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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: THE LAST BATTLE
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: leptine galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 10/10/2004 20:23:08 (ultimo inserimento: 24/10/04)

la lotta di due mondi, destinati a scontrarsi da millenni. la vita contro la motre, la luce contro il buio...tutto è in mano a una persona....
 
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L`INIZIO(ORIGINALE, VERO?)
- Capitolo 1° -

Salve salve! È la prime volta che mi cimento in qst genere di cose, perciò spero di essere all’altezza! ^^ La storia è inventata da me e spero piaccia a tutti. Qst è solo l’inizio e ho molte idee in testa! Commentate numerosi!!!!!!!!!!!!


THE LAST BATTLE


CAPITOLO I
Le foglie d’autunno sembravano danzare col vento, giocare con i mille colori e profumi che l’aria diffondeva. Gli alberi lentamente chiudevano gli occhi e si preparavano al lungo letargo invernale. Gli uomini continuavano la loro vita: i ricchi spadroneggiavano nei loro manieri, i poveri morivano. I contadini lavoravano il terreno sterile, che da molti mesi non dava più frutti, e venivano puniti per colpe che non avevano. Ma a nessuno importava. I soldati del re erano impegnati in battaglie di confine, troppo impegnati dunque per difendere i loro cittadini dagli attacchi dei predoni. Zaida camminava con passo lento, occhi neri bassi; i capelli rossi legati in una coda erano segno della sua semplicità di contadina. I vestiti logori, rovinati dal tempo, erano agitati dal vento impetuoso che saliva da nord; cosa avrebbe dato per poter avere un abito sontuoso, come quelli delle principesse, al posto di quella gonna marrone e quella camicetta nera! I suoi pensieri furono riscossi da delle grida. Alzò gli occhi dal sentiero che stava percorrendo e guardò davanti a sé: non vedeva nessuno. Ma la curiosità era troppo forte. Si mise a correre e raggiunse un boschetto poco distante. Lì, per la prima volta nella sua vita, ebbe paura. Lo spettacolo era raccapricciante: migliaia di corpi erano distesi sull’erba, squarciati; le spade e le lance conficcate nei petti, gli elmi spaccati a metà. C’era qualche superstite? No, non c’era. Zaida si accorse che quello non era stata opera di uomini: dei semplici uomini non avrebbero potuto ridurre un esercito così. Gli uomini distesi indossavano tutti la stessa armatura, segno che appartenevano allo stesso esercito. Dov’erano dunque i morti nemici? Il pensiero di chi potessero essere questi nemici le attraversò la mente come un fulmine, e fece per tornare sui suoi passi, quando qualcosa la colpì. Perse i sensi.
Si risvegliò a notte fonda, distesa accanto ai cadaveri che aveva trovato. Perdeva sangue da un braccio e le faceva male la testa. Ma cosa diavolo era successo? Si alzò a fatica in piedi. La luce della luna la colpì in pieno viso e illuminò la ferita: sembrava un taglio… no…non era un taglio, sembrava…un morso. Non volendo restare un minuto di più in quel posto, cominciò a correre all’impazzata verso casa. “Mamma e papà saranno preoccupatissimi”, pensò. In effetti, la spaventava più la reazione del padre, che la ferita sanguinolenta. La luna le illuminò il cammino. Ormai mancava poco alla sua casa e non vedeva l’ora di sedersi davanti al caminetto e godersi il calore del fuoco. Il sentiero si allargò sempre di più, finchè riuscì a vedere da lontano le luci di casa sua.
- Mamma!- chiamò a squarciagola. Nessuno le rispose. Continuò a correre, finchè raggiunse il cancello di legno. Lo spinse piano e percorse il vialetto di pietre che conduceva alla porta. – Mamma…sono tornata.-. Sembrava non esserci nessuno. Eppure le luci erano accese. Entrò in casa, e la scena che vide non la dimenticò mai più: la casa era completamente ricoperta di sangue! Si bloccò all’istante, intenzionata a non avanzare. Ma poi le balenò in mente una domanda: dov’erano i suoi genitori? Attraversò la cucina e si diresse alla camera dei genitori. Due corpi giacevano immobili per terra. Non ci fu bisogno che si avvicinasse per capire chi erano. Le lacrime cominciarono a scendere sul suo viso. Uscì di casa e cominciò a camminare, e a camminare, fino a perdere la nozione del tempo e della distanza. Chissà dov’era ora? Ma che gliene importava? Nessuno si sarebbe più preoccupato della sua assenza. Ormai non aveva più nessuno, nessuno.
- Povera piccola!- disse una voce gelida alle sue spalle. Zaida si girò ma non vide nessuno. La ferità tornò a bruciare. Si sentiva una strana aria gelida sul collo e le immagini erano sfocate.
- C’è qualcuno?- chiese Zaida, confusa. – Aiuto, per favore, aiutami.-. Poi, cadde svenuta.

 
Continua nel capitolo:


 
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