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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: The lord of the rings (Il Signore degli Anelli)
Titolo Fanfic: LA COMPAGNIA DEI 9 PIÙ UNA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: jrrt galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/10/2004 15:59:57 (ultimo inserimento: 27/10/04)

storia di mia cugina. harry potter è una ragazza, ed arriva per sbaglio nella tdm
 
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IL DESIDERIO
- Capitolo 1° -

CAPITOLO I: IL DESIDERIO


”Tutto bene, padron Frodo?” chiese Samwise Gamgee con gli occhi pieni di preoccupazione. Frodo Baggins gli lanciò un mezzo sorriso e annuì, continuando a concentrarsi sulla strada: il cammino per Rivendell era parecchio lungo, soprattutto per le gambe corte di uno Hobbit. Non era solo la strada percorsa e da percorrere però a pesargli: no, era soprattutto l’anello che portava chiuso nella tasca a rendere ancora più difficile il suo cammino. Un rumore improvviso lo fece sobbalzare, ma si rilassò quando vide che si trattava soltanto di Merry e Pipino. Sam si voltò a sgridarli per il baccano e il loro comportamento irresponsabile e Frodo si passò una mano sulla fronte chiara: quasi invidiava i suoi due giovani cugini, così spensierati e vivaci, che non si rendevano conto dell’effettivo pericolo di quella missione. “Quanto vorrei poter essere come loro…” pensò portando automaticamente la mano a sfiorare la tasca che conteneva l’Anello. Il peso più grande di tutti. Grampasso gli lanciò un’occhiata preoccupata ma non disse niente. Frodo si fermò a guardare lo strano quartetto che componevano i suoi compagni di viaggio: il fido Sam, i suoi due giovani e sventati cugini e uno straniero senza nome…Tutti per aiutarlo ma nessuno che in fondo lo capiva. Non avrebbe augurato a nessuno una simile responsabilità, mai.
Però…

La ragazzina sedeva chinata in avanti su una panca di legno, in una delle asettiche sale d’attesa che si trovavano nella sede della Sezione Fughe del Ministero della Magia. Nella stanza non c’era nessun altro oltre a lei. Fuori dalle finestre un’intera città viveva e pulsava, ma i suoi rumori non giungevano alle sue orecchie. Nemmeno lei sapeva con precisione a cosa pensava in quel momento: forse a tutto, forse a niente…Forse cercava solo di ignorare quel nodo che le stringeva la gola. Una civetta si agitò dentro una gabbia appoggiata sopra un grosso baule, la fanciulla alzò gli occhi per incontrare quelli del rapace. ”Anche tu non muori dalla voglia di tornare a Grimmauld Place, vero?” la civetta arruffò le penne “Figurati io…Ma che ci vuoi fare…” riprese “…Non abbiamo altra scelta”.
Si udirono dei passi lievi nel corridoio e la porta si aprì lentamente, incorniciando un pallido impiegato in un completo grigio fumo. “Signorina Potter, se vuole seguirmi…”. La ragazza raddrizzò la schiena con un sospiro. Si alzò in piedi, prese la gabbia con la civetta nella mano sinistra e con la destra cominciò a trascinare il grosso baule: era molto pesante, ma ci sarebbe stato da stupirsi del contrario. In quel baule, Josephine Potter portava tutta la sua vita…O almeno quanto ne restava. Seguì l’impiegato attraverso corridoio immacolati e deserti, passando accanto ad uffici in piena agitazione. Quasi non sembrava di essere nel bel mezzo di una guerra, una guerra, per cui lei era la protagonista… Arrivarono dinanzi ad una pesante porta di legno: “Ecco, signorina Potter” disse l’uomo aprendogliela per lasciarla passare “Può usare questo camino”. Joey spinse il baule dentro al caminetto spento, appoggiandovi sopra la gabbia. La civetta si agitò ancora, sebbene in maniera diversa: “Lo so, lo so…Non piace neanche a me viaggiare via Polvere Volante”. “Quando vuole, signorina…” tossicchiò l’impiegato tendendole un vaso pieno di una strana polvere, ansioso di tornare ai suoi moduli in triplice copia. Joey sospirò, passandosi la mano sulla fronte: non c’era via di fuga. Si voltò e marciò decisa verso l’uomo in grigio, fulminandolo con gli occhi: sotto quello sguardo, l’altro inghiottì nervosamente. La ragazza allungò d’istinto la destra per prendere una manciata di polvere, ma parve quasi bloccarsi, esitante. La mano destra ricadde lungo il fianco, la polvere fine scivolò tra le dita serrate della sinistra. A grandi passi rientrò nel focolare e lì esitò ancora un istante: prese un profondo respiro, chiuse gli occhi, li riaprì. “Qualunque posto al mondo sarebbe meglio di…” “Grimmauld Place numero 12!” gridò gettando nel camino la polvere: un vortice avvolse lei, il baule e la gabbia con la civetta e tutti e tre scomparvero.

