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Categoria: Film, Telefilm, Teatro
Dalla Serie: Final Fantasy VII Advent Children
Titolo Fanfic: FINIRÀ COSÌ!
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: pan89 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/01/2005 00:55:36 (ultimo inserimento: 08/03/05)

ciò che volevate sapere su advent children in una fic dove ho inserito tutto so che so su questo film (e so molto...) buona lettura e fatemi sapere!!!
 
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L`IMMUTABILITÀ
- Capitolo 1° -

Finirà così


Capitolo 1. l’immutabilità.
Non credevo davvero di dover vedere di nuovo tutto questo!
Avevo deciso definitivamente di smettere di combattere.
Era una decisione sensata, senza pro ne contro.
Dopo due lunghi anni non ho visto più nessuno dei miei compagni di viaggio!
A parte Tifa!
Faccio qualche lavoretto per lei, ma preferisco nettamente chiudermi in me stesso, come ho sempre fatto in questi ultimi tempi.
Sinceramente non penso mai ad eventi che fanno parte della mia “Vita quotidiana!”. Penso solo ed esclusivamente alla stessa persona, in ogni momento ed ogni giorno. Sono fatto così, non penso mai a ciò che sta meglio di me, non penso mai a me stesso. Mai. Anche se, a pensarci bene, il mondo esterno è in condizioni peggiori delle mie.
In due anni le cose stavano lentamente migliorando.
Tifa ha aperto un orfanotrofio. Già, buffo, è?
Qui ci sono tantissimi bambini! Tutti marmocchi che hanno perso i genitori per colpa della strana malattia che sta torturando Midgar: la Geostigma.
Solo il nome farebbe rabbrividire chiunque!
Bè, oltre ad occuparsi dei bambini, Tifa mi ha convinto a dare inizio ad una ditta di consegne a domicilio, chiamandola con il mio cognome!
Sentirla rispondere al telefono e dire “Ditta di consegne Strife, buongiorno!” mi suona un po’ strano, ma non do peso a cose inutili.
Bè, ora sarà bene sbrigarmi…ma prima farei meglio a cambiarmi queste bende, o questa dannata Geostigma finirà per uccidermi prima di quanto creda.

