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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: TENTATIO SERPENTIS
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: ran7 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 29/11/2004 11:26:42

hilary, la donna di takao. kei, 4anni di solitudine.un incontro fatale.vincerà l`amicizia o la passione?la tentazione del serpente...
 
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- Capitolo 1° -

SEMBRA UN DIO....
Ille mi par esse deo videtur
ille, si fas est, superare divos,
qui sedens adversus identidem te
spectat et audit...
Catullo

Un mercoledì come tanti altri. Uno sciocco, insipido giorno, che come quello a cui aveva sottratto il posto e quello che lo avrebbe sottratto a lui solo dopo ventiquattro ore, si rivelava essere solamente estremamente noioso.
Kei Hiwatari rimaneva coricato sul bordo della piscina interna riscaldata, proprio al centro di un enorme atrio di marmo bianco, completamente in stile "terme romane". Il pallido sole autunnale filtrava dal soffitto in vetrata, voluto appositamente dal padrone di casa per contemplare il cielo, qualora gliene fosse venuta la voglia. Ma non era sufficiente. Tutto ciò non bastava a lenire quella sensazione di noia.
La villa, situata in un isolato appezzamento di terreno in piena campagna era ciò che si poteva definire un esempio di maestosa sontuosità, un vero e proprio inno al lusso e al buon gusto.
Eppure, nonostante fosse esteticamente perfetta, oltre che estremamente comoda e vivibile, il giovane padrone di casa la detestava. Si, Kei Hiwatari detestava quella villa, proprio come detestava quella vita in cui non si riconosceva affatto.
Per la verità Kei aveva ricevuto la villa in dono per i suoi diciotto anni, compleanno che non solo aveva segnato la sua entrata nel mondo degli adulti, ma che aveva anche profondamente sconvolto il suo stile di vita abituale.
Kei, a ventun anni, era diventato socio e azionista della Hito, l'impero finanziario colossale del suo odiato nonno: in pratica, sebbene non avesse voce in capitolo nelle decisioni, né potesse accedere agli sconvolgenti segreti che questa celava agli occhi estranei, la cosa aveva comportato una serie di cambiamenti radicali nella sua vita.
Innanzi tutto, l'addio ai bey blade.
Che forse era stato ciò che lo aveva fatto infuriare maggiormente, quando gli era stato comunicato dall'efficentissima segretaria che non l'avrebbe più abbandonato, un perfetto cane da guardia addestrato oltre che una subdola spia.
Già, il suo amato bey...non potendolo buttare via, dopo tanti anni insieme, Kei lo aveva affidato al suo più caro amico, Takao.
Amicizia...ecco il secondo tasto dolente. Aveva dovuto separarsi dagli amici, che nonostante il suo carattere, le sue decisioni non sempre capibili, i suoi scatti d'umore e tutto il resto, gli erano sempre rimasti vicino.
Sempre vicino...almeno finchè la famiglia glielo aveva permesso.
Ma non era stato più tempo di giocare con gli amichetti, doveva entrare nell'alta società...
Così? Fine dell'amicizia con Takao, Max, Rei ed il prof K.
Tutto archiviato in breve tempo, secondo la segretaria. Il loro ricordo però avrebbe bruciato per sempre nel cuore di Kei. Mai sarebbero stati dimenticati, né mai sarebbero stati accantonati in un angolo.
Loro erano loro e lo sarebbero stati per sempre.

Kei viveva in quella villa ormai da quattro anni, amministrava piccoli affari senza importanza, seguiva corsi di aggiornamente per il "perfetto rampollo di buona famiglia", frequentava giovani brillanti e promettenti, ricchi e snob, era corteggiato dalle ragazze di buona famiglia che ambivano a lui come un premio, lo scapolo d'oro...
Insomma, viveva quanto più distante dal mondo in cui era cresciuto e che amava davvero...
La noia, l'odio per tutto quel mondo dorato senza una vera sostanza...
Kei aveva provato in ogni modo a portare avanti la sua personale ribellione, fallendo però clamorosamente: i suoi atteggiamenti ribelli, le sue decisioni stravaganti, la droga, l'alcool, il sesso...tutti i suoi tentativi di opporsi, il suo atteggiamento immorale e ribelle, invece di essere osteggiati, puniti, o almeno biasimati, venivano esaltati e considerati la moda del momento da quegli sciocchi ragazzotti che non avevano altro scopo nella vita che cercare di apparire in qualche modo. E apparire al fianco di Kei Hiwatari era un must.
Così, senza che lui potesse fare nulla, o almeno ci potesse provare, i party proibiti di casa Hiwatari erano diventati famosi in tutta l'alta società...famosi e per questo motivo tollerati perfino dalla famiglia stessa, che riceveva pubblicità gratuita oltre a nuovi possibili soci in affari, non sempre pulitissimi.
Come sempre, Kei rimaneva una marionetta nelle mani di un nonno troppo potente, troppo ricco ed influente perché potesse sfuggirgli in qualche modo.

