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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: IL MISTERO DEI QUATTRO
Genere: Azione
Rating: Per Tutte le età
Autore: galwin galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 03/10/2004 21:16:47 (ultimo inserimento: 27/04/05)

é la mia prima fic. spero piaccia. parla dei quattro fondatori di hogwarts, della loro amicizia e della discordia nata tra salazar e godric.
 
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NEL PERIODO BUIO
- Capitolo 1° -

1: Nel periodo buio

Scivolando rapidamente tra la gente dai cuori infuocati, dando prova del suo grande coraggio (o incautitudine), un ragazzo incappucciato di un liso saio giallo-marrone taceva osservando un enorme fuoco appiccato al centro della piazza.
Un invasato abate recitava formule latine sulla purificazione fisica e spirituale mentre versava gocce d'acqua “santa” sulla folla fanatica, con gli occhi rossi, brillanti di fuoco e fumo, sotto il cielo buio e torvo. Sapeva che quella giovane donna ( probabilmente non era neanche una vera strega) stava terribilmente soffrendo, ma non aveva la forza di darla la pace…No, non ci riusciva ad alzare la sua bacchetta ed a pronunciare QUELLA formula.
Continuò a fissare inorridito il macabro spettacolo, sentendosi un vigliacco…Improvvisamente, un qualcuno, sempre incappucciato, gli posò una mano sulla spalla.
Il ragazzo sobbalzò per il timore di essere stato scoperto; ma si calmò subito, era la persona che doveva trovare, per fuggire dalla città.
L’amico non parlò, anche perché le grida della folla avrebbero superato di molto le voci dei due fuggitivi, e fissò disgustato il rogo.
Alzò la sua bacchetta senza farsi vedere e disse chiaramente “Avada ke Davra”.
Un lampo verde si mischiò alle sanguigne fiamme del falò e la giovane smise di soffrire.
Nessuno si accorse di nulla, per loro fortuna, a causa del terribile fracasso e dalle fiamme che lasciavano lampi ed ombre negli occhi degli invasati.
“Andiamo, non devi più preoccuparti per lei. Non soffrirà più per la pazzia di questi Babbani”.
Allora scivolarono tra i villani ed i cavalieri ubriachi delle ultime file scomparendo poi tra le strade della ormai perduta città medioevale.

Ora il ragazzo poteva vedere le stelle ed il cielo sfumava in un blu scuro gentile, come se volesse rassicurarlo: era andata. Nulla si sarebbe opposto alla loro fuga, pensava, così si tolse il cappuccio e sgomberò la mente dai terribili pensieri della serata ed iniziò a discorrere con il compagno.
“In pratica, ci hanno cacciati, eh?” disse incrociando le braccia dietro alla testa.
“Era inevitabile.” Rispose l’altro “I Babbani di quest’epoca sono poco tolleranti alla magia. Il cristianesimo la condanna come Magia Nera, ma le arti magiche non sono tutte malvagie”.
La sua voce era profonda e intelligente. Sapeva ammaliare, ma il ragazzo era abituato alla sua naturale eloquenza, perciò non ci faceva caso.
Tolse il cappuccio: aveva i capelli neri, raccolti in una coda.
Sotto il nero mantello, indossava nobili vesti verde-scuro, infatti, lui era di nobile famiglia, e per fuggire aveva comunque vestiti molto lussuosi, così pareva un incauto principe che visitava la città notturna, non curandosi dei ladri e degli assassini.
Ma non lo era.
“Dove hai portato i cavalli?”chiese il ragazzo.
Il nobile scosse la testa “ Useremo una Passaporta: la carriola del pozzo al cento del cortile della mia casa”. Quando diceva “casa”, intendeva “reggia”. Buttandosi negli strettissimi vicoli delle case pressoché attaccate tra loro, il ragazzo intravide candele accese dove donne si cambiavano o uomini dormivano sbronzi con accanto a botti di vino.

