UNA RAGAZZA DI NOME LAURA - Capitolo 1° -
Il sole iniziava a scendere a ovest e una leggera brezza si levava in quel caldo pomeriggio di settembre, tutta Verona era un brulicare di persone e tutta quell’eccitazione raggiungeva il massimo all’interno della sua “Arena”.
Gli ultimi preparativi per la puntata finale di “Festivalbar 2004” erano stati quasi completati: tutt’intorno al palco, allestito per l’occasione, era un brulicare di operai, tecnici del suono e della televisione che davano gli ultimi ritocchi alle apparecchiature, alcuni cantanti e ballerine parlavano tranquillamente, ridevano e scherzavano tra di loro.
Nel mezzo di quel tumulto un giovane ragazzo camminava silenzioso assorto nei suoi pensieri: era alto, con un fisico asciutto e ben delineato che lasciava intuire il molto tempo speso in palestra, i capelli scuri tagliati corti e tirati su col gel, gli occhi neri e profondi come la notte incastonati in un viso ben proporzionato.
<< Cristian ehi Cristian…>> una voce chiamò il ragazzo che si girò.
Un ragazzo alto come lui lo raggiunse col fiato corto.
<< Cris, ma è mai possibile che ti lascio solo un momento e tu sparisci senza dire niente?>>.
<< Hai ragione…>> sorrise Cristian << …volevo farmi un giro per l’arena, scusami Cesco >>.
Francesco era il migliore amico di Cristian e per molti aspetti sembrava addirittura suo fratello: coetaneo e, come l’amico, era alto, slanciato e moro, anche i suoi muscoli non erano da meno segno che condivideva il suo stesso sport, i capelli erano scuri come quelli di Cristian ma lasciati crescere lunghi.
<< Cris…devo confessarti una cosa…non mi sembra ancora vero che siamo qui, a Verona, al Festivalbar…>>.
<< Anche a me sembra un sogno Cesco, però dopo tutti i nostri sforzi ce l’abbiamo fatta >>.
<< Ehi voi due, che diavolo state facendo? >>.
Altri due ragazzi raggiunsero Cristian e Francesco ai bordi del palco.
<< Diego, Claudio dove eravate? >> chiese Cristian.
<< Dove eravamo noi? Voi piuttosto, siete scomparsi >> esclamò Diego.
<< E’ da un ora che vi cerchiamo >> continuò Claudio.
Claudio e Diego erano fratelli, più piccoli di due anni rispetto a Cristian e Francesco anche se a vederli quella differenza di età non si notava: erano entrambi molto alti; i capelli di Diego erano castano chiaro tagliati a cresta, gli occhi erano anch’essi marrone scuro, il fisico massiccio dovuto alle tante ore dedicate al calcio; Claudio dal canto suo era più mingherlino del fratello, moro anche se con lo stesso taglio di Diego e gli occhi neri erano incorniciati da un sottile paio di occhiali.
I quattro si erano conosciuti alle medie ed erano subito diventati grandi amici, dopo gli esami, Diego e Claudio avevano seguito i due compari anche al liceo e ben presto la loro reciproca passione per la musica li aveva condotti a formare un gruppo: alla batteria Claudio, Diego al basso, Francesco alla chitarra e Cristian alla voce.
<< Ci stavamo facendo solo un giro…>> si scusò Cristian.
<< Guarda mo i due grandoni…>> esclamò sarcastico Diego << …fanno tanto i duri ma sotto sotto sono più emozionati di me >>.
<< Beh Diego, devi ammettere che è stato un bel colpo arrivare fino a qua non credi? >> continuò Francesco.
<< Ehi ragazzi …>> intervenne Claudio <<…ma vi ricordate com’è nato tutto? >>.
A quelle parole il cuore di Cristian ebbe un sobbalzo e smise di battere per un secondo, un ansia improvvisa lo colse ma cercò di non darlo a vedere.
<< Cretino!!>> fu la risposta di Diego e Francesco.
Francesco si girò subito verso Cristian per vedere la sua reazione ma il ragazzo, nascondendo il suo vero stato d’animo, sorrise.
<< E’ tutto a posto Cesco, non preoccuparti, quel periodo l’ho passato, e poi è grazie a quello se oggi siamo qui >>.
<< Preferirei suonare ancora nel mio garage … >> esclamò Diego << …piuttosto che farti rivivere tutto quello>>.