Il corpo tonico e muscoloso di Kei entrò in acqua quasi infragendola con rabbia. Dopo due o tre bracciate fatte con foga, il ragazzo si fermò e si appoggiò al bordo, guardando in direzione della porta che si era aperta proprio in quel momento.

-Hai i sensi acuti come quelli di un gatto, mon cher...- la voce squillante e cristallina aveva quasi un tono ironico.
La proprietaria della voce era una bionda appariscente, coperta solo da un mini asciugamano, che fece però cadere a terra con fare seducente non appena si accorse che lo sguardo di Kei era rivolto nella sua direzione.
Il ragazzo taceva. Si limitava a contemplare la sua bellezza, senza però mostrare troppo interesse...
Poi, facendo forza sulle possenti braccia, si levò a sedere nuovamente sul bordo, rivolgendo le spalle alla ragazza appena entrata.
Kei si sciolse i capelli che arrivavano alle spalle e iniziò a guardare sopra di sé il cielo grigiastro, quasi come se non ci fosse nessun altro nell'enorme salone.
Nel frattempo la bionda assunse un aria offesa e percorse l'intero salone completamente nuda, fino a pararsi davanti al ragazzo, in modo tale che fosse proprio impossibile ignorarla. Ma Kei rimase imperturbabile, almeno finchè la voce squillante di lei glielo permise.
-Allora?! Perché mi ignori stamattina? Eppure stanotte ci siamo divertiti, no?- era evidentemente risentita.
La ragazza era la figlia del multimiliardario Kyotaro e faceva parte del numeroso elenco di ragazze che avevano visitato la camera da letto di Kei (e non solo quella) in versione notturna. Solamente la sera precedente la piscina era diventata sede di giochi erotici inenarrabili, mentre ora il ragazzo era glaciale.
Kei era famoso per le sue conquiste, ma altrettanto lo era per la facilità con cui scaricava solo a distanza di poche ore la ragazza di turno.

Aveva la fama di essere allo stesso tempo angelo e demone. Tanto appassionato e meraviglioso a letto, quanto freddo e spietato solo la mattina dopo.
Ma quello era il prezzo da pagare per potersi vantare di essere state con Kei Hiwatari. Nessuna di loro lo amava, se non perché era un trofeo ambito e prestigioso...e altrettanto, lui non amava nessuna di loro, solamente carne da usare, per estinguere almeno un po' quel fuoco interiore che lo consumava sempre di più ogni giorno.
Mentre faceva sesso pensava agli incontri del campionato del mondo, durante gli amplessi sentiva dentro di sé il vorticare di Dranzer, del suo Dranzer.
Era perfettamente cosciente che in realtà lui, ogni notte, faceva l'amore sempre e soltanto con la sua fenice. E ogni donna che aveva avuto sapeva di essere soltanto una bambolina sostitutiva di qualcosa di più grande che lo tormentava....ma a nessuna di loro importava davvero, e accettavano passivamente quel ruolo.
-Allora Kei-chan!!!!- alla bionda, sempre più offesa nel suo amor proprio, inziava a stridere la voce, indice del tremulo suono tipico di chi piange...le lacrime erano sul punto di esplodere...
-Uff...Ayumi, che cazzo vuoi, eh?- lo sguardo infuocato per il colore delle iridi, ma gelido e secco si posò nuovamente sulla ragazza.
-Ma...ma come...io pensavo...io...- era chiaro che ormai l'interesse di Kei per Ayumi Kyotaro si era esaurito in una sola notte e che ai suoi occhi lei era diventata una delle tante da scaricare.
La bionda iniziò a tremare dalla rabbia...infatti, solo il giorno prima quando si era accorta di essere stata presa di mira da lui, aveva scommesso con le amiche che sarebbe riuscita ad accalappiarselo per più di una notte consecutiva...
Ma ormai le era chiaro che aveva fallito, si sentiva umiliata e la sua vanità la faceva fremere di rabbia e risentimento.
Si allontanò bruscamente dal ragazzo e raccolse l'asciugamano che aveva abbandonato poco prima sulla soglia. Si ricoprì sdegnata, come se le fosse possibile cancellare la vergogna che provava in quel momento.
L'ultima goccia furono le parole di Kei, che girato ancora di spalle, sembrava non essere per nulla turbato dalla sua reazione, una scena vista e rivista praticamente ogni mattina negli ultimi due anni.
-Non dimenticarti nulla in camera mia, miraccomando! Non vorrei che dovessi tornare a riprendere qualcosa...penso ti ricorderai ancora dov'è l'uscita...- pur essendo stata pronunciata senza alcuna inflessione, era chiaro l'intento ironico e per certi versi sadicamente di disprezzo.
Ad Ayumi salirono le lacrime agli occhi.
Kei lo sapeva. Lui sapeva esattamente la reazione di ogni ragazza che si era portato a letto, solo da come parlavano e si comportavano la sera prima, quando le adescava in un finto corteggiamento. Lui la sera precedente sapeva che quella mattina Ayumi avrebbe pianto senza darglielo a vedere per orgoglio.
Ma non gli riguardava. Non era colpa sua. O meglio, non erano fatti suoi.
Era stato costretto ad avere tutto quattro anni prima...avrebbe preso tutto, anche la felicità delle altre persone. Se non poteva più essere felice lui, non lo sarebbe stato nessuno di coloro che lo circondavano.

