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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: BEHIND THE MIRROR
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: ruky-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/12/2004 22:51:33

non desidero la tua morte...
 
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- Capitolo 1° -

Titolo: Behind the mirror
Serie: Original
Rating: Angst - Death
Note: Ok, anche questa è finita… E’ la mia seconda one shot original che porto a termine e dire che è il massimo della tristezza è proprio poco.. ma va bene così, il suo scopo l’ha raggiunto XD! I nomi dei pg sono probabilmente brutti e lasciano a desiderare, ma era il meglio a cui sono riuscita a pensare^^”””…

***

Non desidero la tua morte... vorrei strapparti il cuore, vorrei divorarti e saziarmi con le tue carni, ma non desidero la tua morte. Vorrei che vivessi in eterno e mi amassi sopra ogni cosa, come un dio da venerare e obbedire, come il diavolo da temere e rinnegare, come un bambino da viziare e accontentare, come quello che sono...
…Amami e lascia che ti ami.
Voglio amarti, voglio distruggerti, voglio ucciderti e farti rinascere mille e più volte.
Muori per me Ryal, muori e torna a vivere con il mio sangue, torna a vivere fondendoti in me, torna a vivere e lascia che tu uccida nuovamente.
Non desidero la tua morte, ma non faccio che macchinarla da quando ti ho incnotrato e da quando il nostro sangue si è mischiato alla terra che ci ha visto crescere, che ci ha cullato e ci ha mentito con le sue bugie velenose.
Non desidero la tua morte, ma te la donerò come ultimo regalo di nozze, come ultimo battito d'ali, come ultimo addio.
Non desidero la tua morte..
No, non la desidero...
…Allora, moriremo insieme…

