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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: SANGUE SUI TETTI
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Yaoi
Autore: akanemikael galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 06/11/2004 02:49:57 (ultimo inserimento: 03/05/06)

yaoi.vampiri.sangue.terrore...e anomalie.
 
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ANTIPODI
- Capitolo 1° -

SANGUE SUI TETTI
PREMESSA: Ciao a tutti, io sono akane e questa fic che scrivo è con Mikako. Allora…è semplicemente una genialata! Avete presente il cartone che c’era tempo fa? Il Conte Dacula? Ecco, abbiamo preso come base lui, il papero vampiro che aveva paura del sangue ed era vegetariano e abbiamo trasformato il tutto in uomini al giorno d’oggi.
Eheh…e immaginate che abbiamo tirato fuori. Insomma, questa fic parla di vampiri….di due tipi di vampiri…quelli tradizionali e spaventosi….i vampiri che tutti sognano di trovarsi nel letto…e poi un'altra categoria di vampiri…più strana e anomala…casi isolati…unici e rari. Io tengo un vampiro di quest’ultima categoria, Julian, un Conte giovane che è tutto un programma…e Mikako ha invece Yami, un vampiro che rende onore alla razza! Grandi esseri immortali…viaggiate in eterno fra le braccia della nera notte e bevete il sangue dai mortali….poi il titolo non c’entrava molto ma ispirava a me! Ecco qua…detto questo non sarà una fic lunghissima qualche cap e basta….ma capitoli intensi! Buona lettura. Baci Akane e Mikako

CAPITOLO 1:
ANTIPODI

La canzone tristemente proseguiva il suo corso solitario spandendosi fra le pareti e nell’aria della chiusa e buia stanza illuminata fiocamente solo da candele.
These arms of mine si spandeva lenta e malinconica con la voce del cantante Otis Redding roca dalle vette altissime.
Parole struggenti per una melodia altrettanto nostalgica…accolte da lacrime insolite su un volte che non avrebbe dovuto possederle.
La candida pelle pallida, cadaverica, era solcata da gocce continue di sangue rosso vivo che scendevano dagli occhi persi a guardare drammaticamente il mondo dalla sua finestra con le grate in ferro nero battuto.
Con quella canzone e i ricordi che gli portavano era tutto così terribile.
Julian si trovò a sospirare passandosi una mano fra i biondi capelli che spettinò facendoli cadere anche sul volto.
Si trovò ancora una volta a sospirare amareggiato combattendo i morsi della fame che non voleva assolutamente soddisfare e a chiedere come mai il mondo fosse così crudele.
Lui voleva goderselo nella sua bellezza ma non poteva perché l’unico posto dove gli era permesso stare era quell’enorme e vecchio castello gotico che sorgeva alla periferia della città.
Ma quel che era peggio era il bisogno di nutrirsi che ogni notte lui sentiva…riusciva ad ignorarlo per giorni interi…anche settimane….ma al termine della sua massima sopportazione doveva cedere…anzi, non era lui a cedere ma il suo fisico che si ribellava.
Un moto di impotenza e rabbia misto a depressione nera e dolore morale lo portò a mordersi il labbro inferiore, pallido anch’esso, coi denti…non denti comuni visto che vantavano di due canini piuttosto lunghi e appuntiti che gli punsero la carne facendogli anche male.
Posò ignorando il dolore una mano sul vetro che non voleva saperne di rimandare la sua immagine riflessa…così si trovò costretto a guardarsi per assicurarsi di essere vestito con gusto.
Notò con piacere che quell’oggi indossava gli abiti della sera precedente…ovvero larghi pantaloni rosso vivo rattoppati da pezze scozzesi che gli arrivavano al polpaccio a modo di campana, e una camicia a quadri infeltrita azzurro cielo.
Era bello vedersi a colori…odiava tutto quel nero tetro e lugubre…e per tirarsi su di morale, quella canzone gli faceva ricordare quel suo film preferito, Dirty Dancing, dove piangeva sempre, osservò soddisfatto la sua camera tutta in tinta rosa con pois a cuoricini rossi sulle pareti, armadio porpora in tinta con le tende e le lenzuola. Il letto a baldacchino e tappeti con fantasia floreale. Sulla scrivania in stile barocco come i quadri(l’unica stanza barocca era quella)c’erano vasi di rose senza spine rosa e arancioni. E sui muri poster e foto di natura e animali.
Si…se l’era arredata decisamente con gusto!
Sorrise soddisfatto….e fu in quel momento che un crampo fortissimo gli prese lo stomaco contorcendoglielo…erano scaduti i sette giorni….e la fame era diventata insopportabile…nemmeno le sue canzoni romantiche preferite potevano distrarlo.
Julian cominciò a vedere come di consuetudine tutto nero e appannato…poi barcollando paurosamente si distese sul suo letto mai usato dal momento che aveva proprio accanto la sua bara dura ma abbellita con del pizzo bianco. Le tempie gli pulsavano forte e una forte sensazione di dipendenza da ciò che lui aveva paura lo pervase. Voglia e desiderio che lui combatteva…non per rispetto verso la razza umana…ma perché ne aveva la fifa più nera…sveniva alla vista di…di…quella cosa che non riusciva nemmeno a nominare…ed era vegetariano.
Ma ora stava proprio male…eppure…eppure piuttosto sarebbe morto…non l’avrebbe mai chiamato…no e poi no….
Quel quel quel mostro senza cuore che non esitava a fare quelle atrocità per proprio gusto personale…e proprio in quel momento bussò alla sua porta…
Lo sapeva…si, lui lo sapeva, lo sentiva che era lui…come un Diavolo che sente quando si pensa di lui.
Ma le forze gli mancavano completamente e il mondo girava troppo.
Non disse nulla.
Entrò.
Era proprio lui.
Quel maledetto maggiordomo che teneva in custodia il castello al posto suo…che comandava tutto e tutti…che che che….faceva tutto quello che lui non voleva!
Arrivò vicino al suo letto con una certa smorfia di disgusto…la solita che faceva quando entrava nella sua camera. Era accompagnato da due ragazze giovani e belle che si sedettero nel letto con lui e senza dire nulla attesero che il maggior domo dall’aria tetra e spaventosa parlasse:
- Signorino Julian. Gli ho portato la sua cena.-
lui alzò mezzo busto appoggiandosi sui gomiti e fissò disgustato quell’uomo altissimo che gravava sopra di lui severo.
Poi guardò le donne e notò il loro collo…due buchini piccolissimi e un rivoletto di sangue che scendeva da essi macchiando la pelle candida.
No.
Sangue.
Sangue.
SANGUE!!!!
Quello bastò.
Fu quello a togliergli ogni forza residua e a imprimergli nelle ossa e nelle membra ogni paura….come ogni volta accadeva di fronte alla vista del sangue….e come di consueto il giovane ragazzo dall’aria mite e cucciolosa svenì perdendo i sensi.
Il maggiordomo si premette un dito sulla tempia chiudendo gli occhi…era al limite…cosa doveva fare con lui?
Ogni volta la stessa storia!
- come si fa ad avere un padrone simile? Ultimo erede di una generazione enorme di vampiri purosangue temuta e rispettata….un vampiro simile…dal gusto romantico, pauroso del sangue e vegetariano…e con chissà quali altre stranezze…con gli occhi azzurri e biondo e l’aria indifesa come una bambina….e dai vestiti sempre colorati e sgargianti….ma perché? Mi domando…perché doveva essere lui l’erede? Si può mai chiamare vampiro un essere simile? È un disonore a tutta la razza!-
sopo il lungo lamento che risultava più come una minaccia uscì portando con se le due ragazze e tornò con un carrellino e tutto l’occorrente per una flebo.
Infilò l’ago al braccio sottile quasi di carta velina lucida del conte e appese il sacchetto di sangue fresco appena estratto dalle vittime.
Presto avrebbero fatto effetto queste flebo di sangue…come ogni volta l’avrebbero salvato all’ultimo momento…ma sopravvivere così era possibile?
Evidentemente si.
Poi uscì da quella stanza orribile. Non avrebbe sopportato un minuto di più la vista di tutto quel rosa!
Disonore!
Disonore su ogni cosa!
Su lui per primo.
Con quel ragazzo sarebbe morto prima del tempo.
I suoi mille anni cominciavano a pesare…già.
Scosse la testa dirigendosi verso la sua stanza a meditare un modo per far guarire Julian.
Si…forse ce l’avrebbe fatta…un modo c’era….una persona…un essere…l’ideale…un vero vampiro.
Lui.
Più spaventoso che mai…se ci sarebbe riuscito…se l’avrebbe trovato…Julian si sarebbe salvato.

