CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -
GELSOMINO
II libro dei Re (9,37)
"E il cadavere di Jezebel nella campagna sarà come letame, perché non si possa dire: questa è Jezebel."
Fino alla fine non sei stato altro che uno stupido. Troppo puro, troppo buono nelle mani della malvagità.
Mi sei morto tra le braccia, proprio come un figlio ancora piccolo muore in seno alla madre.
Ma io non ero tua madre e tu non più un bambino, anche se la tua pelle liscia e candida, così simile ad un petalo di rosa perfino mentre la morte ti si avvicinava, sembrava proprio quella di un neonato.
Stupido, a cercare la morte. Ed io maledetto, a non riuscire a difenderti, proprio quando ne avresti avuto più bisogno.
Ma in fondo tu desideravi morire, non è forse così? Non ho mai conosciuto un'altra persona che quanto te odiasse vivere...
Ti pesava vivere, quasi come se nel farlo dovessi inevitabilmente sporcarti di mille sacrifici, tu che eri così puro in realtà.
E perlomeno ti è stata concessa una grazia... non sei morto solo, ma confortato dall'abbraccio di chi ti amava. Il mio abbraccio.
Mi avevi dato una nuova vita, io non sono riuscito a fare altrettanto.
Mi avevi mostrato la tua fragilità, ma io non ti ho protetto a sufficienza.
E soprattutto mi avevi ridato la voglia di amare, di amare te, creatura così bella e controversa.
Mi chiedo se tu l'abbia capito, almeno quando hai chiuso gli occhi per sempre...
Mi chiedo se il tuo cuore, contraendosi per l'ultima volta, abbia battuto ancora per l'amore distorto di quel tuo maledetto genitore, oppure se abbia capito chi veramente ti amava.
Vorrei tanto che almeno per un attimo, anche solo per unico attimo, il tuo cuore così puro e candido, nonostante le tue mani macchiate di sangue, avesse battuto per me.
Ma non lo saprò mai.
Ora sono qui, davanti al luogo dove ho sepolto il tuo splendido corpo di ragazzo, troppo giovane per morire e troppo bello per corrodersi alla morte.
E vorrei tanto chiederti mille cose, mio giovane amore...
Eppure sei ancora più muto e silenzioso di quando mi guardavi senza aprir bocca, mentre ti osservavo con il mio corpo ancora di bambino, biasimandoti per la tua mancanza di coraggio nei confronti di tuo padre, rimproverandoti per la tua stupidità nel voler insistere con quell'uomo odioso, semplicemente amandoti per la tua fragilità e per i tuoi occhi così mortalmente tristi.
Il dio della morte...
Si, eri davvero un dio. E tante volte hai servito la morte, uccidendo tutti coloro che per te non erano che semplice spazzatura.
Ma da vero uomo, ti sei lasciato catturare dalla morte stessa. Da vero sciocco hai messo da parte ogni orgoglio e ti sei lasciato morire.
Tu sei stato l'uomo più sciocco che abbia mai incontrato.
Così devoto all'amore da non riuscire neppure a capirlo...
Perché tu hai vissuto per l'amore, prima per la natura, in seguito per tuo padre, poi per tuo fratello...ma tutti loro non hanno fatto altro che odiarti per tutta la tua breve vita...
Tu sei morto per amore, difendendo la vita dei tuoi consanguinei...
Ed io che ti ho amato silenziosamente per così tanto tempo, non ho saputo aiutarti neppure negli ultimi istanti.
Ora qui davanti a me, ritornato parte stessa della natura che tanto hai amato e dalla quale ti sentivi confortato, sembri felice.
Ci sono tanti animali che vivono qui, cibandosi dei frutti della terra che il tuo corpo stesso ha fecondato...
Stai restituendo alla natura una parte di quella vita che hai estirpato mentre ancora ti macchiavi di sangue in nome di tuo padre...spero tu ti senta felice per questo.
Ho sentito una canzone molto bella, un paio di giorni fa, e forse proprio spinto da quella oggi mi trovo qui, dopo tutti questi anni...
Diceva "It was many years ago that I became what I am, I was trapped in this life like an innocent lamb"....e poi ancora faceva "I must love what I destroy and destroy the thing I love"...
Beh queste parole mi hanno fatto venire in mente te, mio dolce dottore.
Così ho preso coraggio e sono venuto a vedere come stai ora, mio adorato dio della morte...e devo dire che nella morte pare che tu stia decisamente meglio che durante la vita, quando eri del tutto inadatto ad andare avanti, agnellino innocente, in un mondo di lupi.
Solo due cose devo dirti, poi me ne andrò via per sempre, deciso a vivere la vita che tu mi hai elargito...l'unico regalo che tu mi abbia mai fatto, il più prezioso e meraviglioso regalo possibile...
La prima è che non ti porto fiori, perché recidere delle vite innocenti per posarle sul tuo corpo che ormai è cenere, non ti avrebbe reso mai felice...
La seconda è che mi piacerebbe tanto sapere se quel giorno, quando hai chiuso i tuoi occhi d'ametista per l'eternità, hai udito le mie parole miste alle lacrime...
Sarò io sentimentale...ma il profumo di gelsomini che si è appena sprigionato, incantanto con la sua fragranza l'intera zona, risponde alla mia domanda...
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-Dottore...dottore mi sente?-
<Cashian...devo andare...finalmente posso...>
- Dottore...Jezebel...-
<...>
- Io ti amo...-
<...>
-Addio mio delicato gelsomino notturno...-
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Si, mi hai sentito, allora...
Adesso ne ho lacertezza.I gelsomini, che ora sono la tua nuova vita, mi hanno risposto con il loro dolce profumo.
Addio di nuovo mio delicato gelsomino notturno. Grazie di tutto quello che hai fatto per me e grazie di avermi permesso di amarti.
ED E' TUTTO?
Si è tutto...
Perdonate il mio momento un po' così, ma questa fic mi ci voleva.
Ovviamente che parla è Cashian sulla tomba di Jezebel, a diversi anni dai tragici eventi che hanno concluso God Child. Ok, mi sono un po' lasciata andare...
Ma, sebbene sia molto giusto, è così maledettamente triste che finisca così!!!
Tutti infelici...quelli che sono sopravissuti sono tutti infelici...io compresa...
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