Frodo alzò il volto e si guardò intorno: qualcosa stava per succedere, se lo sentiva…
E se invece fosse stato solo uno scherzo della sua immaginazione? Scosse la testa preoccupato, ma le sue riflessioni vennero interrotte da Merry e Pipino. “Guardate!” urlarono indicando una radura a pochi metri da loro: nel centro esatto di quello spiazzo stava accadendo qualcosa di molto strano. C’era una specie di strappo, una specie di macchia che si allargava sempre di più. Dietro i suoi bordi frastagliati si scorgeva soltanto una massa indefinita azzurro-violetta, come un insieme di nubi tempestose che si scontravano spinte dal vento. “Che cos’è?” chiese Sam spaventato. “Non lo so” replicò Grampasso sfoderando la spada “Ma non mi piace”continuò Granpasso.
“Se ci fosse qui Gandalf…” mormorò Merry mentre il Ramingo li spingeva indietro, preparandosi ad affrontare qualsiasi cosa fosse sbucata da quel portale. Con loro grande sorpresa, per prima cosa venne catapultata fuori una gabbia con dentro un grosso uccello, poi un enorme baule…E infine venne la fanciulla. Poteva avere tra i tredici e i diciotto anni, non era facile dirlo: il corpo era quello di una ragazzina, ma c’era qualcosa, in lei, che la faceva sembrare più vecchia. Aveva capelli lisci rossi, carnagione chiara, occhi verdi, e una sottile cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Nel complesso, un tipo abbastanza comune: era quel genere di ragazza che viene definita con una serie di aggettivi che vanno dal graziosa al bella, a volte più in là. L’espressione confusa e smarrita che aveva sul volto la faceva sembrare una bambina e le dava un’aria adorabile, ma di certo nessuno l’avrebbe mai scambiata per un Elfo. L’unica cosa che aveva di particolare erano i suoi vestiti, i più strani che Frodo avesse mai visto: portava una camicetta bianca sotto una maglia grigia senza maniche, una piccola sciarpa a righe rosse e oro legata in maniera bizzarra al collo, una gonna grigia che le arrivava appena sotto le ginocchia, calze nere e un paio di strane scarpe nere. Sopra il vestito indossava una tunica nera con uno strano ricamo all’altezza del cuore, un leone d’oro su sfondo rosso . Grampasso abbassò la spada, ma non la ripose: apparentemente la ragazza era disarmata e innocua, ma poteva essere un tranello. “Chi siete?” chiese loro la fanciulla rialzandosi e scrutandoli in maniera poco amichevole “Dove diavolo mi trovo?”chiese lei con voce minacciosa, aggrottando la fronte. “Siete nella Terra di Mezzo, signorina, più precisamente lungo la via per Gran Burrone, la Città degli Elfi. Io sono Grampasso e questi sono i miei compagni di viaggio”. La fanciulla aggrottò ancora di più la fronte: “Non sono dell’umore adatto per essere presa in giro, vi avverto…” quasi ringhiò mentre i suoi occhi verdi lampeggiavano paurosamente.
Frodo sobbalzò lievemente: c’era qualcosa di vagamente inquietante in quegli occhi…e dal modo in cui Grampasso la fissava, si accorse di non essere l’unico ad averlo notato.
“Qual è il vostro nome?” chiese severo. “Josephine Potter…o Joey Potter”rispose lei, sempre sostenendo lo sguardo dell’uomo. “Non ho mai sentito un nome del genere” la fissò ancor più severamente, ma lei non se ne curò e si strinse semplicemente nelle spalle: “Non è un mio problema”disse.
“Credo proprio di sì, invece. Da dove venite?”disse Granpasso guardandola
“Da Londra, in Inghilterra”.
“Non conosco alcun posto con un nome del genere…” replicò “Cos’era quella specie di strappo? Come avete fatto ad arrivare fin qui?”le chiese
“Non ne ho la più pallida idea”rispose lei con un’alzata di spalle. “E se fosse una spia?” chiese preoccupato Sam. “No…” disse Granpasso riponendo la spada “…Soltanto una ragazzina smarrita”.
“Vi spiacerebbe piantarla di parlare come se io non fossi qui?” disse Joey, che odiava sentirsi chiamare ragazzina.
