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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: SHADOW`S MIRROR
Genere: Fantasy
Rating: Per Tutte le età
Autore: nuvy-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/07/2002 22:08:11 (ultimo inserimento: 23/08/02)

sentite, questa è la mia 2^ ff. vi preeego, leggetela!!! se poi non vi piace siete liberi di farmi causa, ok?
 
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GIGA-FIRST
- Capitolo 1° -

Ehi gente, questa volta un po' di commenti me li aspetto, sia nel bene che nel male, ok?
Ciao^^NuvY

Elisèè guardava fuori della finestra della sua stanza, ammirando le cascate di Shuger che si trovavano appena oltre il limite della città di Intria. I
Il suo sguardo era fisso sullo scenario, inespressivo, perso nella noia.
Le lancette dell'elegante pendolo d'ebano che si trovava in un angolo della camera, finemente intagliate nell'argento, si muovevano così lentamente che la ragazza temeva potessero retrocedere di qualche minuto. Avrebbe potuto andare a fare una passeggiata per il borgo affollato della grande città, se solo suo padre glielo avesse permesso.
Era la figlia di uno dei grandi consiglieri di corte e per questa ragione era trattata quasi come una principessa. Odiava quella vita da ragazza altolocata, l'aveva sempre detestata. Avevano sempre dimorato nel Giga-First, il palazzo dove alloggiava la famiglia reale - insieme a consiglieri, ciambellani, dame di corte, saggi, studiosi e servitù -, ma era sempre stata trattata in maniera più modesta, più normale.
Da quando suo padre aveva ottenuto quell'incarico la sua vita aveva avuto un mutamento impressionante ed era diventata notevolmente più noiosa.
Gli occhi cerulei della ragazza indugiarono sul sobborgo, il quale brulicava come un alveare.
Con la mano inguantata si tirò una ciocca di mossi capelli di un rosso intenso dietro all'orecchio sinistro, alzandosi dalla sedia sulla quale aveva ammirato le cateratte.
Si sistemò meglio lo strano copricapo di stoffa morbida che aveva in testa e si avviò verso la porta.
Se non le era permesso scendere giù in città per sgranchirsi le gambe, nessuno poteva impedirle di passeggiare per gli innumerevoli corridoi del Giga-First.
La sua camera si trovava lungo un andito largo e molto esteso, tappezzato da una raffinata pedana purpurea e da ornamenti appesi alle pareti.
Elisèè scese la scala che si trovava qualche metro più avanti, a sinistra, ritrovandosi in un altro corridoio.
Scese ancora e ancora, fino ad arrivare al primo piano del palazzo. Scese nuovamente un paio di gradini e si ritrovò di fronte ad una porta enorme. L'aprì e si trovò all'interno dell'enorme biblioteca. La conosceva come le sue tasche. Quel luogo le piaceva davvero molto e vi spendeva gran parte del suo tempo.
Entrò, guardandosi intorno. Come di consueto vi erano studiosi seduti alle grandi tavole di legno che erano poste in mezzo agli innumerevoli scaffali.
Elisèè prese a passeggiare in mezzo alle scansie, dando di tanto intanto un'occhiata agli antichi libri che esse contenevano.
Vi erano libri che narravano leggende arcaiche, testi di filosofia ed enormi volumi dalla copertina ormai logora contenenti incantesimi e formule magiche.
L'alchimia era molto usata dappertutto, così come la magia curativa e quella offensiva.
Elisèè ne era sempre stata affascinata e, di nascosto da suo padre, ogni tanto si recava in biblioteca per apprenderne i segreti. Aveva anche provato a sperimentare la sua conoscenza magica e doveva ammettere che aveva un talento particolare.
Mentre camminava lungo i corridoi, una voce femminile ruppe il silenzio dell'enorme sala: <Non voglio studiare questa roba!! Non mi sarebbe di nessun aiuto!!>.
Elisèè svoltò l'angolo e si trovò davanti agli occhi la principessa Jillian, accanto al fratello Laires, che sbraitava contro al povero Gollian, uno studioso a cui era stato affidato il compito d'istruire due fratelli.
<Ma...io...giovane principessa, vostro padre mi ha ordinato di istruirvi al meglio e io...> mormorò il povero tutore, cercando di convincere la giovane.
<Mio padre vi ha forse detto di insegnarci questa...roba?> sbraitò lei.
La principessa Jillian aveva quindici anni ed era estremamente diversa dal fratello - che aveva appena tre anni in più di lei -.
