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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: PER I TUOI LARGHI OCCHI
Genere: Sentimentale, Song-fic
Rating: Per Tutte le età
Autore: ran7 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/11/2004 16:57:39

una songfic direttamente dal cuore di kei. ha abbandonato yuriy dopo la finale, ma gli occhi chiari del russo lo perseguitano senza pietà. (kei-yu).
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -


Salve gente!!! Per una serie di eventi, ho deciso di fare questa songfic. In effetti non è una storia molto particolare, diciamo che non succede quasi nulla, eppure io la sento intensa...cmq lascio giudicare voi che la leggerete!!! La canzone è di DeAndrè, i personaggi miei in questo caso...gli altri ve li lascio pure...anzi mi tengo anche Rei giusto perché mi sta simpatico! Ma è una storia triste? Io non riesco a capire se ho scritto un'altra storia triste oppure sia più ottimistica di quanto io creda.
Tra parentesi a breve (già scritta, solo da copiare) voi arriverà un'altra sonfig, stavolta Kei Takao per la gioia dei molti fan della coppia (io non compresa, per me moooolto mooolto meglio Kei-Yu e Kei-Rei!!!!)
Un bacio e buona lettura!!!!!

Per i tuoi larghi occhi
per i tuoi larghi occhi chiari
che non piangono mai
che non piangono mai.

"Caro Yuriy,
stasera ho deciso di scriverti questa lettera. Ti chiederai il perché, credo, quando la troverai nella tua posta. Il perché...bella domanda, in effetti. Perché uno come me, un orgoglioso testardo arrogante, sta scrivendo una lettera a te? Non credo ti sia difficile capirlo, tutto sommato, per quanto possa magari sorprenderti. Dopo la finale del campionato mondiale, che ci ha visti sconfitti entrambi, non ci siamo separati in modo molto amichevole. Anzi, diciamo che io me ne sono andato senza degnare di uno sguardo tutta la squadra, senza neppure rivolgere parola a te. Ma lo sai come sono fatto, non sono bravo a parole e..."

Kei guardò contrariato la lettera, la carta bianca poggiata sul costoso ed elegante scrittoio in mogano dell'800, in effetti troppo sontuoso per camera sua e infinitamente scomodo. Ma non era il mobile il problema.
Rilesse lentamente le parole scritte col nero inchiostro, la calligrafia ordinata e piccola sulla carta bianca da lettere di ottima fattura. Poi, con un gesto di disapprovazione, accartocciò la sua creazione e la gettò in un bidoncino già ricolmo di altre lettere, che evidentemente avevano avuto la stessa sorte di quella.
-Cazzo, sembrano le farneticazioni patetiche di un idiota!- si disse, ma ad alta voce.
Se Kei già trovava difficoltà a parlare per esprimere i propri sentimenti, scriverli gli risultava una cosa impossibile oltre che estremamente umiliante. E scriverli a Yuriy Ivanov diventava davvero un'impresa. Non poteva scrivergli a bruciapelo, dicendo tutto quello che pensava davvero.
Che poi, cosa voleva dire veramente?
Era stato tutto così assurdo. Quel giorno era stato praticamente irreale, sconcertante e così lontano, anche se erano trascorse solo due settimane.
Quella sfida....quella sfida con Takao così emozionante lo aveva totalmente sfiancato fisicamente, non negava certo che per una volta nella sua vita era stato soddisfatto pienamente, anche se il risultato non era stato quello sperato...
Era stato sconfitto. Di nuovo per un solo soffio. Per un'inezia, per la mancanza di qualcuno a cui appoggiarsi, un sostegno...perché la sua squadra non poteva considerarla tale, e infatti mai lo aveva fatto.
La sua reazione a caldo era stata chiara a tutti: se n'era andato via, infuriato, senza dire nulla a nessuno. Era ritornato, sempre da solo, in Giappone dove era rimasto segregato nella sua villa, impegnato con altri allenamenti massacranti.
Ma nessun rimpianto. No. O forse uno, che gli rodeva dentro e gli impediva di dormire la notte, di concentrarsi il giorno. Non aveva rimpianti per come aveva combattuto, né per come se n'era andato via da tutto, senza dare più sue notizie.
Ma non aveva neppure salutato lui.
Per la verità non lo aveva neppure degnato di uno sguardo. Troppo concentrato su sé stesso e sulla propria rabbia...
Certo, Yuriy non aveva fatto molto di più...in fondo non gli aveva mai dimostrato cordialità, mai in tanti anni. Il suo comportamento era sempre gelido e distaccato, per la verità simile al suo stesso carattere, e mai si era dimostrato disposto all'amicizia nei suoi confronti.
E sarebbe andato tutto bene, se...
Se il problema non fosse stato dentro di lui. Perché non poteva fare a meno di pensare a lui e, così facendo, ci stava solo rimettendo. Fisicamente e psicologicamente.
Infatti quella sera non era la prima trascorsa a pensare un modo per mettersi in contatto con il bel russo. Kei voleva tornare sui suoi passi, contattarlo, annullare quell'addio silenzioso che si erano scambiati.


