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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LA GUERRA DEI MORTI
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: randa-chan88 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 30/12/2004 21:09:26 (ultimo inserimento: 16/01/05)

più che una fanfic è un`epopea e spero che vi piaccia!! la lotta del ladro d`anime per la salvezza della sua terra... leggete e commentate please!!!!!
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

Vi prego, siate clementi: mi sono appena iscritta al sito e ho deciso di pubblicare questa mia epopea fantasy con la speranza che vi piaccia!! Leggete e commentate!! Un grosso bacio da randa-chan88!!

PROLOGO

Molti, nel tumultuoso mondo di Abadon, sono in grado di affermare di aver combattuto almeno una volta nella loro vita, ma ben pochi sono stati testimoni di una battaglia senza prendervi parte alcuna. Non sto parlando del codazzo di mercanti e prostitute che segue di solito gli eserciti, ma di un mago, forse il più potente che sia mai vissuto in quella terra. Nessuno riusciva a spiegarsi perché frequentasse i campi di battaglia: alcuni sostenevano che amasse gli spettacoli cruenti e lo scorrere del sangue; altri, invece, credevano che fosse una sorta di messaggero della morte e gli avevano affibbiato l’inquietante nome di “Ladro d’Anime”.
Nonostante la sua fama, ben pochi avevano avuto la possibilità di scorgerlo o addirittura di incontrarlo da vicino; per questa ragione, le voci sul suo conto spesso sfociavano nel romanzesco, venendogli attribuiti, di volta in volta, i più turpi misfatti e le azioni più incredibili.
Non esistevano, d’altra parte, nemmeno versioni concordi riguardo il suo aspetto e le uniche indicazioni in parte coerenti riguardavano la sua tunica, che veniva descritta come simile a quella indossata dai druidi, priva, però, delle rune di cui questi ultimi si fregiavano.
Egli, dunque, come tante altre volte, attendeva con impazienza che lo scontro avesse inizio, ma, come tutte le attività umane, anche la guerra aveva le sue imprescindibili regole da seguire. I preliminari dello scontro furono, in quell’occasione, insolitamente lunghi: i contendenti appartenevano, infatti, a popoli antichi ed orgogliosi delle loro tradizioni. Gli eserciti si schierarono l’uno di fronte all’altro con esasperante lentezza, reggimento dopo reggimento. I due generali erano, evidentemente, soldati esperti, poiché entrambi disposero le proprie truppe cercando di avere un vantaggio sull’altro: chi si preoccupò di occupare una posizione leggermente sopraelevata, chi, invece, posizionò il proprio schieramento con il sole alle spalle.
Conclusi questi preparativi giunse il momento dell’arringa. Il mago non poté trattenere un sorriso di disprezzo: entrambi avrebbero usato parole come onore, gloria o forse avrebbero fatto appello all’avidità dei propri uomini, evocando ricchezze e saccheggi. Era in questa occasione che era possibile distinguere i veterani dalle nuove leve: gli sguardi dei soldati più giovani erano ancora in grado di illuminarsi di fronte a simili promesse, mentre i più anziani erano ormai insensibili ad esse. L’esperienza aveva loro insegnato che non c’era gloria ed onore in una battaglia, ma solo sangue e morte. Nemmeno l’avidità riusciva più a stimolarli, poiché sapevano bene che non sarebbe toccato a loro la parte migliore del bottino, ma a nobili ed ufficiali.
All’improvviso tutto tacque, ed una calma irreale ma carica di tensione si diffuse nella piana. Finalmente era giunto il momento.
Da entrambi gli schieramenti, il suono delle trombe annunciò l’inizio dello scontro ed i due eserciti si avventarono violentemente l’uno contro l’altro. Ben presto lo scenario divenne confuso: fanti e cavalieri combattevano ferocemente trasformando la battaglia in una caotica bolgia. Il mago osservava dall’alto lo spettacolo con distacco e sembrava non preoccuparsi dell’andamento degli eventi. Le sorti dello scontro rimasero a lungo incerte, ma, infine, un reparto di cavalleria tenuto sapientemente di riserva riuscì ad aggirare l’esercito avversario ed a metterlo in fuga. Nel caos generale, molti si sbandarono e vennero impietosamente uccisi, ma alcuni reggimenti rimasero miracolosamente intatti. Uno di questi attirò l’attenzione del mago: coloro che lo componevano non apparivano per niente sconfitti, ma anzi, conservavano ancora la parvenza di soldati nonostante le vesti lacere e le ferite riportate nella recente battaglia. Li guidava un giovane ufficiale, forse un subalterno, succeduto al vero comandante morto nello scontro. Dopo averli osservati allontanarsi per qualche minuto, il mago scomparve.
