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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Cavalieri dello Zodiaco, I (Saint Seiya)
Titolo Fanfic: KYODAI NO KIZUNA-I LEGAMI DELLA FRATELLANZA
Genere: Sentimentale, Song-fic
Rating: Per Tutte le età
Autore: andromedashun galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 05/10/2004 13:35:04

rapita dalla canzone nebula chain, nella colonna sonora dei saint, non ho poruto fare a meno di narrare la storia di ikki e shun
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

Nebula Chain (Kyodai no kizuna)

Andoromeda yo michibikitamae
Bokura no kokoro hikiyoseta mae

Arashi no yo na unmei ni
Hikiwanasaretemo
Bokura wa onaji namida no kakera
Kirameki au no sa

* Nebyura Cheen
Nebyura Cheen
Tamashii no yobigoe koso
Nebyura Cheen
Nebyura Cheen
Kyodai no kizuna na no sa
So da en niisan so da ne

Tatoe wazuka na hikari sae
Nakushita toki demo
Bokura wa onaji inochi no kodo
Takanari au no sa

Nebyura Cheen
Nebyura Cheen
Kurushimi ni utsutareru hodo
Nebyura Cheen
Nebyura Cheen
Tsuyoku naru kizunana no sa
So da ne niisan so da ne

Andoromeda yo mimamoritamae
Bokura no asu yo kagayakita mae


___________________________________


Nebula Chain (I legami della fratellanza)


Andromeda, guidaci,
attrai i nostri cuori


Il nostro destino è come una tempesta
Ci siamo dovuti separare
Siamo due gocce di lacrime
Che ancora provano a brillare



Nebula Chain
Nebula Chain
Un pianto dall’anima
Nebula Chain
Nebula Chain
Sono i legami della fratellanza
Non è così fratello mio? Non è così?


C’è stato un tempo in cui
Abbiamo perduto piccole scintille di luce
Ma le pulsazioni della vita
Ancora provano a scaturire da entrambi


Nebula Chain
Nebula Chain
Non siamo sconfitti dalla sofferenza
Nebula Chain
Nebula Chain
Questi legami diventano più forti
Non è così, fratello mio? Non è così?



Andromeda, veglia su di noi
Fai brillare il nostro futuro








“Lo so Kanon, tu non sei un uomo che chiede aiuto agli altri…”

Mi attendo una risposta sprezzante alla mia pungente ironia, uomini troppo altezzosi entrambi, forse, per rivolgerci parole gentili, anche lottando fianco a fianco, compagni, perseguendo uno scopo comune, anche prestandoci soccorso l’un l’altro… attendo freddezza, lo stesso sarcasmo contrapposto al mio.

Invece pena… pietà… negli occhi che quasi non osano guardarmi, l’espressione di chi cerca in sé il coraggio di confessare una realtà che mai vorrebbe essere svelata perché troppo difficile da accettare… troppo difficile per me… lo sa, sa cosa mi lega a quella stella sempre accesa nel mio cuore, a quella creatura che, sola, sempre, è capace di riportarmi alla vita, di strapparmi all’abbraccio di morte al quale tanto spesso desidererei abbandonarmi.

Le sue parole aleggiano tristi nell’atra distesa dell’eterna notte di Ade, cupe nel mio cuore come il grido angosciante delle anime dilaniate dal cane infernale:

“Ikki… E’ incredibile quello che è accaduto… quello che dicono…”

Rimango in silenzio, trapassandolo con il gelo di uno sguardo che nasconde l’improvvisa accelerazione del mio cuore e attendo il seguito. Non devo attendere a lungo:

“Tuo fratello, Shun di Andromeda… dicono che sieda sul trono del sovrano dei morti… dicono che sia il re degli Inferi…”

“Hades…”

Quel nome terribile, quale effetto atroce immaginare che abbia a che fare con l’altro, il nome dal dolce suono, splendente in me come le stelle da cui esso nasce, dal loro scintillio di soave speranza nell’universo infinito.

“Shun è… Hades…”

Mi sento un bimbo sperduto, quello stesso bimbo che, in un tempo che sembra appartenere ad una vita lontana e in parte obliata, scappava da un pericolo senza nome portando tra le braccia il tesoro per il quale avrebbe, fin da allora, dato la vita. Io che niente ho mai temuto, tremo disperatamente alla sola idea di perdere quel tesoro.

Quell’immagine smarrita nel tempo, perché proprio ora mi torna alla mente, nitida e viva? Quegli istanti annegati nella mia memoria, in un vuoto temporale che mi sembra, improvvisamente, di poter ricostruire e… comprendere… domande che trovano risposte, frammenti di un puzzle che ha atteso solo questo istante per ricomporsi.

“Shun… che è stato con me fin da quando è nato… non l’ho mai lasciato… come può essere Hades? Come potrei non essermi accorto di nulla?”

Una risatina incrina le mie labbra ma si tratta più che altro di un ghigno nervoso, una maschera dietro la quale mi nascondo, per celare a me stesso il terrore che mi gela l’anima, perché ormai il ricordo cancellato si fa strada dentro di me e una parte della mia… della nostra esistenza, mia e del mio tesoro, acquista un senso… un terribile senso.

“Ma guarda… tu saresti il fratello maggiore di sire Hades?”

Eccolo, uno dei tre colossali nemici che, per la prima volta dalla mia apparizione, fa udire la propria voce… Eacus di Garuda, il giudice infero, al quale immediatamente fa eco il compagno, Minos di Griphon, erede del leggendario sovrano di Cnosso, padre della creatura dalla testa di toro:

“Non devi preoccuparti per lui, la nostra signora Pandora è al suo fianco e lo protegge.”

Sussulto nell’udire quel nome, non posso impedirmelo perché comprendo… quel giorno lontano torna come una freccia nel cuore, con tutto il terrore che allora provai e che, ora, ricomincio a provare; la memoria cancellata con un colpo di spugna risorge come la sacra Fenice alla quale devo la mia essenza di sacro guerriero.

Pandora… quella Pandora… il fiume del tempo si riavvolge su se stesso e comincia a scorrere al contrario.. la nostra esistenza davanti ai miei occhi, fino a quel giorno a me tanto caro, il giorno che ti ha visto nascere, mia stella, mio tesoro, puro angelo che adesso illumini le tenebre di questo sotterraneo universo…



 
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