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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Beyblade (Bakuten Shoot Beyblade)
Titolo Fanfic: WINTERS RAIN
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Avviso: Yaoi
Autore: dappyna galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 24/10/2004 23:19:19 (ultimo inserimento: 25/10/04)

un`anima solitaria si ritroverà a dover affrontare finalmente le senzazioni della pioggia [yaoi]
 
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WIND
- Capitolo 1° -



Winters Rain
By Dappyna
Dedicated to You


Il vento lo sfiorava gelido dentro il corpo facendogli rizzare i capelli. Non c’era mai stato un vento così gelido. Le sue membra si erano irrigidite dal freddo che emaneva Mosca. Si strinse ancor di più nella sua giacca, ma senza risultati. Non c’era mai stato e quella sarebbe stata l’ultima volta che metteva piede in un posto così freddo. Non gli era mai piaciuto il freddo. Sopportava qualsiasi cosa tranne il gelo. Riusciva a reggere di più il caldo. Vivendo in un posto che faceva freddo un mese all’anno era niente in confronto a quello che si provava a Mosca. In quel posto non arrivava mai il caldo e anche se fosse arrivato immaginava che non fosse tropicale. Aveva un freddo allucinante e non poteva nasconderlo.
Si strinse nel suo giubotto rifuggiandosi dal freddo che gli pungeva la pelle, ma senza risultatti. Ovunque andava e qualunque cosa faceva non sentiva altro che freddo. Cercò per l’ennesma volta di riscaldarsi le mani col suo fiato, mettendole a mo’ di foro, ma non cambiò niente in confronto a qualche secondo prima. I suoi occhi azzurri erano contratti dal freddo polare artico che si era formato attorno a lui. Sentiva i peli delle sue braccia rizzarsi dal freddo cercando di proteggerlo facendolo gelare sempre di più.
Di chi era l’idea di venire in Russia? Perchè aveva accettato?
Si guardò l’orologio. Erano le 18:32. Garland era in ritardo di due minuti e non avrebbe aspettato di certo in quel gelo ancora per molto. Si stavano gelando completamente le ossa del suo corpo e il freddo che gli penetrava dentro non lo rassicurava per niente.
Sentiva quel gelo traffigergli qualunque cosa avesse trovato lungo il suo percorso. La pelle era oramai un frigorifero. Il solo toccarla gli venivano i brividi fino a farlo sentire malissimo. Era come se mille coltelli l’avesserò trafitto. Il gelo si sentiva anche troppo e per poco gli parve persino di morire.
Per colpa del freddo non riusciva nemmeno a respirare a dovere. Si sentiva inerme, quasi spacciato. Non riusciva a nemmeno a muoversi. Gli parve di essersi immobilizzato dal freddo. Cercò di spostarsi con un piede ma era quasi pietrificato. Forse per lo stupore o per la paura quel pensiero gli mise un’angoscia incredibile.Gli faceva paura quella senzazione che poteva espandersi per tutto il suo corpo. E se invece si sarebbe gelato veramente? Quel giubotto non reggeva il freddo polare artico di Mosca.
Avrebbe dovuto prendersi qualcosa di più pesante o almeno imbottirsi, ma non lo fece. Era uscito dall’hotel senza essersi accertato di quando freddo facesse. Non ce la faceva più. Si sentiva veramente gelare. Gli parve di morire e di rinascere. Sentiva il freddo che gli entrava nel sangue fino ad arrivare al cuore per poi respigerlo in qualche modo. Deglutì a vuoto cercando di rimanare calmo ma quello che si aspettò fu proprio l’incontrario. Cominciò a girargli la testa in una maniera allucinante per colpa del freddo e non solo.Gli parve che il mondo stesse crollando o forse era lui quello che si stava afflosciando. Gli occhi cominciarono piano piano a chiudersi, ma