Al tramonto tutto era ormai finito e gli ultimi focolai di resistenza erano stati debellati. La pianura traboccava di cadaveri che nessuno si era ancora degnato di seppellire e fu proprio allora che il mago fece nuovamente la sua apparizione. Avanzava lentamente senza preoccuparsi del terribile spettacolo di morte che lo circondava. Sembrava, anzi, trarre forza da esso, perché dal suo corpo cominciò a levarsi un’impressionante aura oscura. Nonostante questo nessuno parve accorgersi di lui: il campo di battaglia era, infatti, preda della frenesia dei ghoul e di altri divoratori di carogne che avevano trasformato quel funereo ambiente nel teatro di un orrido festino. All’interno dell’accampamento dei vincitori risuonavano, invece, canti e grida di festa. Il vino scorreva liberamente ed ormai anche le sentinelle, solitamente all’erta e pronte a tutto, barcollavano stordite dall’alcool. Il nemico non incuteva più alcun timore e molti già presagivano un lungo periodo di pace ed il ritorno a casa. Ciascun soldato, in quel momento di euforia, aveva la sua storia da raccontare ed i suoi sogni da realizzare. I contadini pensavano al prossimo raccolto, che si auguravano ricco e fecondo; gli artigiani vantavano, invece, le loro qualità professionali; ed anche i detenuti, arruolati a forza per l’occasione, erano pieni di buoni propositi per il futuro, che probabilmente avrebbero dimenticato alla prima occasione.
Il mago passò in mezzo a loro come un fantasma, ascoltando frammenti di queste storie senza, tuttavia, mai soffermarsi troppo. Solo una volta giunto al di fuori dell’accampamento si volse, come in attesa di qualcosa. Proprio in quel momento una serie di incendi scoppiò ai margini del campo ed improvvisamente tutte le manifestazioni di gioia si tramutarono in urla di disperazione e terrore. Un gruppo di soldati nemici era riuscito a riorganizzarsi e, approfittando del clima festoso che regnava nel campo, aveva condotto un violento attacco. I pochi che riuscirono ad imbracciare le armi, resi lenti e malfermi dai fumi del vino, vennero in breve tempo eliminati. Alcuni vennero addirittura uccisi nel sonno, trafitti dalle spade o bruciati dagli incendi che gli aggressori avevano appiccato nell’accampamento. Un giovane ufficiale, lo stesso che comandava quel reggimento di fuggiaschi, guidava gli assalitori. L’ecatombe sembrava non avere mai fine: il numero degli attaccanti era, infatti, relativamente esiguo, ma nel caos che si era creato nessuno se ne accorse. Il destino era stato, verso quegli uomini, veramente crudele ed aveva trasformato una grande vittoria in una rovinosa sconfitta.
Lo sguardo del mago rimase indecifrabile: forse anch’egli era rattristato dalla loro sorte o forse aveva visto troppe volte scene del genere per provare qualcosa. Quando tutto ebbe fine e del campo non rimasero che macerie fumanti, egli si allontanò. Dal suo corpo, ancora una volta, si levò un alone di oscurità che, in breve tempo, ricoprì interamente la sua figura. Improvvisamente, però, si fermò di nuovo: qualcuno lo stava seguendo. La cosa, inizialmente, lo incuriosì: nessuno avrebbe dovuto percepire la sua presenza poiché si celava dietro ad una fitta rete di incantesimi; ma, poi, si ricordò di essersene liberato dopo la distruzione del campo. Attese, dunque, che l’inaspettato inseguitore lo raggiungesse e riconobbe in lui l’uomo che aveva guidato il recente attacco all’accampamento. Egli procedeva al galoppo ed in breve tempo gli arrivò davanti. Con fare sprezzante, però, rimase a cavallo anche se, quando gli rivolse la parola, si sforzò di essere cortese:
- Ti ringrazio, mago, per il tuo aiuto. Il mio re saprà ben ricompensarti per quello che hai fatto. -
- Non ce n’è bisogno. - gli rispose lui. - Io non ho fatto nulla di cui debba essere ricompensato. -
La risposta lasciò interdetto l’ufficiale: egli, infatti, non si sarebbe mai aspettato che quel mago ostentasse della falsa modestia.