Piume morbide e nere volteggiavano nel cielo degli angeli, seducendo le nuvole bianche su cui si posavano o rievocando il ricordo delle cruente battaglie a cui il mondo aveva assistito e ancora piangeva per le vittime causate.
Ampie ali si mischiavano con il colore della notte e sbattevano contro il vento sfidandolo a colpirle, sfidandolo ad andare più veloce di quanto potesse fare, e un essere scuro volava sempre più in alto. Al di sopra della luna, bianca e bugiarda. Al di sopra della volta celeste, fredda e dispettosa. Al di sopra di tutto, anche del suo mondo.
Gli occhi viola lampeggiavano di un'aura strana e qualcosa si muoveva intorno al suo corpo, dentro e fuori al suo corpo, nel sangue vivo che scorreva bruciante nelle vene, nella testa pulsante e pesante, nelle ali grandi e corvine.
Volava e osservava attento il luogo circostante, il paesaggio che con lentezza mutava il suo aspetto e gli edifici lussureggianti e candidi che si ergevano circondandolo. Volava e guardava con attenzione, pronto a nascondersi quando sarebbe giunta la necessità.
Non tardò ad arrivare.
Davanti all'edificio più grande, circondato da una cascata di fiori dai colori luminosi e dalla delicatezza pari solo a quella delle nuvole, era fermo un uomo, tra le mani teneva un arco, e una freccia già pronta a colpire.
Si fermò a metà strada, prima di essere visto, e si avvicinò con cautela finché non fu abbastanza vicino all'uomo da potergli rompere il collo solo con una mossa veloce delle mani. Lo sentì spezzarsi facilmente, come se si fosse trattato del collo di un passerotto dalle fragili ossa.
Lasciandolo cadere tra le scale entrò nel palazzo e si portò in alto.
Alla fine tutto quello che faceva nella sua vita era andare in alto, cercare di arrivare alla luce e uscire dal buco oscuro e tenebroso in cui lo avevano rinchiuso.
La terra lo voleva morto e sepolto nel suo ventre, gli stessi suoi simili lo avevano abbandonato e dimenticato in un luogo in cui nessun essere normale avrebbe mai messo piede, e persino lui stesso aveva creduto che quello era il posto adatto a lui. Forse era lì che era nato tanto tempo fa, quando ancora il mondo non esisteva e lui solo vagava nell'oblio della sua mente annebbiata dall'odio e dal rimorso.
Poi lo vide.
Era come gli appariva ora, in una lunga tunica nivea su cui i capelli scivolavano come fosse oro fuso e reso liquido. Gli occhi, dorati anch'essi, brillavano più di tutte le stelle che aveva dovuto attraversare per vederlo, e intensi si posarono sul corpo alto dell'altro, sulle sue ali nere ora a riposo dietro la schiena possente.
Era come guardarsi ad uno specchio.
Immagini uguali ma contrarie.
Lunghe e splendide ali dalla piumatura lattea uscivano dalla sua esile schiena e una mano diafana si mosse al mantello, sempre rigorosamente bianco, per spostarlo via dai suoi piedi e muovere qualche passo verso l'intruso per poi aumentare la velocità gettandosi tra le sue braccia e stringendo le proprie al suo collo, affondando il viso sul suo grande petto che profumava di sangue e di terra.
- Vieni via con me. - disse l'altro. Non aggiunse nulla di più, si limitò a guardarlo, e nei suoi occhi c'erano tutte le parole che gli servivano, tutte le spiegazioni di cui aveva bisogno, tutti i perché rimasti senza una risposta.
- Non posso. -
- Sì, invece. -
- No... Non posso... -
- Ryal... -
Si lasciarono circondare dal silenzio e restarono a guardarsi negli occhi. L'oro nell'ametista e l'ametista nell'oro, affogandosi solo con i pensieri e arrovellandosi in soluzioni che non avrebbero mai portato a termine.
- Sei mio fratello. -
Ryal sorrise dolcemente alla frase dell'altro.
Erano fratelli, stessi genitori, stesso sangue, stessa balia persino... Ma tanto tempo fa. Poi uno di loro se ne era andato e non era più tornato al nido, era volato via. Infine scoprì che lo avevano obbligato ad andarsene e che addirittura l'avevano relegato in una prigione sotterranea nel cuore della terra, al di sotto di essa, al di sotto del mondo e di ciò che avevano voluto dimenticare. Al di sotto di tutto...
- A maggior ragione non posso venire. -
Sospirò tristemente sciogliendo l'abbraccio per andare alla finestra. Il vento serale giocava con i suoi capelli, circondandoli e facendosi abbagliare da essi.
Anche l'altro lo raggiunse e il vento battagliò a lungo con i lunghi filamenti di seta corvina che ricadevano sulla casacca scura e sanguigna.
- Non ti troveranno mai. E starai con me. Per sempre. -
Nessuno sarebbe andato a cercarlo nel suo regno, infido, orribile, tenebroso e crudele. Forse non era nemmeno un regno, ma suonava meno disgustosa la sua esistenza credendo di possedere quella prigione in cui stava marcendo insieme alla sua anima e ai mostri della sua infanzia. E di mostri ne aveva visti tanti. Alcuni avevano visi umani, altri invece rimanevano sempre nelle ombre di quei cunicoli e lo fissavano ridendo con le loro facce deformi o incomprensibili. Alcuni sembravano familiari. Avevano ali bianche e soffici, sorrisi radiosi e sguardi lontani ma gentili. Sguardi che non erano per lui. Ci mise anni, secoli forse, a comprendere che non si trattava di mostri e che quegli esseri non erano altro che ricordi. I suoi genitori, i suoi sudditi di quando viveva nel palazzo su, in un cielo stellato e brillante, i suoi amici... Forse però erano davvero mostri. Loro l'avevano rinchiuso lì dentro sperando non riuscisse mai a trovare la luce.
Ma la luce era arrivata anche nelle profondità di un'anima scacciata dal suo corpo e di uno spirito sbattuto nell'Averno.
Per un momento aveva pensato si trattasse soltanto di un altro di quei mostri che lo tormentavano la notte, nei sogni e negli incubi. Ricordi di giorni felici. Ma il momento passò subito, e la luce lo abbagliò in tutto il suo splendore.