“Scusateci. Sapete come tornare a casa?”chiese Pipino. Joey alzò gli occhi al cielo. “Mi pareva di aver già detto che non so come ho fatto a finire qui, comunque se lo sapessi ti pare che starei qui a chiacchierare con te, genio?”disse acida, stupendo anche se stessa. “Bada a come parli, ragazzina”le disse stizzito Grampasso.
“Sentite, se non vi va’ di aiutarmi, allora direi che potete anche togliervi dai piedi e sparire anziché farmi perdere tempo”. Frodo si avvicinò al Ramingo e gli tirò leggermente il mantello per attirare la sua attenzione: l’uomo si abbassò per arrivare alla sua altezza. “Credo che dovremo farla venire con noi, Grampasso”. A quelle parole, l’altro lanciò una veloce occhiata alla fanciulla e tornò a fissare il piccolo Hobbit: “Ne sei sicuro, Frodo? Non so se sia il caso di fidarci di questa sconosciuta…”. “Ma guardala!” replicò Frodo con forza, sorprendendo i suoi compagni e sé stesso per primo, Joey lo guardò stranita
“È sola, smarrita, non sa come tornare a casa…Non possiamo lasciarla qui, è solo una ragazzina”continuò lui con veemenza. “Padron Frodo, se mi è permesso…Quella hobbit non mi piace”disse Sam, perché infatti, Joey, si era ritrovata improvvisamente molto bassa, molto di più di quanto già non fosse.
“Sam ha ragione” lo sostenne Merry “Ha qualcosa di strano…Soprattutto negli occhi”. “Non hai pensato che potrebbe aver paura?” controbatté Frodo “Pensateci: è lontana da casa, in uno strano posto che non conosce e da cui non sa come andarsene, con delle strane persone…”. Grampasso sospirò: “Va bene” si volse verso la ragazzina “Visto che non sai dove andare, verrai con noi a Gran Burrone. Lord Elrond, il Signore degli Elfi, saprà di certo cosa fare”. Joey annuì. Grampasso staccò un piccolo sacco dalla sella di Billy e glielo lanciò: “Tieni. Prendi un po’ di vestiti e sbrigati”.
“Cosa?”disse lei. “Non penserete di portare con voi quel baule, spero? È troppo pesante e ci rallenterebbe”. Joey aprì la bocca per ribattere, ma parve ripensarci e la richiuse senza aver detto parola: si voltò e tornò verso il suo baule, cominciando a trafficare. Frodo non riusciva a toglierle gli occhi di dosso: la vide mettersi una mano in tasca e muovere le labbra e poi….Si riscosse improvvisamente: non era successo nulla, Joey stava chiudendo il suo baule, però…Aveva la sensazione che ci fosse un dettaglio che gli sfuggiva. Forse sentendo il suo sguardo su di sé, la ragazza si voltò a guardarlo per un istante: Frodo sentì un lieve rossore colorargli le guance ma non distolse lo sguardo. “Sono pronta” disse lei alzandosi in piedi e gettandosi il sacco in spalla. “Bene, muoviamoci. Abbiamo perso fin troppo tempo”.
“Un istante soltanto” disse Joey voltandosi verso la gabbia che giaceva a terra vuota: lanciò un basso fischio modulato e dai rami di un albero un falco si levò in volo per poi atterrare sulla sua spalla. Lo sguardo della fanciulla, fino ad allora freddo come il ghiaccio, si addolcì mentre accarezzava le piume della civetta. “Bene. Ora possiamo andare” disse dando un calcio alla gabbia e avvicinandosi a loro.
Ripresero il cammino con questa nuova, strana compagna. Per la prima volta in vita loro, Merry e Pipino se ne rimasero tranquilli e quasi non ci si accorse della loro presenza: parlottavano tra loro, spesso lanciando delle occhiate furtive alla ragazza.
Sam, che non era particolarmente entusiasta del viaggio neanche prima, ora appariva decisamente più nervoso e anche Grampasso non perdeva d’occhio la nuova venuta.
Frodo, dal canto suo, non riusciva proprio a staccarle gli occhi di dosso: c’era qualcosa di strano in quella ragazza e non era solo il suo arrivo o il modo in cui si vestiva. Quello che percepiva non era qualcosa di malvagio, bensì qualcosa di…triste, terribilmente triste. Non riusciva a capire cosa fosse, eppure lo sentiva.
Joey, probabilmente si era accorta di tutti quegli occhi che la fissavano, ma era chiaro che di quello che pensavano di lei non gliene poteva importare di meno. Eppure, un paio di volte Frodo la vide osservare ciò che la circondava con nervosismo e confusione evidenti e i suoi occhi si alzavano sempre con maggior frequenza verso il cielo, alla ricerca della figura rassicurante del suo falco che volava alto sopra di loro. Al giovane Hobbit non sfuggì che la fanciulla compiva quei gesti soltanto quando credeva che nessuno la osservasse.

