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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: L`IDIOZIA NON HA CONFINI!
Genere: Comico
Rating: Per Tutte le età
Autore: firion galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/11/2004 17:25:16 (ultimo inserimento: 30/12/04)

due corpi e neanche un cervello... questo è il duo firion!
 
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LE APPARENZE INGANNANO
- Capitolo 1° -

Hola a tutti! Chiedo venia per aver sbagliato nick-name quando ho pubblicato questa storia la prima volta! L'abisso rappresentato dalla mia mente non ha scusanti!!! =P

"Guarda un po’, Gaetà, c'è un pacco per te!" "Un pacco per me? E chi me lo manda?" "Boh, non so, ma che te ne frega, in fondo? Aprilo, dai, sono curioso!" "Oh, c'è una sveglia… che pensiero carino!" "Ma è indietro di dieci minuti!" "Aspetta che la aggiusto subito…". L'ispettore Resti terminò di guardare la registrazione delle telecamere di sicurezza, che avevano ripreso gli avvenimenti precedenti l'esplosione. "Era una mano, quella che è volata fuori dalla finestra?" mormorò tra sé e sé, scuotendo la testa. Proprio in quel mentre, la porta dell'appartamento si aprì e fece la sua apparizione il commissario Peppiniello Locascio. Dal suo metro e cinquantadue dominava tutta la stanza, che conteneva a malapena il suo ego smisurato. Il suo impermeabile, secondo il test del carbonio 14, risaliva più o meno all'era dei dinosauri. La sua cravatta esibiva una vistosa macchia di sugo al pomodoro. "Dicono che i poliziotti non diano importanza alla moda, ma non è vero." soleva dire il commissario Locascio. "Scelgo sempre la cravatta con la macchia che si abbina di più alla camicia.". Si avvicinò con aria sicura verso una parete dell'appartamento. Inforcò gli occhiali e si avvicinò col viso ad una grossa chiazza, di un rossastro denso e scuro. "Mm… mi piace l'arte moderna! Cos'è? Un Picasso? Un Kandinsky?". L'ispettore Resti tossicchiò leggermente. "Eh-ehm!" "Sì, ispettore?" "Con tutto il rispetto, commissario, quello non è né un Picasso né un Kandinsky. E' tutto ciò che rimane del povero Gaetano Capuoccioni, la vittima.". Locascio avvicinò ancor più la testa e annusò. "Snif, snif… sì, hai ragione Resti, hai proprio ragione. E, a giudicare dall'odore che proviene dalle sue budella, mangiava troppe cipolle!". Il commissario Locascio ripose i propri occhiali nella loro apposita custodia in pelle di topo, si aggiustò il parrucchino, di un colore molto simile a quello della custodia degli occhiali e infine si avvicinò all'ispettore Anselmi, che stava esaminando uno spesso dossier sulle due vittime. "Le vittime si chiamavano Gaetano Capuoccioni e Gennaro Cascella, rispettivamente venticinque e ventisette anni, non coniugati. Lavoravano entrambi per uno strozzino italoamericano, un certo Jimmy 'Spezzaossa' Galindi." "Ma va?" "Proprio così, commissario. Qui dice anche che Gaetano Capuoccioni, un anno e mezzo fa, si stava per sposare con una certa Gina Righetti, che però l'ha lasciato per mettersi con Spezzaossa." "Non mi dire!" "Come vuole lei, commissario, non glielo dico." "E' un modo di dire, deficiente!" "Chiedo scusa, commissario. Per quanto riguarda Gennaro Cascella, prima di lavorare per Spezzaossa era in affari con un certo Valentino Capuani." "E cosa commerciavano?" "Vendevano spazzolini da denti usati. La loro attività non decollò mai. Capuani incolpò Cascella per l'insuccesso del loro commercio. Esattamente un mese fa lo minacciò di morte in un bar." "Ullallà!" disse il commissario Locascio, con aria corrucciata. Infilò una mano in tasca. Ne tirò fuori una pipa e un cerino, che accese sfregandoselo contro il mento. "A giudicare dalle registrazioni delle telecamere di sicurezza, la bomba era indirizzata a Gaetano Capuoccioni, ed è quindi plausibile pensare