cercò di combattere quello strano istinto. Con parecchia difficoltà riuscì a tenerli aperti, almeno fino a che Garland non sarebbe passato a prenderlo con l’automobile. Non ce la faceva. Si sentiva una mosca in trappola. Il suo mondo cominciò a girare vortiginosamente nella sua testa. Quello che sentiva oramai non era nemmeno freddo ma qualcosa che andava oltre quella senzazione. Gli esseri umani l’avevano mai provato sul loro corpo una tale sofferenza? Era così crudele il freddo quando arrivava il momento di affrontarlo? Cercò di allontanarle, sfuggirle ma man mano che ci provava loro ritornavano a farsi più vive che mai. Strinse gli occhi per un secondo cercando di ristabilirsi, ma non funzionò. Si premette una mano contro il petto, precisamente il cuore, cercando di scaldarlo. Aveva paura di quello che gli sarebbe potuto succedere. Lui non era abituato a quell’aria gelata e se non faceva qualcosa rischiava veramente di morire. Si gettò contro l’edificio che stava alle sue spalle atterrandoci bruscamente. Abbassò la testa cercando di risollevarsi dallo stato pietoso in cui si trovava, ma la sua testa non parve volesse farlo. Improvvisamente cominciò a respirare irregolarmente accasciato contro il muro. Sforzò i muscoli delle braccia e delle mani per poter guardare l’ora ma gli fu quasi impossibile dato le sue attuali condizioni. Non demorse. Strinse i denti e con un urlo che lacerò l’aria riuscì a controllare l’ora. Era da più di 10 minuti che aspettava. Lo sforzo che aveva fatto per alzare sia il braccio che il polso fu sovrumano. Per colpa dei muscoli che si erano indolenziti e quasi immobilizzati il solo muoverli gli aveva provocato un tremendo malessere a tutto il braccio. Si sentì inerme di fronte a tale ostacolo.Non poteva fare niente per un dolore così immenso. Gli procurava una tala angoscia che lo metteva a terra quasi a farlo morire.
Cominciò a piangere dolorose lacrime. Non l’aveva mai fatto. Perchè lo stava facendo proprio in quel momento? Forse per la paura e l’angoscia di poter svenire da un momento all’altro.
S mise a sedere sul marciapiede gelato di Mosca guardando il paesaggio intriso di gelo.
Gli edifici gli parevano maestosi e gli alberi che si sovrapponevano fra di essi avevano cominciato a a sentire il freddo. La brina gli circondava il tronco quasi a soffocarli.
Che cosa provavano le piante a contatto col freddo? Riuscivano veramente a vivere?
Non capiva perchè in un momento simile pensava agli alberi. Che cosa gli saltava per la testa? Il gelo l’aveva proprio rintontito. Non lo sentiva più. O almeno era quello che pensava.
Le braccia si era indolenzite e i muscoli non riuscivano nemmeno a sforzarsi. Come aveva fatto a ridursi in quello stato? Perchè non si era vestito? Si maledisse più di 1000 volte per poi rinunciarci. Il freddo arrivava anche se non voleva.
Si raggomitolò contro il muro formando una palla. Era ridicolo in quella posizione, sembrava un barbone troppo ricco dagli abiti che indossava. Per fortuna la gente aveva scelto il giorno giusto per non passare da quelle parti.
Pensò alla gente che in quel momento era a casa vicino ad un camino, mentre si gustavano beatamente una cioccolata calda con attorno le persone a loro care. Quanto le invidiava in quel momento!! Lui era, al contrario di loro, fuori, al freddo e stava per diventare una statua perfetta di ghiaccio. L’avrebberò pagato oro per poterlo ammirare. Scossè la testa a certi pensieri sarcastici che gli passarono per la testa, sorridendo divertito. in fin dei conti, quello non era il momento adatto per scherzare e stare tranquilli.
