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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Yami no Matsuei (La Stirpe delle Tenebre)
Titolo Fanfic: BAD DREAMS
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: chibikiss89 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 13/12/2004 19:28:31

dio...ho voluto pubblicarla tutta insieme, è la revisione di una mia vecchia ffiction...spero vi piaccia!
 
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L`INIZIO DI UN SOGNO...
- Capitolo 1° -

Bad dreams



un cielo rosso.
Rosso come il sangue.
E un viale fiancheggiato da ciliegi fioriti, interminabile, immenso.

Hisoka sentiva dentro di sé una vaga inquietudine, un misto di paura e curiosità, che lo inchiodava al pavimento lastricato di quell’improbabile strada alberata, indeciso sul da farsi.
Una parte del suo cuore desiderava fuggire immediatamente da quel luogo, ma l’altra gli suggeriva di andare avanti.

Esitò un attimo, poi, dopo aver controllato con le sue capacità empatiche che non ci fosse nessuno in circolazione, cominciò a camminare con circospezione.
Osservò con curiosità il luogo in cui si trovava: sembrava essere appena uscito dalla casa degli orrori di un luna park.
Il lastricato argento rifletteva la luce scarlatta del cielo, proiettandola sui tronchi degli alberi e sui petali dei fiori che ondeggiavano accarezzati da una brezza leggera densa di profumo.

L’atmosfera era opprimente.

Hisoka continuò a camminare, confuso.
C’era qualcosa che gli sfuggiva… qualcosa di importante…

I ciliegi…

… L’argento…

… quel cielo, così rosso, come il sangue…

… o come la luna…

in quel momento capì. Un lampo nella sua mente, e tutto divenne chiaro.

Cominciò a correre per quel viale infinito, agghiacciante paesaggio di morte.

La macabra satira della sua morte.

Come aveva fatto a non pensarci prima?

Rosso, il colore della luna assassina…

…i ciliegi, inerti testimoni della sua lunga morte…

…e l’argento, il colore dei suoi capelli…

“ BASTA!!!” urlò in preda alla disperazione, senza smettere di correre, la vittima innocente della follia di un essere umano, ucciso patendo atroci sofferenze, destinato ad una fine lenta ma inesorabile, condannato da un Fato abbietto ad assistere ad un omicidio…

… morto per essere stato al posto sbagliato nel momento sbagliato, la più grave, forse, di tutte le ingiustizie…


inciampò, cadde.

Lacrime di sangue caddero dai begli occhi di giada, striando di rosso le pallide guance, fino a cadere sul pavimento, una ad una…

Ma da quelle lacrime nacque un fiore, una rosa bianca, candida come la neve, il cui stelo era interamente ricoperto di spine acuminate.

Hisoka era affascinato dalla rosa, ma non voleva coglierla per paura di pungersi.

Aveva appena abbozzato un movimento della mano per coglierla, prima di ritrarsi, quando la rosa, come se avesse intuito il suo desiderio di sfiorarla, perse tutte le spine, e cambiò completamente colore, diventando di un bel viola intenso…

… il colore delle ametiste…



Hisoka si svegliò di soprassalto, madido di sudore, nel suo letto, all’ Enma-cho, sezione convocazioni, dove lavorava con il suo compagno, Asato Tsuzuki, come shinigami.

Si alzò in fretta dal letto, si tolse i vestiti fradici e, visto che era prestissimo e non voleva rimettersi a dormire, decise di farsi un bagno caldo.

Naturalmente, non si era dimenticato del sogno, anzi! Quell’incubo continuava ad ossessionarlo da almeno una settimana.

Continuava ad alzarsi sempre prima la mattina, e ad andare a dormire sempre più tardi la sera, per cercare di evitare quell’angosciante sensazione che provava quando sognava…



Aveva cercato di evitare di sognare, ma, puntualmente, quell’incubo si insinuava nella sua testa appena Hisoka abbassava le sue difese.

E non solo quando dormiva: le immagini, le sue sensazioni si ripresentavano durante il giorno quando meno se lo aspettava, tormentandolo.

Era come se la maledizione di Muraki lo perseguitasse anche ora che si era compiuta, ora che era morto.