che fosse lui la vittima designata." "Posso farti una domanda, Anselmi?" "Mi dica, commissario." "Che cosa cavolo ci facevano delle telecamere di sicurezza in un appartamento?". Mentre Anselmi si interrogava su questa domanda retorica, Locascio si accese la pipa. "Regola numero uno per essere un buon poliziotto, piccolo: mai fidarsi delle apparenze." disse, con aria saccente. Anselmi annuì, con aria rapita. Il commissario Locascio aspirò una voluttuosa boccata di fumo. La ributtò fuori, tossendo. "Regola numero due, ispettore Anselmi: mai scambiare il tabacco per la pipa con il detersivo in polvere!" disse il commissario, svuotando il contenuto della pipa fuori dalla finestra.
Jimmy 'Spezzaossa' Galindi era talmente grosso che, al confronto, il gigante Golia pareva Davide. Per poterlo guardare negli occhi, il commissario Locascio fu costretto a salire in piedi su una sedia. "Perché mi ha fatto chiamare? Ero impegnato!" esclamò il gigante, dopo aver ruttato fragorosamente. "Salute." disse il commissario Locascio, educatamente. Poi aggiunse: "Tecnicamente, guardare i cartoni animati del pomeriggio non significa aver da fare!". Spezzaossa fece una smorfia. L'ispettore Resti sobbalzò di paura. Locascio, invece, non si mosse di un solo millimetro. "Le spiacerebbe sedersi, Spezzaossa? Mi sta venendo il torcicollo.". Anche se in piedi su una sedia, Locascio continuava ad essere notevolmente più basso del gigantesco strozzino. Spezzaossa aggrottò le sopracciglia. "Ma io sono già seduto!" esclamò. "Oh bestia!" mormorò il commissario Locascio. "Beh, ispettore Resti, direi che possiamo cominciare con l'interrogatorio.". Si rivolse a Spezzaossa. "Dove si trovava, quando la bomba è stata recapitata?" "Ero con dei miei… diciamo amici a cui ho fatto un prestito e che non volevano restituirmelo. Glielo possono confermare, non appena escono dal coma." "Capisco… ci sono dei motivi per i quali lei potrebbe avercela avuta con Gaetano Capuoccioni o con Gennaro Capuani?" "Nessuno, a parte il fatto che hanno tentato di fregarmi diecimila euro, grandissimi pezzi di…" "Abbiamo capito, Spezzaossa. Può uscire, la richiamerò se avrò ancora bisogno di lei. Avanti il prossimo!". Non appena Galindi fu uscito, venne fatta entrare una donna, che pareva l'incrocio tra Maria De Filippi e Diego Abatantuono: l'aria intelligente della De Filippi e la barba di Abatantuono. "Non sono stata io a spedire la bomba ad orologeria impostata sulle undici e ventisette di mattina! Non sono stata io!" gridò, pestando i piedi per terra. "Ho un alibi! Un certo Osama Bin Laden, lo conosce? E' un tipo molto simpatico, mi insegna delle cose carine!". Il commissario Locascio, ammutolito di fronte a quel fiume di parole, si versò un bicchiere di whisky scozzese. "Ne vuole?" "Sì, grazie, un bicchierino." disse la donna, tendendo la mano. "Non le ho mica detto che gliene avrei dato, ho solo chiesto se ne voleva." disse Locascio, riponendo la fiaschetta all'interno del suo impermeabile. "E' d'importazione! Questa roba costa, che cosa crede? Comunque, torniamo al discorso iniziale. Che motivi avrebbe avuto per far fuori il suo ex?" "Chi, quel buono a nulla, perdigiorno e rompiballe? Che mi ha rubato la mia collezione di figurine di calciatori? Che le ha vendute ad un appassionato per una decina di euro? E che per questo meritava di morire?" "Come non detto. Ho finito. Faccia entrare il terzo sospettato, ispettore Resti. Prima finiamo e prima posso tornare a casa, mia moglie mi ha preparato le fettuccine con le sarde, che tra l'altro si accostano alla perfezione con la mia camicia di lino a righine verdi.". Valentino Capuani si fece avanti, tremante. Era così piccolo che al suo confronto Davide sembrava il gigante Golia. Il commissario Locascio, per guardarlo negli occhi, fu costretto a inginocchiarsi. "Lei