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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LEGEND OF THE LOST DREAM
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: kaorim1987 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/11/2004 23:44:38

essere maledetti in un mondo di falsi ipocriti e di assassini, sacrifici inumani e bestie maledette
 
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OSTILITÀ
- Capitolo 1° -


Capitolo 02: ostilità
.
“Nessuno ascolta i pensieri.
Nessuno ascolta i passi calpestare le foglie secche.
Nessuno ascolta l’odio.
Nessuno ascolta le vibrazioni della lama.
Nessuno ascolta, ma si va avanti.
Nessuno ascolta e nel silenzio mi muovo.”
.
Gelo e buio erano stati in quei momenti i suoi unici compagni, fino a quando improvvisamente non percepì del calore… del fuoco, forse un falò. Fu in quello stante che si accorse che l’effetto delle droghe stava svanendo e stava ritornando se stessa. In effetti, la conferma fu data proprio da un pesante mal di testa, che come un fardello eterno, l’ aveva intaccata da un momento all’altro.
Aprì gli occhi e batté più volte le palpebre prima che le immagini da grigie acquistassero colore e vita. Le orecchie ricevettero, come un lampo assordante, tutti i suoni e rumori dell’ambiente che era intorno, tanto che fu costretta a postarsi le mani alla testa.
Guardò attorno nuovamente: un fuoco rosso e vivo, una coperta che l’avvolgeva, una sacca logorata e nera accanto al suo corpo a terra, insetti viscidi. In alto le mura grigie di un’umida grotta, animaletti pelosi, un ragazzo in piedi che la fissava.
Si trasse all’indietro come sorpresa, ma era spavento: Un ragazzo moro, dalla pelle olivastra, sporco, con un kimono da samurai ma senza armatura, poi una spada. Una spada custodita in un fodero nero e macchiato di sangue. Le macchie erano anche sul vestito.
Il ragazzo ne parlò e ne cambiò l’espressione cupa che aveva in viso mentre si avvicinava a passi lenti a Koharu. La ragazza si trasse di più all’indietro intimorita nel vederlo inginocchiarsi accanto a lei.
La guardò dritta negli occhi e dopo prese la sacca logorata, l’aprì e estrasse fuori due contenitori di legno, dalla forma cilindrica, schiacciati all’estremità. Uno lo porse a Koharu e l’altro lo tenne per se, poi si rialzò dirigendosi verso l’uscita della grotta.
Koharu aprì il contenitore e vi vide del riso bianco. Sgranò gli occhi e alzandoli verso quella figura che si allontanava, disse “Chi siete voi?”
Yuta non si voltò e disse “Mangia ragazzina, devi recuperare le energie…” non proferì altra parola e si allontanò a passo svelto.

Un semplice contenitore: legno di bambù color oro. Conteneva della carne essiccata, poca. Non avrebbe di certo placato la fame di nessuno ma a lui non importava poi molto, non aveva fame ma doveva preservare le energie.
-Cazzo! Un altro giorno di attesa per uccidere quei figli di buona donna! Non ci voleva quel dannato contrattempo di merda!- pensò il ronin addentando un altro pezzo di quella carne. Era disgustosa, dal color magenta scuro, sapeva di sale e muffa.
Avendo salvato Koharu, aveva perso attimi preziosi e aveva posticipato di un giorno quella dannata missione. Sapeva quanto il nuovo capo della famiglia Nagoya fosse irritabile e maledettamente vendicativo, non doveva ritardare oltre.
-Appena quella ragazza si sarà ripresa la mollo da qualche parte… merda!-
Yuta guardà gli alberi, si trovava seduto proprio sotto uno di essi, difronte la grotta che si apriva in una parete del colle. L’aveva vista poco prima di apparire di fronte il lago e aveva pensato di accamparsi li con la ragazza, aspettando che si svegliasse.