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Un raggio di sole birichino si infiltrò tra le persiane della finestra della piccola camera da letto di Tifa. La ragazza si svegliò, accecata dalla luce del giorno.
Cercò a tentoni il suo orologio, poggiato sul comodino e, con gli occhi che sembravano due fessure, cercò di focalizzare l’ora.
Erano le 6 e mezza.
Si alzò dal letto, si infilò le pantofole azzurre, aprì la finestra per rinfrescare l’aria e si diresse in bagno, per prepararsi alla lunga giornata che l’attendeva.
Si lavò, si pettinò i capelli e si vestì accuratamente.
Uscì dalla stanza e chiuse delicatamente la porta.
Appena arrivò nel grande salone dell’orfanotrofio vi trovò un po’ di disordine! Il solito che lasciano i bambini quando finiscono di giocare.
Cominciò a pulire il pavimento con uno straccio. Si rimboccò le maniche e cominciò la sua opera.
“Tifa!”
Tifa, intenta a strizzare lo straccio in un secchio, si voltò verso la porta che portava al corridoio della camera dei bambini.
La ragazza si rizzò in piedi.
“Marlene! Hai bisogno di qualcosa?” chiese, un po’ preoccupata. Solitamente i bambini non si alzavano così presto, anzi, preferivano dormire fino alle 8 o giù di lì.
La figlia adottiva di Barret si avvicinò, turbata.
“Sembra che Denzel abbia un altro attacco! Mi chiedevo se potevi dargli la sua medicina!” la voce di Marlene risuonò impensierita. I suoi occhi erano grandi e luccicanti.
Tifa si avvicinò, si inginocchiò a lei e le mise una mano sulla spalla.
“Ascolta…non posso dargli più quella medicina, già gliel’ho detto! Si sentirebbe molto peggio! Lo sfogo che potrebbe avere il suo corpo potrebbe essere determinante per la sua vita!”
“Ma…”
“No, Marlene!” sentenziò Tifa, con voce decisa. Poi si addolcì “Io non voglio che
muoia…prima del dovuto!”
Tifa si alzò in piedi, dando le spalle alla ragazzina, che tornò su i suoi passi, in silenzio, mentre si percepivano dei tossii provenire da una stanza.
Dire quelle parole a Marlene, in fondo così piccola, l’avevano resa davvero infelice.
Non aveva passato bei momenti. Erano stati gli anni peggiori della sua vita e il passaggio da ragazza semplice a donna matura era stato davvero brusco.
Era abbattuta, non si sentiva protetta. Cloud era continuamente freddo con lei.
Da quando era morta Aeris la sua vita era letteralmente cambiata!
Dannazione, non ce l’aveva con Aeris! Cosa le aveva fatto in fondo? Era solo arrivata così, nella sua vita, come una normale fioraia, sempre allegra, rendendo gioioso persino un musone come Cloud.
E Tifa era felice per lui. Felice di vederlo sorridere, felice di vedere finalmente che non era un automa ma che aveva dei sentimenti anche lui.
Solo che Cloud era il suo amico di infanzia. Quante peripezie per conquistarlo, quanti sacrifici, quante battaglie!
Tifa si chiedeva cosa sarebbe successo se Aeris fosse stata ancora viva.
Forse sarebbero stati tutti felici. Il gruppo non si sarebbe scomposto, avrebbero passato le giornate insieme e magari si sarebbero aiutati tra loro.
Era questa la vita che desiderava Tifa….
Le dispiaceva pensarlo, ma Aeris aveva letteralmente rovinato la vita di Cloud …e la sua. Aveva rovinato l’esistenza di un ragazzo e il sogno d’unione di una giovane donna.
I pensieri di Tifa, mentre lavava i piatti, vennero scossi dal trillo del telefono. Si asciugò le mani con un canovaccio e rispose.
“Consegne Strife, buongiorno! Desidera?”
dall’altra parte della cornetta, una voce fredda e beffarda, aveva un messaggio per Cloud.
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La mia moto.
È l’unica cosa che mi fa davvero sentire bene!
L’aria che mi attraversa il corpo, la brezza mattutina che riempie i miei polmoni.
Credo che non ci sia sensazione più gradevole di questa.
Sono condannato a vivere una vita in solitaria, ma essere solo in questa landa mi fa sentire davvero completo.
E mentre il vento mi scompone i capelli vedo di nuovo davanti a me l’immagine di Aeris. Un’Aeris solare, bella come sempre.
Oddio, sto ricominciando! Sono patetico, lo so! Me ne rendo conto da solo.
Però mi piace pensarla ancora qui con me, con i suoi lunghi capelli posati sull’erba, le sue labbra increspate in un disteso sorriso.
Mio Dio, Aeris, mi manchi da morire.
Driiiiin driiiiin
Il telefono!
Odio essere disturbato durante i miei pensieri.
È Tifa. Non vorrei rispondere, ma non è sua abitudine chiamarmi, e poi lo sa bene che mi infastidisce parlare al telefono.
Meglio rispondere.
“Pronto!” dico, bruscamente.
“Cloud, mi dispiace disturbarti, devo darti una notizia!” mi dice lei, con voce preoccupata. Credo che abbia qualcosa di importante da dirmi.
“Parla!”
“Hanno chiamato all’orfanotrofio! Era Reno! Mi ha detto di dirti che vuole offrirti un lavoro!” risponde lei, con una voce ansiosa.
“Un lavoro? Che tipo di lavoro?” chiedo io, freddamente.
“Non lo so, ha detto solo che se vuoi parlare con lui devi andare a Healin Lodge oggi! Non vorrai andarci, vero?”
“Tifa, parla! Non cambiare discorso! Dimmi cosa ti ha detto! Cosa ha detto?” dico, alterato, perdendo la pazienza.
Tifa comincia a balbettare.
“Io…non mi ha detto altro, Cloud…mi ha detto solo di riferirti…”
“Va bene!” la interrompo io, aspramente “Ora ho da fare, ne riparleremo quando tornerò! Ciao!”
“Cloud, Asp…”
Ma attacco il telefono, senza farla parlare.
Voglio stare in pace. In pace con me stesso e con gli altri.
L’unico modo è rimanere solo, e cercare di morire il prima possibile.
E ad uccidermi credo che sarà proprio questa Geostigma, perché mi da delle fitte atroci al braccio sinistro!
Ma non voglio morire di una malattia di cui non so nemmeno il motivo per cui è arrivata qui.
Voglio solo sapere di cosa morirò, nient’altro.
Così raggiungerò finalmente la mia Aeris!

