quali sentimenti stai parlando?» L’espressione del mezzo demone era passata dall’arrabbiato all’attonito, finché una strana sensazione d’imbarazzo, come se qualcuno avesse violato i suoi pensieri più nascosti, s’impadronì di lui. Il vecchio Myouga continuò: «Davvero pensa che la signorina Kagome potrebbe nuocerle in qualche modo? Non vede com’è triste al pensiero di separarsi da lei?»
Inuyasha fissò quella figuretta che spingeva nervosamente la sua bici e provò, suo malgrado, una sorta di tenerezza.
Kagome fissava il terreno con espressione corrucciata. «Sei proprio una stupida, Kagome!» diceva fra sé «È solo un mezzo demone rozzo e antipatico, con delle orribili orecchie canine! Non può certo essere lui il tuo primo…» “Amore” fu la parola che le venne in mente, ma non riuscì a pronunciarla. I suoi occhi divennero improvvisamente tristi «Perché ogni volta che sembra avvicinarsi un po’ a me, si tira subito indietro?»
Il giovane hanyou la raggiunse con un balzo.
I:«Ascoltami bene, Kagome.» La ragazza si voltò verso di lui e lo guardò freddamente, mentre Shippo e Miroku osservavano la scena a distanza.
I:«Riguardo a quello che mi dicevi ieri sera… pensavo che… in fondo… non c’è motivo che tu te ne torni a casa tua. Cos’ha di tanto speciale la tua epoca?» Era chiaro che Inuyasha non comprendeva bene cosa fosse un’istruzione; del resto, non comprendeva nemmeno cosa fosse una famiglia. Cercando di evitare lo sguardo di Kagome, proseguì: «Sei abbastanza incosciente da affrontare senza timore i demoni che popolano questa era; a volte persino io dimentico che sei una semplice umana! Insomma… Tu appartieni a questo mondo, ormai… e a me.» aveva soggiunto, quasi in un soffio, afferrandole la mano (Inuyasha non “prende”, “afferra”! ^_^). Kagome restò sgomenta. Rimasero così per qualche istante, fissandosi negli occhi. Poi lei ebbe uno scatto indietro ed esclamò:«Cooosa??? Ma sei impazzito??» Anche Inuyasha si ritrasse di colpo, tra l’offeso e lo spaventato.
K:«Tu pretendi che io abbandoni la mia famiglia, la scuola, gli amici… così, semplicemente?»
I:«Maledizione, Kagome! Sai che ti dico? Fai un po’ quello che ti pare, ma non venirmi più a seccare con i tuoi stupidi sentimentalismi!»
Miroku, Shippo e Myouga scossero il capo sconsolati.
M:«È tutto inutile, quei due sono proprio senza speranza!»