E perché non mi hai dato
che un addio tanto breve

Un addio di neve.
Era stato solo uno sguardo, è vero. Ma uno sguardo che aveva creato scintille, da quanta era la tensione sia per il nervosismo di Kei sia per la rabbia di Yuriy nei suoi confronti.
E lui aveva impresso quegli occhi chiari nella sua memoria.
Lì per lì non aveva afferrato cosa celassero quei due diamanti scintillanti, ma riflettendoci a mente fredda, rivivendoli nei suoi incubi, aveva letto il rancore e l'odio più profondo.
Non era la delusione di aver perso il titolo mondiale, no, era odio rivolto a lui...perché non era ai suoi ordini, ma anzi si era servito di lui per i suoi scopi...si, questo Yuriy l'aveva capito e per questo non lo poteva perdonare.
La sua innata indipendenza questa volta era un ostacolo insormontabile. Se solo avesse avuto un carattere più malleabile, se solo fosse stato disposto a stare sotto il controllo di Yuriy...ma la sua anima irrequieta non lo aveva permesso e l'unica sorta di relazione che si era instaurata tra i due era andata a puttane.
Il loro rapporto...si poteva poi definire tale? Comunque si volesse chiamare, quello che legava Kei e Yuriy era sempre stato così assurdo fin da quando erano bambini.
Da sempre, da quando aveva scorto nel gelido cortile di un grigio monastero quei capelli color del sangue, aveva desiderato fare amicizia con lui.
Ma ogni volta le sue intenzioni erano state congelate da quegli occhi chiari così gelidi.
E visto che anche il suo carattere non era mai stato un granchè (sebbene fosse peggiorato con l'età, già da bambino Kei non poteva di certo ad ambire alla Palma della Simpatia) quel deisiderio di amicizia si era trasformato lentamante in aspra rivalità.
Lo aveva odiato? No. O almeno, quando erano piccoli ciò che provava per Yuriy non poteva ancora chiamarsi odio.
E perfino Yuriy stesso, un giorno, gli aveva confessato che non lo aveva mai odiato finchè era rimasto al monastero, invidiato si, ma mai odiato.
Solo dopo era subentrato quell'astio, quel rancore inaspritosi con gli anni.
Dopo...ovvero quando Kei era tornato nei Demolition a causa di suo nonno. Yuriy gli aveva raccontato anche quello: l'esatto momento in cui i Blade Breakers avevano varcato la porta del monastero, quando tutti avevano constatata la miglior fortuna capitatata al loro ex compagno, libero e in più ignaro di cosa gli fosse capitato in passato, Yuriy lo aveva odiato istintivamente.
Tornato in Russia come uno stupido bamboccio viziato, cresciuto nell'agio e nella ricchezza che nessuno nel monastero aveva mai potuto neppure immaginare. Già allora Yuriy lo aveva gelato con lo sguardo, come ricordava bene Kei, sebbene al momento non avesse minimamente idea di cosa ci fosse sotto.
Ma ovviamente la storia non si sarebbe aggravata se Kei in seguito non avesse di abbandonare i Demoliton Boys a sua volta per ritornare con Takao & company...quella era stata la vera e propria goccia che aveva fatto traboccare un vaso già ricolmo di risentimenti.
Anche quel giorno, quando Kei era tornato al monastero solo per riconsegnare "gentilmente" Black Dranzer ai legittimi proprietari, Yuriy non gli aveva detto nulla.
Kei lo vedeva ancora davanti a sé, come se si trovasse ancora là...
Si era messo davanti a lui, bellissimo e sfolgorante come un sole incendiato. Ma fremeva di rabbia, i pugni serrati, il respiro affannoso...
E gli occhi...quegli occhi sempre gelidi si erano fusi in un magma incandescente di odio e rancore.
Semplicemente un addio pieno di tutto quello che entrambi provavano, sentimenti troppo acerbi per esser svelati...un addio troppo breve per durare per sempre.
Già allora era successo? Si, già allora Kei aveva perso la testa per lui. Già allora, pur inconsciamente, era rimasto attratto dal ragazzo russo.
E, anche se non lo avrebbe mai ammesso, la sua fuga era dipesa anche da quello...troppo vigliacco e troppo orgoglioso...
Quegli occhi chiari erano troppo, erano un qualcosa di troppo potente da poterlo affrontare...