Alla fine raggiunsero le mura della città.
Un paio di guardie stavano al cancello, mentre almeno un' altra ventina di loro passavano tra le mura alte, sorvegliando se alcuni nemici non sbucassero nella reggia all’improvviso.
I due erano appiattiti alla parete, nascondendosi nel buio.
“Somnia Maxima!” Disse il ragazzo.
Una flebile scia di gas violaceo volò fino alle due guardie al cancello.
Queste non si accorsero di nulla, e piombarono in un pesante sonno.
“Ormai è fatta” disse tra sé e sé, ma fu troppo avventato.
Uscì dal nascondiglio buio e corse al cancello gridando “Ahlomohra!” così le guardie sveglie si sporsero dai merli a cercare lo stolto, e videro un ragazzino dai capelli rossi. Il massimo: per loro fu come vedere il demonio in persona.
Le guardie addormentate, i capelli rossi, una parola sconosciuta gridata a squarciagola ed il portone che si apriva da solo. Per la gente non-maga del tempo, la risposta a tutto questo era una sola: stregoneria del diavolo.
“Al rogo! Al rogo!” fu il grido che risuonò nella chiusa mente delle guardie, così recuperarono arco, frecce e spade.
Il nobile si lanciò fuori dall’angolo nero e sfoderò la bacchetta, capendo che non era il caso di starsene lì con le mani in mano.
“Lumos Maxima!”.
Una forte luce stordì le guardie, rimaste imbambolate con spade ed archi a mezz’aria.
E poi, “Expelliarmus!” e le armi volarono via dalle mani degli aggressori.
“Evanesco”, ed archi e spade si volatilizzarono.
Riponendo velocemente la bacchetta, afferrò il compagno e schizzò fuori dal portone, dirigendosi più in fretta che poteva verso la reggia poco lontana dalla città.


Col cuore ancora in gola, il rosso si appoggiò alle mura della reggia cui erano giunti.
Pensando che lui era un semplice garzone di quel posto, che ci aveva vissuto quasi tutta la sua vita, fatta inoltre abbastanza comodamente perché amico fidato del figlio del feudatario, gli venne una leggera tristezza.
Osservandolo, l’amico se ne accorse, ma sapevano entrambi fin troppo bene che non c’era più spazio per loro in quella regione. Dopo aver ripreso fiato, i due si diressero alla cancellata principale, e questa volta non vi fu problema a passare con le guardie; queste erano abituate alle stramberie del principe ereditario, così non ci fecero neanche caso se rientrava con il garzone ed era del tutto scompigliato.