Mangiò poco del candido riso e il resto lo lasciò nel contenitore. Contemplò a lungo il crepitare delle fiamme argentee e rossicce. Gustò il calore che esse emanavano. Eppure, nonostante quel clima rassicurante, i pensieri dicevano di non fidarsi di quello straniero… chi era? Non gli aveva risposto minimamente. Dopo aver riflettuto decise che doveva parlare con lui. Si alzò sulle gambe ma vacillò, dovette appoggiarsi alla parete per evitare di cadere. Le droghe l’avevano resa debole e con cautela Koharu, strisciando contro la fredda pietra, giunse all’uscita.
-… è scuro il cielo? Quanto ho dormito?- pensò tra se osservando in alto tra la vegetazione, il cielo color blu scuro
Lo vide abbassando lo sguardo: era seduto sotto uno degli alberi, a piedi incrociati con in mano il contenitore cilindrico, mangiava, rimuginando tra se, della carne.
“Voi… chi siete?” pronunciò con un sibilo acuto mentre si avvicinava a passi lenti.
Il Ronin si voltò ma la sua espressione distaccata non mutò “Perché ti sei alzata, riposa!”
“Devo parlarvi… voglio conoscere il nome dell’uomo che mi ha salvata: perché?”
Yuta continuò a masticare la carne e ad osservarla inespressivo. Mandò giù il boccone e con un gesto fulmineo, quanto violento, chiuse il contenitore. “Non ho voglia di chiacchierare, ti ho salvato e basta, domani ti lascerò in qualche villaggio qui vicino.”
“Vi prego…”
“Cosa?”
“Tutti conoscono la mia sorte avversa… la mia sfortuna! Nei villaggi e nel mio sono stata maledetta da tutti gli abitanti come una strega… perché mi avete salvato? Di sicuro la mia fama non vi sarà ignota…”
“Non so nulla, non credo a simili dicerie. Vuoi viaggiare con me vero? Scordatelo…”
“Non potete lasciarmi in questi villaggi!”
“Vattene per la tua strada allora, nessuno ti impone nulla… non mi riguardi. Ti ho detto che se vuoi proseguire con me, domani ti lascio a qualche villaggio… ora taci e vattene!”

-Stolta ragazza ma come osa essere così insolente… -
Non capiva ancora in realtà perché l’avesse salvata ma di sicuro l’idea non gli era piaciuta affatto. Forse per una volta, l’umanità che aveva cercato di seppellire si era fatta strada con un angoscioso senso di pietà e giustizia… o forse, (l’ipotesi che di più lo rendeva nervoso) l’aveva salvata perché la giovane assomigliava a Hikaru… dannati ricordi!
Aveva cercato di cancellare il dolore sostituendolo alla agrodolce vendetta che molti assaporavano, ma in fin dei conti, scrutando nel proprio cuore, non ci era riuscito pienamente. Erano stati pochi forse soli due anni? Essere ciò che era diventato in soli due anni era stato, a detta di molti, un grande passo per un infido moccioso di soli 19 anni che si atteggiava, all’età di 17 ad essere il migliore: da ultimo a primo degli assassini sul mercato! A 17 anni, praticava già il mestiere… ma non così come in quei due anni. Veniva sempre placato dall’umanità. Dalla compassione verso il prossimo e per questo, rifiutando la maggior parte degli incarichi vantaggiosi, accettava solamente quelli in cui venivano puniti gli empi e gli stupratori di bambini.
Il cambiamento era però avvenuto… non vi era più differenza ora tra giusti o indegni, pietà solo ai fanciulli. Colpa di quel maledetto di Akira, un traditore …. Lo cercava e lo doveva uccidere! Era lui la causa del suo dolore! Ma per farlo aveva bisogno di mezzi per muoversi, soprattutto di denaro e l’incarico affidatogli era importante…
-Maledetta ragazzina!-
Yuta si alzò dal giaciglio sotto l’albero e si avviò verso l’interno della grotta.
Il calore del fuoco gli andò addosso come se un frusta lo avesse colpito in pieno e il freddo della notte sulla sue vesti fu sciolto. Ne provò piacere.
Vide la ragazza sdraiata nuovamente ma di spalle. Si sedette attorno al fuoco e fu allora che, sorprendendo persino se stesso, le parlò: “Perché non hai finito il cibo? Le forze sono state logorate dalle droghe che avevi in corpo… ne ho sentito l’odore dal tuo respiro.”
“Perché dovrei fidarmi di te… ronin? Pechè mi hai salvato se poi mi tratti come un’eretica che ha offeso il tuo credo! Non ti ho chiesto di salvarmi… “ disse con un filo di voce tagliente Koharu. “Contraddici con le tue domande ciò che mi hai detto prima!”
“Forse ti ho salvato solo perché spinto da compassione, niente più! Ecco la risposta alla tua domanda di prima, ragazzina! Io voglio che mangi per farti recuperare le forze e far si che possa riparare all’errore di averti salvato… ingurgita quel riso e alzati ci muoveremo prima. Ti lascerò ad un villaggio!”
“Ma… gli abitanti mi uccideranno! Ti ho detto che…” Koharu scattò su seduta ma il ronin prontamente le puntò una spada alla gola.
“Non mi rompere i coglioni ragazzina! Ti uccido ora se non la pianti!”

 
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