Perché dietro a quegli occhi
batte un cuore di neve.

Occhi gelidi dietro a quali batteva un cuore ancora più gelido, celato in profondità. Yuriy era stato e rimaneva un egoista calcolatore, ferddo e spietato sia nel bey blade sia nella vita in generale.
Beh...in effetti niente di diverso da quello che lui stesso era. Forse per questa loro incredibile somiglianza, o grazie ad obiettivi comuni e sicuramente per mire e intenti nascosti, si erano ritrovati a lavorare insieme all'inizio del nuovo campionato mondiale.
Quel giorno al porto, dove si erano incontrati, Kei capì che sarebbe stato l'inizio di un nuovo, interminabile tormento, ma era troppo tardi...quel che era fatto, era fatto...
Yuriy gli aveva stretto la mano, quasi con indifferenza.
Prevedibile.
Poi però, inaspettatamente, si era avvicinato al suo viso.
Kei era ancora ben attento a rimanere impassibile, a non arrossire e a non staccare lo sguardo da quegli iceberg fatati, quando Yuriy si era avvicinato pericolosamente a lui.
In un attimo lo aveva baciato, appoggiando le sue labbra bianche ma calde e morbide sulle sue.
-Bentornato in Russia, Kei Hiwatari- gli aveva detto semplicemente, senza arrossire e senza dare paricolare inflessione alla voce.
Ma Kei, in quel momento, avrebbe giurato che ci fosse un non so che di malizioso nel tono che Yuriy aveva usato. Nulla di suadente o ammaliante, ma una leggera inflessione che gli diede brividi, un misto di ansia e aspettativa. Yuriy era un diavolo, un'entità crudele che cercava solo di attirarlo nella sua trappola.
Non che lui si fosse fidato mai, neppure quando, si era trovato Yuriy nel suo letto, solo dopo un paio di giorni che era arrivato lì in Russia per allenarsi.
Non si era fidato...ma si era lasciato andare e Yuriy aveva ottenuto ciò che voleva.
E così il loro rapporto era diventato uno strano gioco perverso.
Lui si era trasferito in Russia per usare Yuriy e il rosso lo aveva accettato in squadra solo per usarlo...in ogni senso...
Eppure, sebbene fossero così simili sia nel carattere sia nelle motivazioni, il loro comportamento era totalmente diverso.
Yuriy riusciva a simulare perfettamente un odio sincero nei suoi confronti quando erano insieme agli altri, odio che diventava desiderio, passione quando invece erano soli.
Per lui, invece, non era altrettanto semplice passare così da un estremo all'altro.
Così, per trovare una via di mezzo, si dimostrava indifferente a tutto e tutti quando si allenava, preferibilmente standosene solo, lontano da tutti e altrettanto cercava di non aprirsi mai completamente al russo nell'intimità, per non rimanere bruciato dal quel cuore congelato dalla neve siberiana che mai e poi mai lo avrebbe amato, se non per personale interesse.