Conservava dentro di sé ancora un odio incurabile per quel dottore, mortale come il suo caldo fiato sul proprio corpo appena dodicenne…

Questo sentimento lo stava torturando dalla sua morte, ma in quei giorni si era acuito fino a diventare insopportabile…


La sua vita non era stata piacevole. A causa delle sue capacità era stato disprezzato e rifiutato dalla sua famiglia, che non riusciva a capacitarsi di avere un ‘diverso’ come figlio.



Ogni volta che manifestava il suo potere, anche se per un breve lasso di tempo, veniva rinchiuso senza pietà in una stanza buia, fino al collasso.



Proprio per questo motivo si era chiuso sempre di più in sé stesso, evitando ogni genere di rapporto con le altre persone.


Ma anche lui, essendo umano, aveva bisogno di qualcosa che lo isolasse dal mondo esterno, una sorta di ‘valvola di sfogo’.

E così era nata la sua passione per i libri.


Entrare nella vita degli altri gli faceva evitare di pensare alla sua.


Imboccò il lungo corridoio che portava agli uffici.

Il posto era deserto.
Hisoka era sempre il primo ad arrivare al lavoro e quasi sempre l’ultimo ad andarsene (Tatsumi lo preferiva a tanti altri proprio per questa sua dedizione).

L’aria spettrale di quel luogo lo metteva a disagio, quindi decise di andare in biblioteca finché l’ufficio non si fosse ripopolato un po’.

Ripercorse ancora il freddo corridoio, a malapena illuminato dalla fioca luce dell’alba che filtrava dalle finestre.

I goushoushin non erano sicuramente svegli, e la biblioteca apriva almeno un ora più tardi, ma tutto ciò non era importante per quel ragazzo: i due fratelli, in via del tutto eccezionale, gli avevano dato una copia della chiave della biblioteca. Quegli strani uccelli sapevano della passione di Hisoka e del suo vizio di leggere a tutte le ore, quindi avevano preferito dargli le chiavi piuttosto che essere svegliati anche alle tre del mattino.

La porta si aprì cigolando in modo sinistro.



Accese le luci e aprì le imposte. Ora la biblioteca aveva perso la sua oscurità e Hisoka poteva scegliere il libro che più gli andava.


Ancora piuttosto addormentato, si avvicinò ad uno scaffale, ma prese male le misure e ci sbatté contro.

Un grosso libro cadde da un ripiano e gli finì davanti ai piedi.



Hisoka lo raccolse e lo esaminò con attenzione: era un bel libro dalla copertina blu notte, rilegato in argento, coperto da uno spesso strato di polvere.


Ma non fu l’aspetto del libro a far sussultare Hisoka, ma il suo titolo: “i misteri dei sogni”.

È solo una coincidenza… una maledetta coincidenza…



Il ragazzo aprì ad una pagina a caso, e lesse.



“… fin dalle epoche più remote, il mondo dei sogni ha rappresentato una grossa incognita per l’uomo, il quale ne ha sempre tentata la spiegazione, dando luogo a quella scienza interpretativa che non sempre è soltanto divinazione.
Questa scienza, chiamata oniromanzia ( o interpretazione e divinazione dei sogni) era conosciuta e praticata dagli antichi egizi, dai caldei, dagli arabi, dai persiani, dai greci e dai romani, per mezzo di sciamani.
Oggigiorno, però nessuno si dedica più esclusivamente a tale attività. Il singolo individuo cerca da sé, o con l’aiuto di cartomanti , l’interpretazione del proprio sogno .”


Hisoka chiuse il libro con un colpo secco, lo sistemò su uno scaffale e uscì di corsa dalla biblioteca.



È solo una coincidenza, non può essere altro!



Eppure… era proprio quello di cui lui aveva bisogno in quel momento.



Non esistevano più sciamani, era vero, ma c’erano ancora i cartomanti…


Non che credesse che fossero in grado di aiutarlo davvero, però…

Il sole era completamente sorto. Gruppi di impiegati si stavano recando in ufficio con aria assonnata.



Decise che se voleva ricominciare a dormire sonni quasi tranquilli doveva agire, e in fretta.
Si avviò con passo spedito verso l’ufficio di Konoe.