<< Grazie Diego ma non dovete preoccuparvi, sto bene >>.
<< Sentite, che ne dite, di un sound check? >> chiese Claudio per cambiare discorso.
<< D’accordo >> risposero Diego e Francesco.
<< Certo, voi andate avanti… >> rispose invece Cristian <<…vado a prendere i testi in roulotte e sono da voi >>.
I tre ragazzi si avviarono ai loro strumenti mentre Cristian raggiunse l’uscita dell’arena, ma, invece di uscire salì su per le gradinate e si sdraiò su un enorme masso di granito che formava gli spalti.
Chiuse gli occhi lasciando che quel leggero venticello catturasse i suoi capelli mentre gli ultimi raggi del sole scaldavano le sue braccia, il suo animo era turbato, nella sua mente era ancora impresso quel travagliato periodo, le gioie, i dolori, tutti i problemi che aveva avuto, ma soprattutto si ricordava di lei…
Era metà settembre, il periodo che tutti i ragazzi odiano: l’inizio delle scuole; quella mattina, come tutti gli anni precedenti l’istituto tecnico Belluzzi aveva riaperto i suoi cancelli a quel flusso di studenti che di malavoglia stavano aspettando fuori e, come da quattro anni a oggi due ragazzi stavano correndo per non arrivare tardi al suono della campana.
<< Cristian possibile che anche il primo giorno di scuola siamo in ritardo!>>esclamò scocciato Francesco mentre correva con l’amico per le strade di casalecchio.
<< Non è colpa mia se abbiamo perso l’autobus Cesco…>> rispose l’amico.
<< Beh se tu non ci mettessi sempre così tanto a prepararti non arriveremmo sempre al pelo alla fermata >>.
<< Inutile lagnarsi, zitto e corri >>.
Arrivarono davanti al cancello della scuola proprio mentre la bidella stava chiudendo la porta e la campanella stava suonando l’inizio delle lezioni.
<< Maria aspetta, facci entrare >> urlò Cristian.
<< Sempre i soliti voi due eh? Sbrigatevi o il prof vi sgrida ancora >> sorrise la bidella.
I due ragazzi fecero appello alle loro ultime forze e volarono fino all’ingresso della loro classe, troppo tardi, il professore era già dentro.
<< Possibile che anche voi due non arriviate mai in orario? Nemmeno il primo giorno di scuola? >> tuonò Gavioli mentre un boato di risate si levò dalla classe.
<< Ci scusi prof …>> risposero avviliti i due ragazzi col viso chino << …abbiamo perso l’autobus>>.
<< Come al solito quindi…anche se siete in quinta ancora non avete imparato la parola puntualità vero? Forza prendete posto e che iniziamo >>.
Cristian e Francesco presero posto in penultima fila, il professore fece per iniziare l’appello quando qualcuno bussò alla porta della classe, il professor Gavioli fece appello a tutte le sue forze di autocontrollo e con voce un po’ alterata invitò ad entrare, una giovane ragazza entrò timidamente in classe.
<< Mi scusi professore per il ritardo, ma non sono ancora pratica della zona e ho sbagliato autobus >>.
<< Ah signorina Venturi, vedo che anche a lei manca una parola nel vocabolario…>> il commento del professore animò una nuova ondata di risate nella classe << …ma visto che è nuova per stavolta chiuderò un occhio, si vada a sedere in penultima fila affianco a Cristian, se vuole può guardare i libri da lui perché oltre a essere un ritardatario irrecuperabile come mi sembra lei non apre mai i libri, li troverà nuovi >>.
Ma a questa battuta pochi risero, tutti i ragazzi della classe erano rimasti incantati dalla bellezza di quella nuova ragazza: aveva lunghi capelli neri raccolti in una coda e tenuti fermi ai lati da alcune mollette, era alta e slanciata ma con delle forme perfette che risaltavano nonostante la maglietta larga, gli occhi castani lasciavano trasparire una certa timidezza.
La ragazza si andò a sedere affianco a Cristian che le sorrise gentilmente allungando il libro e presentandosi mentre il professore iniziava la lezione.
<< Ciao io sono Cristian, piacere >>.
<< Ciao io mi chiamo Laura, allora sei tu il ritardatario eh?>> rispose lei.
<< Già, comunque non sono l’unico, c’è anche il mio amico Francesco…>> disse Cristian indicando il vicino di banco che salutò.