- Cosa vuoi dire? - gli domandò. - Non è forse grazie al tuo intervento che l’attacco è stato così inaspettato? -
- Niente affatto! - gli rispose con voce divertita. - Io mi sono limitato ad incoraggiare un poco te ed i tuoi uomini, ma il merito della vittoria è soltanto tuo. - Vedendo la sua espressione sorpresa, continuò: - Vedi, spesso la forza di una convinzione è la più potente di tutte le magie. Tu ed i tuoi soldati non avreste mai attaccato un esercito cento volte superiore al vostro senza la sicurezza di un aiuto soprannaturale, ed io non amo adoperare inutilmente i miei poteri. -
L’ufficiale si adirò molto per questa risposta: era chiaro che al mago non importava nulla della sua causa; ma egli voleva sentirlo dire da lui e gli chiese:
- Cosa sarebbe successo se i miei nemici fossero stati all’erta ed avessero sventato l’attacco? Tu saresti intervenuto in nostro aiuto? -
La sua espressione fu più eloquente di ogni risposta e la cosa fece montare ancor di più la rabbia dell’uomo. Come si permetteva di deriderlo così, pensò, come aveva potuto giocare con la sua vita in questo modo? In preda alla furia snudò la spada e rivolse un violento fendente contro il mago. Prima, però, che la lama potesse colpire il suo corpo, il metallo gli si sfaldò letteralmente fra le mani.
- Dov’è finito il tuo codice cavalleresco? - lo canzonò. - Ora cerchi anche di uccidere un uomo disarmato? -
- Taci! Le persone della tua risma non sono capaci di combattere da uomo. -
- Ma guarda… - gli rispose lui, sbuffando di disprezzo. - Dopo aver ucciso una massa di ubriachi, torna a galla l’onore… -
Imbarazzato l’ufficiale tacque, ma questa volta, del tutto inaspettatamente, fu il mago a perdere la calma.
- Come osi farmi la morale? Guardati attorno: quanta povera gente è morta per soddisfare le brame del tuo re? Quanti sogni sono stati infranti da questa battaglia? E dov’è l’onore in tutto questo? Ho visto giovani di nobilissimo lignaggio commettere i crimini più innominabili, eppure erano considerati dei perfetti cavalieri. Persone della mia risma, per usare le tue parole, non si nascondono dietro l’ipocrisia di termini come l’onore per giustificare le proprie azioni. -
- Cosa vuoi dire? - gli chiese l’ufficiale.
- Non lo capisci da solo? - gli domandò il mago. - Non mi pare che tu abbia molta esperienza di guerra; è forse così che ti aspettavi una battaglia? Hai mai udito ballate descrivere quello che è successo oggi? - L’ufficiale rimase senza parole: effettivamente nulla di ciò che gli era stato insegnato lo aveva preparato ad una simile esperienza. Era abituato a tornei e giostre, ed ingenuamente pensava che la guerra fosse un altro modo per dimostrare la propria abilità ed il proprio coraggio; ma si sbagliava. Molti dei suoi amici, che condividevano le sue stesse illusioni, erano morti e lui stesso era consapevole di non essere più lo stesso uomo di prima. Notando la sua espressione il mago riprese: - Vedo che inizi a capire… - E poi, con un tono quasi paternalistico, gli disse: - Ora vai, raggiungi i tuoi uomini: vorranno sicuramente acclamarti come meriti, anche se temo che dopo le mie parole non ti godrai più questi festeggiamenti come avresti potuto fare un tempo. -
L’ufficiale stava già per andarsene, ma poi ebbe un ripensamento; si volse ancora una volta e disse:
- Un’ultima cosa, mago: che cosa ti spinge a frequentare i campi di battaglia, quali sono i tuoi scopi? Dalle tue parole mi pare di capire che odi la guerra; ed allora perché mai assisti passivamente alle lotte degli uomini? -
- Cosa dovrei fare, secondo te: entrare in campo e dividere i contendenti? Sappi che la guerra, non importa le ragioni dalle quali scaturisce, è il passatempo preferito degli uomini da secoli. Invano profeti e sovrani illuminati hanno cercato di sradicare questa disumana pratica; cosa potrei fare io? -
- Non mi hai ancora risposto! - gli disse l’ufficiale.
- E non intendo farlo… - gli rispose il mago di rimando. - In fondo… - aggiunse con un sorriso. - Tutti i maghi hanno i loro segreti: se venissero meno, essi perderebbero quell’alone di mistero che li contraddistingue. - Detto questo, egli scomparve tra le ombre della notte e l’ufficiale non poté far altro che allontanarsi a sua volta.

Ci si vede al prossimo capitolo... smack!!
 
Continua nel capitolo:


 
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