******
“ buon giorno, Kurosaki. Cosa c’è?” chiese Konoe, un po’ sorpreso di vedere lo shinigami senza che questi venisse convocato.

“ volevo chiederle se domani potevo avere la giornata libera” rispose il ragazzino incrociando nella sua mente le dita.

“ cos’hai intenzione di fare?” chiese il capo, alquanto stupito per quella imprevista richiesta.

“ devo sbrigare una… faccenda personale” rispose Hisoka.

“ ok, ma non cacciarti nei guai ed evita di farti riconoscere.” concluse il capo, ancora un po’ sospettoso.

“ va bene. Arrivederci.” Disse Hisoka, e uscì dalla stanza.



La prima parte del piano aveva funzionato alla grande, avrebbe dovuto fare solo una piccola ricerca e poi sarebbe stato a posto.



Si diresse verso la sua scrivania.

Tsuzuki, che occupava quella accanto alla sua, era ancora mezzo addormentato.



Hisoka lo osservò per un lungo istante: i suoi capelli d’ebano ricadevano scompostamente sul viso splendido; gli occhi brillavano da sotto le palpebre semiabbassate come mille ametiste, incorniciate da altrettante lunghe ciglia. Le labbra perfette erano leggermente socchiuse.



Proprio in quel momento, Tsuzuki alzò lo sguardo, incontrando quello di Hisoka.



“ buongiorno. Dormito bene?” chiese con gentilezza Tsuzuki, ignaro di aver toccato un punto dolente del partner.



Hisoka accarezzò per un attimo l’idea di rivelargli il suo incubo ricorrente e il suo piano per il giorno seguente, ma scacciò il pensiero con forza.



Quella era una sua battaglia, e doveva vincerla da solo, senza l’aiuto di nessuno.



“ si, abbastanza. Cosa dobbiamo fare, oggi?” chiese con poco entusiasmo il ragazzino.



“ umpf, solo scartoffie da compilare. Non ci muoveremo dall’ufficio. La tua parte è già sulla scrivania. Buon lavoro!” Rispose l’altro.



Hisoka si sedette davanti alla scrivania , ma invece di cominciare a compilare la montagna di documenti che si trovava davanti, accese il computer e si inserì in internet.
Ci impiegò un po’, ma alla fine riuscì a trovare quello che stava cercando.

Si disconnesse dal web e cominciò a sbrigare le pratiche d’ufficio.
A Tsuzuki non sfuggì nulla dello strano comportamento del compagno: dal tono di voce aveva capito che gli aveva mentito riguardo alla notte passata, e ora non riusciva a spiegarsi il suo strano comportamento.

in quel momento Tsuzuki non poté fare a meno di pensare che il compagno si comportava in modo decisamente strano…

sempre pieno di misteri, il ragazzino…

“ io non sono pieno di misteri, e non mi comporto in modo strano! Inoltre, mi serviva un indirizzo per domani, ho la giornata libera.” Disse bruscamente il ragazzino da dietro la pila di fascicoli che nascondeva la sua espressione imbarazzata.

Colpito e affondato!

Tsuzuki sorrise dalla sua scrivania. Non era sicuro che avesse detto la verità.


La giornata passò tranquilla, in quell’assolato ufficio. Il lavoro era abbondante e noioso, accompagnato da frequenti pause caffè ma , tutto sommato, non spiacevole.


Hisoka non si era impegnato molto, questa volta.


Di solito era molto più diligente, quando si trattava di lavoro, ma non poteva impedire ai suoi pensieri di andare al giorno seguente.

Fissò l’indirizzo che aveva davanti a sé, quello di una famosa Sibilla di Tokio.


Aveva cercato la migliore fra tutte, e alla fine era giunto a lei.


E se fosse stata una ciarlatana? Se non avesse saputo aiutarlo?


Il pericolo c’era, ma doveva tentare.


E se non avesse funzionato, avrebbe provato qualcos’altro.


Appoggiò il mento sulla mano e spostò lo sguardo fuori dalla finestra, ma subito tornò a fissare i fogli che aveva davanti: i ciliegi perennemente fioriti dell’Enma-cho gli ricordavano il sogno, nonché la sua morte.


