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Categoria: Libri e Film (da libri)
Dalla Serie: Harry Potter
Titolo Fanfic: LA LOCANDIERA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: lumiel galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 22/09/2004 19:04:19

draco ritrova una persona..
 
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- Capitolo 1° -

La Locandiera
di Gael



Alzo il volto. Il cielo carico di nuvole minaccia da tempo una pioggia che, io lo so, non verrà.
E che io attendo da troppo tempo, ormai.
Qualcuno mi parla. Mi volto usando quel falso sorriso che ormai mi caratterizza e nego, movendo appena il capo. Deluso il commesso se ne va: non sono qui per fare compere.
La stanchezza mi piomba addosso come uno zaino ricolmo di sassi. Neanche il volto ridente di Krizia, nei suoi innocenti due anni, riesce più a scuotermi.
Inciampo. Cado, con le mani protese in avanti per attutire il colpo. Ferendole.
Mi viene da piangere, da quando sono diventata così debole?
Krizia mi raggiunge sgambettando incerta, gli occhi resi enormi dalla preoccupazione. Poco più indietro, sua madre Erica, la mia migliore amica, la sola persona a cui confido tutto, di cui mi fido, che mi conosce da sempre. E che, proprio per questo, non sa nulla.
Mi rialzo, fingendo una tranquillità che non provo e sorrido. Ma l'espressione tesa di Erica non cambia. Quell'espressione che sembra dirmi " So che qualcosa non va. Parlami, Amina."
Ma io non voglio né posso farlo. Perché mi preoccupo per loro e perché mi vergogno di me stessa. Di quello che sono diventata.
Le campane mi scuotono dal mio soliloquio interiore.
Sono le sette e con un brivido mi accorgo di essere in ritardo.
Anche Erica pare scuotersi e con voce allegra chiama a sé la figlia. - Forza, Krizia. Accompagniamo la zia Amina a lavoro!- esclama lanciandomi un'occhiata che pare sfidarmi a contraddirla. Ed io non lo faccio. Anche se dentro di me tremo, però non voglio si insospettisca ancora di più.

Il tempo si muove veloce quest'oggi, o mi pare tale perché siamo gia davanti alla Locanda, il piccolo albergo che ho ereditato dai miei genitori quattro anni fa. E mi sento ancora più male, adesso.
Scendo velocemente dall'auto mentre Erica mi ricorda di telefonare quella sera stessa, ma io faccio finta di non averla udita e infilo la porta senza voltarmi.
Appena dentro, mi guardo attorno e finalmente posso respirare: il tavolo 11 è vuoto. Sorrido all'indirizzo di Karl dietro il bancone e lui ricambia, indicando con un cenno della testa quel tavolo.
Ma il suo sorriso muore a poco a poco mentre un breve trillo accompagna l'ingresso di un nuovo cliente. Mi volto lentamente sperando e incontro la alta figura di un ragazzo, infagottato in un maglione scuro e dei jeans neri. Mi chiedo come possa avere freddo in questa giornata primaverile.
Sembra incerto, si guarda attorno per un attimo. Gli occhi grigi si fermano sulla mia persona e sembra sorridere. Tremo e non per la sua bellezza seppur indiscutibile.
Tremo ancora, mentre si scosta una ciocca bionda dal volto, perché in questo momento lui si siede al tavolo riservato n. 11.

Come un copione prestabilito mi muovo per accogliere il nuovo cliente mentre nella sala si continua a parlare e mangiare allegramente. Nessuno pare accorgersi di nulla, come sempre d'altronde.
Mi avvicino e per un attimo resto incantata dal sorriso che mi rivolge. Sembra così vero. Ma so che non può esserlo, infatti si smentisce subito quando con voce sicura mi chiede se ho una camera libera.
Ovviamente ho risposto di sì, come ogni volta da quando lui è apparso sulla scena, rubandomi la vita e la dignità.