Ecco la notte che calava sulla città, lo ombre che si distendevano a dismisura e i tetti delle case che sembravano le dita del diavolo che protese ghermivano il mondo come sua proprietà. Yami sorrise soddisfatto, solo dopo millenni di ustioni terribili era arrivato al punto di poter vedere il sole calare e la notte prendere il sopravvento su tutto, osservò la pelle candida, liscia, serica, perfetta. Nemmeno un ustione, nemmeno il più piccolo segno di debolezza. Bene. Quel momento era l’unica cosa che nella sua lunga vita valeva la pena rischiare la morte per contemplare.
Osservare come l’oscurità lentamente si impadronisce del mondo e come gli uomini impazziscono.
Sospirò di piacere. Era giunto il momento di cacciare.
Lanciò un occhiata alla casa per assicurarsi che fosse tutto a posto, la bara di mogano dove aveva dormito era richiusa, le pesanti tende di velluto rosso socchiuse, un tavolo sempre in legno era addossato contro la parete, mille candele sparse per la stanza, era una casa spartana ma a lui nn importava dove viveva. Dopotutto era solo una stanza. Quattro pareti che gli servivano per nn morire bruciato durante il punto culminante del giorno, nn serviva ad altro.
Quella sera voleva pescare nei bassifondi, si era stufato di sangue snob per cui scelse dei pantaloni di pelle neri, aderenti, e una maglietta anch’essa nera con uno teschio che faceva bella mostra di se. Bene.
Era pronto ad immergersi negli uomini, in quegli stupidi e puzzolenti uomini, nn li odiava ma nemmeno li amava, li loro adorava solo la morte. Il momento esatto in cui la vita scorreva via e il cuore batteva sempre più lentamente, la carne divenire più fredda, il sangue più saporito, l’essenza stessa della morte attraversarlo per portare con se l’anima della sua vittima. Quello era davvero esaltante, più di mille tramonti. Il richiamo all’oscurità, l’eterna punizione per gli uomini. Ma a lui di questo nn importava, erano altri i vampiri che adoravano considerarsi il ‘flagello di Dio’ con quel tono pomposo e ostentatamente pericoloso, lui semplicemente faceva quello che gli piaceva fare, senza costrizioni o senza limiti. Lui uccideva e si nutriva della morte stessa. Impalpabile essenza che nn potrà mai possedere, solo rubare.
FINE CAPITOLO 1






 
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