Io ti dico che mai
il ricordo che in me lascerai
sarà stretto al mio cuore
da un motivo d'amore

E così questa sera si trovava fare l'idiota, a sprecare il suo tempo per uno come Yuriy.
Era davvero patetico. Se almeno fosse stato amore...
Ma lo amava? No, per nulla.
Era ovvio che non si era innamorato di lui, sebbene avesse perso la testa. Si, era stato bello stare insieme. Ma era stato solo sesso. Solo sesso e passione, punto.
Chiuse gli occhi un attimo, per cercare di lenire al mal di testa incalzante, ma un paio azzurro ghiaccio s'insinuarono nella sua mente come avvoltoi famelici.
In breve tempo l'intera figura di Yuriy venne rievocata nella mente di Kei, troppo sconvolto e bramoso di possederla per poter fermare l'immaginzaione.
Sentì lenta, ma inesorabile, salire in lui una febbrile eccitazione, un desiderio, una passione irrefrenabile.
Bastava davvero così poco, solo il misero ricordo dei suoi occhi algidi e magnetici, per fargli perdere il controllo di sé?
Patetico. Anzi, patetico era troppo poco. Stupido. Stupido ed illuso.
Ma poi...perché proprio Yuriy? Perché uno come lui, con quel carattere inaccessibile e il suo modo di fare ambiguo e utilitaristico?
Era il suo corpo, quello di cui non riusciva a fare a meno? Erano la sua schiena muscolosa e ben disegnata, la sua pelle bianca e vellutata, le sue labbra morbide ed incandescenti, che gli mancavano così tanto?
Era il suo corpo perfetto? Si, era per forza solo quello. Era solo per il desiderio, per il sesso, che si sentiva così, non c'erano altre spiegazioni.
Balle. Tutte balle. Yuriy era indubbiamente bello, ma non era il solo bel ragazzo che conosceva.


Non pensarlo perché
tutto quel che ricordo di te
di quegli attimi amari
sono i tuoi occhi chiari.

Non era il suo fisico. Non era neppure amore, in realtà. No.
Non era nulla di tutto ciò. E per carità, non era di certo la compagnia di Yuriy a renderlo così speciale, dato il suo carattere asociale e intrattabile.
Ma...
Era innegabile che per lui Yuriy fosse speciale.
Ed i veri colpevoli erano i suoi occhi.
Occhi che una volta incontrati, non potevano essere dimenticati.
Occhi che brillavano di soddisfazione quando Yuriy faceva l'amore, pieni di passione e perfino follia mentre combatteva con il bey.
Occhi attenti e ben vigili, come quelli di un animale selvatico, quale Yuriy era.
Occhi crudeli e bugiardi, talvolta.
Eppure così...così...così belli da riuscire a dissipare ogni dubbio, ogni rancore.
Occhi tanto speciali da far impazzire d'amore perfino il cuore freddo di Kei, in quella sera solitaria.


I tuoi larghi occhi
che restavan lontani
anche quando io sognavo
anche mentre ti amavo.