La ragazza ricambiò il saluto sorridendo poi tornò con gli occhi sopra il libro, Cristian si fece di nuovo avanti.
<< Ed ora oltre a noi due ci sei anche te…>>.
La ragazza sorrise e si girò di nuovo verso il nuovo amico.
<< Mi raccomando è un segreto…ma essere in ritardo è un mio terribile vizio…>>.
<< Benvenuta nel club allora >> rise Cristian, poi una strana sensazione lo colpì, come essere spiato, alzò gli occhi e vide che il professore li guardava torvo, aveva sentito tutto.
<< Bene bene, vedo che hai fatto subito amicizia e Cris? Ma visto che te e la signorina Venturi siete così impegnati a fare conoscenza da non seguire la lezione che ne dite di uscire dall’aula fino al suono della campana? >>.
I due ragazzi divennero color fuoco mentre uscivano dall’aula accompagnati dal coro delle risate dei compagni; dopo aver richiuso la porta Cristian andò a sedersi su una cattedra nel corridoio, seguito a ruota da Laura.
<< Certo che quel professore e proprio un rompipalle!>> esclamò Laura.
<< Chi Gavioli? Oh non preoccuparti, fa così solo i primi giorni ma dopo diventa il più buono di tutti, comunque complimenti Laura, sei riuscita a farti sbattere fuori il primo giorno >>.
<< Senti chi parla anche tu sei fuori con me!>>.
<< Beh io ormai sono abbonato a questa cattedra, però mi fa piacere avere compagnia >>.
I due rimasero a chiacchierare per tutta l’ora fino a che la campanella non suonò e poterono tornare in classe; durante le ore successive Cristian fu martellato dalle domande di Francesco del tipo << Allora com’è?>>, << Di che cosa avete parlato ?>> e così via ricevendo sempre come risposta il silenzio dell’amico.
Dopo sei interminabili ore anche il primo giorno di scuola era finito e uno sciame di ragazzi scocciati era uscito dall’edificio, Cristian e Francesco si stavano avviando pigramente alla fermata dell’autobus chiacchierando tranquilli quando la voce di Laura li fermò.
<< Cristian…ehi Cris, aspettami >>.
<< Wow siamo già ai soprannomi, qui la faccenda puzza >> scherzò Francesco.
Cristian lo fulminò con gli occhi poi si rivolse verso la ragazza.
<< Dimmi Laura che c’è? Ah proposito, lui è Francesco, l’altro ritardatario cronico>>.
<< Ciao Francesco io sono Laura>> disse lei porgendo la mano.
<< Ciao Laura, chiamami solo Cesco>> rispose stringendogliela.
<< Senti Cris, potresti dirmi che autobus devo prendere per andare in via del bosco? Sai col casino di stamattina non l’ho capito. >> chiese timidamente.
<< Abiti in via del bosco? >> chiesero i due ragazzi all’unisono.
<< Beh si…perché?>> chiese lei imbarazzata.
<< Ci abitiamo anche noi…>> esclamò Cristian << …dai facciamo la strada assieme >>.
I tre si incamminarono verso la fermata dell’autobus parlando e ridendo, arrivati in via del bosco Cristian e Francesco accompagnarono Laura alla porta di casa sua.
<< Grazie di tutto ragazzi, e grazie Cristian per la bella mattinata >> così dicendo la ragazza abbracciò Cristian facendolo diventare rosso fino alle orecchie, poi imbarazzatissima aprì il portone e prima di richiudere chiese.
<< Ci incontriamo domattina alla fermata? >>.
Fu Francesco a risponde annuendo, Cristian era rimasto spiazzato da quell’abbraccio, l’amico lo prese per lo zaino e lo trascinò di nuovo in strada.
<< Eh caro mio mi sa che stai perdendo la testa…>> sospirò Francesco.
<< Ma che dici Cesco?>> chiese imbarazzato Cristian.
<< Andiamo non raccontarmi balle, ho visto come la guardi e le attenzioni che le dedichi, non è da te…>>.
<< Beh ecco…il fatto è…>>.
<< Il fatto è che ti piace punto e basta…sbaglio?>>.
Cristian non rispose, ma le sue orecchie si tinsero di rosso intenso, l’amico notandolo sorrise e gli dette una pacca sulle spalle.
<< Dai casanova, andiamo a casa>>.
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