Siamo in camera come ha chiesto. Continuo la recita fingendo di sentirmi a mio agio e sperando che questo ragazzo dal volto angelico non sia pazzo come alcuni suoi predecessori.
-La camera mi piace- dice tranquillo andando a sedersi su una poltrona accanto ad un basso tavolino di legno. Anche questa camera è riservata per i clienti del tavolo 11.
L'aveva arredata mia madre personalmente, come tutte le altre, imprimendoci il suo affetto e la sua personalità. Una camera che amavo e che ora vorrei bruciare.
-Lieta che le piaccia, signore. - dico avvicinandomi a lui
- Gradite anche un po' di compagnia?-
Lui non nega e mentre di accomodo sulle sue gambe sembra tremare. Perché?
I miei occhi si fissano nei suoi, diventati di un colore più scuro, cercando di leggerci le sue intenzioni.
Ti prego non farmi del male.
Quegli occhi grigi si sgranano per un attimo poi una luce calda li invade ed io mi sento perduta.
- Non ti farò del male - sussurra a un centimetro dalle mie labbra. Ma come ha fatto? Io non ho parlato a voce alta.
Ma non ho tempo di riflettere, la sua bocca è già sulla mia e non mi da tregua. Lo sento eccitarsi sotto di me e mi scopro ad esserlo a mia volta.
Il telefono trilla rompendo l'incanto. Ci guardiamo, ansanti e piacevolmente stupiti.
- Devo rispondere. - dico allungandomi per afferrare il cordless e maledicendomi perché ho quasi balbettato.
La voce alterata di Erica mi esplode nell'orecchio e torno alla realtà con un tonfo. Non l'ho chiamata come mi aveva chiesto. Mi viene quasi da ridere.
Sto discutendo con la mia migliore amica mentre sono seduta sulle ginocchia del mio prossimo amante. Mi chiedo cosa direbbe se lo sapesse, ma è inutile tanto non lo saprà mai.
Mi irrigidisco alle sue ultime parole prima di agganciare.
Una mano mi sta accarezzando lenta la schiena, ma io quasi non me ne accorgo mentre penso alle parole di Erica.
" Lo so che stai male, l'ho letto nei tuoi occhi Amina. Quando vorrai fidarti di me, ricordati che io sono qui. Sempre".
Pensa che non mi fidi di lei, mi viene di nuovo da piangere ma mi trattengo, la mia vita va a rotoli, ma non è il momento di disperarsi. Ho un ordine da eseguire e forse questa volta non sarà tremendo come gli altri. Torno a concentrarmi sul mio cliente, accorgendomi solo in quel momento che mi sta aspettando pazientemente, accarezzandomi la schiena con gesti lenti quasi a volermi consolare.
È un controsenso, è qui per divertirsi come gli altri, eppure perde tempo a tranquillizzarmi nonostante si chiaramente eccitato.
Torno a baciarlo chiudendo gli occhi per non veder quel lampo di compassione che ha attraversato il grigio dei suoi.
Ma non c'è più la frenesia di prima, e mi sento rinascere.
Per una volta mi sento trattata come un essere umano con dei sentimenti e delle emozioni.
È la notte più incredibile della mia vita, mi sento bene, rispettata e per la prima volta anche io ho provato piacere.
In quei momenti di assoluta ebbrezza io non era più Amina e lui non era più il mio cliente.
Ma, poi, scomparso il piacere ritorno con i piedi per terra, questa notte è stata una breve parentesi in questa vita che non mi appartiene più.
Chiudo gli occhi fingendo di dormire e spero che se ne vada presto. Ma lui non sembra intenzionato a farlo.
Lo sento voltarsi su un fianco alle mie spalle, le sue braccia mi avvolgono la vita attirandomi gentilmente a sé.
Mi sento bene, protetta e non dovrei, lo so.
Non dovrei lasciarmi andare nel suo abbraccio, ma il mio corpo agisce da solo.
- Mi chiamo Draco - sussurra al mio orecchio e io sorrido appena fingendo ancora di dormire.
Lo sapevo già il suo nome, ma come sei cambiato dai tempi di Hogwarts. Non ti avevo quasi riconosciuto. Un ragazzino strafottente e arrogante arroccato sul suo piedistallo di erede puro sangue della famiglia Malfoy, che disprezzava gli altri.
Mi ricordo di te, quelle poche volte che sono stata a Malfoy Manor come supplice, cercando di ottenere la libertà da quel mostro di tuo padre. Tu eri lì. Sembravi fuori luogo in quello studio gelido.
E forse tra i due, eri quello più spaventato.
Ma sono passati due anni da quando ti vidi l'ultima volta e tu sei cambiato, più sicuro di te, più felice. Forse hai finalmente raggiunto la benedizione di tuo padre come andavi sempre blaterando in giro. Forse ti sei unito alle sue schiere come quel mostro aveva sempre sognato. Forse mi hai solo ingannato questa notte, come altri prima di te, passando attraverso l'arma della gentilezza.
Mi riscuoto perché tu hai ripreso a parlarmi, quasi sussurrandomi nell'orecchio, mentre il tuo fiato mi regala nuovi brividi lungo la schiena.
-Mi ricordo di te - dici con voce sommessa - Delle volte che venivi al castello. Ti ammiravo. Pochi avevano il coraggio di sfidarlo nella propria casa, io non ce l'ho mai fatta. Perdonami, perché sapevo che ti teneva in pugno.
Questa sera ero venuto solo per parlati ma poi, quando, ti ho vista non ho potuto esserti indifferente. Ho approfittato della situazione, perdonami. Erano anni che sognavo questo momento, da quando ci siamo scontrati a Quiddich, ricordi? E tu mi hai fatto volare dalla mia scopa. Forse è stata quella la prima volta che ti ho visto veramente.
Non so se stai dormendo oppure no, non so neanche perché ti sto dicendo tutto questo. Ero venuto per dirti che mio padre è morto, che non potrà più fare del male, né a te né a me. Che siamo liberi, Amina. - lo sento issarsi su un braccio per scorgere l'espressione del mio viso, ma io sto ancora fingendo di dormire.
Sospira e torna a stendersi dietro di me. Qualche minuto dopo il suo respiro regolare mi accarezza la nuca.
Si è addormentato e io sono libera di lasciare il fiato che non mi ero accorta di trattenere. Le sue parole, il tono in cui le ha dette mi hanno fatto tremare di gioia.
Non so se mi rende più felice che lui si sia ricordato di quella partita a Quiddich o il fatto che il mio carceriere è morto. O forse del fatto che lui conosceva il mio nome.
Non ho mai pensato che Draco potesse essere così diverso da come si ostinava apparire, ma adesso so che era costretto, come me, ad indossare una maschera che non facesse vedere al mondo che stava male e in fondo che aveva bisogno di aiuto.
Come ha detto lui, adesso siamo liberi.
E finalmente, come non mi succedeva da molto tempo, mi addormento tranquillamente nel suo abbraccio.

