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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: LA NUOVA GUERRA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: mariacarla galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 29/09/2004 12:10:31

lord voldemort sta per sferrare l`attacco finale... il più pericoloso. severus piton potrà fermarlo?
 
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I - GRIMMAULD PLACE
- Capitolo 1° -

LA NUOVA GUERRA
(Storie di Maghi e di Babbani… d’Amore e d’Odio)
Di Mariacarla

Nota: questa storia è stata scritta tra l’ agosto ed il settembre del 2004. Attualmente il Sesto Libro di Harry Potter non è ancora stato edito… per cui potreste trovare fatti che poi si riveleranno imprecisi in seguito. Ma… dopotutto… questo è solo… un sogno. Buona lettura!
Nota 2: aggiungo questa nota dopo eventi sanguinosi che, ancora una volta, turbano e confondono il mondo. Mi sono posta una domanda… che senso ha scrivere in una Fanfiction di eventi terribili, lotte per il potere e sangue… e proprio mentre il mondo vero ne è travolto? La finzione non rischia di offendere e sminuire la realtà? Mi sono risposta questo… ben lungi dal trovare vere soluzioni, una storia ha il misericordioso potere di illuderci o di farci sperare che, un giorno, l’Amore possa vincere ogni cosa… possiamo solo sognare che un giorno simile arrivi davvero.