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Tifa posò il telefono, sospirando.
Ormai era abituata alle parole fredde e aspre di Cloud. Non si stupiva più. Se n’era fatta una ragione.
Guardò l’orologio. Si erano ormai fatte le 8 passate! I bambini cominciavano a svegliarsi tutti, così Tifa preparò la colazione per loro.
Appena arrivò al tavolo e si sedette notò che mancava qualcuno.
“Jun…dove sono Marlene e Denzel?” chiese ad un bambino seduto accanto a lei.
“Sono in camera! Marlene ha detto che verrà tra poco!” rispose questo, sorseggiando subito dopo del latte caldo.
Tifa si alzò in piedi e percorse il lungo corridoio, raggiungendo la camera di Denzel. La porta era socchiusa.
Tifa si fermò appena sentì Denzel tossire forte e Marlene mormorare qualcosa al suo capezzale…qualcosa di molto triste.
“Ti prego…per favore! Non portarmelo via! Ti scongiuro!” con le mani congiunte e la testa rivolta verso il soffitto, la piccola Marlene pregava per la vita di Denzel, un bambino con i capelli castani, molto chiari e degli occhi grandi e azzurri.
Tifa se lo ricordava molto vitale quando lo vide la prima volta; pieno di esuberanza, voglia di vivere! Non aveva gli occhi infossati come ora, non aveva il viso così sciupato.
Era un bambino davvero speciale! E poi aveva legato subito con Marlene. Erano grandi amici!
Però, a differenza degli altri bambini, anche loro infettati, Denzel aveva degli attacchi forti, dolorosi, molto peggiori di quelli degli altri.
Le dispiaceva molto sentir dire da Marlene quelle cose. Denzel era troppo piccolo per meritare una morte così atroce.
Ma da dove diavolo veniva questa Geostigma?

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Chiudo il mio Panasonic e lo metto nella tasca dei pantaloni.
Sono pronto per ripartire, questa volta verso l’orfanotrofio.
Correndo velocemente con la mia Fenrir, sento di nuovo che posso essere padrone del mondo.
Ma poi ripenso alla telefonata.
Cosa vuole Reno da me?
Per quale motivo mi ha contattato dopo due anni?
L’ultima volta che l’ho visto è stata durante un combattimento, insieme a quei suoi due amici: Rude ed Elena.
I Turks sono pericolosi. Cosa stanno tramando? Cosa vuole propormi Reno?
Ma come al solito non si può mai pensare in pace, perché sento dei rumori provenire da lontano, dietro di me.
Guardo dallo specchietto: tre moto velocissime si stanno avvicinando.
Non distinguo ancora bene i personaggi che le cavalcano.
Forse li conosco, o forse no…
Ma quando uno di loro è più vicino sento un brivido percorrermi la schiena.
Ha degli occhi oscuri, pieni di cattiveria. Le pupille verticali; ha degli occhi che ricordano pericolosamente quelli di Sephirot.
Ciò che mi fa rabbrividire di più sono i suoi capelli grigi…grigi come quelli del mio acerrimo nemico.
Dopo due anni ho riprovato la stessa sensazione di quando l’ho sconfitto.
Ma Sephirot è morto. Non può essere lui! Sephirot non esiste più!
Io l’ho ammazzato!
Quando è più vicino mi accorgo che in realtà non è Sephirot che ho davanti, ma un uomo che gli somiglia terribilmente.
Gli altri tre, scopro con mia grande sorpresa, hanno anche loro capelli grigi ed inquietanti pupille verticali!
“CHI SIETE!” grido, mentre questi si avvicinano, armati.
Uno dei tre si accosta alla mia moto, pericolosamente.
“DOV’È NOSTRA MADRE? DOV’ È!” mi urla brandendo una lunga spada…che somiglia alla Masamune di Sephirot.
“Vostra madre?” chiedo, sgranando gli occhi.
“DOVE L’HAI NASCOSTA, FRATELLO?”
Fratello?
Perché mi ha chiamato fratello? Che collegamento ho con questi individui?
“IO NON TENGO NASCOSTO NULLA! LASCIATEMI IN PACE!” tiro fuori una delle mie spade e comincio a parare i colpi dell’uomo che sembra essere il capo degli altri due.
Comincio a correre a più non posso con la Fenrir e questi mi inseguono ancora.
“TU SAI DOV’è LA NOSTRA MADRE!”
Non rispondo! Sono sconvolto da strani pensieri!
Chi è questa madre? O meglio: cos’è questa madre? Che vogliono da me? Cosa cercano davvero?
Continuo a correre.
Non verso l’orfanotrofio. Non più! Potrebbe essere pericoloso!
Il cartello stradale dice: Healin Lodge a sinistra!
Girerò lì!
Se Reno vuole davvero vedermi, non mi costa nulla andarci!
Scoprirò cosa vuole e se aspira ad uccidermi faccia come crede. La voglia di morire ce l’ho già da troppo tempo!
Continuo a correre, finché i tre non mi fermano, circondandomi con le moto.
Faccio una brusca frenata e stringo la spada.
Stanno per attaccarmi.
“Dicci dove si trova nostra madre!” ripete quello, con sguardo sprezzante. Mi punta la spada addosso.
“Lasciatemi passare!” dico io, con rabbia, alzando la mia spada.
Ma ad un tratto i tre sembrano assenti. Guardano dietro di loro, come se un suono invisibile li chiamasse. Si guardano e annuiscono.
Girano le moto verso la strada e vanno via!
Li guardo sparire, poi corro all’impazzata verso Healin Lodge!