Non gli bastava. Non gli bastavano mille ragazze. Non gli bastava il lusso sfrenato. Neppure le droghe e l'alcool. Doveva fare sempre qualcosa, doveva muoversi, doveva agire per non sentire il morso della solitudine che lo prendeva alla gola negli attimi di silenzio, di calma e tranquillità.
Quel giorno si recò nel suo ufficio prima del previsto. Ancora in costume e bagnato dalla piscina, arrivò alle spalle della propria segretaria con movimenti silenziosi e felini.
Miss Kirima, una donna spietata e dura sulla trentina, era una delle poche con cui il fascino di Kei non funzionava, per ben due motivi: primo era una donna terribile, falsa e inflessibile e secondo, ben più importante, era l'amante di suo nonno.
L'odiosa sebbene efficiente segretaria, quella mattina stava leggendo una lettera.
-Nessuno le ha mai detto che non si leggono le lettere altrui?- il ragazzo era piombato alle sue spalle silenziosamente e la donna si scompose un attimo per la sorpresa.
Poi, riacquistata l'abituale freddezza, accortocciò ciò che teneva in mano con fare noncurante e replicò:
-Nessuno le ha mai insegnato a bussare prima di entrare?- e si voltò verso il ragazzo che, pur sovrastandola in altezza, non la intimoriva affatto.
-Non nel MIO ufficio, con la MIA segretaria che legge e accartoccia le MIE lettere.- la voce di Kei era ferma e decisa e aveva sottolineato gli aggettivi possessivi contenuti nella frase.
-Per sua informazione IO lavoro per suo nonno, non per lei! E comunque la lettera non era indirizzata a lei!- altrettanto fredda e decisa fu la donna.
-Balle! Avanti, mi dia la lettera! O è qualcosa di "proibito"?- Kei si giocò l'unica carta a lui disponibile, escluse a priori la forza bruta che non avrebbe condotto a nulla e la seduzione che non avrebbe funzionato.
Ma quello forse si.
Perchè ammettere che potesse esistere qualcosa a lui proibito, era come invitarlo a ribellarsi, a fare qualcosa che poteva indignare o infastidire la famiglia. Per questo suo nonno, e anche miss Kirima, non potevano permettersi di "proibire" qualcosa al giovane.
-Si figuri...lo sa che lei è libero di fare qualsiasi cosa...- la donna fu pronta a non tradire la propria stizza e gli consegnò il foglio spiegazzato con un sorriso sulle labbra che poteva anche passare per autentico.
Se Kei fosse andato nel suo uffico alla solita ora, non avrebbe mai letto quella lettera. Chissà quante volte era accaduto che la corrispondenza non gradita venisse cestinata prima del suo arrivo.
Ma il destino, il fato, la fortuna, o chissà chi altro quella mattina volle che Kei leggesse quella lettera e cambiasse così l'inevitabile percorso che la sua vita gli costringeva a percorrere.

"Carissimo Kei,
questa sarà la decima volta che ti scriviamo in questi ultimi anni. Pur sapendo dei tuoi numerosi impegni e capendo la tua posizione non ci rassegnamo al fatto e ci illudiamo che prima o poi risponderai anche ai tuoi vecchi amici. E' ottobre e come ti ricorderai anche tu, è il compleanno di Hilary. Faremo una mega festa(beh, non come quelle a cui sei abituato tu, sia chiaro!!) qui a casa mia mercoledì 18 a partire dal pomeriggio ad oltranza. Noi ci siamo tutti e ci farebbe molto piacere venissi anche tu, questa volta. Anche il tuo Dranzer è qui che ti aspetta, pronto ad essere lanciato ancora una volta da te! Come sempre noi ti aspettiamo e speriamo fino all'ultimo!
Un saluto.
Hilary e Takao"