I ricordi iniziarono a fare sempre più male.
Kei decise di abbandonare l'idea della lettera e si coricò pesantemente sul suo letto. Ma mentre il corpo si dimostrava disposto a collaborare con lui, nel tentativo di assopirsi, la sua mente invece disobbidì ad ogni comando.
Yuriy. Yuriy era sempre dentro la sua testa, che lo guardava con espressione enigmatica. Perché era così ossessionato da lui? Perché non riusciva proprio a liberarsi del suo ricordo?
Uno come lui, che non meritava tutto quello che Kei stava passando per causa sua...
Yuriy...il ragazzo che rimaneva impassibile ad ogni sua carezza, nell'oscurità delle loro notti in Russia...
Certo, come amante era stato davvero impareggiabile, ma appena il tutto finiva, diventava assente, distante e gelido.
Quante lacrime avrebbe fatto versare se si fosse innamorato di lui...già pur non amandolo, lo aveva fatto soffrire parecchio.
Perché anche quando i suoi occhi chiari, socchiusi e vogliosi lo scrutavano tra gli amplessi delle loro notti, comunicavano solo ghiaccio e gelo.
Kei si era chiesto più volte a chi potesse pensare Yuriy in realtà, mentre veniva scopato da lui...
Era chiaro che era assente, che non si trovava lì mentre lo facevano...e allora, chi voleva davvero Yuriy? Chi amava? Perché qualcuno c'era, Kei ne era certo.
E forse il pensiero di ciò era la cosa che da sempre lo aveva tormentato di più, che umiliava profondamente.
Perché ogni volta che lo avevano fatto, lui si sentiva felice ed appagato ed invece Yuriy era sempre con la testa altrove?
Di chi era la pelle che credeva di baciare, quando le sue labbra sfioravano Kei? E a chi erano rivolti, in realtà, i mugolii e i sospiri di piacere?
Con chi lo faceva Yuriy, quando lo stava scopando lui?
Erano quei maledetti occhi gelidi e belli che lo stavano facendo impazzire.


E se tu tornerai
ti amerò come sempre ti amai
come un bel sogno inutile
che si scorda al mattino.

Kei si alzò di scatto, come se fosse stato svegliato improvvisamente da un sonno ristoratore e benefico.
Il telefono stava squillando.
Era un fatto strano, pensò Kei, visto che era davvero tardi per una telefonata. Tanto più era strano in casa Hiwatari, dove il telefono squillava davvero di rado, vista l'assai misera vita sociale di Kei.
Si alzò, da una parte scocciato ma dall'altro quasi felice di interrompere quei pensieri che gli stavano rovinando la nottata.
-Pronto?- disse con tono vagamente riconoscente all'interlocutore, chiunque lui fosse.
-Halo?- la voce si conficcò nel petto di Kei come una freccia scoccata con precisione.
Era Yuriy. Era inconfodiblimente Yuriy che gli stava telefonando. Perché? Perché proprio in quel momento?
-Halo?- ripeté nuovamente la voce.
-Yuriy?- la voce di Kei era incerta tra la domanda e l'affermazione, tra dolcissimo dubbio e atroce certezza.
-Kei! Bene, ti ho trovato...- il tono era sibillino come al suo solito.
-Yuriy, hai la minima idea di che ora sia?!- Kei ovviamente era agitato per ben altre motivazioni.
-Perché hai impegni? Sei forse con qualcuno?- Kei non capì se il tono di Yuriy fosse solo maliziosamente provocatorio o nascondesse anche una punta di curiosa gelosia.
-No...no ero solo. E comunque se anche fosse?- Kei volutamente lo sfidò. Non c'erano i suoi occhi di ghiavvio a confonderlo, a fargli perdere il controllo...poteva, anzi doveva tenergli testa.
-Beh...faresti bene! Anzi te lo consiglio...ma vedi, ora io SONO con qualcuno, eppure ciò non toglie che ti ho telefonato, no?- la voce era divertita ed era chiaro che stesse provocando.
-Visto che avrai di meglio da fare, suppongo, perché non ti sbrighi a dirmi cosa vuoi?- secco e deciso, Kei aveva preso male la provocazione di Yuriy...
-Che modi, cazzo! Si tratta così un vecchio amico nonché ex ragazzo?- eh si, lo stava proprio prendendo in giro, avendo intuito la gelosia di Kei.
-Yuriy, il motivo della telefonata o metto giù!- il tono perentorio di Kei non ammetteva ulteriori prese in giro.
-Ok, ok, ok! Pensavo di fare un bel giro in Giappone e mi sono detto, perchè non chiedere ospitalità a Kei? La prossima settimana ti va?-
Yuriy era arrivato al dunque, capito che se avesse tirato troppo la corda non avrebbe ottenuto molto, a parte il divertimento. E sebbene la sua vanità, fredda, gioisse nel sentire Kei in suo potere, aveva un obiettivo molto più importante e così era arrivato al punto senza giri di parole. Sapeva che aveva già vinto.
-Qui...da me? E per fare cosa?- Kei era rimasto decisamente spiazzato dalla richiesta del russo.
-Si...così possiamo allenarci insieme...dai ci divertiremo e poi...magari possiamo ripartire da dove avevamo lasciato in sospeso...noi due, intendo...- era chiaro che l'ultima frase fosse riferita alla loro strana, complicata relazione.
A quelle parole Kei ammutolì.
-Beh grazie allora! Lo sapevo che avresti accettato, sei un tesoro! Arrivo mercoledì prossimo con il volo delle 9! Non stare a venire all'aeroporto, mi arrangio in taxi! Ci vediamo!- Yuriy troncò la comunicazione prima ancora che Kei potesse replicare qualsiasi cosa.
Non era riuscito a fermare Yuriy, e se lo sarebbe trovato in casa, solo una settimana dopo. Ma pensandoci a mente lucida...
I pensieri che turbinarono improvvisamente nella sua testa, gli impedirono del tutto di dormire, quella notte.
Che cosa voleva davvero Yuriy? Perché, dopo un bel po' di tempo, si faceva sentire? Perché, poi, si era mai dimostrato così cordiale nei suoi confronti? Soprattutto dopo quel giorno...
Già...in quel giorno Yuriy aveva dimostrato solo odio nei suoi confronti, Kei ne era certo.
E quando Yuriy odiava qualcuno, andava fino in fondo nel suo intento di rovinare la persona in questione...a meno che...a meno non ci fosse qualcos'altro sotto.
Se solo avesse potuto leggere nella contorta mente di quel diavolo così bello.
Ma alla fine Kei cedette al suo egoismo.
In fondo che gli importava quale fosse lo scopo di Yuriy? Lui lo desiderava...lo desiderava da stare male....e lo avrebbe avuto a sua disposizione, pronto a placare la sua fame e le sue voglie.
Solo un attesa di una settimana e poi di nuovo suo.
Certo, come sempre si sarebbero usati a vicenda...uniti la notte come un unico essere perfetto, per poi dimenticare tutto all'alba.