Al centro del verdeggiante cortile, vi era posto un pozzo, in marmo e legno d’ebano, con decorazioni serpentine quasi ovunque.
Si avvicinarono, ma furono del tutto sorpresi di notare che non erano gli unici presenti nel cortile.
Una giovane dama della reggia era seduta sul bordo del pozzo e leggeva tranquillamente un libro intitolato “Erbologia”.
Stupiti i due si spostarono dietro ad una siepe a confabulare.
“E adesso?! Chi se lo immaginava che quella si piazzasse lì a leggere a quest’ora!! Come farà a leggere??” esclamò il garzone.
“Madama Hufflepluff ha strane abitudini. Lei non è come gli altri del castello…”
“Lo dici per difenderla perché sarebbe la tua promessa sposa?”
“Sai che non faccio complimenti se non li penso sul serio.”
Il nobile si affacciò dal cespuglio ad osservare cosa combinava la ragazza.Lui la conosceva da sempre; avrà avuto tre o quattro anni quando i suoi genitori lo legarono a lei.
Helga Hufflepluff era una ragazza paciosa. Amava gli animali, le piante, ed amava studiare tutto su questi regni viventi. Leggeva spesso manuali d'erbologia ed alchimia, così il feudatario, per quanto la lodasse e ammirasse le sue capacità, doveva nasconderla in stanze segreta ogni qual volta arrivasse un estraneo al castello…tutto per l’inquisizione.
A chi arrivava, già pareva strano che un nobile ragazzo di sedici- diciassette anni non si fosse ancora sposato, figuriamoci se s'iniziava a parlare di alchimia.
Dunque, tornando a noi, la ragazza sedeva sul pozzo in una veste bianca che la rendeva terribilmente affascinante per gli uomini dell’epoca(oggi pochi la troverebbero irresistibile), ed il nobile la fissava per capire quanto tempo ci volesse stare ancora lì…ma ogni sua più rosea aspettativa di vederla schiodarsi da lì si infransero dopo che aveva atteso per un’ora o poco più. Semplicemente arrabbiato come una vipera cui si è appena pestata la coda, uscì da dietro la siepe e si diresse da lei.
“Oh…Salazar…finalmente…dov’è Godric?” disse sorpresa.
“Non è affar tuo. Perché non sei nelle tue stanze a dormire? È molto tardi..”.
“Non posso venire con voi?”
A queste parole, Salazar rimase di pietra.
“I…Io…Emh..Non dobbiamo andare da nessuna parte!” Disse in difficoltà.
“Non essere sciocco! Ti conosco da sempre. E poi, anch’io rischio molto restando qui. Ormai gli inquisitori vengono spesso, e io non sopporto quella maledetta stanzetta al buio, senza un piccolo, minuscolo rumore se non il mio respiro.”
Salazar fu molto colpito.Pensava le piacesse studiare lì…ma a guardare bene i fatti, non è bello starci per molto tempo.
“ Lo sai che c’è più probabilità di sopravvivere qua che dove andiamo noi, vero?” Chiese allora preoccupato.
“Lo so. So di non essere una persona avventurosa, ma non posso più stare qui, non ce la faccio più.”
Godric uscì anche lui dal cespuglio.
“Va bene, Va bene…Puoi venire..anche se è meglio cambiarti…non è il caso di andare vestita in giro con quella veste semi-trasparente…”Bofonchiò togliendosi delle foglie dai capelli.
Lei, imbarazzatissima, perché in veste si faceva vedere solo da Salazar, arrossì violentemente e corse nelle sue stanze dicendo “ T-torno subito…aspettatemi, p-per favore!”.
Appena sparita nella porta della torre che portava agli alloggi, Godric diede una gomitata a Salazar.
“ Beh, Helga non è esattamente il mio tipo di donna ideale, ma ha un corpo niente male..”
Salazar lo guardò torvo.
“Non avresti dovuto guardare, sai?”
“Mi spiace, non ho resistito, ma tanto era buio…certo che quella veste è proprio invisibile, eh?” Disse con un sorrisetto malizioso.
“Piantala.” Gli rispose Salazar con un lieve rossore in viso, poiché lui conosceva fin troppo bene quella veste e chi la indossava.
Salazar era considerato un uomo maturo, come tutti i ragazzi della sua età nel medioevo, e quindi tutti premevano perché sposasse la ragazza.
Secondo le regole del cristianesimo, avrebbe dovuto sposarla già da un pezzo…ma nessuno a parte i due fidanzati sapeva la verità, così non si sposavano.
Helga scese di nuovo in cortile vestita di porpora ed i capelli rossicci legati in una treccia.
“Usiamo una Passaporta?” Domandò.
“ Sì. La carrucola del pozzo.” Rispose Salazar.
“Ah, averlo saputo prima, e sarei andata prima…”
I due la guardarono male.
“E dai, scherzavo!”
Si avvicinarono al pozzo.
I serpenti si intrecciavano finemente sul tettuccio e sembrava fissassero Salazar rispettosamente…come al solito…a Godric non piacevano molto…
Godric afferrò la carrucola, e gli altri due insieme a lui.
Una luce li inondò…durò per cinque secondi e poi, improvvisamente, PUF!
Erano fuggiti da quella regione inquisitoria.




Fine capitolo 1

 
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