Mentre lesse questa lettera, senza neppure farsi assalire dalla rabbia per le altre dieci mancanti che non aveva mai ricevuto, Kei fu assalito allo stesso tempo da una gioia e una tristezza incontenibili.
Guardò il calendario appeso alla parete. Mercoledì 18 ottobre. Era proprio mercoledì 18 ottobre. Quel giorno.
Senza proferire parola uscì dal proprio studio in tutta fretta.
-Ma dove...- miss Kirima non riuscì a terminare la frase che il ragazzo era già sparito dal suo campo visivo. La donna scosse la testa e decise in un arco di tempo inferiore al secondo la linea d'azione che avrebbe intrapreso. Sorrise tra sé...avrebbe lasciato a quel teppistello un pomeriggio di libertà, poi avrebbe ordinato agli uomini di andare a riprendere il giovane ribelle. Non avrebbe neppure avvertito il signor Hiwatari, tanto era di poca importanza la faccenda.
Ma si, il ragazzino avrebbe imparato sulla propria pelle che l'amicizia non era cosa da poter durare a lungo, quando vi erano di mezzo differenze sociali ed economiche come quelle tra Kei e i suoi amici. Perché era questo, ciò che pensava miss Kirima. Quel Takao avrebbe invidiato tutto di Kei, lo stile di vita, le sue ricchezze.
In più il tutto sarebbe stato aiutato dal fatto che per ben quattro anni ai loro occhi Kei si era rifugiato in una altezzosa indifferenza nei loro confronti. Loro non sapevano che era tutta opera della famiglia.
Ma una cosa ignorava miss Kirima: l'amicizia che univa Takao, Rei e Max a Kei era tanto solida da resistere a qualsiasi prova.
Kei giunse nella propria camera, che nel frattempo era stata messa in ordine dalla cameriera personale del ragazzo.
Era deciso a vestirsi, prendere la sua costosissima Jaguar e recarsi da Takao. Se anche non avrebbe potuto spiegare i motivi della sua lontananza, del suo isolamento e del suo apparente disinteresse nei confronti dei suoi vecchi amici, almeno avrebbe potuto trascorrere una giornata con loro. Avrebbe potuto finalmente riprendere a vivere davvero. E chissà, forse avrebbe anche lanciato Dranzer ancora una volta.
Questi pensieri lo accompagnarono lungo la strada che dal suo maniero portava a Tokyo. La macchina sfrecciava rapida sull'asfalto umido. Durante la notte aveva piovuto ed il sole non era ancora riuscito ad asciugare del tutto l'acqua sulla strada.
Contro ogni prudenza, Kei schiacciava l'acceleratore sempre di più, rapito dal desiderio di arrivare il più presto possibile ed ipnotizzato dalla velocità crescente che lo faceva sentire potente e vivo davvero.
Poi, improvvisamente si ricordò di una cosa importante, così svoltò in direzione del grande centro commerciale situato lì vicino.