Ma i tuoi larghi occhi
i tuoi larghi occhi chiari
anche se non verrai
non li scorderò mai.

I giorni a seguire furono solo una lunga, trepidante attesa. Ma il mercoledì in cui Yuriy sarebbe arrivato si trasformò per Kei in una sorta di incubo.
Sarebbe arrivato alle 9 a Narita. Quindi, prendendo un taxi, sarebbe stato alla villa di Kei in una mezz'oretta.
Kei si era ripromesso di non andare all'aeroporto, sebbene la tentazione fosse forte. Così girovagava impazientemente in salotto, controllando che ogni cosa fosse al proprio posto. Kei aveva immaginato, sognato, progettato tutto quanto durante i sette giorni che avevano separato la telefonata dal fatidico giorno dell'arrivo di Kei.
Desiderava Yuriy e lo avrebbe avuto.
Odiava Yuriy e avrebbe avuto il potere di umiliarlo.
Impazziva per lui e si sarebbe preso la sua rivincita.

Ma le ore trascorrevano.
Il gelido mercoledì si spense lentamente in un tramonto di sangue e di fuoco.
Gli occhi di Kei, dello stesso colore del cielo ferito a morte dalla lancia oscura della notte, fremevano di rabbia.
Yuriy non era venuto. Lo aveva preso in giro, illuso, tradito, ferito a morte e poi...poi non era venuto.
Kei guardava quel sole morire tra le sagome dei grattacieli di Tokyo, sentendo il requiem di quella agonia risuonare dentro di sé.
Kei non poteva far altro. Non poteva far altro che rimanere ad aspettare ancora, senza speranza, ma anche senza rassegnazione.
Perché un paio di occhi crudeli, ma belli come diamanti, lo avrebbero tormentato per sempre nella sua memoria.
Gli occhi chiari senza perdono di chi gli aveva strappato il cuore, non li avrebbe dimenticati.
Mai.

FINE



 
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