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In una chiesa intanto due ragazze camminavano silenziosamente.
Erano Tifa e Marlene.
Tifa camminava verso l’altare e, più si avvicinava, più il pavimento si ricopriva di fiori.
Marlene cercava di tenere il passo camminando svelta, poi, quando Tifa si fermò in mezzo alla chiesa, illuminata come da un faro dalla luce che filtrava da un buco sulla parete, le tirò la manica, per attirare la sua attenzione.
“è qui che vive Cloud?” chiese, guardandosi intorno.
Era una chiesa abbandonata, piena di polvere, ma addobbata di bellissimi fiori selvatici.
“Pare di si!”
Marlene notò delle bende a terra e le raccolse. Tifa la guardò con sguardo interrogativo.
“Sembra che Cloud sia stato infettato, Tifa! Queste bende lo confermano!”
Tifa annuì, senza scomporsi! Ormai l’aveva capito da tempo.
“Credo che abbia preso la sua decisione! Forse combatterà da solo…o forse non combatterà affatto! O magari accetterà il lavoro di Reno! Ma ne dubito grandemente!”
Marlene sorrise leggermente, poi, guardando un punto proprio sopra la spalla di Tifa, il suo viso si contrasse in un’espressione di terrore. Indicò un punto e Tifa si voltò.
Un tipo dai corti capelli grigi e le pupille verticali la guardava con sguardo beffardo.
“Dammi la bambina!” ordinò, allungando una mano.
La giovane sgranò gli occhi, stupita.
“Cosa?”
“Dammi subito la bambina!” ripeté quello, avvicinandosi pericolosamente.
Marlene era caduta a terra e tremava di paura.
Tifa la guardò, poi urlò verso l’uomo: “Mai!” poi si rivolse a Marlene e disse “Mettiti in salvo!”
Marlene si alzò in piedi così velocemente che cadde di nuovo a terra, poi si alzò di nuovo e scappò via.
Tifa si mise in posa d’attacco e ruggì un: “Non so perché sei qui e perché vuoi Marlene, ma ti ordino di andartene!”
“Me lo ordini? Bè, non vuoi trattare con le buone maniere… ucciderti sarà un giochetto!” e, dopo questa provocazione, si avventò contro Tifa, che con una raffica di calci e pugni riuscì a tenere testa all’uomo!
“Chi sei?” chiese Tifa, prima di schivare un pugno.
“Sono Loz! E uccido chiunque cerchi di intromettersi nei miei piani!” e, sferrando un calcio a Tifa, fece un grande balzo, avventandosi contro la ragazza, stordita.
Tifa cadde nel lago di fiori.
Molti petali si alzarono e la coprirono.
Loz sorrise vincitore, da un solo lato della bocca.
Ci fu un attimo di silenzio. Dove solo il fruscio del vento regnava sovrano.
Loz si avvicinò al velo di fiori.
Quando i petali caddero a terra, rivelarono una Tifa carica di energia, pronta ad una nuova raffica di pugni e calci.
Loz la guardò truce, pronto ad ucciderla e ottenere ciò che voleva.

///////////////////////////////////Final Fantasy VII\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\