Non appena calò la notte, si accamparono ai piedi di una grande quercia. Victoria aveva parlato appena durante il viaggio: l’unica volta che aveva fatto sentire la sua voce era stato durante una sosta, per informarli che andava a cambiarsi d’abito. Gli indumenti che aveva preso però erano ancora più strani di quelli che indossava all’arrivo: aveva sostituito la gonna con un paio di strani pantaloni azzurrini e la tunica nera e la maglia senza maniche con una maglia spessa. Gli unici capi d’abbigliamento normali erano il mantello rosso e la sciarpa a righe rosso e oro che portava legata in vita.
Alla luce del piccolo fuoco, Frodo studiava il suo viso, cercando risposte alle mille domande che gli attraversavano la mente: avevano fatto bene a portarla con loro? Chi era veramente quella ragazza? Da dove proveniva? Ma soprattutto, dove si trovava adesso? Perché Joey era lì con loro fisicamente, ma il suo spirito era lontano, più lontano ancora della Contea. La sua espressione gli ricordava un po’ quella che si dipingeva sul viso di Sam ogniqualvolta il suo fedele amico pensava alla Contea, alla sua casa…Ma allo stesso tempo era diversa: non riusciva a decifrarla.
Frodo si voltò verso Grampasso: anche lui la stava studiando. Si scambiarono una veloce occhiata, poi il Ramingo parlò: “Vuoi dirci chi sei?”. “Ve l’ho detto” replicò asciutta la ragazza “Mi chiamo Josephine Potter, sono inglese, vengo da un posto chiamato Terra…Come sono finita qui, non lo so”.
Ma il Ramingo non aveva ancora finito con il suo interrogatorio: “Allora, cosa stavi facendo prima di finire qui?”.
“Stavo…stavo camminando per strada. Stavo andando a scuola”mentì lei. “Con un baule come quello?” incalzò Grampasso. “Io sto in un collegio”rispose lei. “Un cosa?” chiese stupito Merry. “Un collegio. È un tipo di scuola: di solito si tratta di scuole antiche ed esclusive, con una lunga tradizione alle spalle…Gli studenti per frequentarle da tutto il Paese, talvolta anche dall’estero. E visto che per ovvi motivi non possono tornare a casa per mangiare o dormire, per tutto l’anno scolastico restano a vivere lì. Era abbastanza chiaro?”. Annuirono. “Non hai nient’altro da dirci?” chiese ancora l’Uomo. “Cosa volete che vi dica?” chiese sollevando le sopracciglia. “Qualcosa su di te, ad esempio” intervenne Frodo. “Parlaci del tuo mondo!” si intromise Pipino.
“Il mio mondo…” sussurrò Joey fissando le fiamme “…il mio mondo è molto diverso dal vostro…Le persone vivono in grandissime città e poi…”. Parlò a lungo.
Gli altri la ascoltavano attentamente, ognuno per motivi diversi: per gli Hobbit era quasi come ascoltare una favola, mentre per Grampasso era un modo per cercare di comprendere meglio quella straniera. Non appena la hobbit ebbe finito di spiegare per sommi capi come si stava da lei, Grampasso li spedì tutti in branda.
Frodo però non riusciva a prendere sonno e non era solo a causa del giaciglio non propriamente comodo. “Psst, Frodo! Sei ancora sveglio?” gli sussurrò Merry. Frodo si voltò verso di lui: “Sì, che c’è?”rispose lui voltandosi. “È per quella hobbit…” mormorò lo Hobbit “Secondo te sono vere tutte le cose che ha raccontato?”. Suo cugino esitò: “Non lo so. Credo di sì. Chi potrebbe inventarsi cosa del genere?” si stese sulla schiena, guardando il cielo stellato tra i rami degli alberi “Macchine volanti, che viaggiano sotto i mari, viaggi nel cielo…È tutto talmente assurdo che potrebbe essere vero”disse lui ridacchiando. “E se fosse pazza?” bisbigliò Merry
“Ha qualcosa di strano negli occhi…E il modo in cui parlava…” scosse il capo confuso. Frodo voltò la testa per guardarlo: “Ti ricordi quando Bilbo ci raccontava le sue storie e per farlo arrabbiare fingevamo di non crederci?” suo cugino annuì “Beh…A Joey invece non sembra importare molto che le crediamo o meno…O cosa pensiamo di lei…”. “Mi chiedo se le importi di qualcosa, a parte della sua stupida civetta” mugugnò Merry “Beh, buonanotte Frodo”. “‘Notte Merry”disse Frodo, voltandosi, chiudendo gli occhi, e immaginando tutte le cose raccontate dalla ragazza.