È mattina quando mi sveglio, sento ancora il suo tepore sulle lenzuola. Se ne è andato senza una parola e non so se sentirmi sollevata o triste.
La risposta mi arriva nello stesso momento il cui sento l'acqua scrosciare nella doccia e il mio cuore ha un sguizzo di gioia.
Mi alzo, infilandomi la biancheria come un automa perché la mia mente è persa altrove. Sto ripercorrendo la mia vita fino ad oggi. Fuori piove, finalmente , lavando via la polvere che ricopriva gli alberi e donandogli nuova vita.
Vorrei anch'io essere ripulita dal dolore che ho provato e forse quell'acqua potrà aiutarmi.
Esco fuori scavalcando la finestra, posando i piedi nudi sull'erba umida mentre la pioggia corre subito a inzupparmi i capelli e la sua camicia che ho indossato sulla mia biancheria azzurra.
Incurante di tutto mi avvio lungo il prato, dirigendomi sicura verso il lago calmo nonostante il tempo.
Lascio dietro di me la mia casa e la mia vecchia vita, adesso non sono più il giocattolo di nessuno.
L'uomo che mi ha privato dei miei genitori, della mia identità e del mio orgoglio è morto, e non per mano mia come avevo sperato.
Sono libera.
Ma non sono felice.
Mi sento sporca, un giocattolo spezzato.
Questa notte ho assaporato la vita che avrei potuto vivere ma che mi è stata negata.
Ho trovato conforto in un'anima tormentata come la mia e ho provato finalmente un po' di pace.
Ma la notte è la notte, e al mattino tutto è diverso. E io torno ad essere solo me stessa, una locandiera che ha perso la sua innocenza e che adesso che è libera non sa più vivere.
Solo una ragazza che ha paura. Perché al dolore e alla solitudine non c'è mai fine.
Ormai sono arrivata al lago, dal pontile guardo le gocce d'acqua scendere dal cielo e unirsi alla distesa sotto di me. Un tempo questo per me era un posto felice, un luogo dove trascorrevo le domeniche nuotando e andando in barca con i miei genitori.
Mi perdo con lo sguardo, incurante di tutto mentre la mente vaga ancora tra i ricordi e le lacrime che non so di versare si mescolano alla pioggia.