Non riusciva a fissare lo sguardo su di essi senza che un profondo rimpianto si facesse strada nel suo cuore, una profonda nostalgia della vita che gli attanagliava lo stomaco e gli faceva pizzicare gli occhi…


…oppure una rabbia cieca lo invadeva, e, con gli occhi fiammeggianti d’ira, giurava dentro sé vendetta contro il suo assassino.


In entrambi questi momenti non serviva essere empatico per capire cosa provasse quel ragazzino, Tsuzuki lo sapeva bene.

Nonostante riuscisse a capire lo stato d’animo del partner, Tsuzuki preferiva evitare le domande dirette...

In quel modo non avrebbe mai ottenuto nulla, se non fare arrabbiare il ragazzo o, peggio ancora, farlo chiudere.

Intuiva sempre il suo stato di salute, se era stanco, arrabbiato o triste.

Si accorgeva persino quando gli mentiva, ma non glielo faceva mai capire.


A volte lo sognava anche.


Erano sempre sogni molto confusi, e alla fine non ricordava poi molto, solo la sagoma inconfondibile di Hisoka che si librava in alto nel cielo rosa del tramonto, ma quando si svegliava dopo uno di questi si sentiva ricaricato e di umore un po’ più dolce del solito.

Non che la dolcezza gli mancasse: era una parte fondamentale del suo carattere, insieme alla sensibilità e ad una radicata tristezza un po’ malinconica che si portava dietro da quando era bambino.


Era una tristezza nata dal rifiuto che gli altri gli avevano dato perché diverso dal mondo.


A volte ripensava alla sua infanzia infelice, trascorsa tra le quattro mura domestiche per paura di essere picchiato dagli altri bambini.


Loro non lo consideravano diverso da una bestia, e quindi maltrattarlo non era una cattiveria, bensì un gioco divertente e permesso.


Quelle poche volte che usciva, accompagnato dalla madre, considerata anch’essa alla stessa stregua di una dannata per quello che aveva messo al mondo, la gente distoglieva lo sguardo e mormorava una preghiera facendosi il segno della croce, oppure gli buttava verdura avariata, coprendo di insulti quella coppia innocente ed infelice, vittima di una società superficiale e chiusa, che non si accorgeva dello sguardo implorante degli occhi velati di lacrime di un bambino innocente a cui avevano rovinato la vita per pura esteriorità.


Pensò anche all’infanzia di Hisoka, anch’essa buia e triste, tanto simile alla sua.


Ebbe uno slancio di tenerezza per quel ragazzino un po’ scontroso: se non avesse avuto paura di farlo arrabbiare l’avrebbe già abbracciato almeno un milione di volte.


Ma ci voleva pazienza, con Hisoka.


Un’eccessiva dimostrazione di affetto l’avrebbe allontanato ancora di più.


Ma era difficile, resistere alla tentazione di abbracciarlo, di baciarlo, di fargli capire che era speciale per lui e che non l’avrebbe lasciato mai.

Guardò di nascosto il compagno, impegnato a fissare con aria assorta il vuoto.


No, non si era accorto di nulla.


Ma che aria preoccupata aveva!


I suoi occhi erano ancora più tristi del solito.


Tsuzuki era molto preoccupato per lui.


Odiava vederlo triste.


Gli sarebbe piaciuto vederlo sorridere almeno una volta. Come sarebbe stato bello!


Sorrise, mentre il compagno macchiava d’inchiostro alcune carte.



“ BEH, COS’HAI DA RIDERE!?!?!”



“ ehm… niente! Vuoi che ti porti della carta assorbente?” chiese gentilmente Tsuzuki.

Ora, se c’era una cosa che coglieva Hisoka impreparato, quella era la gentilezza.

Fin da piccolo era abituato ad essere maltrattato, ed aveva imparato a difendersi con la freddezza o con le parole taglienti.

Ma con la gentilezza non sapeva proprio come combattere.

“ Sì… ok” rispose confuso.


Aveva appena chiesto aiuto a Tsuzuki!!!! Miracolo…


Il compagno gli si avvicinò sorridente e con la carta.