DLIN DLON.
-Takaaao, andresti ad aprire, sono sotto la doccia!- la voce di Hilary uscì fuori dal bagno e raggiunse il ragazzo moro che sedeva in cucina, pronto ad addentare il pane tostato che la sua ragazza gli aveva preparato per colazione.
Dlin dlon.
-Arrivo, un attimo! - mentre si alzava pigramente, per nulla turbato dall'insistenza del campanello, si domandò fra sé chi potesse essere.
Erano le dieci del mattino, mentre la festa per il compleanno era prevista per il pomeriggio. Non aspettava nessuno e il postino era già passato. La curiosità di Takao era crescente man mano che si avvicinava alla porta della casetta che divideva con la propria ragazza.
-Eccomi...ma si può sapere chi...- ma la frase gli si bloccò in gola non appena aprì la porta.
Davanti a lui si trovava un ragazzo alto e atletico che indossava un completo di Versace grigio, lunghi capelli scuri legati in una coda e in mano un enorme mazzo di fiori.
-Ehm, credo che lei abbia sbagliato...- Takao pensò subito che ci fosse un errore.
Nel frattempo Hilary, incuriosita anch'essa, uscì dal bagno avvolta in un accappatoio
-Chi è? Ehi... Takao...- la ragazza si avvicinò al proprio ragazzo, rimasto impalato sulla porta e si sporse dalla porta per vedere chi mai potesse essere.
-La finisci di sparare cazzate e mi fai entrare?- disse l'elegante e ricco ospite a Takao.
Poi aggiunse, in tono galante e seducente rivolto a Hilary - Buon compleanno Hilary, spero ti piacciano i fiori!- e le sorrise.
Erano mesi che non riceveva fiori e comunque mai nella sua vita aveva visto un mazzo così grande e bello. Lo prese in mano incantata e replicò - Grazie...grazie mille...- stordita e non del tutto certa di sapere con chi parlasse.
Nel frattempo l'ospite misterioso era entrato in casa e guardava Takao con sguardo incuriosito...
Takao, invece era rimasto ipnotizzato dalla spledida Jaguar nera parcheggiata davanti al cancelletto del giardino, evidentemente il mezzo di trasporto del ricco ragazzo.
-Scusate se sono arrivato così in anticipò...- e lanciò uno sguardo imbarazzato a Hilary in accapatoio che arrossì e si ricordò solo in quell'istante dell'abbigliamento poco consono...
-Aah! Oddio...vado a vestirmi!- e sparì dietro un corridoio.
-Eh?! Ma si può sapere chi...- Takao, dopo aver guardato l'immenso mazzo di fiori che la sua ragazza aveva appena ricevuto in regalo, puntò lo sguardo sull'ospite e finalmente riconobbe sotto quello strato di "ricco e snob" il suo grande amico.
-Kei?!- chiese quasi incredulo
-Già...ma davvero non mi avevi riconosciuto?- chiese quasi divertito il ragazzo...
-Ma come...guardati! I tuoi vestiti, il modo in cui ti muovi, come parli! Sei un altro!- la voce di Takao faceva trasparire la sorpresa.
-Oh beh...- Kei era rimasto senza parole...
In fondo mancava da anni, eppure Takao era amichevole come se non fosse passato nemmeno un giorno da quando si erano visti l'ultimo giorno.
-Oh beh? Oh beh?? Kei sembri un...un modello..non so...tutto elegante...-
Kei, col suo solito modo di fare tra il brusco e l'enigmatico, distolse lo sguardo dall'amico che ancora lo stava osservando, come se non fosse del tutto convinto dell'identità dell'ospite.
Iniziò a far roteare lo sguardo nella stanza, curioso di vedere la dimora del suo amico e della sua fidanzata.
-Immagino tu sia abituato a ben altro...- disse Takao con tono piuttosto demoralizzato, conscio dell'enorme differenza di capitale tra loro.
-Cosa, scusa? Ah...no..beh...è molto graziosa come casa...- rispose Kei, per nulla imbarazzato, né messo in difficoltà in qualche modo. A lui non importava se non era una reggia. Trovava quella casa davvero molto carina, abituato alla nausa al lusso delle ville in cui aveva dimorato negli ultimi anni.
-Davvero ti piace?- il viso di Takao si rischiarò, appena comprese che l'amico non avrebbe mai voluto umiliarlo in qualche modo.
-Si...da quanto state insieme tu e lei?- il tono di Kei rimaneva sempre curiosamente un misto di disinteresse e svagatezza, come se non fosse interessato ad ascoltare la risposta.
-Ah...io e Hilary? Ormai sono due anni e un po'...è vero, tu non c'eri già più qui...-una vena di tristezza nella voce di Takao.
-Già...sono quattro anni che non ci vediamo...-aggiunse con amarezza Kei.
-Quattro anni...senti...perché non ci mettiamo in salotto? Tanto Hilary è lentissima e comunque la festa inizia oggi pomeriggio...- Takao fece cenno all'amico per la via da prendere per entrare in salotto.
Entrambi i ragazzi si accomodarono sul divano, Takao vagamente imbarazzato e non del tutto convinto di ciò che voleva dire, Kei impertubabile come al solito.
-Credo di essere arrivato un po' inaspettatamente...- Kei fu il primo a rompere il ghiaccio.
-Beh...non importa, anche se è un po' presto...-
-Non intendevo quello...non mi aspettavate di certo, dopo così tante volte in cui non ho nemmeno risposto alle vostre lettere...- Takao non capì perché la voce di Kei sembrava vagamente irritata, anche se non nei suoi confronti.
-Beh...meglio tardi che mai...mi fa davvero piacere che tu sia venuto...immagino che le altre volte fossi impegnato o...-
-Non le ho mai ricevuto le vostre lettere...mio nonno e la sua perfida donna mi hanno isolato, non facendomi mai recapitare le vostre lettere o le vostre telefonate...- spiegò con semplicità il ricco Kei.
-COSA? Ma come hanno potuto? Che bastardi...- Takao, confermando il suo carattere irruento, si scaldò a quella inaspettata notizia.
-Stai calmo Takao...tanto ormai...- fece con rassegnazione Kei.
-Si ma...non è giusto! E ora?- Takao sembrava tornato un bambino, molto diverso dalla compostezza un po' innata, un po' appresa in tanti anni, di Kei.
-Ora sono qui! Oggi sono riuscito a evadere da quella prigione dorata...- spiegò Kei, mentre gli brillavano gli occhi.