I
~ Grimmauld Place ~

La Casa dei Black a Grimmauld Place aveva un aspetto terribilmente cupo, molto più cupo del solito, con le due file di festoni di velluto nero che correvano ai lati del corridoio, e le alte candele di cera giallognola, che spandevano una malsana luce negli ambienti che odoravano di naftalina.
Un mago dall’aria infastidita percorreva il corridoio lentamente, trattenendo l’andatura nervosa, imponendosi di muoversi più piano per darsi la spinta di volontà necessaria ad avanzare; si fermò, si sfilò il soprabito nero e lo lasciò cadere su una vecchia seggiola… prima di bloccarsi davanti ad una porta aperta.
Oltre i battenti di mogano intagliato con cura, un gruppetto di persone sedeva nella semi oscurità, parlottando sottovoce e reggendo piccoli piattini di porcellana colmi di bocconcini dall’aria succulenta.
- Benvenuto alla commemorazione di mio nipote… - sibilò una voce dal tono capriccioso, ed insieme vagamente intristito – Con quella tua aria da morto non sembri affatto fuoriluogo… lo sai? Hai il cuore a pezzi? -
Il mago, tuttavia, non si curò di rispondere al Ritratto, che era appeso nell’ombra: tornò a guardare oltre la porta.
- E’ solo una farsa di cattivo gusto… - disse in un soffio, scotendo la testa, stizzito ed infastidito dal cicaleccio reverente, e dai volti che, illuminati appena dai baluginii delle candele, sembravano appartenere a bizzarre statue di cera. Osservò disgustato i festoni di velluto, ed entrò. Imponendosi di farlo.
Cadde il silenzio.
Per un istante l’uomo si sentì terribilmente imbarazzato sotto lo sguardo degli altri, e non si mosse né parlò, non fino a quando un altro mago con i capelli ingrigiti gli venne incontro, e gli posò garbatamente la mano sulla spalla.
Remus Lupin aveva l’aria sciupata. Più sciupata del solito, ma tentò un sorriso mentre gli occhi gli restavano terribilmente fissi, desolati.
- Benvenuto, Severus. – disse, con quell’odioso tono basso, quel tono che si tiene ai funerali che l’altro detestava.
Piton annuì bruscamente. Raggiunse una poltrona, e si sedette, senza salutare nessuno.
Non ci volle nessuna spiegazione per fargli comprendere… cosa stava succedendo davvero, quando alcuni dei presenti buttarono lì un paio di scuse per correre in cucina, fuori dal salottino... lontano da lui.
Ma Severus Piton serrò appena le labbra, e strinse i pugni, come per ricordarsi di avere due mani, e qualcosa di sciocco da fare… ma meno sciocco che fissare il vuoto.
Una donna pienotta con i capelli gonfi e ramati lo fissava insistentemente, e a Piton non sfuggì la gomitata che le assestò Nymphadora Tonks come per imporle di piantarla.
- Siamo qui per ricordare Sirius… - disse un uomo infagottato in un abito cencioso, in quel momento, sollevando un bicchiere – Alla sua salute, anche se sono certo che a lui questa farsa non sarebbe piac… -
- Mundungus! – sibilò Molly Weasley, con la faccia rossa per l’indignazione.
- Se volete saperlo… io sono d’accordo con Mundungus… - borbottò Nymphadora, stizzosa come se si fosse a lungo trattenuta dal fare quell’osservazione – Questo è il tipo di cose che sarebbero piaciute solo a mia zia, sua madre, ma a lui… -
- E’ una tradizione! – sbottò Molly, dimenticando per un istante il tono funereo – Non è una cosa che si possa non fare tra persone civili! E persino lui avrebbe… -
- Ma quei poveri ragazzi che sono scappati in camera?! Non stai dicendo che è questo il ricordo che vogliono conservare di lui?! Non è vero? No? – Mundungus Fletcher posò rumorosamente il bicchiere sul tavolo e si allontanò a grandi passi, strappando uno degli orribili festoni di velluto, mentre Molly si lasciava cadere su una poltrona, rossa come un peperone.
- Non è questo il posto… né il momento… - Lupin lisciò nervosamente il bracciolo del suo sedile – Siamo tutti irritabili. -
- Suppongo di sì. – la donna pienotta con i vaporosi capelli ramati fece una smorfia tirata – Ma sarebbe stato meglio se nessuno di noi avesse dovuto sopportare questo. Noi che lo amavamo. Se solo qualcuno fosse intervenuto nel modo giusto! -
- Mamma! – strillò Tonks.
A Piton non era sfuggita l’ostentazione con cui Andromeda Black lo aveva fissato. Si tirò su, ma con un movimento minimo, e silenziosamente, senza tradire nessuna emozione si avviò verso la porta.
- Mamma cosa diavolo hai fatto?! -
- Ma lo sappiamo tutti! Quel povero ragazzo ci ha detto come sono andati i fatti… e lui non doveva venire… -
Severus non sentì altro, passò oltre la soglia, ignorando il commento del Ritratto ( - Coda fermamente tra le gambe, vero? - ),
e raccolse il suo soprabito.
Lo indossò, senza riflettere su null’altro.
Aveva gli occhi neri privi di qualunque espressione, o calore. E la luce che ne veniva era fredda, terribilmente remota.
Quando sentì i passi di Lupin dietro di lui si affrettò verso la porta d’ingresso, e la richiuse con una violenza che non avrebbe voluto imprimerle. E tuttavia il tonfo del portone alle sue spalle gli sembrò la cosa più raggelante della serata.
E così… era quella la verità.
Ovviamente… era stato lui.
Non si interrogò neppure sul se fosse stato giusto o meno. Era del tutto irrilevante, perché l’unica cosa che contava era che lui era davvero il colpevole se tutti lo credevano… e forse, avrebbe finito per crederci lui stesso.
I suoi passi risuonavano sui ciottoli umidi, rimbombando nella strada vuota. Ma quei passi non gli sembravano neppure vagamente rumorosi come i suoi pensieri.
Era improvvisamente vuoto… era come se un improvviso freddo gli si fosse diffuso rapidamente in corpo, simile ad un terribile veleno…
Che se ne andassero tutti al diavolo, rifletté… ma fu un pensiero così rapido, e così poco voluto che… non credette mai, neppure per un istante, in quello che si era detto.
Poi una luce improvvisa nel cielo alle sue spalle… lo obbligò a voltarsi.


 
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