sono finalmente a Healin Lodge!
Mi fermo, scendo e vado davanti alla porta d’ingresso.
Sono un po’ restio nell’aprirla. Non sono sicuro di quello che sto facendo.
Non mi sono mai fidato dei Turks e non credo che lo farò mai.
Entro.
Ad accogliermi trovo proprio i due Turks.
Rude e Reno non sono cambiati affatto.
Rude con il suo solito sguardo omicida, la faccia burbera e il suo grosso fisico da palestrato. Reno porta ancora i capelli lunghi, con quei ridicoli occhiali neri sulla fronte e la faccia da stronzo.
Comunque non posso negare che siano stati dei validi nemici.
A parlarmi è Reno, che appena mi vede entrare mi viene incontro.
“Cloud Strife! Finalmente! Mi fa piacere rivederti!”
“Già! Lo immagino!” commento io, con sarcasmo, squadrando il Turk malamente. “Allora, preferisco andare subito al sodo: che tipo di lavoro vuoi offrirmi!”
“Non avere fretta! Seguimi!”
silenziosamente saliamo per un paio di piani di scale, fino ad arrivare in un stanza dove al centro trovo un tipo su una sedia a rotelle e coperto interamente con un lenzuolo bianco.
“Prego!” mi dice Reno con voce bassa, facendomi segno con la mano di entrare nella stanza.
Mi fermo sulla soglia, guardando lo strano tipo incappucciato.
“Chi è?” chiedo a bassa voce, proprio come ha fatto Reno un attimo fa.
“Non chiederglielo!” mi dice Rude, anche lui a bassa voce “Non chiederglielo mai!”
“Perché?” chiedo sconcertato!
Chi sarà mai? Cosa nasconde sotto il velo?
“Fa come ti dice!” mi dice Reno, poi mi fa cenno con il capo di avanzare.
Mi metto davanti al tipo; Rude si mette alla sua destra e Reno alla sua sinistra.
Sento una strana tensione.
“Sono felice di vederti, finalmente!” dice questo, mostrando in penombra sotto il cappuccio un cupo sorriso.
Noto che la sua pelle è bianca…troppo bianca.
C’è anche un particolare in quella stanza che mi colpisce: il simbolo della ShinRa è attaccato alla parete, proprio dietro a Reno.
Comincio ad avere dei sospetti su questa gente…
“So cosa è successo prima che tu venissi qui! Gli uomini dai capelli d’argento ti hanno seguito, vero? Già, c’era da aspettarselo!”
“Chi sono…questi uomini?” chiedo, titubante.
“Non sono cloni di Sephirot, se è questo che credi! Ma loro vogliono governare! Vogliono il potere! Mi perseguitano, Cloud!”
“è quale sarebbe il lavoro che vuoi propormi?” chiedo, cercando di andare al sodo.
Questo sorride malizioso. Anche Rude e Reno.
“Voglio che tu mi protegga! La tua battaglia contro colui che terrorizzò il mondo è stato una grande dimostrazione di forza! Egli era assai potente, temuto! Ma tu l’hai sconfitto! Sei abbastanza potente da poter uccidere anche loro e proteggere l’intero pianeta!”
“Il pianeta?” chiedo, confuso. Devo difendere lui e il pianeta! Per quale motivo dovrei farlo? Di nuovo!
“Il nostro scopo è quello di ricostruire il pianeta! Stanno cercando la loro madre! Voglio creare un altro Sephirot, con la testa di Jenova!”
rimango basito, sconvolto.
Un altro Sephirot? La testa di Jenova?
Il mondo andrebbe in rovina e con Midgar alle prese con questa malattia siamo tutti in pericolo.
Ma io non combatto più. L’ho promesso. Ho promesso che non avrei mai più salvato il mondo. Voglio solo lasciarmi morire e raggiungere Aeris.
“Non credo di essere in grado di aiutare nessuno! Famiglia, amici…nessuno!” dico, con tono di voce molto basso e lento. Volto le spalle ai tre e me ne vado.
Appena arrivo giù e salgo sulla moto, Reno corre verso di me!
“Hai rifiutato un buon lavoro! Era davvero buono!” mi dice, rimproverandomi.
Accendo la moto e non lo guardo nemmeno in faccia.
“No ho intenzione di salvare il pianeta una seconda volta! Non sono più il vostro eroe!” e corro via alzando un grosso nuvolone di fumo. Dallo specchietto do un ultimo sguardo a Reno. Leggo il labiale e mi ha chiaramente mandato a quel paese.
Non mi importa. Facciano ciò che vogliono!
Io voglio solo raggiungere Aeris, nient’altro!
Fine primo capitolo!


Premetto che tutto ciò che ho scritto è suddiviso in due parti: la prima è quella della mia fantasia e la seconda è quella della storia originale.
Ho messo tutto ciò che so su FFVIIAC (e so parecchio, credetemi).
La maggior parte della fic è fedele a ciò che la Square ci ha concesso.
Gli altri capitoli saranno molto meno fedeli, perché molte cose non le so, ma sono sicura che mi verranno idee abbastanza travolgenti.
Spero vi piaccia e che nn mi bastoniate per gli spoiler che sto facendo!!!
Commentucci al F-P e W FFVII!!!!!
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P.S.: qualcuno sa chi è il tizio incappucciato? No perché ha me avevano detto che era Reno, poi mi hanno detto che era Rufus, poi hanno detto che era Hojo, poi Reeve! Insomma, una confusione assurda! Se qualcuno sa con certezza chi sia ‘sto tipo me lo dica!!! ^_^
Un bacio lettori! Al prossimo capitolo!

 
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