-Allora Takao, si può sapere chi era quel figone tutto elegante?- l'entrata in scena di Hilary interruppe il dialogo tra i due blader.
La reazione alle parole della ragazza, che una volta entrata in salotto si accorse della pessima figura fatta, fu davvero uno spettacolo esilarante....
Takao, dopo aver passato lo sguardo ora su Hilary, ora su Kei, iniziò a sbellicarsi dalle risate sdraiandosi sul divano letteralmente piegato in due.
Kei sollevò un sopracciglio in un'espressione tra lo sbalordito e il divertito e fissò Hilary come per farle notare la sua presenza nella stanza.
Hilary avvampò e iniziò a balbettare un quasi inudibile scusa, totalmente pietrificata dallo sguardo gelido del ragazzo che aveva definito "figone tutto elegante".

-S...s...scusa!-
-Ah ah ah ah...non ci credo...che figura...ah ah...Hilary sei proprio scema...- Takao non riusciva più a fermarsi.
-"figone tutto elegante"...beh ti ringrazio se era un complimento...e forse hai ragione, sono un po' troppo elegante per una festa informale tra amici, vero?- Kei disse ciò con una vena ironica, ma osservando il suo abbigliamento eccessivamente chic ed esclusivo, si rese conto di essere davvero inappropriato alla situazione...
Nel frattempo Takao rideva ancora come un pazzo...
-Kei?!- Hilary rimase del tutto interdetta, riconoscendo finalmente l'amico.
-Già...-
Lo sguardo tra il gelido Kei e la ragazza fu un vero e proprio momento in cui l'intero universo sembrava essersi fermato per osservarli. Takao, accortosi della cosa, soprattutto vagamente ingelosito dell'espressione di Hilary, finalmente smise di ridere e ammutolì.
-Ehi...se vuoi ti presto qualcosa di Takao- rotto l'attimo di totale spiazzamento e di imbarazzo Hilary ritornò pratica come sempre...
-se non ti dispiace...- fece Kei rivolto direttamente a Takao, che non aveva ascoltato del tutto quello che si erano detti, ma era sollevato che quel momento fosse finito.
-Eh...come...scusa non stavo ascoltando...- disse tornando con i piedi per terra...
-Qualche vestito da imprestare a Kei! Svegliati Takao!- fu Hilary a riportare definitivamente la normalità nella casa.
-Ah sicuramente! Certo...vieni, ti accompagno di sopra...- fece nuovamente gentile Takao.

DLIN DLON
-Oh...vai tu, Takao? Vieni Kei, ti accompagno io di sopra...- e Hilary trascinò via un Kei, ancora spiazzato dalla foga dei due, quasi con la forza.

Takao aprì la porta, chiedendosi mentalmente chi potesse essere il nuovo arrivato, visto che era ancora troppo presto per essere uno degli invitati.
-Ciao Takao!- il volto sorridente di Rei fece capolino dalla porta d'ingresso.
-Oh Rei! Che bello sei già arrivato!- fece altrettanto sorridente Takao.
-Di chi è questa bellezza qua fuori?- e fece cenno con la mano alla splendida macchina di Kei.
-Ehm..vedrai...quest'anno c'è pure la novità!- gli occhi di Takao si illuminarono di felicità, quasi ansioso di vedere il viso di Rei alla vista di Kei. Era del tutto ignaro di quello che stava accadendo nel frattempo....

Hilary saliva la scala, seguita a ruota dal taciturno russo. Il suo cuore palpitava e aveva le gote arrossate, anche se non avrebbe potuto dirne il motivo.
"Perché sono così nervosa?" le veniva da ripetersi, mentre incespicava sull'ultimo gradino.
-Attenta!- Kei la prese al volo, evitandole la caduta...i loro visi quasi si sfiorarono mentre lo sguardo di Hilary, sempre più rossa ed imbarazzata, non riusciva a sostenere quello magnetico del ragazzo.
-Sto facendo una brutta figura dietro l'altra- disse la ragazza rimettendosi in piedi e riassestandosi il vestito addosso -prima ti compaio mezza nuda...poi quello che ho detto prima...e ora ti cado addosso! Chissà cosa penserai di me...-
-Che sei bellissima...- a queste parole gli occhi della ragazza si posarono sul viso del russo, che le sorrise ancora più seducente ed ammaliante.
-Ehm...grazie per i fiori!- cercò di cambiare discorso.
-Si...scusa se non ti ho portato altro...cerco di rimediare appena posso, ma ero di fretta e così...- Kei riprese a parlare in modo enigmatico e imperturbabile, come se poco prima non avesse nemmeno aperto bocca.

Takao fece entrare Rei e si accomodarono in salotto.
-Prima ti sei perso una scena...Hilary ha fatto una figura...ma ora non posso ancora raccontartela, sennò ti rovino la sorpresa!- disse il padrone di casa.
-Uff, quando fai così non ti sopporto!- scherzò il cinese dai capelli d'ebano.
-Lo so!- rispose facendo una linguaccia Takao -Sei arrivato presto!- aggiunse poi.
-Si...ho preso l'aereo stanotte per arrivare questa mattina qui a Tokyo! Sai che io adoro venire qui in Giappone! E poi...diciamo che ho litigato con Mao, quindi ho preferito togliermi di là per un po'....-
-Oh ohi...siamo in crisi, eh?- Takao prese in giro l'amico con problemi di cuore...