Per un attimo, Hisoka pensò di stringerlo fra le braccia, sentire il suo profumo, la sua pelle morbida contro di sé…


… un momento perfetto …



“ Hisoka…?” chiese Tsuzuki, accortosi della strana esitazione del compagno.



Regola numero uno: mascherare i sentimenti con tono scorbutico



“ Che vuoi ora?!”



“ehm… lasciamo perdere” rispose Tsuzuki, che non voleva subire un’altra sgridata dal compagno.


regola numero due: non farsi incantare



“ E ALLORA NON MI SECCARE!!!!!!!!!!”



“ Scusami…”



“ umpf…” sbuffò di rimando Hisoka


era incredibile come Tsuzuki riuscisse a fargli sbollire la rabbia ancor prima che questa cominciasse a divampare davvero.

Gli bastava guardare quegli occhi da bambino, che la sua rabbia spariva, lasciando spazio ad un vago senso di colpa misto a giusto una punta di tenerezza.


Ma, per non farlo vedere, inveiva ancora un po’ contro il malcapitato.


Hisoka reagiva così, era la sua natura.


E poi sapeva che Tsuzuki non se la sarebbe presa.

In effetti, loro due erano una coppia perfettamente opposta. Il loro rapporto era pieno di alti e bassi, certo, ma la maggior parte delle volte si compensavano a vicenda.

Certo, a vederli durante una classica giornata d’ufficio, nessuno gli avrebbe dato più di due giorni di convivenza: spesso le urla si sentivano anche dall’altra parte dell’edificio.

Invece, contro ogni previsione, la coppia rimase salda .


Nessuno era mai resistito tanto con Tsuzuki.


Effettivamente, aveva avuto molti partner nel corso della sua carriera, tra cui anche Tatsumi, ma nessuno era durato più di qualche mese.


La verità era che lui aveva passato un brutto periodo dopo la sua morte: si tormentava perché doveva uccidere la gente anche se non lo voleva.


Dopo la morte delle sue vittime non poteva evitare di chiudersi in sé stesso anche per lunghi periodi, senza che nessuno riuscisse a comprenderlo realmente.


Era proprio questo il problema: nessuno lo capiva.


Tutti si facevano un’idea sbagliata su di lui, e lo lasciavano senza troppi rimpianti.


Fino a quando arrivò Hisoka.


E non era solo una forte amicizia che li legava l’uno all’altro.


Spesso uno sbuffo di Hisoka corrispondeva ad un ‘perdonamisetifaccioarrabbiaremasappichetivogliobene’ , mentre una frase gentile di Tsuzuki ad un ‘prendimi, sono tuo!’

Purtroppo però sembrava che entrambi non riuscissero ad interpretare nel modo corretto silenzi ed sfuriate, e spesso i loro dialoghi si interrompevano bruscamente proprio per questo.


Ma in quel momento Hisoka era in preda a mille dubbi e non aveva tempo per fantasticare.


Aveva sempre pensato che il suo problema fosse che la Sibilla non riuscisse ad aiutarlo, ma se invece ci fosse riuscita? Era sicuro di voler sapere? E se avesse dovuto ancora soffrire? Come avrebbe fatto ad affrontare i suoi amici?

Ma lui doveva saperlo! Quell’incubo l’avrebbe tormentato per sempre se non avesse fatto qualcosa, qualsiasi cosa, per farlo smettere.



Intanto era calata la sera. Il dolce tramonto di raso rosa tanto amato da Tsuzuki era stato sostituito dal velluto blu della notte, trapuntato da innumerevoli diamanti e da una grossa perla che illuminava con la sua lattea luce i fiori di ciliegio.


“ Hisoka, la giornata è finita, ora possiamo andare.” Disse Tsuzuki al compagno, che, immerso nei suoi pensieri, non aveva fatto caso al calar del crepuscolo.


“ok” rispose laconicamente il partner.


Uscirono dall’ufficio.

Il corridoio era deserto.

Cominciarono a camminare senza fretta sul pavimento appena lucidato, le scarpe che facevano un suono snervante.

Il silenzio, interrotto solo dal rumore stressante dei loro passi che riecheggiavano, stava diventando insopportabile.

Entrambi avrebbero voluto dire qualcosa, riempire quel vuoto che li avvolgeva stretti come un serpente.