Era stata allevata nel lusso da numerose tutrici e dalla madre, la quale non le avrebbe mai fatto mancare nulla. Dopotutto era la sua prima figlia femmina. Era una ragazza presuntuosa, che non aveva paura di dire ciò che pensava e che non si faceva perdere l'occasione di riprendere qualcuno per un compito svolto male. Il principe Laires era un ragazzo pacato, di poche parole. Era stato cresciuto sotto l'occhio severo del padre, e per questo si comportava in maniera molto diversa dalla sorellina. Gollian si accorse della presenza di Elisèè e le lanciò uno sguardo supplichevole.
La ragazza si fece avanti salutando la principessa con un allegro <Buongiorno principessa Jillian, come state questa mattina?>.
La ragazza spostò lo sguardo dal povero studioso alla fanciulla che l'aveva appena salutata e la sua espressione mutò di colpo.
<Salve Elisèè! Io sto molto bene, e mi fa molto piacere sapere che v'interessate di me!> esclamò lei, allungando un ampio sorriso.
<Buongiorno anche a voi, principe Laires> mormorò Elisèè, facendo un lieve inchino.
Il principe sorrise e fece un gesto col capo in segno di saluto.
<Buon-Buongiorno signorina Elisèè...> disse Gollian, quasi tirando un sospiro di sollievo.
<Oh Elisèè, Gollian pretende di farci studiare questa roba> si lagnò Jillian, indicando un librone posato sul tavolo. La ragazza si avvicinò al volume, scrutandolo con attenzione.
<Filosofia?> domandò, spostando lo sguardo verso lo studioso, il quale annuì silenziosamente.
<Già, filosofia. Cosa se ne fa una principessa di conoscere la filosofia?> commentò la principessa, scostandosi nervosamente un ciuffo di capelli corvini dietro la spalla.
<Ma principessa...> cominciò Gollian, quasi esasperato.
<Adesso basta. Penso che andrò a fare un giro per il castello!> esclamò Jillian, e così dicendo scomparì dietro uno scaffale colmo di tomi.
Gollian voltò lo sguardo rassegnato verso Laires, il quale si strinse nelle spalle e si avviò in cerca della sorella, per farla ragionare un attimo. Appena se ne fu andato il povero studioso lanciò un sospiro sollevato, passandosi una mano sulla fronte.
<Grazie mille Elisèè. Il vostro aiuto mi è stato molto prezioso> disse poi.
La fanciulla scosse la testa, salutando poi il tutore. Era abituata a quelle scene, ormai.
Passeggiò ancora per un po' tra le scansie e, quando giunse in fondo alla libreria e fece per tornare indietro, si accorse di una porticina che non aveva mai visto. Era seminascosta dietro uno scaffale di scuro legno, carico di testi. Era una porticina di legno strano, che la ragazza non seppe riconoscere. Nel legname era inciso uno strano simbolo, circondato da scritte sbiadite e illeggibili.
Elisèè si avvicinò e mise una mano sulla manopola di bronzo, che girò con un lieve cigolio. La fanciulla si guardò un po' intorno, indecisa sul da farsi. Doveva entrare o no? Ci pensò per qualche secondo, poi la curiosità ebbe il sopravvento sulla ragione. Entrò dentro.
Si ritrovò in una stanza dalle mura color lilla, pavimentate con piastrelle strane dello stesso colore delle pareti. La camera viola era completamente vuota, fatta eccezione per uno specchio posto in un angolo. Elisèè vi si avvicinò e l'osservò attentamente. Aveva una cornice d'argento, ovale, e poggiava su tre gambe intagliate. Dentro non vi si rifletteva nulla. Era come se davanti alla superficie liscia vi fosse il vuoto. Era una cosa molto strana. La ragazza avvicinò il viso allo specchio, il quale fu attraversato da un lampo blu. Elisèè si scostò, sorpresa. Scrutò l'oggetto attentamente, alquanto incuriosita e, tutt'ad un tratto, volle toccarne la superficie liscia.
Allungò un braccio verso lo specchio. La mano entrò dentro la specchiera. La fanciulla sgranò gli occhi, incredula. Non poteva essere vero! Elisèè aprì e chiuse la bocca, senza emettere suono. In quell'istante la ragazza venne abbagliata da una luce bianca Si sentì tirare verso la superficie riflettente e lo specchio la risucchiò. Elisèè si sentì girare la testa. Serrò gli occhi.
Fu esattamente in quel momento che il noioso ritmo della sua vita si ruppe per lasciare spazio ad un'esistenza molto movimentata.


 
Continua nel capitolo:


 
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