Mi sono svegliato con il suo profumo addosso e il ricordo di questa notte indelebile nella mente. Il mio sguardo l'ha accarezzata per lunghi minuti quasi incredulo di averla lì, tra le mie braccia.
Mi vergogno di aver usato lo stesso sistema che mio padre usava per mandare qui i sui fedeli sostenitori, ma quando l'ho rivista ieri sera, tutti i miei buoni propositi sono sfumati nello stesso istante che ho incrociato il suo sguardo.
I suoi occhi color del cioccolato - che hanno tormentato i mie pensieri dalla prima volta che li ho visti in quella partita, poco prima di essere disarcionato - erano colmi di sfida e calore quella volta.
Ed è inutile negarlo ora, me ne sono innamorato in quel preciso istante. Ma l'ho capito solo una volta finita la scuola, quando l'ho vista entrare nello studio di Lucius, sfidandolo.
Non c'era più calore nei suoi occhi, solo dolore e disprezzo. Un'altra vittima come me di quel mostro.
Quando ho scoperto quello che le aveva fatto, ero furente e l'ho affrontato rimediando solo un'ennesima giornata nella Camera dei Rieducatori e diversi giorni di convalescenza.
Eppure nella mia mente c'era solo lei e quando lui è morto sono corso qui per dirglielo, sperando di rivedere nei suoi occhi quel calore di un tempo.
Ho seguito il mio istinto infondendo in ogni gesto tutto l'amore che provo e lei si è lasciata andare. Ho toccato il cielo con un dito quando l'ho sentita chiamarmi a sé pronunciando il mio nome con dolcezza come nessuno aveva mai fatto.
Le ho parlato, pur sapendo che dormiva e nonostante questo non ho avuto il coraggio confessarle i miei sentimenti.
Adesso sono sotto la doccia per cercare di raccogliere le idee attendendo che si svegli.
Le darò ciò che le appartiene: la sua bacchetta, che era nascosta nella cassaforte di mio padre assieme ad un'ampolla viola. Dentro c'è l'essenza di strega che lui le ha rubato, privandola di ogni legame con il nostro mondo.
E poi le parlerò, senza timore, sperando di poterle stare accanto.
Esco dal bagno finendo di allacciarmi i pantaloni mentre goccioline di acqua scorrono dai mie capelli umidi lungo il mio collo e il torace nudo. Mi accorgo subito che lei non c'è, il letto è vuoto e i suoi vesti sono ancora sparsi a terra.
Se ne è andata.
Sto per precipitarmi alla porta quando noto la finestra aperta. Fuori piove senza sosta e vedo qualcosa di blu sventolare in lontananza.
Mi guardo attorno freneticamente. Non può essere, non può essere...
La mia camicia è sparita. Amina è sparita. La mia camicia era blu.
Rialzo lo sguardo sulla finestra facendo due più due.
Amina è là fuori, da sola, sotto la pioggia con solo la mia camicia addosso.
Scavalco il davanzale e mi metto a correre a piedi nudi sul prato incurante della pioggia e del freddo, lo sguardo fisso sulla figura lontana ferma sul vecchio pontile di legno.
La chiamo quando ancora molti metri ci dividono e, nonostante il fragore dell'acqua, lei mi sente e si volta.
E mi sorride.
E anche da questa distanza vedo il suo sguardo colmo di calore e pace.

Il mio nome urlato nella pioggia mi ha risvegliato dai ricordi e voltandomi l'ho visto correre per raggiungermi.
È meraviglioso, anche adesso che si affanna lottando con la pioggia e il freddo. Ma io, finalmente, ho capito cosa devo fare.
Gli sorrido, infondendo in questo gesto tutto l'affetto che provo per lui e la pace che sento.
Tu mi hai liberata e io te ne sarà sempre grata.

Mi riscuoto dal suo sorriso quando la vedo voltarsi.
Con un unico movimento fluido si tuffa nel lago e il blu della mia camicia scompare in fretta nelle acque gelide.

La tavolata risponde al brindisi con entusiasmo, vecchi amici e vecchi nemici riuniti in quella domenica di ottobre per festeggiare la fine di un'era.
L'oscuro signore è morto e i suoi seguaci rinchiusi ad Akzaban per sempre.
È l'inizio di una nuova vita per tutti loro.
In un angolo appartato un ex serpeverde non si unisce ai festeggiamenti il suo sguardo sfugge quello degli altri correndo fuori dalle finestre. È felice che Voldermort sia morto, finalmente, come tutti, ma sente qualcosa mancargli nel cuore. Il suo pensiero torna ancora una volta al quel giorno in riva al lago quando lei scomparve nelle acque grigie.
Il cuore si stringe in una morsa di paura e dolore.

- Sono qui -.
La voce inconfondibile del suo amore lo riscuote da quei tristi ricordi e lui torna a sorridere voltando il capo verso di lei.
Ancora una volta affonda nel cioccolato dei suoi occhi e si sente a casa.
Sono passati mesi da quel giorno ma lui non ha dimenticato. E ogni volta che non la vede arrivare il suo cuore trema un po'. La ama così tanto che a volte ha paura di sé stesso, ma poi quando lei è lì e può abbracciarla, come in questo momento, tutte le paure scompaiono e restano solo loro due. Insieme.
Liberi.
Amina e Draco.
Fino alla fine.







15



 
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