La mattina seguente furono svegliati da Grampasso alle prime luci dell’alba: mangiarono in fretta la loro colazione e ripartirono. Dopo il racconto della sera prima, Joey sembra essersi nuovamente chiusa in sé stessa: le uniche parole che uscirono dalle sue labbra erano dirette alla civetta bianca.
La sera si accamparono nuovamente: Joey si teneva in disparte, lontana da tutti. Mangiava meccanicamente, persa nei suoi pensieri.
Frodo la guardava: era deciso ad abbattere i muri di cui si circondava quella forestiera. “Staresti più calda vicino al fuoco, non credi?” le chiese. Joey lo guardò sorpresa: “No, grazie…” rispose lentamente “Sto…sto bene qui”. “Ma se prendi freddo rischi di ammalarti”. Lo fulminò con lo sguardo: “Paura che possa rallentarvi nella vostra fuga, eh?”. Il giovane Hobbit spalancò i suoi occhi blu: “Certo che no! È solo che…vedi…”non riusciva a continuare.
“Si stava solo preoccupando per la vostra salute, signorina” intervenne Sam “Visto che a voi non sembra importare molto”concluse lanciandole uno sguardo carico d’odio. “Oh…” mormorò Joey abbassando lo sguardo: sembra va in bilico, indecisa se credere o no a quelle parole, se sperare ancora o meno.
“Mi dispiace, non avrei dovuto reagire così, è solo che…”disse abbassando lo sguardo. “Solo che…?” chiese Frodo cercando di incrociare il suo sguardo senza riuscirvi. Un sospiro: “…È solo che è passato molto, moltissimo tempo da quando qualcuno si è preoccupato per la mia salute”. Chiuse gli occhi e si passò una mano sulla fronte,sospirando ancora, nel farlo, scoprì per sbaglio una sottile cicatrice a forma di saetta.
Lo sguardo dello Hobbit venne attratto da quella cicatrice, ma subito si riscosse. Le si avvicinò di qualche passo: “Ti senti male?” chiese appoggiandole una mano sulla spalla. “No, non preoccuparti. Sto bene…” disse guardandolo negli occhi per un istante e tornando a fissare il fuoco. “…Sto bene” ripeté a voce più bassa, gli occhi lucidi. Frodo le strinse la spalla e la mano di Joey salì per un istante a coprire la sua. Lo Hobbit guardò le loro mani e quando tornò ad alzare gli occhi, Joey lo stava fissando: sembrava allo stesso tempo profondamente triste e terribilmente felice. E mentre si guardavano, lei gli sorrise lievemente. “Frodo…” la voce di Grampasso li interruppe: l’uomo gli fece segno di allontanarsi dalla ragazzina e tornare presso gli altri Hobbit. Seppur a malincuore, il ragazzo obbedì. “Chi ti dice che stiamo scappando?” disse Grampasso fissando duro Joey. “Elementare, Watson” rispose la ragazza ricambiando lo sguardo, gli occhi nuovamente di ghiaccio “Vi spostate il più in fretta possibile, vi fermate soltanto la sera, accendete fuochi piccoli e per poco tempo, vi muovete attraverso i boschi evitando le strade, tu fai di tutto per coprire le nostre tracce…O avete degli affari molto urgenti che vi attendono o avete qualcuno alle calcagna…” il suo sguardo vagò su di loro “Oppure entrambi. Non ci vuole certo un genio per capirlo…” abbassò la voce, i suoi occhi si fecero lontani “…E poi ho una certa esperienza in fatto di fughe”. “Sei scappata di casa?” chiese Grampasso. Le mani di Joey si contrassero automaticamente: “Ad avercela una casa…” mormorò “E poi, più che altro io devo guardarmi dalle persone della mia scuola”. “Ma se stavi andando lì!” esclamò Frodo “Perché ci stavi andando se non sei al sicuro?”. Joey alzò lentamente lo sguardo finché i loro occhi non si incontrarono ancora: “Perché non ho altra scelta”. “Ti spiacerebbe parlar chiaro per una volta?” chiese Granpasso scrutandola. “E a te, dispiacerebbe proprio tanto farti gli affari tuoi? Grazie” ringhiò voltandosi verso di lui e lanciandogli un’occhiataccia inceneritrice. Frodo sospirò: era successo di nuovo. Joey si era richiusa in sé stessa


 
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