- Layr... Si preoccuperanno per me... -
L'avrebbero fatto.
- Che si rodando allora. -
- Verranno a cercarmi... -
L'avrebbero fatto...
- Ma non ti troveranno mai. Non oseranno avvicinarsi a me. Ne hanno troppa paura! -
- ...Se mi troveranno... ti uccideranno... -
Avrebbero fatto anche questo...
Erano angeli quelli che formavano la sua gente, e come angeli erano l'incarnazione della bellezza, ma la bellezza si sa, è perfetta e crudele, proprio come le loro gesta.
E nulla si può contro la perfezione.
...Nulla è in grado di contrastare l'assoluto...
- E io glielo impedirò. Ammazzerò chiunque vorrà portarti via da me! -
...Soltanto altra perfezione...
- Ucciderò chiunque si avvicinerà a te senza il mio permesso! -
...Soltanto altro assoluto...
- Io... sto per sposarmi. -
Non dissero più niente per altri minuti, interminabili.
Già sapevano perché Lyar aveva sfidato l'ira degli dei e aveva volato dove non gli sarebbe mai stato concesso tornare. Fino a casa.
Ryal stava per sposarsi, con qualcuno che non era lui, con qualcuno che forse lo amava, che forse lo avrebbe reso felice... ma che forse non era degno di vivere al suo fianco.
- La ami? - domandò senza nemmeno essere intenzionato ad ascoltare la sua risposta.
Era una donna come un'altra. Un angelo come un altro. Tutti uguali nel loro splendore falso e ipocrita, tutti uguali con le loro voci melodiche e ingannatrici.
Tutti schifosamente uguali.
- Allora, la ami? -
- Lyar... -
- Rispondi. -
- ...Probabilmente saremo felici insieme. -
Forse sì.
Forse no.
Non era lei che amava.
- Vieni con me. -
Non glielo avrebbe ripetuto un'altra volta. Era stato troppo il fiato sprecato per convincerlo, e nulla lo tratteneva davvero lì, soltanto la paura di quello che avrebbe dovuto subire. Sensi di colpa. Per chi, poi? Per gente che lo aveva scelto come proprio principe e voleva incoronarlo a re. Per gente che aveva esiliato suo fratello e gemello in un antro buio e pauroso a far compagnia agli spettri delle loro colpe. Per chi voleva rimanere...?
- Vieni con me e saremo felici. Saremo insieme. -
Non glielo avrebbe ripetuto un'altra volta. Era stato troppo il tempo passato a togliere i veli che coprivano il suo cuore e a liberarlo dalle catene che lo opprimevano.
- Vieni con me e ti amerò in eterno. -
La loro vita, il suo tormento, i loro destini, tutto era stato eterno fino a quel momento, e ora lo sarebbe stato anche il loro amore. Era bello il suono di quella frase, era bella l'eternità se passata con qualcuno a cui teneva, non faceva più paura, non lo lasciava più ricadere nella pazzia. L'eternità era il loro stesso amore. Forte e invalicabile. Eterno.
Ryal abbassò lo sguardo che fin ora aveva tenuto fermo in quello del fratello. Le lunghe braccia esili erano tenute lungo i fianchi e accarezzavano la seta dell'abito che indossava. Era quello della cerimonia che lo avrebbe visto diventare sovrano. Si sarebbe tenuta il giorno dopo, insieme al suo matrimonio.
Non era sicuro che vi avrebbe preso parte, non era nemmeno sicuro di poter davvero andare via insieme a suo fratello, ma sapeva che sarebbe arrivato, allora lo avrebbe accolto come si confaceva con un principe del suo rango. Principe come lo era lui.
Layr gli si fece più vicino. Un braccio circondò con forza la sottile vita del fratello, e l'altra mano percorreva la strada che conduceva alle sue labbra rosse e sottili. Le accarezzò, le avvicinò, le baciò e in un attimo tutto finì cancellato e bruciato.
Ryal sorrise. Scie cremisi scivolarono dagli angoli della bocca e si persero in quella di Layr che lo guardava accasciarsi tra le proprie braccia e lo sosteneva senza sciogliere il bacio.
Non esiste una felicità che sia eterna. Qualsiasi cosa prima o poi viene distrutta, e nulla rimane delle belle parole con cui ci si illude di poter continuare.
Soltanto la morte.
E la morte è eterna per davvero.
- Lyar... -
Il fratello si inginocchiò per posarlo a terra abbracciandolo, scostandosi solo per permettergli di parlare un'ultima volta. Invece sorrise soltanto, e mille altri sorrisi erano racchiusi in quello. Si sporse con fatica verso il volto marcato di Lyar ricercando in un altro bacio le sue labbra, soffocando nell'ambrosia dolce e letale, e mille altri baci si aggiunsero a quello.
- Ryal... -
Le sue dita affusolate cercarono una delle candele che illuminavano tenuemente la stanza ai piedi dei muri.
Tende ampie svolazzavano incorniciando la finestra accanto a cui i due non volevano staccarsi, e lentamente scintille calde e voraci si sparsero in tutta la camera, alimentate da quello che divoravano, accresciute della stoffa che avevano bruciato, del legno che incenerivano.
Lyar si sedette accanto al fratello e calde perle argentate bagnarono due visi identici e contrari, due gocce d'acqua che si perdevano nell'immenso mare di fiamme e tornavano alla terra.
Si stese al fianco dell'altro e rimasero a fissarsi mentre tutto si colorava di sangue e bruciava con il fuoco.
Polvere alla polvere.
Cenere alla cenere.
- ...Ti amo... -
Fu un altro lungo sospiro. L'ultimo. Ultimo ed eterno.
Infine tutto scemò nel silenzio più assoluto.
La rabbia.
Il dolore.
L'odio.
L'amore e la gioia.
Si riunì tutto nel luogo in cui era nato, nel luogo da cui ancora doveva rinascere, in cui il bianco si mischiava al nero e uniti davano forma ad un nuovo colore.
Tutto ritornò come dettato dai secoli in precedenza, nel luogo da cui tutto avrebbe preso una nuova forma.
Nel nulla più profondo…
…tra il silenzio della fine…

†THE END†

 
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