Nel frattempo Hilary e Kei erano entrati in camera da letto e la ragazza aveva iniziato a rovistare negli armadi di Takao, per cercare qualche vestito che il russo potesse indossare.
-Questi dovrebbero starti...anche se tu sei più alto e più muscoloso di Takao!- e gli porse un paio di pantaloni neri larghi con delle tascone e una maglietta nera e verde militare.
Kei guardò ora gli abiti, ora la ragazza che glieli porgeva evitando il suo sguardo e sorrise tra sé.
Forse aveva ragione miss Kirima...l'amicizia non durava per sempre...tanto più che lui sarebbe dovuto tornare nel suo mondo, una volta finita la giornata.
Perché, quindi, non fregarsene e prendere ciò che voleva? Prendere Hilary, che lo desiderava in modo plateale?
Così, in modo del tutto provocatorio, Kei inizò a sbottonarsi la camicia e rimase con il torace muscoloso nudo. Hilary, involontariamente, posò lo sguardo sui pettorali e gli addominali che guizzavano da quel corpo perfetto, muscoloso ma asciutto e proporzionato.
-Si...lo hai detto tu prima che sono un "figone", no?- e si avvicinò a Hilary che non riusciva più a muoversi, come una lepre ipnotizzata dai fari di un auto rimane immobile di fronte ad un pericolo mortale.
-Non parli? Ti ricordavo più loquace...-fece avvicinandosi ulteriormente...
Un istante dopo il suo viso si avvicinava a quello di lei, quel tanto che bastava per carpirle un bacio sensuale eppure lieve. Poi, come si era avvicinato, Kei ritornò impassibile e si allontanò dalla ragazza, che nel frattempo aveva la pelle d'oca per l'effetto del bacio del russo.

-Eh si...qualche litigio ogni tanto...e tu e Hilary? A proposito, dov'è?- chiese Rei, guardandosi attorno in cerca della festeggiata.
-E' su con...vedrai...ora la chiamo? HILAAAAAARY?! Dove siete finiti? C'è qualcuno che vuole salutarvi!- e sorrise ad un cinese sempre più interdetto.

La ragazza trasalì all'urlo di Takao, ridestandosi dallo stato di ipnosi in cui era caduta dopo il bacio di Kei.
-Vai giù...ora vi raggiungo..."noi" ci vediamo dopo...- lo sguardo di Kei si era trasformato nuovamente in seducente e magnetico.Aveva volutamente posto una sfumatura particolare sulla parola noi.
-ARRIVO!- disse Hilary mentre scendeva le scale.
Kei rimase solo in quella stanza. Si svestì del tutto, togliendosi anche i pantaloni e li adagiò su una sedia lì vicino. Poi si butto sul letto matrimoniale e chiuse gli occhi. Si avvicinò al cuscino profumato di Hilary, come aveva dedotto dalla camicia da notte sotto di esso, e lo annusò. Poi prese tra le mani la camicia da notte della ragazza, una sottoveste in seta nera, e appoggiò il viso su di essa.
-Hilary...-sussurrò tra sé e sé...
Sarebbe stata solo un'altra conquista, un'altra nuova appassionante sfida, perché più difficile da vincere...ma ci sarebbe riuscito...da lì a stasera avrebbe avuto per lui quella ragazza. Si alzò dal letto ed indossò con un sorrisino gli abiti di Takao. Gli calzavano a pennello.
"Ho i tuoi vestiti e fra un po' anche la tua donna, Takao..." pensò sorridendo.

-Eccomi Takao! Oh ciao Rei!- Hilary, come rinfrancata dalla presenza del cinese che le permetteva di non rimanere faccia a faccia con il suo ragazzo, abbracciò forte Rei.
-Ciao Hilary! Buon compleanno!- Rei in un sorriso le porse un pacchettino rosso e bianco, il suo regalo di compleanno.
-Grazie mille Rei!- fece lei, appoggiandolo sul tavolino senza scartarlo- lo apro dopo insieme agli altri- aggiunse vedendo il cinese un po' stupito.
Era passata l'ansia e di quel magico momento su in camera con Kei era rimasto solo un vago senso di colpa, facilmente superabile grazie al pensiero che in fondo lei non aveva fatto nulla, che era stato lui a baciarla e che poi non era mica successo chissà che...
-E Takao che ti ha regalato?- chiese Rei.
-Non lo so ancora!- fece lei fingendosi arrabbiata con il proprio partner.
-E' una sorpresa, Hilary! Vedrai...- disse di rimando Takao.
La serenità era stata ripristinata in quel salotto. Ma non per molto.