I:«Avverti la presenza di qualche frammento della sfera, qui nei paraggi?»
K:«No.» Erano le prime parole che si scambiavano dopo un bel tratto di strada, percorso tra musi lunghi e silenzi imbarazzanti.
I:«Allora fermiamoci a mangiare; io ho fame.»
S:«Questa sì che è una buona idea!»
M:«In effetti anche il mio stomaco si sta lamentando da un po’.»
K:«E va bene.» sospirò la ragazza. Posò lo zaino e cominciò ad armeggiare per preparare il pranzo. Nell’attesa, Miroku e Shippo si misero a raccogliere delle erbe, lì nei dintorni. Kagome osservava di sottecchi il mezzo demone che sedeva poco distante da lei, gambe e braccia incrociate, con l’aria di chi ce l’ha su col mondo intero (che poi è la solita aria di Inuyasha! ^_^). Iniziò a pensare di essere stata troppo dura con lui. “Appartieni a me.” Era così che aveva detto Inuyasha? Certo, i suoi modi lasciavano sempre a desiderare, ma… quello che le aveva detto… Solo ora ne comprendeva la reale importanza: Inuyasha le aveva chiesto di restare con lui. Non voleva che lo lasciasse. La sorpresa e l’imbarazzo suscitati dalla sua proposta le avevano dettato la solita reazione impulsiva. E poi certo, il pensiero di non tornare più a casa la spaventava molto. Eppure… Si voltò nuovamente verso Inuyasha, intento a rimproverare aspramente il vecchio Myouga per lo “stupido consiglio” che gli aveva dato. Con il cuore attanagliato da una morsa opprimente, mosse alcuni passi verso di lui.
K:«Inuyasha…»
I:«Mmh? È già pronto?» il mezzo demone le rivolse un’occhiata fugace.
K:«Mi dispiace.» A questo punto si girò a guardarla. Il servitore-pulce approfittò del diversivo per svignarsela, cercando rifugio tra la fitta vegetazione.
I:«Per cosa?»
K:«Ho reagito male prima. Scusami. So che le tue intenzioni erano buone.»
I:«Bé… in fondo ho sbagliato anch’io.» Il tono di Inuyasha era meno duro, ora.
K:«Cosa?» Kagome era visibilmente sorpresa.
I:«Sì, insomma… Capisco che tu sia legata al tuo mondo. Ci ho pensato su, e non ho trovato nessun valido motivo per cui tu debba rinunciarvi.» Un velo di tristezza parve offuscargli gli occhi.
K:«Bé, in realtà… un motivo potrebbe anche esserci…» balbettò lei, sentendo il cuore che cominciava a batterle all’impazzata sotto lo sguardo penetrante di Inuyasha.
K:«Se… se io decidessi di restare… Tu… mi staresti sempre accanto?» riprese dopo una breve pausa. Una parte di lei rimase turbata nell’udire la sua voce porre una simile domanda, ma le parole le erano uscite dalle labbra senza che avesse il tempo di riflettere. Il giovane hanyou restò interdetto. La dolcezza di Kagome era disarmante. Avrebbe voluto dire qualcosa, e soprattutto scrollarsi di dosso quell’imbarazzo, quell’”emozione” che provava e che lo faceva sentire così dannatamente stupido. Infine si limitò ad annuire, mentre un lieve rossore gli imporporava le guance. Stavolta Kagome comprese subito il peso di quella tacita promessa. Inuyasha la voleva accanto a sé, sempre; avrebbe continuato a proteggerla coraggiosamente da qualsiasi pericolo avessero incontrato sul loro cammino. Quell’impetuoso mezzo demone dal cuore umano voleva diventare il suo mondo. Cercò di ricacciare indietro le lacrime che le pungevano gli occhi e, assecondando l’irrefrenabile impulso di abbracciarlo, gli gettò le braccia al collo.
I:«Eh?» Il mezzo demone ebbe un sussulto. Esitante, la cinse a sua volta con le braccia, dapprima debolmente; infine si lasciò sprofondare nel profumo dei suoi capelli.
I:«K-Kagome…» mormorò. Quando le loro guance si sfiorarono, Inuyasha sentì che calde lacrime rigavano il viso di Kagome.
I:«Cos’hai? Perché stai piangendo?» le chiese divincolandosi dall’abbraccio. Sebbene la sua natura per metà umana lo rendesse in grado di provare dei sentimenti, come quell’irresistibile e misteriosa attrazione che sentiva vincolarlo a Kagome, Inuyasha non aveva troppa confidenza con la sfera emotiva, in parte a lui sconosciuta. Kagome non trovò le parole per esprimere le emozioni contrastanti che si affastellavano nella sua mente: la gioia di aver compreso ciò che significavano lei e Inuyasha l’uno per l’altra, il dispiacere che provava al pensiero di quel che avrebbe dovuto lasciare per stare con lui, la commozione di fronte a quella strana creatura che non si fidava mai di nessuno e che, nonostante tutto, nonostante il suo passato con Kikyo, le aveva permesso di far breccia nel suo cuore. Inuyasha le scostò una ciocca di capelli dal viso e le asciugò le lacrime, facendo attenzione a non graffiarla. Si avvicinò a lei, lentamente, come quella volta in cui Kagome lo aveva respinto. Ma stavolta la ragazza rimase immobile, il fiato sospeso, attendendo quello che sarebbe stato il suo primo bacio e che, per quanto strano potesse sembrare anche a lei, da nessun altro avrebbe desiderato ricevere di più che da quello strano mezzo demone. E Inuyasha si avvicinò sempre di più, finché le loro labbra si toccarono. Ebbe un leggero scatto all’indietro, a quel contatto. Infine la baciò.
S:«Allora, si mangia o no?» Miroku afferrò il cucciolo del demone-volpe per la coda.
M:«Zitto, piccolo rompiscatole! Non vedi che finalmente si sono decisi?» Il vecchio Myouga trasse un profondo sospiro di sollievo: il suo padrone gli avrebbe risparmiato la vita!

FINE

 
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VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
kagomina - Voto: 10/03/09 21:33
bellissima!!!!!!!!!!!!
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