Ritornò serio dopo pochi secondi cercando di risollevarsi. Il suo respiro oramai era l’unica cosa che si poteva sentire a distanza di miglia. Gli parve di svenire per quell’eccessiva mancanza d’aria. Voleva di più. Non ce la faceva più. Chiuse gli occhi ascoltando gli altri rumori che arrivavano nelle altre direzioni. Non c’era niente oltre che al suo respiro e il vento.
Dopo un pò che teneva gli occhi chiusi qualcosa lo colpì alla testa spaventandolo a morte. Aprì gli occhi di scatto cominciando a respirare più affannosamente per notare che la cosa che l’aveva colpito era una goccia d’acqua arrivata probabilmente dalle grondaie dell’edificio a cui era appoggiato. Alzò un braccio per toccarla. Si era ghiacciata sui suoi capelli. Sentiva l’umido che si formava sulla sua mano mentre ci passava le dita fra il ghiaccio formatosi sui suoi capelli. Rimase incantato da quel frammento di cristallo per un paio di secondi, fino a quando ul’altra goccia improvvisamente lo colpì alla testa. La sua mano cercò immediatamente contatto con quel pezzo di ghiaccio. Sentì l’acqua che gli bagnava la mano man mano che ci passava sopra le dita. Cristallina. Surreale. Magica. Voleva che non finisserò mai e come per soddisfare il suo pensiero le gocce cominciarono a farsi sempre più numerose.
Stava piovendo. Oramai il freddo non lo sentiva più. Lasciò che le goccie ghiacciate si incrostasserò sui suoi capelli color carota. Rimase ad ascoltarle mentre si univano ai suoi capelli facendoli diventare ghiacciati, quasi innaturali. Alzò la mano, che tremava dallo sforzo fatto, per appoggiarla delicatamente su un ciuffo che gli ricadeva sul naso. La accarezzò come ad imprimersi quella senzazione di bagnato nella sua mente. Era come incantato. Rapito.
Il ghiaccio si immedesimava in lui. Gli rubava attimi di vita intrufolandosi dentro i suoi pensieri. Desideri. Sogni. Facevano un viaggio lungo la sua anima e corpo lasciandogli dietro una scia di umido e ghiacciato che non riusciva a senitre. Chiuse gli occhi per imprimersi nella sua mente quelle nuove senzaioni perdendosi completamente nei suoi pensieri.
La mente si svuotò da tutte le cose che poteva immaginare o pensare. I suoi muscoli si lasciarono andare al vento gelido che gli pungeva la pelle e tutta la sua anima. Oramai non avrebbe voluto svegliarsi da quelle senzazioni. Gli imprigionavano la mente facendogli sussultare. Voleva aprire gli occhi per guardare le gocce attaccarsi sui suoi capelli per poi ghiacciarsi. Era ubriaco della pioggia e delle senzaioni che provava. Cercò nuovamente di aprire i suoi enormi occhi azzuri, ma senza risultati. La sua mente gli diceva di rilassarsi e non pensare a niente. E così fece. Lasciò che le gocce si depositasserò sui suoi capelli e sul suo corpo stremato e gelido. Era tutto un sogno. Un pò aveva paura di quei pensieri, ma man mano che la sentiva e che la ascoltava si lasciò andare completamente. Le braccia che stringevano le sue gambe improvvisamente cedetterò, ma non gli importò. Doveva ascoltare quelle senzazioni. L’acqua che antrava dentro la sua mente e il suo corpo trasportavano con se i suoi pensieri e ricordi. Arrivavano a toccare il suo cuore ghiacciato dal freddo. Sentiva che viaggiavano lungo la sua pelle perdendosi nella sua anima. Gli sembrava di volare. Le gocce non lo lasciavano andare. Dovevano prendersi tutto di lui. Anche l’anima. Sentì che stava lasciando il suo corpo inerme al suolo.
Sorrise perchè sentiva che doveva ringraziare la pioggia.
Finalmente in pochi secondi perse completamente i sensi affloscandosi lungo il marciapiede gelato di Mosca sorridendo beato.
 
Continua nel capitolo:


 
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