è Valentino Capuani, vero? L'ex socio di Gennaro Cascella." "Voglio un avvocato! Sono innocente! Dov'è la mia mamma?" singhiozzò Capuani, "Si calmi, Capuani. Vuole un po’ di whisky?" "Sì, un goccetto magari." "Ah! Ah! Oggi ci cascano tutti! E lei perché non ride, ispettore Anselmi?" "Sono spiacente, commissario. Il mio senso dell'umorismo è morto quando avevo undici anni, insieme al mio pesciolino rosso." "Sono cose che ti segnano." sospirò Locascio. "Comunque, stavamo dicendo? Ah, sì, ora ricordo. Stavamo dicendo che lei era l'ex socio di una delle due vittime e che, circa un mese fa, lo ha minacciato di morte in un luogo pubblico." "No, cioè sì, cioè no, cioè…" "Lasciamo stare, Capuani, è meglio. Ha un alibi, all'ora del delitto?" "Sì, mi stavo allenando nel salto in alto con alcuni miei conoscenti. Sa, non arrivo all'interruttore della luce e alle maniglie delle porte. E' da quando ho comprato l'appartamento che dormo sul pianerottolo!". Locascio annuì. "Certo, capisco.". La porta si spalancò e un agente in divisa entrò, tutto trafelato. "Mi scusi, commissario! E' arrivato il documento che stava aspettando!". Il commissario diede un'occhiata al foglio. "Come sospettavo!" esclamò. "Ispettore Resti, faccia entrare gli altri tre indagati. Ho la soluzione del caso.". L'ispettore Anselmi spalancò gli occhi, stupefatto. "Come? Di già? Lei è il mio idolo, commissario!" "Non mi aduli, ispettore. Ho fatto solo il mio dovere." disse Locascio, modesto. Non appena tutti e tre i sospetti furono seduti nella camera degli interrogatori, Locascio si accese la pipa. "Ebbene, signori, la soluzione del caso è semplice. Si tratta di un evidente caso di…". La tensione si poteva tagliare con un coltello, il nervosismo era alle stelle. Spezzaossa stava fumando sei sigarette contemporaneamente, una per narice, una per orecchio e due in bocca. Gina si tirava la barba. Capuani si mangiava le unghie, ma non nel senso che se le mordeva: aveva proprio apparecchiato il tavolo e condito le unghie con un po’ d'olio e un pizzico di sale. Il commissario Locascio aspirò una boccata di fumo, soddisfatto di sé stesso. "Regola numero tre, Anselmi: mai commettere due volte lo stesso errore!" "Mai lasciarsi ingannare dalle apparenze?" "No, mettere il detersivo in polvere al posto del tabacco!" disse, sputacchiando per terra. Gina si alzò in piedi di scatto. "Non ci tenga con il fiato sospeso, commissario: chi di noi tre è il colpevole?". Locascio sorrise tra sé e sé. "Nessuno di voi tre." disse, infine. "E' un evidente caso di suicidio." "Suicidio?" chiese Resti, stupito. "Certo. E' per questo che hanno messo le telecamere: per farci credere che il pacco fosse stato recapitato, ma in realtà la bomba l'avevano fabbricata loro! Questa è una copia dell'assicurazione di Gennaro Cascella e Gaetano Capuoccioni contro le bombe ad orologeria! L'ho subito sospettato, non appena ho visto il video! Purtroppo non hanno pensato ad un particolare: dopo l'esplosione della bomba, non avrebbero potuto riscuotere l'assicurazione, perché sarebbero stati… come dire… sotto terra!" "Che risvolto inaspettato!" esclamò Resti. "Qual è il particolare che l'ha fatta insospettire, commissario?" chiese Anselmi. "E' semplice, ispettore: ho notato che, quando Cascella e Capuoccioni parlavano, nel video, leggevano su dei fogli con sopra scritto a lettere cubitali: COPIONE." "Incredibile! La sua acutezza è davvero prodigiosa, commissario!" "Grazie, grazie!" disse Locascio, agitando le mani in aria in segno di vittoria. "E ora, se permettete, devo andare. C'è un piatto di fettuccine che attende me e la mia cravatta!" disse il commissario Locascio, sparendo oltre la porta.

Piaciuta? Commentate, allora! (e se capita leggete le altre nostre storie, che meritano!)
 
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