Fu Tsuzuki a rompere il silenzio.





“ Senti, Hisoka, posso dirti una cosa?”

pessimo inizio.

“ parla” disse cautamente Hisoka.


La prudenza di Tsuzuki lo metteva a disagio.


“ io ti ho visto, in questi ultimi giorni… sei distratto, parli poco o niente, non mi insulti persino quasi più! io non voglio essere indiscreto, credimi, ma sono molto preoccupato per te. Ti do un consiglio: lascia stare il passato, Hisoka. Lo so che può sembrare difficile… ci sono passato anch’io, tanti anni fa… ma è la cosa giusta da fare. Lo so che continua a tormentarti, ma tu non continuare a guardarti alle spalle, pensa al presente. Ecco tutto.”

La sfuriata arriverà fra cinque…

…quattro…

…tre…

…due…

…uno…

“ veramente non è il passato che mi perseguita. È un incubo ricorrente.”

Hisoka doveva essere impazzito…rivelare il suo segreto proprio a Tsuzuki, proprio a LUI!


…silenzio…

si erano fermati.


Il corridoio illuminato dalle luci al neon era deserto ed era piombato di nuovo in quello insopportabile silenzio.



Hisoka teneva gli occhi bassi, per paura di leggere nello sguardo di Tsuzuki la preoccupazione che percepiva.


Sentiva lo sguardo penetrante del compagno che lo attraversava da parte a parte.


Per un attimo si domandò se anche il compagno avesse dei poteri empatici che gli teneva nascosti.




“ dalla tua faccia deduco che è un po’ che ti tormenta. Hisoka, per quanto quest’incubo possa sembrarti reale, non è altro che il prodotto della tua immaginazione. È solo nella tua testa, non puoi farti annientare da un sogno!”

vero


“ io vado a casa. Buonanotte, Tsuzuki”


“ ok. Buona notte anche a te.”


Hisoka si diresse con passo veloce nel suo appartamento.


Non era arrabbiato per quello che gli aveva detto Tsuzuki.


Era furibondo.


Ma come si permetteva?! Dargli dei consigli quando lui non glieli aveva mai chiesti… cose da matti…

Il problema era che gli aveva detto qualcosa di sensato, un consiglio intelligente.


Se gli avesse detto qualcosa di stupidamente idiota, probabilmente si sarebbe solamente limitato alla solita sfuriata, ma questa volta Tsuzuki aveva centrato il bersaglio in pieno.


… lasciarsi indietro il passato…


magari fosse stato così facile!


Intanto era arrivato a casa.

Finalmente solo, cominciò a prepararsi la cena.

Gli tornarono in mente tutte le volte in cui Tsuzuki aveva cucinato per lui: esperienze indimenticabili.

Certo, come fai a dimenticare un tentato avvelenamento da cibo?!


Comunque quelle indigestioni gli servirono.


Già, imparò a cucinare appunto per non rischiare di lasciarci le penne tutte le volte che non poteva andare fuori.

Mangiò in fretta e mise via tutto.

Non poteva fare a meno di ripensare al consiglio di Tsuzuki.

La saggezza dell’amico l’aveva colto impreparato.


Anche se ormai aveva imparato che doveva aspettarsi di tutto dal compagno, lui riusciva sempre a sorprenderlo.


È vero, i sogni non possono farmi del male, ma io continuo ad averne paura.
È una sensazione strana che non posso fare a meno di provare prima di andare a dormire, sapere che potrei sognarlo ancora… mi mette i brividi…

Scrollò la testa con decisione.

Basta con quei pensieri, doveva assolutamente distrarsi!


Uscì dall’appartamento con decisione e, cercando di non pensare a niente, raggiunse la biblioteca.

Aprì la porta cigolante con un misto di paura e sollievo.

Quell’immensa stanza piena di libri era a sua disposizione ventiquattr’ore su ventiquattro, sette giorni su sette dodici mesi l’anno da un sacco di tempo, eppure ogni volta che ci entrava, era come la prima.


Era come un mondo nuovo, una terra vergine con tutti i suoi misteri.


Ogni volta che ci entrava sapeva che avrebbe momentaneamente dimenticato la sua vita per entrare in quella di qualcun altro.