Rei non aveva seguito la scena tra Hilary e Takao. Il suo sguardo si posò sulla figura che stava entrando in salotto con passo elegante ma spavaldo e fiero. E di colpo da scherzoso e rilassato, il suo viso si contrasse in una maschera dura e inflessibile.
Percependo questo silenzio, Takao si voltò anch'egli verso la porta e alla vista di Kei, che tra l'altro portava i suoi abiti dieci volte meglio di come stavano a lui, sorrise e urlò -Ecco la sorpresa, Rei! Hai visto che ospite d'onore?- ma subito si fermò, vedendo che la reazione del cinese non era quella sperata.
-E tu che ci fai qui?- chiese duro Rei al nuovo arrivato.
-Ciao anche a te Rei...come sto? oh bene, grazie per avermelo chiesto...- fece sarcastico Kei, puntando sugli occhi dorati del cinese il suo sguardo gelido e perforante.
Hilary, dopo un momento di apprensione ad averlo trovato immensamente bello con quei vestiti, si sentì a disagio e fuori luogo in quella scenetta che sembrava comprendere solo Rei e Kei.
-Smettila di fare il buffone, Hiwatari. Ti ho fatto una domanda...- ripetè duro Rei.
- Chiedilo a Takao...lui mi ha invitato...- fece lui con noncuranza.
-Come hai potuto Takao? Invitare lui? Dopo quattro anni che non si è fatto sentire?!- Rei si voltò incredulo verso l'amico giapponese.
Sentendosi chiamato in causa Takao guardò prima il russo poi il cinese, incerto su cosa dire e di chi prendere le parti.
-Beh...c'è un motivo per cui lui...spiegaglielo anche tu, Kei!- cercò di sottrarsi dal dialogo...
-Si dai...spiegamelo tu...-fece sarcastico Rei.
Era furioso. Dopo quattro anni si trovava davanti quello che aveva considerato per un periodo della sua vita il suo migliore amico e che poi lo aveva pugnalato alle spalle. E non quando era sparito dalla circolazione. Ancora prima la loro amicizia si era già incrinata. Quando Kei era sparito, Rei era stato solo contento del fatto, e in seguito, man mano che il tempo passava e lui non si era fatto più sentire, non se n'era affatto stupito. Rei aveva conosciuto la vera personalità di Kei e aveva capito di quali meschinità fosse capace se interessato ad ottenere qualcosa.
-Avrebbe senso farlo?- chiese con una strana luce negli occhi il russo. Poi rivolto a Takao -Senti scusami, ma qui è meglio che non rimanga! Ti faccio spedire i vestiti dalla tintoria, non ti preoccupare...e tieni pure i miei...ne ho fin troppi...-
-Ma...ma...- Takao non sapevo cosa dire e fare, se trattenere Kei che sembrava incredibilmente calmo o lasciarlo andare come voleva il furioso Rei.
-Hilary...è stato un piacere...-si avvicinò per darle un lieve bacio sulla guancia, ma invece le sussurrò in modo che non fosse sentito da nessun altro -fra due ore, Jasmine Square...il tuo regalo di compleanno ti aspetta là...-
Poi con cipiglio fiero e beffardo passò fiancheggiando Rei e non degnandolo neppure di uno sguardo.
-Ciao ciao...- disse varcando la porta di casa, senza neppure girarsi...
-E' meglio che te ne vada! Sei solo un serpente che aspetta il momento buono per avvelenare chi lo circonda!- la voce di Rei sembrò disperdersi nell'aria e solo poco dopo l'unico rumore fu il fragore della nera macchina del russo.

Mentre il ragazzo usciva dalla porta, Hilary sentì che la sua vita era cambiata in modo definitivo. Forse aveva ragione Rei. Si. Aveva ragione a considerarlo un serpente, visto come si era comportato con l'inconsapevole Takao, ma lei non poteva fare a meno di chiedersi cosa avrebbe dovuto fare.
Eppure sembrava tutto così semplice...non andare...fare finta che fosse successo nulla...
O ancora meglio rivelare tutto a Takao, dimostrando la malafede di Kei....
Ma nella sua mente risuonava ancora il sussurro caldo e suadente del russo, la mela proibita così buona, sebbene fonte di peccato.

Eccomi qui, con questa nuova fic che sinceramente non saprei classificare neppure io...boh...
Ma soprattutto, la continuo o la lascio finire così in sospeso? Se siete curiosi di sapere che cosa è successo tra Rei e Kei di tanto grave e se Hilary cederà alla tentazione...beh ditemelo e andrò avanti...

* la traduzione del testo di Catullo:
Pari ad un dio mi sembra,
o più ancora, se è lecito dire,
chi ti siede di fronte, e ti guarda,
e t'ascolta...


 
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