Si aggirò pensoso tra gli scaffali immacolati.

Gran parte dei libri li aveva già letti, ma i goushoushin ne acquistavano sempre di nuovi, dimodochè lui avesse sempre qualcosa da leggere.

Aveva appena agguantato una vecchia edizione de ‘il signore degli anelli’ quando scorse la vecchia copertina blu di quello strano libro, ‘il mistero dei sogni’.

Sembrava che lo stesse chiamando.


Si diresse a passi incerti verso di lui.


Lo prese in mano e lo aprì ad una pagina a caso.

Quella volta non l’avrebbe incantato…una coincidenza è già sufficiente!


Abbassò lo sguardo su una pagina ingiallita dal tempo, e lesse.

“…molto spesso, gli incubi sono la nostra interpretazione della realtà avvenuta. Se un episodio assilla particolarmente, si tende a ricordarlo in maniera non sempre chiara durante il sonno. Se questo si ripresenta più volte, vuol dire che è un fatto che ha operato un enorme cambiamento nella vita in senso negativo, e che la persona soggetta a ciò non riesce ancora a proseguire nella vita di tutti i giorni senza pensarci almeno una volta.
Per evitare il ripetersi di questo incubo, spesso analisti e cartomanti non possono niente. Io personalmente consiglio di rivolgersi ad una persona amata.
Con questa, infatti, è più facile aprire il proprio cuore e può dare utili consigli in modo oggettivo ed adeguato alla persona stessa.”

Per la seconda volta durante la giornata, quel libro venne chiuso con un colpo secco e lasciato cadere a terra.

Ma Hisoka non era in vena di preoccuparsi del libro.

Non era possibile! Quel brano sembrava scritto apposta per lui! Una cosa che può capitare una volta su un miliardo…



Eppure era successo davvero.



Agitato da mille pensieri contradditori, il ragazzino si mosse verso il suo appartamento come un automa.

Quando era arrivato davanti alla porta, era giunto alla conclusione che tutto ciò non poteva essere successo.


Un brillante passo avanti.


S’infilò automaticamente il pigiama di Tsuzuki che si era dimenticato un giorno, quando era venuto a casa sua.

Era di due taglie troppo grande per lui, ma nei momenti difficili inconsciamente lo indossava.

Aveva ancora il suo profumo…


… Tsuzuki…


lui aveva ragione. Doveva dimenticare il passato e pensare al presente.
Il libro diceva di aprirsi con una persona amata, e di ascoltare i suoi consigli.

La prima cosa l’aveva fatta, ora doveva pensare alla seconda.


Ascolterò i tuoi consigli, mi arrendo!d’ora in poi cercherò di pensare al mio presente, quindi ai miei amici…

… al mio lavoro…

… e…

… a te, Tsuzuki…

… sì… soprattutto a te…



Hisoka, per la prima volta dopo tanto tempo, si addormentò con la pace nel cuore.

Era un sentimento strano, come la luce particolare che splendeva dopo i temporali più impetuosi…

…quiete e sollievo nell’animo ferito di quel ragazzo scosso finora da tanti tormenti.


******


Hisoka venne risvegliato dall’allarme della sveglia, come non succedeva da tanto tempo.

Scese subito dal letto, di buonumore.

Non aveva avuto l’incubo, anzi aveva sognato qualcosa di bello, anche se non ricordava bene cosa.


Si preparò una bella colazione abbondante.


Un nuovo giorno. Niente lo entusiasmava di più.


Chissà cosa gli avrebbe riservato quella nuova giornata…


Si vestì con calma, osservando lo squarcio di Meifu che si vedeva dalla sua finestra.

Quando ebbe finito di vestirsi, uscì dal suo appartamento quasi di corsa, impaziente di arrivare in ufficio, dove si trovava anche Tsuzuki.

Guardò per un attimo i fiori rosa dei ciliegi.

Sì… il sogno di quella notte aveva a che fare col rosa… un tramonto, forse…
E una figura di un uomo che non riuscì a riconoscere stagliato davanti al sole infuocato…
Poi, solo un paio di ametiste brillare dolcemente nell’oscurità della notte.

FINE

 
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